Questa è la pagina dedicata a Giovanna Cristina Vivinetto.
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Dolore minimo
«prendi, figlio mio, diventa ciò che sei se ciò che sei non sei potuto essere» Il «dolore minimo» del titolo esprime la complessa condizione transessuale pronunciata con grande potenza poetica, volta a infrangere il muro del silenzioso tabù culturale. La giovane autrice racconta la sua rinascita luminosa con versi, delicati e profondissimi al tempo stesso, che hanno fatto parlare Dacia Maraini e Alessandro Fo di un caso letterario. «Quando nacqui mia madre/mi fece un dono antichissimo./Il dono dell’indovino Tiresia:/mutare sesso una volta nella vita», narra Giovanna Cristina Vivinetto, che, in questo diario in versi, confessa: «non mi sono mai conosciuta/se non nel dolore bambino/di avvertirmi a un tratto/così divisa. Così tanto parziale» Con una nota di Alessandro Fo e presentazione di Dacia Maraini.
Opinioni:
Vincitore della 90esima edizione del premio letterario internazionale Viareggio-Rèpaci per la sezione “Opera prima”. – LaFeltrinelli
Dolore minimo, il romanzo in versi sull’autobiografia transessuale della giovane poetessa Giovanna Cristina Vivinetto è il centro di un caso letterario e mediatico, osannata dalla critica e attaccata da integralisti sui social – LaFeltrinelli
Pochi libri in versi degli ultimi anni hanno saputo raggiungere come Dolore minimo una compattezza tanto estrema, in virtù della quale Orfeo torna solo nel mondo, dopo esser diventato lui Euridice ed essersi calato nel presente assoluto di un oggi e qui tutt’altro che accogliente: “Ora che una grande paura mi prende./Ora che so di dover andare sola. – Tuttolibri
La sua poetica che scorre come i fotogrammi di un film che si rincorrono mostrando dettagli, sguardi, scorci prima nebulosi e poi sempre più limpidi e cristallini, sul ritmo lento del suo respiro. – il Fatto Quotidiano
Offrendo il suo stesso travaglio interiore, Vivinetto invita il lettore a perdersi tra le parole per ritrovare brandelli della propria vita. – Ansa
Dove non siamo stati
La transizione, che nei versi di Dolore minimo è sessuale, diventa qui un dato esistenziale irrinunciabile per poter andare avanti. Una poesia di fantasmi e di addii, di case abbandonate, di realtà custodite solo nel ricordo di chi resta, nei giochi lasciati dai bambini nei cortili dell’infanzia. Un senso di conclusione pervade i suoi versi serrati, quello definitivo che sempre precede il cambiamento. Una fine che va indagata nei momenti più dolenti, prima di lasciare il passo alla realtà nuova che bussa alle porte. Un portato poetico universale e autentico, in cui l’esperienza personale si trasfigura per accogliere il vissuto di ciascuno, interrogando un vuoto in cui, a ben vedere, siamo sempre stati. Con una prefazione di Roberta Dapunt e una nota critica di Alberto Bertoni.
Opinioni:
Dove non siamo stati, sembra dirci l’autrice in questo nuovo libro di poesie, in realtà c’eravamo già: eravamo nei corpi e nelle storie degli altri. – LaFeltrinelli
Dolore minimo: 11
Splendore
“Avremo mai il coraggio di essere noi stessi?” si chiedono i protagonisti di questo romanzo. Due ragazzi, due uomini, due destini. Uno eclettico e inquieto, l’altro sofferto e carnale. Una identità frammentata da ricomporre, come le tessere di un mosaico lanciato nel vuoto. Un legame assoluto che s’impone, violento e creativo, insieme al sollevarsi della propria natura. Un filo d’acciaio teso sul precipizio di una intera esistenza. I due protagonisti si allontanano, crescono geograficamente distanti, stabiliscono nuovi legami, ma il bisogno dell’altro resiste in quel primitivo abbandono che li riporta a se stessi. Nel luogo dove hanno imparato l’amore. Un luogo fragile e virile, tragico come il rifiuto, ambizioso come il desiderio. L’iniziazione sentimentale di Guido e Costantino attraversa le stagioni della vita l’infanzia, l’adolescenza, il ratto dell’età adulta. Mettono a repentaglio tutto, ogni altro affetto, ogni sicurezza conquistata, la stessa incolumità personale. Ogni fase della vita rende più struggente la nostalgia per l’età dello splendore che i due protagonisti, guerrieri con la lancia spezzata, attraversano insieme. Un romanzo che cambia forma come cambia forma l’amore, un viaggio attraverso i molti modi della letteratura, un caleidoscopio di suggestioni che attraversa l’archeologia e la contemporaneità. E alla fine sappiamo che ognuno di noi può essere soltanto quello che è. E che il vero splendore è la nostra singola, sofferta, diversità.
Quattordicesimo quaderno Italiano di poesia contemporanea (Fuori Collana)
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