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La mia storia tra le dita
Precotto, periferia nord di Milano. Tra viali enormi, smog e grigi palazzi altissimi, c’è un ragazzo che sogna qualcosa di speciale per il proprio futuro. Si chiama Gianluca, ha 16 anni, i capelli lunghi e il volto magro, bello, irresistibile. Una passione particolare fa battere il suo cuore: non sa dove, non sa quando né perché, ma è convinto che un giorno potrà fare musica. Compone delle canzoni nella sua camera accompagnandosi con la chitarra, cercando con caparbietà un proprio stile. Dopo pochi mesi arriva l’esordio e il suo nome balza sulla bocca di tutti; pezzi come “La mia storia tra le dita”, “Falco a metà” e “Destinazione Paradiso” lo fanno diventare uno dei cantautori più amati d’Italia, e non solo. Ma da quel momento comincia la sua lotta per difendere la propria libertà artistica e tenersi il più possibile lontano dallo star system, all’interno del quale non si sente a suo agio. Da questo periodo di ribellione nascono album rivoluzionari con i quali riesce a dimostrare che il rock non è solo una chitarra distorta. Oggi, a trentotto anni, Gianluca Grignani si racconta. Le donne, i viaggi, le contraddizioni e “l’esuberante istinto generazionale” prima, la famiglia, lo sport e la natura negli ultimi anni. Un’autobiografia che delinea la figura di un uomo come tanti altri, con i suoi alti e i suoi bassi, che ha come grande pregio e immenso difetto quello di aver sempre vissuto sotto i riflettori. E di aver sempre creduto nella musica.
Gianluca Grignani
Grignani Gianluca, Successi (spartiti musicali)
Chitarre 146 Aprile 1998 Bernie Tormè-Gianluca Grignani-John Scofield
La mia storia tra le dita
“Vivo con la consapevolezza e con la meraviglia dell’oggi. Vivo dando alle emozioni la loro canzone, il loro colore… Vivo con la paura di perdere tempo, perché davvero il tempo è l’unico grande tesoro che abbiamo e non mi basta mai…”. L’autrice, attraverso le vivaci immagini di simpatici fumetti, racconta con leggerezza e commozione la sua dolorosa esperienza della malattia, dalla terribile diagnosi ai disagi dell’ospedalizzazione, dal delicatissimo intervento alle difficoltà una volta dimessa, con l’intento di sensibilizzare giovani e adulti sul tema dell’inclusione sociale dei malati oncologici – che lei chiama “Disabili invisibili” – fondamentale per affrontare le cure e, soprattutto, il “dopo”.
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fava
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