Questa è la pagina dedicata a Gianfranco Lauretano.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “La traccia di Cesare Pavese”.
Beppe Fenoglio. La prima scelta
A sessant’anni dalla scomparsa, sono sempre più evidenti la forza e l’originalità dell’opera di Fenoglio, rielaborazione creativa dell’esperienza che lo segnò indelebilmente: la Resistenza. Tra le sue opere più celebri si ricordano Una questione privata, Un giorno di fuoco e Il partigiano Johnny. Lo sguardo lucido, talvolta crudo ma sempre lontano dalla retorica, il rigore etico e il suo grande laboratorio linguistico, il respiro epico della narrazione fanno di Fenoglio una voce inconfondibile del Novecento.
Opinioni:
«La Langa è il ventre della balena in cui Johnny il partigiano viene inghiottito, ma anche il rifugio della sua epopea. Il primo atto della scrittura di questo libro è partire e visitare i luoghi di Fenoglio. Vivere, vedere e scrivere dove ha vissuto, visto e scritto lui stesso» – Dal prologo di Gianfranco Lauretano – LaFeltrinelli
Incontri con Clemente Rebora. La poesia scoperta nei luoghi che le hanno dato vita
Tra le tante voci della poesia novecentesca in Italia, quella di Clemente Rebora spicca unica e inconfondibile. Il percorso del poeta milanese parte nel solco del movimento vociano e dura quasi mezzo secolo, innovandosi a incarnare drammi e ricchezze di un’esistenza interamente dedicata alla ricerca della verità. La gioventù laica e “risorgimentale”, l’esperienza della depressione e dello smarrimento, l’orrore della guerra, l’amore terreno e la scoperta di un amore più grande, fino alla conversione e alla vocazione. Un travaglio spirituale e creativo che Gianfranco Lauretano ricostruisce per intero, guidandoci passo passo, attraverso i momenti e soprattutto i luoghi di una vita sorprendente. Un racconto completo e accurato e nel quale giungiamo al nocciolo di un’esperienza poetica inesauribile, veramente grande perché capace di dialogare con il lettore senza subire la patina del tempo.
La traccia di Cesare Pavese
Pavese lo sapeva bene, un viaggio non si fa da soli: perché è triste; perché la complessità del mondo sovrabbonda la capacità di vedere di due occhi soltanto; perché parlando con qualcuno le cose non scappano più via. Per Pavese tutto l’essere fin nelle sue radici grida contro la solitudine, per cui la solitudine stessa è annuncio di un altro, sotto le cui “ali” bisogna stare. E poi il viaggio consiste della sua meta: solo chi sa che alla fine del viaggio qualcuno lo attende può stare da solo. Una riflessione sulla vita e sulle opere di Cesare Pavese, attraverso la scoperta dei luoghi che più hanno significato per il poeta e che più hanno inciso sulla sua scrittura, sulle tracce di un cammino esistenziale tormentato ma letterariamente fecondo, interrotto solo quando il dolore della vita ha sopraffatto il profondo desiderio di amare ed essere amato.
Rinascere da vecchi
Occorreva che nascessi
«Ecco un poeta “spudorato”. Lauretano viene da quella terra di Romagna che sta tra Forlì e Santarcangelo, tra le chiarità di Melozzo e la passione di Cagnacci, tra la corsa delle colline e la vastità del mare. È un poeta che non ha pudore a toccare temi e modi che sembravano banditi, o almeno sconsigliati, in quello che lui stesso ha definito il regno del “poetically correct”. Nella sua lingua piana e pur densa, dove la lezione dei dialettali romagnoli e dei grandi poeti russi del primo novecento si fondono, appaiono la figlia Agnese, la moglie ragazza Sabina, l’indignazione, l’eredità di fede, il lavorare quotidiano, i panorami non eccezionali. Ma appaiono – ed è qui la vera radice del coraggio spudorato -senza chiedere permesso alla letteratura, e vengono affidati alla poesia come a un gesto semplice e vitale perché essi hanno un valore positivo e infinito. È un gesto di memoria, di custodia. Questa poesia, a differenza di molta parte della letteratura che ci circonda, tiene a memoria l’inizio delle cose, della presenza delle persone in quanto segno del loro valore smisurato. L’inizio di una presenza, di una parola, di una persona, infatti, è il punto in cui sulla trama della storia preme l’eterno generante. Anche quando sono colte nella loro “fine” o nella loro “crisi”, le cose della vita sono sempre inizi memorabili. Inserendosi dunque nel non vasto coro dei poeti che si sono concentrati sul mistero degli “inizi”, da Rilke a Betocchi, da un certo Pascoli a Luzi, finalmente Lauretano aggiunge il suo timbro e il suo stile, e la sua potente umiltà.» (Davide Rondoni)
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