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La scommessa Biden
È accaduto più volte nella storia americana che presidenti inizialmente sottovalutati siano riusciti a far nascere dall’emergenza la spinta a cambiare il Paese. È accaduto con la reazione di Franklin Delano Roosevelt alla Grande Depressione degli anni Trenta e con le riforme di Lyndon Johnson dopo l’assassinio di JFK. Biden ci prova un’altra volta in un’era di divisioni politiche estreme e di democrazia minacciata. Una presidenza, la sua, lastricata di tante emergenze. La più importante e inedita è l’emergenza sanitaria, che trascina e trasforma quella economica (col ritorno dell’inflazione) e quella sociale. Ma anche quelle dei migranti, della sicurezza interna, del ruolo degli Usa nel mondo. Biden, il vice di Obama, un presidente avanti con gli anni che nessuno si aspettava, è l’uomo che non ha nulla da perdere e che vuole lasciare il segno. Potrà proprio lui, con la sua storia di moderato, rimettere sui giusti binari l’America e ridare una bussola alla sinistra in crisi d’identità frenando gli eccessi radicali della cancel culture? E quali conseguenze negli equilibri internazionali avranno i cambiamenti che vuole apportare?
Opinioni:
Perché la superpotenza americana ha scelto di affidare il suo governo a un leader privo di carisma, di età avanzata e con una storia politica piena di contraddizioni? Come è potuto diventare una sorta di ultima spiaggia della democrazia americana, l’uomo su cui puntare per scuotere un Paese che vive da tempo un lento declino e a cui affidare il difficile compito di reinventare una sinistra in crisi? – LaFeltrinelli
La fine del ceto medio e la nascita della società low cost
Sono molti i temi, legati alle attuali incertezze economiche, trattati dai due autori: la genesi e il declino del ceto medio, dalla rivoluzione mercantile alla globalizzazione; il crepuscolo del consumatore borghese, avverso al rischio e in grado di trasferire valori da “classe media” alla generazione successiva; la nascita delle nuove enormi catene commerciali, la crisi della fabbrica industriale in Occidente; la rivoluzione del low cost e il suo farsi sistema; i nuovi ceti medi che ormai abitano in Cina, Brasile, Sudafrica, Russia; la scomparsa dei privilegi di welfare del ceto medio tradizionale, schiacciato da un nuovo contratto sociale: Stato minimo e welfare low-cost. Problemi che investono tutto l’Occidente, ma cosa significano per l’Italia?
Piena disoccupazione. Vivere e competere nella società del quaternario
Dominata da servizi innovativi e ad alto valore aggiunto, destinata a far tramontare la cultura del lavoro salariato, la società della piena disoccupazione è un fenomeno che spaventa e genera polemiche. Alle classi dirigenti spetta prendere atto che il problema non è combattere il precariato, ma garantire opportunità di lavoro e protezione sociale per chi deve affrontare una vita lavorativa più frammentata. Con i nuovi meccanismi di produzione del quaternario il lavoro resterà necessariamente flessibile e volatile. Per la politica la sfida è complessa e ineludibile. Solo le comunità capaci di adattarsi al cambiamento, anche rivoluzionando l’organizzazione dello Stato sociale, riusciranno a ottenere benefici dall’avvento della società dei servizi personalizzati. Mentre i mercati del terzo mondo sfruttano la disoccupazione per affermare le proprie merci nei mercati aperti mondiali, nell’Occidente avanzato molti sono disoccupati perché sempre in formazione, imprenditori a rischio di fallimento o di spiazzamento competitivo, in cerca di un nuovo lavoro, con un assegno minimo, disoccupati perché lavoratori part-time o stagionali o a contratto a termine. Ma la strada intrapresa dalla politica economica per garantire crescita e sviluppo può paradossalmente dare al lavoratore più potere e porre alla politica nuovi e assillanti problemi.
Crack America
Homo premium: Come la tecnologia ci divide
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