Questa è la pagina dedicata a Manolo.
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Eravamo immortali
Manolo. Il Mago. O, semplicemente, Maurizio Zanolla. Un ragazzo cresciuto in un ambiente che vedeva le montagne solo come fonte di pericoli, e che un giorno, quasi per caso, ha scoperto il fascino della roccia. Un mondo verticale retto da regole proprie, distante da costrizioni e consuetudini della società, capace di imprimere una svolta al suo destino. Così, al rumore della fabbrica e a una quotidianità alienante si è sostituito il silenzio delle vette. Uno dei più grandi scalatori italiani e internazionali, che ha contribuito a cambiare per sempre il volto dell’arrampicata, racconta per la prima volta come ha scelto di affrontare le pareti alleggerendosi di tutto, fino a rifiutare persino i chiodi. Nella convinzione che la qualità del viaggio fosse più importante della meta, e che ogni traguardo portasse con sé una forma di responsabilità. La famiglia, gli affetti, le esperienze giovanili, gli amici delle prime scalate, le vie aperte spesso in libera e in solitaria, il tentativo di conquistare gli ottomila metri del Manaslu, fino a “Eternit” e “Il mattino dei maghi”: Maurizio Zanolla ripercorre gli anni – tra i Settanta e gli Ottanta – che l’hanno portato alla celebrità. Non un elenco di scalate, o delle vie più difficili, ma l’affresco delle esperienze più significative, più intense e toccanti, di una vita vissuta alla ricerca dell’equilibrio.
Opinioni:
Maurizio Zanolla ripercorre gli anni – tra i Settanta e gli Ottanta – che l’hanno portato alla celebrità. Non un elenco di scalate, o delle vie più difficili, ma l’affresco delle esperienze più significative, più intense e toccanti, di una vita vissuta alla ricerca dell’equilibrio. – LaFeltrinelli
Qui c’è una vita sulla punta delle dita. Un capolavoro – Mauro Corona
Il Libro dei Nodi Utili: Come eseguire più di 25 nodi tra i nodi più utili: 8
Manolito gafotas
Il catino di zinco
Al centro di questo romanzo, il primo scritto da Margaret Mazzantini, c’è l’esistenza drammatica di una donna coerente e volitiva, che riesce sempre a conservare con coraggio e tenacia la sua indipendenza interiore. È Antenora, personaggio di grandissima forza, protagonista di un’esistenza straordinaria e drammatica che inizia nei primi anni del Novecento e arriva fino alla fine del secolo. Vissuta in una società dominata dagli uomini, chiusa nei ruoli di figlia, sorella, moglie, madre e infine nonna, Antenora è in realtà l’eroina di un mondo arcaico nel quale, pur confinata all’interno delle mura, esercita un matriarcato energico e indiscusso. Valori netti e semplici, sentimenti forti ed esclusivi la renderanno capace di affrontare dittature, guerre e la difficile ricostruzione, senza mai perdersi d’animo, senza mai smarrirsi, anzi affermando il proprio essere primattrice. Di fronte alla sua morte, in un gelido mattino d’inverno, una donna di un’altra generazione – la nipote – ne tratteggia un superbo ed evocativo ritratto. Il catino di zinco è il libro di una donna sulle donne, un romanzo che fa i conti con il femminismo e il post-femminismo senza smancerie, senza sentimentalismi, persino con qualche asprezza. Un romanzo intenso e coinvolgente costruito attorno a una donna in grado di essere sempre se stessa nonostante l’ostilità del mondo e della storia.
Opinioni:
«Ogni tanto ci passo sotto la sua casa, e ho sempre la sensazione che sia piovuto da poco. Non so chi vi abiti adesso: ormai è un luogo murato. “Nonna apri, sono io.” “Io chi?” “Io.” Da bambina, per me, Roma era lei. Roma era casa di nonna.» – LaFeltrinelli
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