Questa è la pagina dedicata a Marco Albino Ferrari.
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In viaggio sulle Alpi: Luoghi e storie d’alta quota
Il viaggio proposto in queste pagine dense di riflessioni e curiosità avviene nel cuore di un immaginario che sì è convertito nel tempo. Un viaggio illuminante dal quale si evince come ognuna delle montagne incontrate abbia assunto la propria attuale riconoscibilità. Come, ad esempio, il Cervino sia diventato il simbolo onnicomprensivo di un idealizzato eden alpino, di quel mito della Svizzera conosciuto come elvetismo. Oppure, come il Monte Bianco sia stato il laboratorio naturale per i viaggiatori-scienziati di fine Settecento. Un viaggio che si anima attraverso l’incontro con personaggi, storie, drammi, avventure. E che si rivela anche un percorso letterario tra i libri che hanno contribuito a formare una nuova mitologia delle montagne.
Alpi segrete. Storie di uomini e di montagne
Pochi sanno delle Alpi segrete. Eppure lassù si nascondono itinerari e storie che non si faranno dimenticare. “Le Alpi segrete sono isole meno note del grande arcipelago alpino. Isole dove sopravvive la convinzione che esistano tipi fisici speciali, o dove si trovano i segreti di vecchi alpinisti, o dove ricompare l’orso, o dove si riscoprono antiche chiese affrescate. Le Alpi segrete sono spazi sfuggiti a quel turismo che mira alla definizione di rassicuranti stereotipi. Sono invisibili perché programmaticamente ignorate dalla nostra cultura.” Quando si dice Alpi, i più pensano subito alle solite (poche) cime famose: il Cervino, il Monte Bianco, il Gran Paradiso, le Dolomiti. Oppure alle località più alla moda. In realtà questi luoghi dell’industria del turismo non sono che spazi circoscritti. Oltre alle montagne da cartolina, si apre, infatti, il vasto ‘mare alpino’, un mondo appartato, in gran parte sconosciuto. Marco Albino Ferrari, che nel corso degli ultimi vent’anni ha percorso quelle vallate e quelle cime, racconta le loro storie e ci accompagna fra meraviglie ormai destinate a sparire nell’oblio, fra i ricordi dell’antica società montanara e l’epica della scoperta delle alte quote.
Mia sconosciuta
Vincitore del Premio ITAS del Libro di Montagna 2021 Libro candidato da Paolo Cognetti al Premio Strega 2021 Il suo sorriso si accendeva di una luce vitale, dolce, eppure ambigua, spietata. Non la si sarebbe mai incontrata a un pranzo di nozze o a un veglione di capodanno; li considerava inutili convenzioni sociali, consuetudini prive di senso. È lei – figlia ribelle della migliore borghesia – la sorprendente protagonista di questa storia vera, che ci appare come in un gioco di specchi di fronte all’autore, suo unico figlio, suo unico amore. Si entra così in una tensione emotiva che per propria natura dovrebbe essere asimmetrica – come lo è l’amore tra una madre e il suo bambino – ma che si rivelerà via via sempre più intrecciata e senza ruoli. La passione per i ghiacciai, per gli alberi pionieri, per la grande montagna, per la vita in due, incessantemente in due, accompagnati dalle note del repertorio pianistico che questa donna senza freni suona fino a notte fonda. I ricordi si allineano riempiendo un mondo speciale e perciò carico di nostalgie. L’insospettabile vita a Courmayeur durante la guerra; l’unione clandestina con Edi Consolo, mitico agente segreto della Resistenza; le notti senza luci della Milano della Ricostruzione, al bar Jamaica, con le avanguardie e i circoli dell’antiaccademia. Tutto filtrato da una critica laica, da uno sguardo che milita contro ogni forma di retorica e di presunta purezza. Infine, alla soglia della morte, il gravoso passaggio del testimone di una madre che non vuole vedere il suo mondo e i suoi insegnamenti dissolversi con lei. Proposto da Paolo Cognetti al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:
Opinioni:
