Questa è la pagina dedicata a Miriam Mafai.
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Pane nero. Donne e vita quotidiana nella Seconda guerra mondiale
Quando la sera del 10 giugno 1940 Mussolini annunciò all’Italia l’entrata in guerra, nessuno poteva prevedere ciò a cui si stava andando incontro. Quello che doveva essere un “conflitto lampo” durò invece cinque lunghissimi anni, durante i quali le donne assunsero un ruolo di primo piano, combattendo contro la fame, le bombe e la fatica di una guerra interminabile. Con la forza evocativa di un maestro neorealista, Miriam Mafai ricostruisce la vita quotidiana di questo esercito femminile, raccontando un’epopea che ha come scenario le città bombardate e le campagne percorse dalle fanterie di tutti gli eserciti e per protagoniste le donne, diventate capofamiglia e uniche vincitrici di un conflitto perduto. La prima storia delle donne durante la Seconda guerra mondiale. Un libro fondamentale ancora oggi per la questione femminile in Italia.
Dimenticare Berlinguer. La sinistra italiana e la tradizione comunista
È finalmente arrivato il momento di fare i conti con la figura e l’opera di Enrico Berlinguer, l’ultimo e mai discusso leader della lunga stagione politica conclusasi con la fine della prima repubblica. La grande novità nella storia del nostro paese, costituita dalla prima esperienza di governo della sinistra erede della tradizione del comunismo italiano, pone come ineludibile una radicale presa di distanza critica dalla concezione della politica e dalla visione della società che furono alla base della teoria del «compromesso storico» Col passare degli anni quella opzione strategica appare sempre più chiaramente come uno dei fattori – se non addirittura come una delle cause principali – delle difficoltà della sinistra italiana e della grande crisi politica e istituzionale che ancora travaglia il nostro paese. L’autrice, che della stagione del compromesso storico è stata attenta testimone, rivisita quegli anni, quelle teorie, quella personalità carismatica, per mostrarne le grandezze, e dunque, paradossalmente, le responsabilità.
Una vita, quasi due
“Sono nata sotto il segno felice del disordine.” È l’incipit di una vita, quella di Miriam Mafai, che avrebbe conosciuto molti colpi di scena, in decenni tormentati della storia europea: le persecuzioni razziali, la guerra mondiale, la Resistenza, la parabola grandiosa e tragica del comunismo fino allo sgretolarsi di quella potente illusione. Miriam era nata in una famiglia di artisti: pittore il padre, Mario Mafai, pittrice e scultrice la madre, Antonietta Raphaël, ebrea fuggita dai pogrom della Lituania e giunta in Italia dall’Inghilterra. Visse gli anni terribili dei bombardamenti a Genova e dell’occupazione nazista a Roma, durante la quale assieme alla sorella distribuiva clandestinamente “l’Unità”. Nel dopoguerra la passione fortissima prima civile e solo in un secondo tempo politica che ispirò molti della sua generazione la portò a proseguire la militanza come funzionaria del Pci in Abruzzo e assessore comunale a Pescara. Poi gli eventi del 1956, le rivelazioni del XX Congresso del Pcus, l’invasione dell’Ungheria, e il suo trasferimento a Parigi, per cominciare una nuova pagina della sua esistenza. Purtroppo, questo appassionante racconto di una donna e di un secolo si interrompe qui. L’autobiografia che per anni Miriam si era rifiutata di scrivere, e a cui aveva messo mano solo negli ultimi tempi, con impegno crescente e incalzata dalla malattia, non sarà mai terminata. La morte le ha impedito di narrarci la sua seconda vita, quella da giornalista.
Miriam Mafai
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