Questa è la pagina dedicata a Tiziano Scarpa.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Corpo”.
Venezia è un pesce. Una guida nuova
«Dopo vent’anni, la guida diventata un classico torna con nuovi aneddoti e ricordi per spiegare la città della laguna ai turisti bisogna usare odori, suoni, spaventi» – La Stampa, Tuttolibri
«Riedizione di un suggestivo classico per viaggiatori/lettori con una prosa raffinata» – Francesco Musolino, la Gazzetta del Sud«Ti viene spontaneo toccarla. La sfiori, l’accarezzi, le dai buffetti, la pizzichi, la palpi. Metti le mani addosso a Venezia.» Venezia è uno strano modo di stare al mondo, ancora prima di essere una città anomala ed enigmatica. Questa realtà urbanistica così bizzarra è in verità una strategia per inventare da capo l’esistenza. Per capirla si deve toccarla, annusarla, sentirla con tutti gli organi. Ciascun organo del corpo e dell’anima la vive secondo la sua attitudine, ne è abbagliato, contrariato, disorientato o assuefatto. Bisogna ascoltarli tutti. A vent’anni dalla prima edizione, questo classico si rinnova, perché nel frattempo nuovi tragitti dei sensi sono divenuti possibili. Dai livelli eccezionali dell’acqua alta che ha sommerso quasi tutta la superficie della città all’acqua deserta e trasparente della quarantena, qualcosa si è trasformato ed esistono itinerari fisici, spirituali ed emotivi ancora da scoprire. Tiziano Scarpa ci fa strada attraverso le trame, le peripezie e le avventure sensitive e sentimentali che solo a Venezia possono accadere. I capitoli di questa guida ritornano ad ascoltare i piedi, le gambe, il cuore, le mani, il volto, le orecchie, la bocca, il naso e gli occhi e per la prima volta inseguono le sensazioni della pelle.Opinioni:
Un grande classico per smarrirsi e bighellonare nel labirinto della città lagunare. A vent’anni dalla prima edizione si rinnova, perché nuovi tragitti dei sensi sono divenuti possibili. – LaFeltrinelli
Corpo
La bocca, i piedi, la schiena, le orecchie, le unghie, la barba… ogni parte del corpo sembra vivere di vita propria in una serie di aforismi, frasi, apologhi e annotazioni. Ogni parte del corpo, da singolare, diventa plurima attraverso l’esplosione metaforica che la descrive. Sono testi che evocano le più attuali sperimentazioni estetiche del post-umano. Ma più che il fascino dell’inorganico, Scarpa persegue il tema della disseminazione dell’io e del suo superamento. Attraverso il corpo atomizzato passa il mondo intero. Passa tutto ciò che è raggiungibile dai sensi e dalla coscienza. Anche, o soprattutto, la morte intorno alla quale ruotano, alla fin fine, molti racconti.
Stabat mater
È notte, l’orfanotrofio è immerso nel sonno. Tutte le ragazze dormono, tranne una. Si chiama Cecilia, ha sedici anni. Di giorno suona il violino in chiesa, dietro la fitta grata che impedisce ai fedeli di vedere il volto delle giovani musiciste. Di notte si sente perduta nel buio fondale della solitudine più assoluta. Ogni notte Cecilia si alza di nascosto e raggiunge il suo posto segreto: scrive alla persona più intima e più lontana, la madre che l’ha abbandonata. La musica per lei è un’abitudine come tante, un opaco ripetersi di note. Dall’alto del poggiolo sospeso in cui si trova relegata a suonare, pensa “Io non sono affatto sicura che la musica si innalzi, che si elevi. Io credo che la musica cada. Noi la versiamo sulle teste di chi viene ad ascoltarci”. Così passa la vita all’Ospedale della Pietà di Venezia, dove le giovani orfane scoprono le sconfinate possibilità dell’arte eppure vivono rinchiuse, strette entro i limiti del decoro e della rigida suddivisione dei ruoli. Ma un giorno le cose cominciano a cambiare, prima impercettibilmente, poi con forza sempre più incontenibile, quando arriva un nuovo compositore e insegnante di violino. È un giovane sacerdote, ha il naso grosso e i capelli colore del rame. Si chiama Antonio Vivaldi. Grazie al rapporto conflittuale con la sua musica, Cecilia troverà una sua strada nella vita, compiendo un gesto inaspettato di autonomia e insubordinazione.
Opinioni:
Vincitore premio Strega 2009 – LaFeltrinelli
Occhi sulla graticola
Venezia, oggi, nell’ambiente studentesco. Maria Grazia Graticola si diverte a disegnare genitali maschili sulle traduzioni italiane dei manga, i fumetti porno giapponesi. Già fidanzata con Tullio Parmesan, che scoprirà di essere omosessuale, ha un rapporto blandamente incestuoso con il nonno. Altri personaggi: Fabrizio Rumegotto, che si mantiene agli studi con strani espedienti; Alfredo, il laureando che un giorno salva Carolina che aveva tentato il suicidio gettandosi nel canale dal vaporetto. Rovistando nel diario della ragazza, chiedendo di lei ad amici e conoscenti, Alfredo finisce per scrivere un trattatello sulla sua storia, che è poi il romanzo che leggiamo.
Le nuvole e i soldi
Nel cimitero della mia città vengo a rubare i fiori. Non li darò a una donna. Non sono per nessuno. Con gli occhi bassi, li offro alla parola amore che ho imparato dai morti. È la luce della concretezza a irradiare queste poesie: sono esperienze reali, come le circostanze in cui l’autore ha visto in faccia la morte; e poi la paura di diventare poveri, le tragedie famigliari, i figli non avuti, i fatti epocali, la cronaca spicciola. Anche quando è la fantasia a sprigionare le sue immagini, queste si stagliano in figure nitide, in personaggi e animali vividi: il delfino che salta e si reimmerge nelle onde del discorso; il guidatore della metro che non sa di essere seguito da una misteriosa teleferica… L’altra faccia di questa concretezza è l’attenzione alla materia solida della poesia, il linguaggio: risulta evidente nella serie di poesie in cui sono le parole stesse a parlare, dicendo «noi», ma anche nelle invenzioni tipografiche e metriche, nel pulsare percussivo o delicato dei loro accenti. Dalla meditazione all’epigramma in rima – cosí musicale da spingere quasi a canticchiarlo -, ognuna di queste poesie è profondamente fondata, motivata, impastata nella sua forma. Una delle sorgenti di questo libro è la consapevolezza che sono i morti a farci pensare sotto la loro dettatura, consegnandoci le parole che hanno inventato, e che noi, dopo secoli, continuiamo a pronunciare e a scrivere. Cosí tutta la tradizione, anche nella sua eredità formale, si ripresenta con una spinta intatta e sempre nuova. Scarpa non è un prosatore prestato alla poesia. È scrittore a trecentosessanta gradi e la poesia è da sempre una delle forme della sua funambolica scrittura, forse la matrice espressiva originaria e piú profonda del suo stile. Questo libro ci permette per la prima volta di valutare in maniera organica la sua opera in versi.
Opinioni:
Finalista al Premio Napoli Poesia 2019 – LaFeltrinelli
Questo libro ci permette per la prima volta di valutare in maniera organica l’opera in versi di Tiziano Scarpa. – LaFeltrinelli
Se volessi saperne di più, dai un’occhiata al nostro canale Youtube!
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.