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Prometeo incatenato. Con i frammenti della trilogia. Testo greco a fronte
Opera enigmatica e sconcertante, questa tragedia costituiva una trilogia con “Prometeo portatore del fuoco” e “Prometeo liberato”, entrambe perdute. Nella scena iniziale Prometeo, protagonista indiscusso del dramma, viene incatenato a una cima montuosa della Scizia per aver rubato il fuoco dall’Olimpo e averlo donato agli uomini. Ribelle alla tirannide divina, Prometeo conosce tuttavia la segreta profezia sul futuro del regno di Zeus, che in cambio del suo terribile segreto gli promette la libertà. Ma il Titano si rifiuta: “Anche Zeus – dice il coro – dovrà cedere al destino”. Il re degli dèi allora, furente per lo sprezzante atteggiamento di Prometeo, decide di punire questa intollerabile sfida alla sua autorità facendolo sprofondare nell’abisso.
Orestea: Agamennone-Coefore-Eumenidi. Testo greco a fronte. Ediz. illustrata
L'”Orestea”, scrive Savino nella sua nota storica, è “un indimenticabile pezzo di maestria teatrale”. Il fasto architettonico della scena e la sua ricchezza di suggestioni; il saggio impiego dell’ambiguità, in un dramma di nascosti rancori e sospirate vendette; la lingua poetica che non parla, ma che scolpisce e dipinge, evoca spazi e solitudini immense, addensa emozioni e sentimenti contrastanti; la variazione sapiente del ritmo e l’uso della “suspense”, che inceppa l’azione sospesa sull’orlo del gesto, quadro plastico d’orrore teso: ecco gli elementi di questa “maestria”. La volontà degli eroi di Eschilo è un rovello interiore, non più un dio che dall’esterno guida e sospinge. Il dovere di scegliere è il polo tragico del suo teatro: colpire o ritrarsi? Soffocare o sciogliere la guerra interiore che ci strazia? Introduzione di Umberto Albini.
Orestea. Testo greco a fronte
I tragici greci. Eschilo, Sofocle, Euripide. Ediz. integrale
Altissima espressione poetica, nonché specchio degli sviluppi politici della polis ateniese nell’epoca classica, la tragedia greca è giunta fino a noi attraverso i secoli mantenendo inalterato il fascino archetipico che ne costituisce l’impronta originaria. Nella rielaborazione drammatica del mito rivivono le convinzioni del singolo poeta ma anche l’eco delle discussioni e della vita civile e morale di un popolo. Così i personaggi di Eschilo non sono più semplici mortali in balia di forze cieche e oscure, ma uomini e donne coscienti e responsabili delle proprie scelte, vittime e colpevoli insieme (basti pensare a Clitennestra), spesso stupendamente delineati nella loro profondità emotiva. Sofocle rispecchia nelle sue opere l’ideale di sereno equilibrio che permeava la cultura greca in quegli anni. Eppure, nelle sue tragedie la lucida consapevolezza dell’infelicità umana, unita al sentimento della dignità insita in ogni sofferenza, e l’analisi razionale coesistono con la percezione di pulsioni insondabili cui soggiace il destino degli uomini (si pensi a Antigone o Elettra o Èdipo). Profondo conoscitore dell’animo umano, Euripide ha creato indimenticabili figure tragiche, da Alcesti a Medea, a Oreste, scegliendo i suoi argomenti tra i miti meno noti e soffermandosi su aspetti secondari dei grandi cicli epici ed eroici. Le sue opere hanno influenzato attraverso i secoli il teatro di tutti i tempi: da quello romano a quello rinascimentale e barocco, dai romantici a D’Annunzio, fino a oggi.
Prometeo incatenato-I persiani-I sette contro Tebe-Le supplici. Testo greco a fronte
Poeta di arcaica potenza creativa, Eschilo scolpisce nelle sue tragedie personaggi eroici di titanica grandezza che oltrepassano il limite delle umane possibilità e incorrono nella vendetta divina. Titanica per eccellenza è la figura di Prometeo, punito da Zeus per aver rubato il fuoco agli dei e averlo donato agli uomini: impotente ma indomito, rivendica con orgoglio la propria colpa e si ribella al dio supremo, che lo sprofonda nel Tartaro. I Persiani , unica tragedia superstite di argomento storico, narrano la sconfitta persiana a Salamina causata dalla hybris di Serse e il dramma dei vinti presi in un gioco di forze soverchianti. Nei Sette contro Tebe Eteocle e Polinice, figli di Edipo, si contendono in un duello fratricida il regno di Tebe, l’uno come difensore, l’altro come invasore. Tragedia corale, le Supplici hanno per protagoniste le Danaidi che si rifugiano presso il re di Argo per sfuggire alle nozze forzate, vittime innocenti e insieme colpevoli poiché rifiutano la legge sovrana dell’amore che vuole l’unione tra l’uomo e la donna. Introduzione di Umberto Albini.
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