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La guerra del Peloponneso. Testo greco a fronte
Nel 431 a.C. scoppiò tra Atene e Sparta la guerra del Peloponneso: una guerra che insanguinò la Grecia per quasi trent’anni e segnò la cupa fine del periodo d’oro della civiltà ellenica. Tucidide, consapevole di vivere un evento di portata eccezionale, lo assunse come momento esemplare di un’analisi che mirava a cogliere, al di là dei nudi fatti, le forze profonde sottese ai processi della Storia. Un’analisi lucida e disillusa che spinge il lettore a interrogarsi sui problemi che si ripresentano sempre uguali alla coscienza storica: i meccanismi e la moralità del potere, gli arbitrii e i diritti dei vincitori e dei vinti, la giustizia dei potenti e la giustizia dei deboli.
La guerra del Peloponneso
“La guerra del Peloponneso” (seconda metà del sec. v a.C.) è considerata una pietra miliare della storiografia antica, innovatrice sul piano del metodo, dei contenuti e dei modi narrativi. Nella visione razionalistica e laica di Tucidide, influenzata dal pensiero dei sofisti, la storia è eminentemente politica e il suo accadere va spiegato riconducendo i fatti alla sola natura umana. Nessuno spazio vi trovano la fatalità o gli dei o le considerazioni morali: l’attenzione è puntata sulle motivazioni politiche in primo luogo ma anche sociali, economiche e psicologiche, che spingono necessariamente i protagonisti ad agire, sulle cause profonde e durature, sui meccanismi e le leggi immanenti. La guerra è considerata il fattore fondamentale della storia umana. A muovere popoli, stati e individui sono il potere e la sete di potere: di qui l’ineluttabilità del conflitto, come quello tra Atene e Sparta, che è al centro dell’opera. Sul piano dello stile, lo schema tucidideo esclude la ricerca di facili effetti e il ricorso a elementi di colore, anche nel racconto degli avvenimenti più drammatici: solo nudi fatti, scolpiti con uno stile asciutto e per questo tanto più efficace e indimenticabile.
Tucidide e il colpo di stato
Accade di rado che uno storico si trovi immerso nel cuore di una rivoluzione e ne esca vivo. È quanto capitò a Tucidide, nell’anno 411 a.C. Mentre era impegnato nella scrittura, in tempo reale, della interminabile guerra che condusse al tracollo l’impero ateniese, lo storico si trovò coinvolto nel fuoco della effimera e sanguinosa rivoluzione oligarchico‐radicale che mirava a stroncare lo strapotere popolare e a chiudere il conflitto abbracciando il nemico, assunto come modello e come alleato. Nel bel mezzo della crisi, Tucidide poté dar vita a questo caso unico della storiografia antica, e non solo: la rivoluzione raccontata dall’interno e dall’osservatorio privilegiato delle più riservate posizioni di comando. I misteri e i retroscena di quella vicenda sono qui disvelati nelle pagine di Luciano Canfora.
Opinioni:
«E nessuno degli altri cittadini per paura faceva più opposizioni, vedendo che i partecipanti alla congiura erano tanti; ma se anche qualcuno si opponeva, subito moriva in un modo inopportuno, e non si indagava sui colpevoli né si punivano i sospetti, ma il popolo se ne stava tranquillo ed era così atterrito che chi non subiva alcuna violenza già riteneva di fare un guadagno, anche se era costretto al silenzio.» – LaFeltrinelli
La trappola di Tucidide e altre immagini. Perché la politica internazionale sembra non cambiare mai
La «Trappola di Tucidide» è stata di recente evocata dal presidente Xi Jinping per esortare gli Stati Uniti e la stessa Cina a evitare il tipico confronto, dal prevedibile sbocco violento, che può innescarsi tra una potenza consolidata e una emergente, come accadde fra Sparta e Atene. Ripreso più e più volte da studiosi e policy maker, questo richiamo a dinamiche di un tempo lontanissimo suggerisce che molti ritengano il contesto internazionale attuale, nella sua essenza, non differente da quello di cui Tucidide scriveva. La politica internazionale è dunque destinata a non cambiare mai? Il libro affronta questo interrogativo guardando al ricchissimo repertorio di rappresentazioni che oggi animano il discorso pubblico internazionale e al ruolo che esse giocano nell’assicurare un’apparente continuità alla politica mondiale, a dispetto delle vistose trasformazioni sperimentate negli ultimi decenni.
L’illusione della democrazia
Nella “Guerra del Peloponneso”, Tucidide racconta della lotta tra Sparta, modello di oligarchia, e Atene, nuovo paradigma democratico. Ma quanto contraddittoria fosse la natura del governo ateniese, lo apprendiamo proprio dalle testimonianze di alcuni protagonisti di quel lunghissimo scontro: attraverso le voci di Pericle, di Cleone, di Alcibiade. Soprattutto, attraverso la voce dello stesso Tucidide. E se nel primo testo di questa raccolta, il celeberrimo epitafio per i caduti, Atene gloriosamente si erge a baluardo della democrazia, negli altri discorsi la città svela il proprio vero volto, ben diverso da quello demagogicamente propagandato al cospetto dei cittadini : il volto di una potenza aggressiva e imperialista, non estranea ai soprusi e alle prevaricazioni, capace di terribili atti di violenza nei confronti di chi si ribella alla sua supremazia.
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