Questa è la pagina dedicata a Ugo Foscolo.
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Ultime lettere di Jacopo Ortis. Ediz. integrale. Con Segnalibro
Le “Ultime lettere di Jacopo Ortis” è un romanzo epistolare dalla storia redazionale piuttosto complessa (incastonabile almeno nel ventennio che va dal 1798 al 1817). Foscolo, che vi inserisce talvolta anche stralci di lettere autobiografiche, scrive in prima persona – in forma epistolare per l’appunto – della vicenda di Japoco Ortis, suicida per amore della giovane Teresa e della patria. Il destinatario di Jacopo è l’amico veneziano, Lorenzo Alderani. Il testo è imperlato di riferimenti letterari – sia in prosa che in versi – che rimandano finanche alle Sacre Scritture, imponendosi a buon diritto nella tradizione dei grandi capolavori letterari.
Ugo Foscolo. Imprese, amori e opere di un ribelle
Un ritratto autentico dai contorni inediti che, attraverso la corrispondenza privata, mette a nudo l’umanità di Foscolo, le fragilità e le incoerenze, il suo orgoglio e le sue emozioni. Ma questo libro non è una semplice biografia, è anche uno scandaglio gettato nel grande mare delle opere che lo hanno reso immortale, il racconto dei grandi temi della sua letteratura, il riconoscimento dell’attualità della sua figura e della necessità di riscoprirne l’importanza fuori dai noiosi e stereotipati programmi scolastici. Sullo sfondo di eventi storici cruciali, ecco la vera vita di un uomo e di un poeta, degli amori che l’hanno infiammato, dei suoi vivi tormenti e dell’eredità lasciata a noi posteri. Prefazione di Tomaso Kemeny.
Le poesie
Nella sua lotta appassionata contro la poesia vuota e accademica, nella sua resistenza contro gli eruditi di corte, Foscolo è stato il primo intellettuale a denunciare quella spaccatura fra teoria e pratica, fra pensiero e azione, che sarebbe diventato il tarlo non solo della letteratura, ma di tutta la società italiana. Le sue liriche, e i Sepolcri innanzitutto, si rifanno ai modelli più prestigiosi della tradizione classica, ritrovando l’autorità che la voce dei poeti aveva nelle comunità antiche: una voce potente, intrisa di passione e d’immaginazione, di umano dolore e umana pietà. Così, se le prime rime oscillano tra le occasioni mondane e le inquietudini giovanili, l’inno mai finito alle Grazie, posto al termine del suo percorso creativo, celebra i fondamenti eterni della politica e della morale. Versi impetuosi e cristallini, che il commento di Matteo Palumbo permette di scoprire attraverso una lettura capillare del testo e della tessitura poetica che lo governa.
Sepolcri-Odi-Sonetti
Sullo sfondo del rapido declino della Repubblica Cisalpina e delle promesse libertarie legate alle campagne napoleoniche, le due Odi e i dodici Sonetti foscoliani pubblicati nelle Poesie del 1803 traducono delusione e dissenso in un arduo travaglio di lingua e stile. Ne scaturisce l’inedita proposta di un classicismo eroico, che approda poi alla complessità concettuale e linguistica dei Sepolcri . Nel clima di rinnovata fiducia nella poesia di ispirazione civile, il tema dei sepolcri diventa punto di riferimento per l’intera collettività. Il commento qui proposto offre al lettore, oltre alle chiavi per una comprensione letterale del testo, anche gli strumenti per approfondirne lo spessore semantico e culturale.
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