Questa è la pagina dedicata a Ettore Mo.
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I dimenticati
I protagonisti di questi reportage di Ettore Mo sono i guerriglieri bambini della Colombia o le popolazioni del sud-est della Nigeria vittime della “cecità dei fiumi”, provocata dalle larve di una mosca che colpiscono il nervo ottico. Sono gli sciamani siberiani o le due anziane signore che sono le ultime discendenti degli indios della Terra del Fuoco. Sono i ragazzi di strada svedesi a cui un industriale insegna a costruire aeroplani, o gli ospiti di una casa di cura viennese per malattie mentali, riservata ad artisti e pittori. Tante storie che hanno un tratto in comune: i loro protagonisti vivono ai margini del mondo globalizzato in cui siamo abituati a muoverci, in territori in cui di solito non osiamo avventurarci.
Lontani da qui. Storie di ordinario dolore dalla periferia del mondo
Ripercorrendo i luoghi da cui ha mosso i suoi primi passi come inviato, l’autore guida il lettore per il lato oscuro della terra. Lo accompagna attraverso un’avvincente escursione per mostrare i drammi più cupi dell’umanità: la povera gente di Monrovia che festeggia Natale e Capodanno al cimitero, bevendo, mangiando e dormendo accanto alle tombe dei defunti; i molti emigranti messicani che inseguendo il sogno di raggiungere l’America si fanno mozzare le gambe dai treni merci; gli abitanti di La Oroya avvolti da un’apocalittica polvere di piombo, zinco, zolfo e arsenico emessa dalla “fonderia della morte” al centro della cittadina; la strage di civili nella terra Tamil; le favelas del terrore di Caracas e i figli della Revolución cubana in fuga da una realtà immiserita e senza scampo. Raccontato in prima persona, a metà strada tra memoir e reportage, “Lontani da qui” è il resoconto doloroso e commovente di una vita intera dedicata al viaggio che chiude con un grande insegnamento: il sangue versato sui campi di battaglia non migliorerà mai il corso della storia, finché non cambierà il cuore di chi combatte.
La peste, la fame, la guerra
Gulag e altri inferni
Ettore Mo ha visitato in un lungo viaggio in Siberia molte isole dell’Arcipelago Gulag, la rete di campi di lavoro e di prigionia in cui hanno sofferto milioni di vittime del comunismo sovietico, e ha raccolto le storie drammatiche che i sopravvissuti raccontano. Con la stessa umanità il giornalista descrive altri inferni, come l’Aghanistan e l’America Latina dilaniati dalla guerriglia e dall’oppressione. Ma il mondo di oggi non è solo un cumulo di macerie provocate dalla sopraffazione, dall’odio, dal cieco fanatismo ideologico. Ci sono persone che, in silenzio, cercano di costruire, invece di distruggere: come le bambine israeliane e palestinesi che insieme danno vita a un giornale a Tel Aviv.
Sporche guerre. Dall’Afghanistan ai Balcani le avventure e gli incontri di un grande inviato
Dal “Vietnam” sovietico dell’Afghanistan alla guerriglia peruviana, dal “cimitero dei vivi” delle carceri turche al mattatoio balcanico, dall’inferno della Cecenia alle terre dell’integralismo islamico, a quelle che Giorgio Manganelli definiva le “pattumiere della storia”: la Birmania, la Colombia, le città disperate dell’India. Un grande inviato ci racconta le sporche guerre che (non) sconvolgono il mondo.
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