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Mandragola: (Edizione Integrale)
Il principe. Testo originale e versione in italiano contemporaneo
Considerato da alcuni un manuale per tiranni, oggetto di innumerevoli leggende e false citazioni, il capolavoro di Machiavelli costituisce un imprescindibile spartiacque fra il pensiero politico medievale e la modernità. Scritto nel momento più buio della storia d’Italia, mentre potenze straniere si contendevano i ricchi ma deboli Stati regionali, contiene il sapere che Machiavelli aveva acquisito in quindici anni di amministrazione dello Stato. Un’opera amara e disincantata, nella quale, tracciando il profilo del principe ideale, si analizzano le ragioni dell’agire umano e si separa, per la prima volta, la politica dalla morale. Nel 1599 fu inserito nell’Indice dei libri proibiti, con l’accusa di aver diffuso la corruzione politica in Francia.
Il principe
Ogni epoca si è riconosciuta nel Principe, con argomenti sempre diversi. I motivi che lo hanno reso un classico sono ancora oggi attuali: il conflitto tra il desiderio di dominare la realtà politica e la ragione, la percezione di un momento storico indecifrabile, la natura del potere… Il capolavoro di Machiavelli viene qui presentato in una nuova edizione critica, con un ricco commento a piè di pagina, ausili letterari, rimandi culturali, chiarimenti storico-politici e spunti interpretativi.
Opinioni:
«Quello del populo è piú onesto fine che quello de’ grandi.» – LaFeltrinelli
Il principe. Ediz. integrale. Con Segnalibro
Scritta da Niccolò Machiavelli quasi di getto nel 1513, l’opera Il Principe (titolo originale “De principatibus”) è dedicata a Lorenzo de’ Medici, nipote del Magnifico e duca di Urbino. Questo giovane principe, esuberante e ambizioso, era sorretto dall’autorità di Leone X, eletto al soglio pontificio proprio nel 1513, così Firenze e Roma, da secoli nemiche, vennero a trovarsi unite, creando i presupposti per una nuova Italia. Il Principe è un trattato in ventisei capitoli e il suo contenuto può essere diviso in quattro parti. Nella prima l’autore analizza il modo in cui si possono governare e mantenere repubbliche e principati. Nella seconda sostiene la necessità che le milizie siano cittadine e non mercenarie. Nella terza parte, che è la più interessante e la più discussa, vengono prese in considerazione le qualità negative e le virtù di un principe, tra cui liberalità e parsimonia, crudeltà e pietà, lealtà e tradimento, astuzia e violenza. La quarta parte è poi importantissima: viene trattato il tema della fortuna e l’ultimo capitolo è una vera e propria esortazione a Lorenzo de’ Medici, affinché liberi l’Italia dai barbari per darle unità e libertà.
Mandragola
Capolavoro assoluto del teatro rinascimentale italiano, la “Mandragola” è anche un amaro e disilluso ritratto di Firenze e dell’Italia del primo Cinquecento, abitata da uomini mossi dagli istinti più primordiali e privi di ogni determinazione morale o ideale. Ossessionato dal desiderio di paternità, lo sciocco messer Nicia si affida al sedicente medico Callimaco che, innamorato della bella moglie di Nicia, gli promette di guarirne la sterilità con una pozione di mandragola dalla letale (quanto falsa) controindicazione: il primo che farà l’amore con Lucrezia morirà entro otto giorni. E il primo sarà naturalmente Callimaco travestito, che Nicia stesso, gongolante, condurrà al letto della moglie. Una commedia insieme vitalistica e pessimistica, che il commento di Rinaldo Rinaldi illustra in tutta la sua poliedrica complessità.
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