Questa è la pagina dedicata a Federico De Roberto.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “La paura e altri racconti di guerra”.
I viceré
«I Viceré si iscrive nel capitolo delle grandi saghe che con la potenza di un affresco narrano alcuni decenni di storia attraverso le vicende di una famiglia, di una stirpe, di un ceto sociale, assunti come monade del mondo che li circonda. […] I Viceré> è una disperata, sofferta, dolorosa confessione. La confessione di un essere umano che si identifica totalmente con una precisa società, e ne racconta fatti e misfatti con una oggettività insistita e impietosa; come un serial killer che una volta preso e smascherato svuota finalmente il sacco dei suoi delitti, rivelandone addirittura di insospettati. […] I Viceré è dunque davvero un lungo, dolente monologo. Dal suo senso più profondo possono anche distrarre i fatti, i conflitti, i personaggi che ne animano le pagine, e che nel romanzo tengono desta l’attenzione, incuriosiscono, e addirittura appassionano. Ma il più autentico filo conduttore è quello: il dolore, forse anche la disperazione, che ne fanno il sofferto epicedio di questa società di naufraghi della Medusa, atavicamente impotente, alla quale l’autore è atavicamente legato e alla cui sorte si immola.» (dalla Prefazione di Luigi Lunari)
Opinioni:
«Vedi? Quando c’erano i Viceré, gli Uzeda erano Viceré; ora che abbiamo i deputati, lo zio siede in Parlamento.» – LaFeltrinelli
L’illusione
L’inquieta Teresa Uzeda è l’aristocratica siciliana che molti hanno definito la madame Bovary italiana. Come Flaubert, De Roberto si cala nei turbamenti giovanili di una donna e nelle sue adulte disillusioni, spiandone da vicino umori, infelicità e capricci. Colei che sarà la vera protagonista assente dei Viceré, il cui spirito aleggerà sulle vicende della famiglia Uzeda e sulla storia d’Italia, è qui ritratta dall’infanzia alla maturità, sullo sfondo di una Sicilia aristocratica e patriarcale. Saranno strappi e fallimenti, nel loro succedersi, a scandire la vita di Teresa e il ritmo del romanzo: l’agognata luna di miele, con un marito che non ama, chiuderà la stagione dei sogni adolescenziali; la partenza per raggiungere l’amante, sfidando lo scandalo, diventerà il momento del radicale disinganno, fino all’inevitabile conclusione che “tutta l’esistenza umana si risolve in una illusione”.
I Viceré (eNewton Classici)
L’imperio
Due uomini a confronto nella Roma post-risorgimentale: il principe Consalvo Uzeda di Francalanza, già protagonista dei Viceré, e Federico Ranaldi. Consalvo è un uomo di grandi ambizioni politiche, che crede di possedere per nascita il diritto di divenire qualcuno. E pur di raggiungere lo scopo non esita a cambiare casacca: conservatore coi conservatori, moderato coi moderati. Per assecondare i socialisti, che teme, arriva persino ad accarezzare l’idea del socialismo per poi finire col combatterlo pubblicamente. Federico al contrario è un puro di cuore, che solo sentendosi tradito da una società opportunista e vuota, diviene cinico e si disinnamora della vita.
La paura e altri racconti di guerra
Negli anni immediatamente successivi alla Grande guerra, il conflitto appena concluso viene raccontato da tutti i maggiori scrittori italiani del tempo, chi in poesia e chi in prosa. Si tratta in gran parte di reduci e testimoni; per quanto possa sembrare strano, però, nessuno ha saputo narrare l’esperienza della trincea altrettanto bene di Federico De Roberto, che, ormai anziano, conobbe il fronte solo in maniera indiretta, in particolare nel celebre “La paura” (1921). La montagna arida e brulla, un cecchino che abbatte a uno a uno gli uomini mandati a raggiungere uno strategico posto di guardia, il panico che si diffonde nella truppa, il senso di colpa del tenente a capo dei soldati: di rado la violenza della guerra è stata messa in scena con tanta esattezza. Completano il volume un saggio critico di Gabriele Pedullà, gli altri otto racconti di De Roberto sul Primo conflitto mondiale e – per la prima volta – tre racconti di argomento militare dati alle stampe tra il 1909 e il 1915.
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