Vorrei candidare al Premio Strega 2021 il libro Mia sconosciuta di Marco Albino Ferrari (Ponte alle Grazie), ritratto di una donna eccentrica, libera, triste, innamorata della musica e della montagna, che a quarant’anni sceglie di avere un figlio e di crescerlo da sola, allontanandosi dal mondo benestante da cui proviene. Ne nasce un rapporto strettissimo di cui la montagna, il Monte Bianco in particolare, diventa il teatro, un’educazione impartita nei bivacchi sul ghiacciaio così come al pianoforte degli hotel di Courmayeur, e un lascito – la propria storia – che il figlio lentamente ricompone. Diventerà alpinista e scrittore, Marco Albino Ferrari, e scriverà moltissimi libri su altri uomini e sulle loro imprese, prima di arrivare a questo che di tutti è il più intimo e il più bello: un libro di montagna che raggiunge la cima del genere aprendosi ai vasti orizzonti della letteratura. – Anonimo
Freney 1961. La tempesta sul Monte Bianco
Sette dei più forti alpinisti sono impegnati sul Pilone Centrale del Frêney al Monte Bianco, l’ultimo grande “problema” delle Alpi. Da giorni, gli italiani guidati da Walter Bonatti e i francesi da Pierre Mazeaud si trovano in alto sulla parete. Lampi, vento, neve, temperature a venti sotto zero bloccano la salita. Sembra che resistere nella speranza dell’arrivo del sereno sia l’unica soluzione. Ma la tempesta non si placa. E quando Bonatti decide di tentare una discesa disperata, è ormai troppo tardi. Un dramma nazionale da copertina, che ha lasciato sgomenta l’Italia del boom economico. Uscito per la prima volta nel 1996, questo racconto fedele e incalzante è stato più volte ripubblicato, divenendo uno dei grandi classici della letteratura di montagna. Oggi è riproposto in un’edizione rivista e arricchita da immagini inedite, e anche dai retroscena emersi in questi anni. Con una nuova introduzione dell’autore.
La via incantata. Nella natura, dove si basta a sé stessi
Quello stato di sgomento che sopraggiunge in noi quando ci affacciamo sull’ignoto, o ancora il senso di impotenza che ci assale quando ci sembra di esserci persi, o quando ci sentiamo costretti in un luogo nell’attesa che il maltempo si plachi. Situazioni che alterano le nostre percezioni, che ci fanno paura. Ma per le quali, appena risolte, proviamo già nostalgia. Tutto questo emergeva dalle storie in cui mi stavo imbattendo, e che erano collegate tra loro da imprevedibili nessi e coincidenze Perché fuggiamo dalla civiltà per scegliere la solitudine, la semplicità di una vita nei boschi o fra le montagne? È a questa domanda che vuole dare risposta Marco Albino Ferrari mettendosi in ascolto del suo desiderio per i grandi spazi naturali, per un silenzio lontanissimo dal nostro tempo. L’avventura che vive e racconta in queste pagine cariche di emozione si svolge a pochi passi dalle nostre città, in Val Grande, fra Piemonte e lago Maggiore, luogo insidioso, ostile, popolato dai fantasmi di una società pastorale svanita fra rocce e tronchi. Sul Sentiero Bove – prima alta via storica d’Italia dedicata all’esploratore Giacomo Bove -, l’autore muove i suoi passi e la sua narrazione: un’escursione impegnativa e ormai quasi dimenticata in un teatro della “potenza della natura che si riprende ogni cosa”. Come Bove durante le sue esplorazioni, bloccato nello stesso biancore artico che aveva ossessionato Edgar Allan Poe, Ferrari nella natura selvaggia cerca l’ignoto, la paura di smarrirsi e la nostalgia di quel timore una volta recuperata la sicurezza. E ricostruendo la vicenda di Bove (morto suicida a 35 anni) l’autore incrocia figure inattese: Emilio Salgari, il comandante Nordenskiöld, Edmondo De Amicis, il naturalista Mario Pavan. Storie di isolamento, di una prigionia degli elementi che fanno riscoprire una libertà più profonda, perché “sulla via incantata si basta a sé stessi”.
Opinioni:
Nella wilderness, dalla Val Grande ai ghiacci artici – LaFeltrinelli
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