In questo articolo vediamo insieme una selezione dei migliori Libri di Francesco Bonami.
In attesa di una recensione più approfondita sull’autore, vi lasciamo alla classifica dei migliori Libri di Francesco Bonami generata in automatico basata sulle vendite su Amazon.
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Migliori Libri di Francesco Bonami
Bello, sembra un quadro. Controstoria dell’arte
Perché stimati professionisti, cantanti famosi in tutto il mondo, attori considerati simili a dèi, designer di moda, musicisti che riempiono sale di concerto, politici che hanno in mano le sorti di intere nazioni, perché decidono di prendere in mano un pennello nel tentativo, molto spesso fallimentare, di diventare pittori? Perché anche lo street artist più famoso del mondo, Banksy, alla fine non resiste a rimanere per strada e si mette davanti a una tela come qualsiasi artista convenzionale? Perché anche un video artista come Bill Viola che fa fare la fila ogni volta che c’è una sua mostra alla fine vorrebbe essere un pittore? Questo libro è un viaggio dentro l’irresistibile desiderio di fare un quadro e l’insostituibile spazio che è un quadro. Cosa c’è di tanto rassicurante in pochi centimetri di tela bianca e cosa c’è di così magnetico da attrarre milioni di individui a sbizzarrirsi nel creare inguardabili schifezze e, raramente, incredibili capolavori? Con i nuovi universi virtuali, digitali e immaginari che ormai fanno parte della realtà, oggi l’ansia non ce la dà più il tramonto alle spalle del Ponte Vecchio a Firenze ma il video manipolato su YouTube o su Instagram. E da questo abisso inimmaginabile di artificialità ci proteggiamo rifugiandoci nell’artificialità conosciuta e classica della pittura, che a confronto con le creazioni digitali è familiare come la minestra della nonna o il salotto con i centrini sulle poltrone delle vecchie zie. Così, davanti a immagini che non riusciamo a domare e incasellare dentro la nostra testa, l’unica esclamazione che ci può salvare è: “Bello, sembra un quadro”.
Opinioni:
Un racconto esilarante dell’ossessione della pittura, dalla Mesopotamia agli artisti concettuali. – LaFeltrinelli
Lo potevo fare anch’io. Perché l’arte contemporanea è davvero arte
Tutti, almeno una volta nella vita, davanti a un’opera di arte contemporanea abbiamo pensato: «Ma come! Questa non è arte! Lo potevo fare anch’io!» Eppure i critici ci assicurano che si tratta davvero di capolavori, e celebri collezionisti spendono cifre da capogiro per quadri che sembrano tele imbrattate. Che siano tutti impazziti? Francesco Bonami ci aiuta a capire cosa distingue un grande artista da uno pessimo, cosa ha fatto sì che Marcel Duchamp o Andy Warhol abbiano superato la prova del tempo. E se è senz’altro vero che nell’ultimo secolo l’arte si è evoluta al punto da essere quasi irriconoscibile, il lavoro di Bonami ci fa capire perché non è vero che potevamo farlo anche noi.
L’arte nel cesso. Da Duchamp a Cattelan, ascesa e declino dell’arte contemporanea
Dall’orinale capovolto ( Fontana ) presentato da Marcel Duchamp nel 1917, ad America, il cesso d’oro 18 carati di Maurizio Cattelan esposto nell’autunno 2016 al Guggenheim di New York, in cento anni abbiamo visto davvero di tutto: oggetti, concetti, progetti, accomunati dall’intento di sorprendere. Ma ora all’arte non bastano più solo idee che si rincorrono con l’obiettivo di risultare una più rivoluzionaria dell’altra: provocazione dopo provocazione, la contemporaneità ha esaurito il proprio potere di stupire. Per tornare a essere utile, l’arte deve ritrovare la capacità d’inventare e narrare storie, recuperando quell’essenziale cocktail di ingenuità e genialità che è alla base della creatività umana.
Opinioni:
Con l’autoironia che lo contraddistingue Francesco Bonami sostiene, non del tutto provocatoriamente, che l’arte contemporanea è giunta alla sua fine, e deve lasciare il posto a una nuova fase – LaFeltrinelli
Post
Un tempo l’opera d’arte era elitaria ed era soprattutto uno strumento della religione o della propaganda. Poi è diventata un oggetto di lusso per il piacere di pochi. Infine, i musei e le mostre hanno esteso alla massa la sua fruizione. Oggi la si guarda e la si giudica dal punto di vista della sua riproducibilità sociale attraverso mezzi di condivisione sociale sempre più vari e diffusi. I like, mi piace, hanno a che fare con la capacità dell’opera di sostenere la nostra immagine e la nostra presenza sociale. Con la sua capacità di farci piacere al più vasto numero di gente possibile. Da misteriosa sconosciuta, da scrutare, scoprire e svelare, l’opera d’arte è diventata uno sfondo, un panorama, un accessorio alla nostra esperienza. L’arte è diventata un punto di riferimento come altri. Una qualunque fra le tantissime prove schiaccianti della realtà che utilizziamo per dimostrare che esistiamo, che ci muoviamo, che viaggiamo. Così molte opere d’arte contemporanea rimangono lì a guardare le nostre spalle, accettano di farsi usare e abusare. Si tratta di opere in cui l’arte ha deciso di rinunciare alla sua sacralità e alla sua aura per trasformarsi in gioco, illusione ottica, trucco. Cosa racconta questa rivoluzione della nostra società? Il mondo in cui viviamo sta cambiando. Le sue regole, i suoi codici, la nostra postura non sarà più la stessa. Francesco Bonami compie un viaggio attraverso l’arte che diventa sempre più autonoma dall’opera e si trasforma nello sfondo della nostra esistenza nella società.
Opinioni:
L’arte è diventata lo sfondo dei nostri selfie, un accessorio della nostra esperienza e della nostra immagine sociale. Vuol dire che ha smesso di essere elitaria o si tratta di un grande inganno? – LaFeltrinelli
Dopotutto non è brutto. Artisti, grattacieli ed ecomostri: viaggio in un’Italia più bella del previsto
Da alcuni decenni noi italiani abbiamo sviluppato una diffusa ostilità per ogni edificio o monumento, per ogni iniziativa artistica o architettonica che si allontani dalla nostra idea tradizionale del bello. Ci opponiamo alla costruzione di nuovi grattacieli, come nel caso delle torri che dovranno sorgere a Milano nei prossimi anni, o come nel caso del grattacielo che Renzo Piano sta realizzando a Torino. Guardiamo con diffidenza un’opera come la copertura dell’Ara Pacis a Roma, divenuta addirittura tema di uno scontro elettorale. Spesso ci sentiamo indignati di fronte a quella che critici ed esperti definiscono “arte contemporanea”. Eppure si tratta di opere che nel resto del mondo sviluppato, spesso proprio in quei paesi a cui guardiamo con invidia, vengono incentivate e accolte con interesse, e diventano motivo di orgoglio. Il critico d’arte Francesco Bonami, esce dai musei e dalle gallerie per intraprendere un viaggio attraverso il nostro paese. Sferzante, caustico, scorrettissimo, Bonami attraverso l’arte indica un modo diverso di guardare all’Italia, al suo immenso patrimonio culturale e al suo rapporto con la cultura contemporanea. E spiega perché il nostro paese, anche laddove sembra tradire la sua eredità di bellezza e il suo grandioso passato, a ben guardare dopotutto non è brutto. Perché è solo cambiando che si può tornare a crescere.
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