Questa è la pagina dedicata a Walter Pedullà.
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Racconta il Novecento
In un itinerario attraverso la narrativa italiana degli ultimi cento anni Walter Pedullà ripercorre le crisi culturali, gli smascheramenti e i cambiamenti radicali che hanno segnato la nostra storia da D’Annunzio al postmoderno. Analizzando sia le tecniche collettive delle avanguardie e dei realismi sia le strategie personali di Svevo, Pirandello, Gadda, Palazzeschi, Savinio, Debenedetti, Fenoglio, Calvino, D’Arrigo e d’altri, l’autore usa anzitutto il fantastico e il comico come grimaldelli per penetrare nelle ideologie e nelle psicologie degli italiani. Non una ma quattro storie della narrativa, da altrettanti punti di vista: uno sguardo sulla modernità di cui il Novecento è il canto del cigno; la descrizione dei modelli inventati o riadattati in un’epoca minacciata dalla ripetizione; i movimenti e le correnti con cui gli innovatori e gli sperimentalisti si sono contesi il Novecento; e infine le note in appendice nelle quali si verifica sui testi più memorabili in che modo la letteratura combatte con la scienza per capire prima e meglio il mondo e la vita. In “Racconta il Novecento” Walter Pedullà narra come lingua e dialetti fanno crescere la società, come le forme generano i significati che desideriamo, come le trasgressioni preludono a un nuovo ordine da cui ricominciare l’avventura.
Il pallone di stoffa. Memorie di un nonagenario
Il 13 dicembre 2010 Walter Pedullà morì per arresto cardiaco; un minuto dopo, i medici del pronto soccorso rimisero il suo cuore in movimento grazie a un potente defibrillatore. Se Pedullà è sempre stato, per indole e poetica, un uomo della commedia più che della tragedia, superata quella soglia non c’era più alternativa: la sua vita ormai poteva raccontarla unicamente dalla prospettiva di chi ha imparato a ridere di tutto e di tutti perché non appartiene più a questo mondo e, senza smettere di amarlo, ha conquistato la distanza necessaria per smascherare le passioni e le illusioni (a cominciare dalle proprie). Dall’estrema povertà del Sud all’insegnamento universitario, dalla militanza socialista nelle campagne ai palazzi della politica romana, dall’impegno per ogni sperimentalismo letterario alla direzione delle massime istituzioni culturali del Paese, Walter Pedullà conduce i suoi lettori alla scoperta dell’Italia del secondo Novecento, cucendo assieme centinaia di aneddoti esemplari che gettano nuova luce sui maggiori protagonisti del secolo scorso. Non solo per ridere.
Opinioni:
Walter Pedullà conduce i suoi lettori alla scoperta dell’Italia del secondo Novecento, cucendo assieme centinaia di aneddoti esemplari che gettano nuova luce sui maggiori protagonisti del secolo scorso. – LaFeltrinelli
Giacomo Debenedetti, interprete dell’invisibile (Biblioteca)
Quadrare il cerchio. Il riso, il gioco, le avanguardie nella letteratura del Novecento
In questo volume Walter Pedullà racconta, con una scrittura arguta che conserva la “voce” e l’estro delle sue lezioni universitarie, i cinquant’anni del secondo Novecento – dal neorealismo al post-moderno – che egli ha accompagnato quotidianamente da critico militante e ritrae alcuni dei protagonisti della prima metà del secolo, disegnandone i connotati più segreti con una prosa indelebile. Si narrano qui le coraggiose svolte della cultura e le violente o moderate restaurazioni della politica; vengono illustrati i fallimenti del passato e, per il futuro, si sottolinea l’urgenza di trovare linguaggi e idee diversi da quelli che hanno funzionato in misura assai inferiore alle attese e ai sacrifici del XX secolo.
Il mondo visto da sotto. Narratori meridionali del ‘900
In virtù dello strabico ed elastico metodo investigativo e della prosa avvolgente, vagabonda e puntuale di Walter Pedullà, questo libro, quanto più affonda nelle strutture compositive e nelle tecniche espressive dei maggiori scrittori meridionali del Novecento (Pirandello, Alvaro, Vittorini, Brancati, Rea, Lampedusa, Flaiano, D’Arrigo, Strati, Pizzuto e altri) tanto meglio smaschera inganni e misfatti del Sud, fratello siamese del Nord. Sconfinando con la narrativa nella storia, il saggio introduttivo, ampio come una piccola opera a sé, illustra “la Grande Impostura” montata dalle culture di volta in volta egemoni nel secolo scorso: imbellettandosi e sublimandosi, rendono impensabile un futuro diverso da questo presente definito “irredimibile” da Sciascia. Che, nell’impossibilità di punire il Sistema Sociale, svela la verità occultata da conservatori e da progressisti e condanna i colpevoli che gli vengono a tiro. Pirandello intanto continua a consigliare di “scomporre” Logica e Retorica decrepite, ricordando che l’oro va estratto dal fango; mentre D’Arrigo racconta fin dove si arriva a cavallo del negativo: i barbari siamo noi, dobbiamo combatterli in noi stessi senza moralismi. E i giovani narratori? Ricominciano, se non da zero, da quel poco che insegna la storia recente: il mondo è cambiato dopo Il Gattopardo. La politica da soluzione che era diventa problema (di nuovo i baroni), fa bene la paura: se abbiamo toccato il fondo, si può solo risalire.
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