Questa è la pagina dedicata a Luigi Panella.
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Il tesoro del diavolo
1265. Sono passati quindici anni da quando le strade di Yves le Breton e Umberto di Fondi si sono incrociate. Luigi IX “il Santo” regna in Francia, tormentato dal ricordo della disfatta di Mansura, mentre sul trono del Regno di Sicilia, insidiato dalle trame dei baroni, siede il figlio naturale di Federico II, Manfredi. Yves e Umberto sono invecchiati, l’uno schiacciato dalla responsabilità dell’officium, l’altro condannato a una solitudine impenetrabile. Ma il tempo non è riuscito a fiaccare l’impegno di Yves nel difendere la cristianità dalle insidie del maligno o la lealtà di Umberto al sogno di laicità e tolleranza di Federico II. Adesso, a distanza di tanti anni da quella notte a Gerusalemme che ha cambiato per sempre le loro vite, Yves e Umberto tornano a fronteggiarsi alla ricerca di un antico manoscritto e del tesoro del diavolo: un segreto di cui si è persa memoria dalla distruzione di Cartagine, un segreto talmente pericoloso che, se svelato, potrebbe segnare la fine del loro mondo e di un’intera era. Partendo dalle guerre che hanno portato all’inizio della dominazione angioina in Italia, fra tradimenti, fanatismi, amori proibiti e paure millenariste, Luigi Panella ci conduce fino alle rovine di Cartagine a bordo delle navi salpate per l’Ottava crociata, dando vita a un intreccio suggestivo e mozzafiato che unisce con sapiente maestria la tradizione del grande romanzo storico a una spy story dal finale sorprendente.
Opinioni:
1265. L’eterna sfida tra due uomini di genio e il segreto della rotta per Atlantide. – LaFeltrinelli
I fantasmi dell’Impero
Nel nome di Dio
ACRI 1250. Un inquisitore francese sulle tracce di un’antica pergamena. Sullo sfondo delle crociate, una spy story medievale per rivelare il più grande mistero della Storia
1249. La Settima crociata è appena iniziata. L’esercito di Luigi IX “il Santo” e quello del sultano al-Salih Ayyub si fronteggiano tra le sponde del Nilo. Il vento del deserto gonfia i vessilli e il sole impietoso arroventa le armature di cavalieri ed emiri. Ma mentre i due schieramenti incrociano le armi, un’altra guerra, ben più importante, si consuma nell’ombra. Una corsa contro il tempo per mettere le mani su un misterioso documento romano che potrebbe cambiare per sempre il destino della Cristianità e dell’Islam. Sono in tanti a volersene impossessare: l’inquisitore Yves le Breton, schiacciato dal peso e dalle contraddizioni della sua carica; lo spregiudicato Umberto di Fondi, emissario dell’imperatore Federico II di Svevia; il giovane emiro Baybars, dall’oscuro passato e dagli enigmatici occhi chiari; e i cavalieri templari, sospesi tra la fedeltà alla Chiesa, al trono di Francia e al proprio Ordine. Cosa custodisce quel documento e perché lascia dietro di sé una lunga scia di sangue? Un interrogativo che porterà i personaggi a sondare gli abissi delle proprie debolezze e i recessi più oscuri della propria anima per capire davvero chi sono e in cosa credono.Opinioni:
In un sapiente e caleidoscopico alternarsi di epoche e ambientazioni, Luigi Panella ricostruisce con vivido realismo le macerie fumiganti della Roma di Nerone, l’avanzata inarrestabile delle cariche della cavalleria templare e l’atmosfera densa di voci e sapori dei mercati d’Outremer, intrecciando con eleganza e maestria la tradizione del grande romanzo storico a una modernissima spy story dal finale inatteso. – LaFeltrinelli
Il grande libro del derby di Roma
“Il grande libro del derby di Roma” narra oltre novant’anni di battaglie tra Roma e Lazio. Una storia incredibile che si dipana attraverso immagini di straordinaria suggestione, raccontando ogni dettaglio della sfida: l’evoluzione delle maglie, l’epica di due grandi tifoserie, con il loro modo di partecipare diverso in tutto e per tutto, fino ai simboli delle squadre, l’aquila e il lupo, così lontani nella rispettiva maestosità. Trecento pagine di racconti, aneddoti, storie: un’esperienza inedita, un viaggio irripetibile verso il cuore della Capitale. Prefazioni di Alessandro Nesta e Francesco Totti; Introduzione di Italo Cucci.
La strategia del Tasso. I giorni di Bernard Hinault
Era le blaireau, il tasso, per via di quel suo modo particolare di nascondersi nella pancia del gruppo e poi uscire all’improvviso, quando meno te lo aspetti, per attaccare. Poco incline ai riflettori, alle frasi a effetto, ma sempre scaltro e veloce, il bretone Bernard Hinault è stato l’indiscusso dominatore di quel ciclismo che tra gli ultimi anni Settanta e i primi degli Ottanta ha vissuto forse la sua ultima stagione epica. La classe purissima e la straordinaria forza fisica gli permettevano, senza dover selezionare gli obiettivi, – come nel prudente ciclismo dei giorni nostri, – di onorare al massimo delle possibilità, che erano tante e grandi, la totalità delle gare, classiche e grandi Giri. Dalle sue origini bretoni, di cui portava con orgoglio i tratti distintivi, gli venivano l’umiltà e insieme la feroce determinazione che ne hanno fatto il campione infallibile quando si presentava al Tour de France o al Giro d’Italia ma pure l’implacabile vincitore di quella Parigi-Roubaix che non ha mai smesso di odiare visceralmente. I campioni che ha incontrato sulla sua strada sono stati solo avversari da battere nell’interminabile sfida con i propri limiti, mai nemici da umilare. Quanto di più distante dall’eroe tragico, il suo vitale rapporto con la terra gli aveva insegnato che i giorni della gloria non sono vette da cui non si può non precipitare negli abissi, ma conquiste profondamente umane, da cui ci si può allontanare serenamente.
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