Questa è la pagina dedicata a Leonardo Mendolicchio.
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Il peso dell’amore. Capire i disturbi alimentari partendo da famiglia e scuola
Che cos’è un disturbo alimentare? E perché proprio mio figlio si è ammalato? Sono le domande che si pongono sempre più genitori a fronte dell’aumento dei casi di DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) tra i ragazzi, divisi tra stupore e disperazione, tra negazione e abnegazione totale alla “malattia”. L’arrivo dell’anoressia, della bulimia, delle dipendenze da cibo e degli altri disturbi alimentari è infatti il punto di non ritorno rispetto a una normalità (spesso solo apparente) che era vissuta prima, e la famiglia è parte in causa di questa drammatica realtà. Ma qual è il comportamento giusto da adottare per riconoscere gli atteggiamenti sentinella e affrontare i sintomi conclamati di una malattia che non riguarda soltanto l’equilibrio della massa corporea, ma anche e soprattutto il senso di adeguatezza nel vivere? In questo viaggio dentro i disturbi alimentari, uno dei maggiori esperti italiani di DCA illustra, con esempi e casi concreti, che cosa accade quando una ragazza o un ragazzo decide di alimentarsi in modo diverso – perseguendo una folle magrezza, oppure, al contrario, decidendo di non porre freno a una fame smisurata -, e spiega perché è importante affrontare i disturbi legati al cibo all’interno della famiglia e a scuola, e come rapportarsi alle cure con l’aiuto dei terapeuti. Perché la guarigione è possibile, se si è uniti nella battaglia.
Opinioni:
In questo viaggio dentro i disturbi alimentari, uno dei maggiori esperti italiani di DCA illustra, con esempi e casi concreti, che cosa accade quando una ragazza o un ragazzo decide di alimentarsi in modo diverso e spiega perché è importante affrontare i disturbi legati al cibo all’interno della famiglia e a scuola, e come rapportarsi alle cure con l’aiuto dei terapeuti. – LaFeltrinelli
Prima di aprire bocca. Il corpo nel disagio contemporaneo tra disturbi alimentari, autolesionismo, identità di genere e dipendenze
Vi è una psicopatologia della vita quotidiana ai tempi della globalizzazione? L’autore affronta tale quesito senza cadere in uno sforzo speculativo teorico o epistemologico, bensì incarnandosi nelle storie di ragazzi affetti da disturbi alimentari, oggi così diffusi (anoressia, bulimia, obesità, vigoressia, ortoressia), per precipitare dentro le esperienze di vita di ciascuno, trovando alcuni spunti di riflessioni sui grandi temi umani che oggi vengono trattati, talvolta, con discreta banalità: la sessualità, la differenza di genere, le genitorialità, le dipendenze, gli abusi e i traumi. Il medium del discorso è il corpo, che smette di essere sostanza dialettica e aperta al mondo per diventare un’icona disumanizzata. “Perché dobbiamo piacere agli altri? Perché il tema del riconoscimento ci destabilizza così tanto? Non ho risposte preconfezionate, soluzioni da offrire, pretese salvifiche, ma ho capito sulla mia pelle che dobbiamo imparare, anche grazie a chi ci sta accanto, a prenderci cura di noi, a saper cogliere il ‘bene’, saperlo offrire come gesto d’umana accoglienza” (dalla postfazione di Martina Colombari). Prefazione di Corrado Formigli.
Bisogna pur mangiare. Nuove esperienze di cura e testimonianze inedite su anoressia, bulimia e obesità
È nella risposta adattiva all’inquietudine che bisogna collocare i costumi alimentari di questa società, che spesso assurgono a ruolo di sintomi veri e propri. Arrivati a questo punto, quale soluzione si può mettere in campo per attenuare la presa del sistema dialettico, psichico e sociale fondato sul bisogno/frustrazione tipico di una società che potrebbe essere definita tossicomanica? È possibile una rettifica di tale prospettiva dal lato del soggetto, pensando la possibilità di passare dal bisogno all’amore/desiderio? Oppure è sensato agire sull’Altro sociale tentando una modulazione della presa consumistica e di godimento a cui espone? L’esperienza di cura offerta da Leonardo Mendolicchio a Villa Miralago -residenza sanitaria per la cura dei disturbi alimentari situata in provincia di Varese – si colloca in un contesto terapeutico comunitario dove è ben chiaro che il sintomo alimentare è un mortifero, ma prezioso tentativo di sfuggire all’angoscia legata al bisogno, che mette il soggetto alla mercé di una dipendenza Mia-quale disperatamente tenta di sottrarsi.
InFame
Se per te l’amore è quello che manca e non quello che resta; se sei capace di mangiare otto gelati Cucciolone così velocemente da non riuscire nemmeno a leggere le barzellette disegnate sopra il biscotto; se nella vita non sei un fuoriclasse ma un fuoricoda, se per staccare col mondo hai bisogno di ipnotizzarti davanti alla Prova del Cuoco; se conosci a memoria la canzone de Il gatto puzzolone; se tra tutto quello che hai nel tuo armadio scegli sempre lo stesso pantalone da almeno cinque anni; se sei un maniaco dell’igiene specialmente di quella del bagno. Se dentro di te c’è Lei; se trovi che Elettra sia un bel nome a cui dare la colpa di tutto, se ogni tanto hai la testa abitata da una scimmietta che suona piattini o da criceti che girano nella ruota e soprattutto… se anche la tua pancia pensa, piange, ama più della testa e del cuore, allora… questa è anche la tua storia… (Ambra)
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