Questa è la pagina dedicata a Gaetano Savatteri.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Il delitto di Kolymbetra”.
La congiura dei loquaci
Novembre 1944. Un anno dopo lo sbarco in Sicilia gli americani hanno ormai sgomberato l’isola. In un paese dell’entroterra siciliano viene ucciso in piazza con un colpo alla nuca il sindaco: in odore di mafia, tessitore d’affari, con grossi interessi nelle miniere di zolfo. Del delitto viene subito accusato «Centoedieci» (il soprannome lo deve al nonno, uno dei pochi che sapeva leggere e scrivere), privato del lavoro alla miniera, nemico giurato del sindaco. Indizi, testimoni, voci: convergono tutti in maniera sin troppo univoca e perciò sospetta nell’indicare Centoedieci come autore del delitto. Testimone anomalo di tutta la vicenda è Benjamin Adano, tenente delle truppe alleate, nonni siciliani emigrati negli Usa, spedito nell’isola per indagare su alcuni camion rubati. Adano si trova ad essere spettatore e attore di quella indagine dagli esiti drammatici sino a provare una dolorosa repulsione per quell’«isola presuntuosa alla quale il mondo intero potrebbe finire per assomigliare» Savatteri si è ispirato a una vicenda realmente accaduta e raccontata da Sciascia (che il lettore individuerà anche fra i personaggi del romanzo) nelle Parrocchie di Regalpetra. Ha indagato tra le carte d’archivio ricostruendo la vicenda di Centoedieci: il delitto, il processo, fino all’epilogo alla fine degli anni Sessanta, costruendo un romanzo esemplare dalla scrittura essenziale.
Opinioni:
Savatteri si è ispirato a una vicenda realmente accaduta e raccontata da Sciascia (che il lettore individuerà anche fra i personaggi del romanzo) nelle Parrocchie di Regalpetra. Ha indagato tra le carte d’archivio ricostruendo la vicenda di Centoedieci. – LaFeltrinelli
Io conoscevo quell’uomo, ad attribuirgli un furto non avrei avuto dubbi, mai avrei creduto fosse capace di uccidere. Ma tutti possono sbagliare: io o i giudici, oso dire anche un maresciallo dei carabinieri può sbagliare; perciò tremo al pensiero di dover giudicare – Leonardo Sciascia, Le parrocchie di Regalpetra
Apparve evidente che l’assassino non era lo zolfataio, incastrato da testimonianze di gente divenuta improvvisamente loquace, mentre prima non si riusciva a tirar loro fuori di bocca una parola manco con le tenaglie… un capro espiatorio così esemplare da passare in proverbio: Tantu paga Centuedeci – Andrea Camilleri
Il delitto di Kolymbetra
Il giornalista (e detective per caso) Saverio Lamanna ha avuto l’incarico di scrivere per un giornale on-line alcuni articoli sui siti siciliani dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Parte, non a caso, dalla Valle dei Templi di Agrigento; proprio in quei giorni, infatti, la sua fidanzata Suleima che ora vive a Milano sarà in quella zona della Sicilia per accompagnare il titolare dello studio di architettura dove lavora. Lamanna, alle prese con qualche problema di gelosia, viaggia naturalmente in compagnia di Peppe Piccionello, sua spalla confidente e mentore, che deve svolgere una piccola indagine familiare. Giunti nella Valle si trovano nel bel mezzo di una contesa scientifica: sono infatti affiorate da uno scavo archeologico alcune pietre che sembrano indicare la presenza dell’antico Teatro greco. Ricercato da secoli, mai ritrovato, è uno dei rompicapo degli archeologi di tutto il mondo che si sono dati appuntamento proprio in quei giorni in un congresso per discutere della scoperta e accertare se quelle pietre siano davvero i resti di uno dei più grandi teatri dell’antichità. Ma nel corso del convegno la comunità di studiosi e ricercatori viene scossa dalla morte violenta del professor Demetrio Alù, docente emerito e autorità dell’archeologia siciliana. Un delitto inspiegabile, consumato in un angolo di paradiso, tra mandorli, rovine e ulivi saraceni, sotto lo sguardo del Tempio della Concordia. Toccherà a Lamanna e Piccionello risolvere questo mistero nel mistero, nell’unico modo in cui sanno farlo: irriverente e appassionato, icastico e dissacrante. L’indagine svagata e serrata di due investigatori involontari dotati solo delle armi dell’intelligenza e dell’ironia.
Opinioni:
Un giallo irriverente e appassionato, icastico e dissacrante. L’indagine svagata e serrata di due investigatori involontari dotati solo delle armi dell’intelligenza e dell’ironia. – LaFeltrinelli
Brillante, godibile, di una vitalità invidiabile, Savatteri è campione di autoironia – Antonio D’Orrico, Sette – Corriere della Sera
Piccionello con il suo improbabile cognome, le perenni infradito ai piedi, mutande e t-shirt non è mai ridicolo e meno che mai caricaturale. Quel Leporello è per Saverio una sorta di cattiva coscienza. Ma anche uno specchio in cui vedersi davvero senza la sovrastruttura del suo sarcasmo, la corazza indossata perché la vita non faccia troppo male – Pietrangelo Buttafuoco, Il Foglio
Il lusso della giovinezza (Saverio Lamanna detective per caso Vol. 6)
I colpevoli sono matti: Quattro indagini a Màkari
Le siciliane
Una lunga tradizione letteraria e cinematografica ha rappresentato la donna siciliana come una figura stilizzata: vestita di nero, segregata dalla gelosia, costretta dai familiari a castigare i propri istinti. Ovviamente è un’immagine lontanissima dalla realtà, che si compone invece di tante storie del tutto estranee a questo archetipo. Il quadro è ricchissimo: dalla santa patrona Rosalia a Franca Viola che fece cambiare leggi e costumi; dalla giornalista e scrittrice Giuliana Saladino alla “vecchia dell’aceto” che nel ʼ700 preparava pozioni per avvelenare i mariti; dalla cantautrice Rosa Balistreri all’editrice Elvira Sellerio e alla prima miss Italia. Scopriremo in queste pagine che, se pure qualcosa di vero c’è nel personaggio di fantasia interpretato da Claudia Cardinale in I soliti ignoti («Carmelina, ricomponiti»), un secolo prima nella realtà c’erano le temibili combattenti socialiste di Piana degli Albanesi, donne che scendevano in piazza e non avevano alcuna intenzione di ricomporsi. Se dobbiamo trovare un carattere comune nei secoli alle donne della più grande isola del Mediterraneo, questo va forse cercato nella volontà di reinventare il proprio destino.
Opinioni:
«Quando arrivai a Palermo per iscrivermi all’università, mi accorsi a pelle che Palermo era “fimmina”. Non solo per la bellezza delle sue ragazze dagli sguardi pirateschi, ma anche per la presenza ad ogni angolo del centro storico di numerose edicole votive dedicate a santa Rosalia, la Santuzza. Palermo era “fimmina” nella sua carnale decadenza. Odorava di fiori tropicali e di monnezza. Odorava di umidità nelle scale di palazzi aristocratici ormai in sfacelo, e odorava di mistero dietro i portoni che introducevano a chiostri carichi di gelsomini e di rose.» – LaFeltrinelli
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