Questa è la pagina dedicata a Eraldo Pecci.
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Ci piaceva giocare a pallone. Racconti di un calcio che non c’è più
L’infanzia in una Romagna alle soglie del boom ma non ancora invasa dai turisti, con la gente che in agosto affittava le camere di casa propria e si ritirava a dormire in cantina. Il calcio. Il campo in terra battuta sotto casa, molta polvere e qualche sasso, che a sette anni sembra bello e maestoso come il Maracanã. Le prime partite contro i ragazzi più grandi, le trasferte in taxi – due adulti e undici-dodici bambini, “stretti stretti ma nessuno che si lamentava” -, un compagno di squadra che si addormentava in porta, il presidente che a pochi minuti dal calcio d’inizio lasciava lo stadio e andava a tirare i sassolini nella fontana del paese per smaltire la tensione, la signora che per consentire la battuta del calcio d’angolo doveva aprire la porta di casa. E poi il primo contratto da professionista con il Bologna – per scelta, nonostante un ottimo provino con la Juve -, il trasferimento dal paese alla “grande città”, la serie A, l’esordio in Nazionale, le trasferte oltrecortina in un’Europa lontanissima. Bulgarelli, Bearzot, Maradona e tanti altri. La vita e l’Italia che cambiano mentre il modo di stare in campo per Pecci resta quello di sempre, intelligente e scanzonato, lo stesso con il quale scrive e racconta non tanto o non solo i protagonisti, ma soprattutto i comprimari delle squadre in cui ha militato. “Ci piaceva giocare a pallone” è un ritratto poetico e nostalgico di un calcio (e di un Paese) che sembra ormai una favola, e si rivela in fondo una dichiarazione d’amore al gioco che ha segnato la vita di Eraldo e quella di milioni di appassionati, quale che sia la propria squadra del cuore.
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Halloween. Origini, significato e tradizione di una festa antica anche in Italia
La celebrazione di Halloween ha preso piede anche in Italia, tanto da proporsi oggi come uno degli appuntamenti più attesi. Bambini mascherati, zucche intagliate, clima horror. Ciò non manca di suscitare un dibattito, dato che si tratterebbe di usanze ritenute importate, estranee alle nostre tradizioni. Ma è davvero così? Ora, se è vero che il boom odierno è dovuto a suggestioni mediatiche provenienti da oltreoceano, è vero altrettanto che nel folklore di tutte le regioni d’Italia, nei giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti (31 ottobre) a San Martino (11 novembre) sono da sempre presenti, o almeno lo erano fino a pochi decenni fa, tutti gli elementi costitutivi della festa, improntata sulla celebrazione di un “ritorno dei morti”. L’intero bagaglio della ricorrenza è in effetti di derivazione europea, come mostrano Baldini e Bellosi in un viaggio suggestivo nel folklore del nostro Paese, nel mondo delle tradizioni, delle dinamiche culturali e del costume che non mancherà di affascinare ogni genere di lettore.
Non era champagne. La Juve di Maifredi, Montezemolo e Baggio
Italia 90 è l’occasione per cambiare volto e management alla Juventus. Le dimissioni di Boniperti, i cui metodi non sono più considerati vincenti dall’avvocato Agnelli, portano sul ponte di comando Montezemolo, il giovane manager che ha organizzato il mondiale delle notti magiche. In panchina arriva Gigi Maifredi, il tecnico che più di tutti intende seguire le tracce di Sacchi, il profeta del Milan berlusconiano che nelle prime tre stagioni ha conquistato lo scudetto e due Coppe dei Campioni. Ma il piano non riesce: il rendimento della squadra non è lineare, molte scelte non si rivelano indovinate, i gol di Baggio non bastano. La fiducia in Maifredi, reduce dalle felici stagioni al Bologna, non è illimitata. L’allenatore che prima di diventare professionista vendeva liquori e bevande, non riesce a superare le difficoltà. “Non era champagne” di Enzo D’Orsi è il racconto di una rivoluzione fallita. Il girone di ritorno disastroso, unito alle eliminazioni dalla Coppa Italia e dalla Coppa delle Coppe, costa alla Juventus l’esclusione dalle competizioni europee dopo ventotto anni. Prefazione di Eraldo Pecci.
La palude dei fuochi erranti
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