Questa è la pagina dedicata a Giovanni Minoli.
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Il cancro ha già perso. La rivoluzione da Nobel dell’immunoterapia dei tumori
«Il cancro ha già perso» è una dichiarazione che tutti vorremmo sentire e ogni medico vorrebbe poter dare. Ma è anche un’affermazione vera, perché il cancro ha già perso più di una battaglia, e dunque verosimilmente perderà la guerra. Grazie all’immunoterapia oncologica, alcuni tumori, come il melanoma e certe forme di cancro del polmone, hanno davvero perso, perché la terapia ha dato e continua a dare buoni risultati. E su molti altri tumori, su cui sono in corso sperimentazioni, c’è ottimismo. L’immunoterapia – celebrata ora anche dal Premio Nobel per la medicina – è la rivoluzione copernicana della lotta ai tumori: il nostro sistema immunitario viene stimolato con i farmaci a fare quello che fa ogni giorno per difenderci, distruggere i corpi estranei, in questo caso le cellule tumorali. La chemio e la radioterapia tradizionali, invece, vanno a colpire tutte le cellule, non solo quelle malate. Quella che, all’inizio, era un ramo della ricerca per sparuti visionari pionieri è diventata in pochi anni la nuova vera frontiera della cura ai tumori. Incalzato da Giovanni Minoli, l’oncologo Michele Maio, da quasi quindici anni direttore dell’unico reparto in Italia dedicato all’immunoterapia oncologica, a Siena, spiega in parole chiare ma precise ed esaustive cos’è l’immunoterapia, come funziona, per quali tumori ha dato risultati già consolidati, quali sono le prospettive future e la sostenibilità economica delle cure. Fa anche un punto dello stato della ricerca a oggi, e apre un ventaglio di prospettive future o imminenti.
Opinioni:
Un faccia a faccia illuminante su nuovi sviluppi, nuove cure, nuove frontiere dell’immunoterapia oncologica: la rivoluzionaria terapia che ha vinto il Nobel per la medicina. Perché tutti sappiano che, oggi più che mai, il cancro si può sconfiggere – LaFeltrinelli
Con l’immunoterapia si può vincere la lotta contro i tumori – Michele Maio
La storia sono loro. Faccia a faccia con trent’anni d’attualità
Caspar Weinberger, ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti, incalzato da Minoli in un acceso faccia a faccia, alla domanda “Ma c’è una cosa che non rifarebbe?”, rispose “Sì, un’intervista con lei. Troppo difficile”. Dovevano essere in molti a pensarla così, se Enrico Berlinguer, terminata l’intervista (forse l’unica mai concessa al di fuori degli spazi elettorali), confessò: “Ho detto più cose in questa mezz’ora di quante ne abbia dette in anni e anni di Tribuna politica”. Di sicuro c’è che, con un programma come Mixer, Giovanni Minoli ha creato una formula innovativa e originale che ha costretto i grandi del nostro Paese a mettersi a nudo. Questa raccolta di interviste ripercorre gli ultimi trent’anni di storia italiana attraverso le parole (e talvolta i silenzi) di coloro che di quegli eventi sono stati protagonisti: dalle riflessioni di Craxi sul sequestro Moro e sui suoi quattro anni al governo alle esternazioni di Cossiga dopo le sue dimissioni dal Quirinale; dalla stagione di Tangentopoli alla discesa in campo di Berlusconi, che alle telecamere di Mixer annuncia l’avvento di “un grande e nuovo miracolo italiano”. Come in un duello all’ultimo respiro, le parole dei testimoni di un’epoca raccontano trent’anni di progetti, sogni, illusioni, bugie, analisi e slanci. Una prospettiva inedita su quello che l’Italia è stata ed è diventata.
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Eroi come noi
Due giudici che a Roma indagavano sui movimenti eversivi di destra, Vittorio Occorsio e Mario Amato. Un altro che a Milano era impegnato nella lotta contro il terrorismo di sinistra, Emilio Alessandrini. Un operaio, Guido Rossa, che a Genova aveva denunciato un collega che distribuiva volantini delle Br. Un giornalista, Walter Tobagi, che raccontava senza peli sulla lingua la galassia di simpatie e connivenze in cui si muovevano i terroristi. Tutti assassinati tra il 1976 e il 1980, al culmine degli anni di piombo. Giovanni Minoli ha voluto guardare insieme al recente passato e al presente, per comprendere come nasce una stagione di violenza e cosa si può fare per evitare che ritorni.
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