Questa è la pagina dedicata a Giovanni Sale.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Giovani siete il sale, siete la luce”.
Le 7 pratiche del Kriya Yoga. Per una salute perfetta. Come rafforzare il sistema immunitario secondo la tradizione del Kriya Yoga
“In questo manuale di benessere prenderemo in considerazione i precetti del Kriya Yoga, soprattutto quelli sperimentati in dall’autore in prima persona, su come vivere a lungo in uno stato di salute radiosa. Non vogliamo qui dire che ognuno potrebbe vivere più di cent’anni seguendoli, poiché i fattori da prendere in considerazione sono tanti e variegati, ma sicuramente raggiungerà quello che è il suo massimo potenziale in questa vita. Essere sani non significa mera sopravvivenza, ma vivere in uno stato di benessere olistico che coinvolge il corpo, la mente e l’anima. Quando questi tre aspetti del nostro essere funzionano bene e sono in armonia tra loro significa che siamo in uno stato di salute perfetto. L’ideale sarebbe di raggiungere lo stato di armonia ed equilibrio e mantenere quello stato conducendo una vita yogica e in accordo con le leggi naturali e in questo modo attuare una strategia di prevenzione anziché di cura.”
Libia 1911. I cattolici, la Santa Sede e l’impresa coloniale italiana
Quest’anno, oltre al 150° dell’unità d’Italia, ricorre anche il centenario della “seconda guerra coloniale” italiana, cioè quella di Libia del 29 settembre 1911, che a sua volta avveniva durante i festeggiamenti del 50° dell’unità nazionale. Nelle guerre coloniali del XIX e XX secolo, condotte dalle maggiori potenze europee, l’elemento religioso è stato spesso utilizzato in modo strumentale per convincere le popolazioni indigene sull’utilità e necessità storica dell’impresa, volta, si diceva, a importare in quei Paesi la civiltà e la cultura occidentale e i benefici economici e sociali legati ad essa. Il libro tratta dell’utilizzazione strumentale che della materia religiosa, in tal caso dell’islam, fecero in Libia i capi militari e civili italiani dell’impresa militare, mentre in Patria l’impresa fu a volte interpretata da una parte del clero e da una certa cultura cattolica con i toni “infervorati” della guerra religiosa. Posizione che fu energicamente condannata dalla Santa Sede, e in particolare da Papa Pio X, che per fugare ogni possibile dubbio sulla questione fece pubblicare sull’Osservatore Romano una Nota di biasimo di tali fuorvianti interpretazioni. Più volte, inoltre, il Pontefice, come risulta dalle carte dell’Archivio Segreto Vaticano, richiamò, anche personalmente, alcuni alti prelati e vescovi residenziali a maggior moderazione nelle loro esternazioni a sostegno “della guerra coloniale”.
L’unità d’Italia e la Santa Sede
In occasione della celebrazione del 150° anniversario dell’unità d’Italia, che fu proclamata il 17 marzo 1861, il dibattito storico sulla “questione risorgimentale” sta vivendo un momento di vivacità, almeno a livello politico e mediatico. Da varie parti, infatti, e con diverse motivazioni vengono espresse sempre di più non solo da opinionisti, ma anche da politici, perplessità sul modo in cui fu raggiunta l’unità d’Italia e sull’opportunità della forma di Stato “accentrato” che fu adottata dalla élite politica piemontese del tempo. Per questi la raggiunta unificazione degli antichi Stati regionali sotto lo scettro di casa Savoia, e quindi sotto il modello statuale piemontese, fu un’operazione condotta affrettatamente e sotto l’incalzare degli eventi. Si deve parlare dunque di Risorgimento come di un’operazione “sbagliata”? O meglio come di una rivoluzione “fallita”? Il Risorgimento fu un “processo” lungo e faticoso che sfociò nell’unificazione nazionale; esso si mosse secondo spinte non sempre univocamente indirizzate, dove si sono confrontate posizioni culturali o scelte ideologiche diverse. Per quanto riguarda il profilo ideale, il Risorgimento italiano, almeno agli inizi, ebbe una vocazione pluralista. Come movimento di idee, è nato e cresciuto all’interno del pensiero politico cattolico (bollato, con tono leggermente dispregiativo, come guelfismo o neoguelfismo) e all’interno di questo ha ricevuto il suo primo programma di azione.
Giovani siete il sale, siete la luce
“Scoprire Cristo sempre di nuovo e sempre meglio e l’avventura più meravigliosa della nostra vita”. Giovanni Paolo II è stato senza dubbio il Papa dei giovani. Il suo punto di partenza è l’osservazione che spesso i giovani cercano la felicità dove non c’è, nei surrogati della vita, sciupando la loro giovinezza e restando in balìa di un vortice che li trascina in basso. Il papa esorta a resistere e a reagire, a porsi delle domande, a uscire dalle proprie mura interiori – che possono anche produrre odio e violenza – e ad aprirsi ai principi e ai valori che costruiscono un’esistenza autentica. Ci sono naturalmente dei no e dei sì da pronunciare e mettere in pratica per attuare questi buoni propositi, assumendosi innanzitutto la responsabilità di adottare le scelte fondamentali che orientano positivamente il cammino della vita. E qui Giovanni Paolo II mette in campo la speranza, premessa stessa del futuro, ma non una speranza che è desiderio, sogno o fuoco d’artificio che svanisce dopo pochi istanti.
Giovanni XXIII e la preparazione del Concilio Vaticano II nei diari ineditii del direttore della «Civiltà cattolica» padre Roberto Tucci
Cinquant’anni fa, l’11 ottobre 1962, Giovanni XXIII apriva, nella magnifica cornice della basilica di San Pietro, il Concilio Ecumenico Vaticano II: la più grande assemblea di vescovi che la storia della Chiesa avesse mai conosciuto. Il memorabile discorso di apertura, l’allocuzione “Gaudet Mater Ecclesia”, può essere considerato come il frutto maturo di un lento percorso intellettuale e spirituale che sempre di più confermò il vecchio Papa sulla “profetica intuizione” della convocazione di un Concilio di aggiornamento per la Chiesa universale. Il programma del Concilio non fu fissato da Giovanni XXIII tutto in una volta; al contrario, i suoi scopi e la sua natura furono da lui messi a fuoco e approfonditi poco alla volta, in un rapporto dialettico e costruttivo tra il Pontefice e quei vescovi (e teologi) ai quali stava molto a cuore il rinnovamento della Chiesa in ambito teologico e pastorale. Attraverso il diario del direttore della Civiltà Cattolica del tempo, padre Roberto Tucci S.J., oggi cardinale, ci è possibile verificare, nell’arco dei tre anni di preparazione di quell’evento, i temi che più stavano a cuore al Papa e quali furono le strategie di azione che egli pose in essere per dare maggiore slancio al futuro Concilio e assicurarne la libertà.
Se volessi saperne di più, dai un’occhiata al nostro canale Youtube!
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.