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Ultratrail
Nato a Riccione, Stefano Gregoretti ha conosciuto fin da giovanissimo una passione assoluta che, nella vita, lo avrebbe portato molto lontano dalla sua, pur amatissima, riviera romagnola. Già dalle prime vie ferrate nelle Dolomiti, affrontate con la famiglia da bambino, ha scoperto infatti il desiderio di penetrare nei territori più aspri e remoti, senza paura di incontrare pericoli né di far fatica. Anzi, addirittura, imparando ad amarla, questa fatica, e a coltivarla come una dote interiore. È così che, anno dopo anno, ha tracciato il percorso entusiasmante che racconta in questo libro, passando dal triathlon e dagli Iron Man (nuoto-bici-corsa su lunghe distanze) agli ultratrail, sfiancanti corse in solitaria, ben più lunghe di una maratona. I suoi ricordi ci portano in giro per tutto il globo – dall’isola di Baffin nell’Artico al deserto della Namibia, dalla Patagonia alla stessa Italia (Valle d’Aosta, dove ha luogo il Tor des Geants, e Appennino) – e si leggono come grandi racconti d’avventura perché parlano di crepe che si aprono sotto i piedi nel ghiaccio del pack e di notti passate in carceri abbandonate, di tempesta e di sole giaguaro, di freddo che ti stringe come una tenaglia e di sete che ti tortura. Ma parlano anche di sfida con se stessi e di uno sconfinato amore per il nostro meraviglioso pianeta, oggi purtroppo spesso minacciato dai cambiamenti climatici. Per tutti coloro che, catturati da questo genere di esperienze e dagli splendidi scenari naturali, vogliano mettersi alla prova con un ultratrail, Gregoretti offre utilissimi consigli pratici nella appendice al libro.
Opinioni:
I ricordi e le esperienze di Stefano Gregoretti, che si leggono come grandi racconti di avventura e parlano di sfida con se stessi e di uno sconfinato amore per il nostro pianeta. – LaFeltrinelli
Perché ho iniziato a correre? Ho iniziato perché io, uomo di mare, volevo stare in mezzo alla natura impervia e dare del tu alla montagna della quale mi ero innamorato da ragazzino. – Anonimo
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