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Gli ultimi giorni di Immanuel Kant
La vita di Immanuel Kant, scrive De Quincey, «fu notevole non tanto per i suoi avvenimenti quanto per la purezza e la dignità filosofica del suo tenore quotidiano» Era un ordine perfetto e infantile, dove ogni minuzia della giornata veniva osservata con lo stesso rigore, con lo stesso scrupolo di trasparenza che il grande filosofo dedicò ai problemi epistemologici. Nel corpo minuto di Kant, nelle sue maniere austere e amabili vivevano i Lumi, giunti al grado più nobile e penetrante del loro fulgore, come in un delicato involucro. E un giorno quel perfetto ordine avvertì i primi segni del declino. Da allora, ingaggiò una lunga, testarda lotta contro le forze della disgregazione. Thomas de Quincey, collazionando le varie testimonianze di amici sull’ultimo periodo della vita di Kant, e utilizzando soprattutto quella, insieme modesta e rapace, di Wasianski, ne ha tratto una narrazione che corrisponde agli antichi tratti del «sublime» Dinanzi al progressivo decadere di quella vita mirabilmente costruita, dinanzi alla raccapricciante comicità di certe scene e allo strazio immedicabile di altre, viene naturale dire di questo testo, in cui convivono, come rare volte accade, la più acuminata modernità e un purissimo pathos: chi ha lagrime per piangere pianga.
Critica della ragion pura
La “Critica della ragion pura” ebbe, vivente Kant, cinque edizioni. Importanti sono soprattutto le prime due, del 1781 e del 1787, per lunghi tratti diverse tra loro. Alla seconda edizione si rifaceva nel 1904 l’Accademia delle Scienze di Berlino per stabilire l’editio princeps dell’opera, e su questo testo veniva condotta nel 1909-1910 la classica traduzione di Gentile e Lombardo Radice qui ripresentata nella revisione curata da Vittorio Mathieu.
Critica della ragion pratica. Testo tedesco a fronte
Le opere fondamentali del pensiero filosofico di tutti i tempi. In edizione economica, con testo a fronte e nuovi apparati didattici, le traduzioni che hanno definito il linguaggio italiano del Novecento. Testo originale nell’edizione di Karl Vorländer. Traduzione di Francesco Capra, revisione di Eugenio Garin, introduzione di Sergio Landucci, glossario a cura di Vittorio Mathieu.
Per la pace perpetua
A oltre duecento anni dalla sua prima pubblicazione, riproponiamo al lettore il saggio di Immanuel Kant “Per la pace perpetua”, contributo classico e giustamente celebre alla tradizione del pacifismo giuridico. “Il suo progetto di pacifismo giuridico,” scrive Salvatore Veca nell’ampia prefazione a questa edizione, “non è solo ancorato a una filosofia della storia, ma è anche reso coerente dallo sfondo più ampio della teoria etica.” Quanto possiamo ancora trovare nelle pagine di Kant sono “le impronte e le tracce vive di un progetto filosofico audace e illuminante, tanto quanto caratterizzato dalla consapevolezza della problematicità dei suoi esiti ai fini del nostro continuo approssimarci alla ‘pace perpetua’”. Con un saggio di Alberto Burgio.
Che cosa significa orientarsi nel pensiero?
«In verità si è soliti dire che un potere superiore può privarci della libertà di parlare o di scrivere, ma non di pensare. Ma quanto, e quanto correttamente penseremmo, se non pensassimo per così dire in comune con altri a cui comunichiamo i nostri pensieri, e che ci comunicano i loro? Quindi si può ben dire che quel potere esterno che strappa agli uomini la libertà di comunicare pubblicamente i loro pensieri li priva anche della libertà di pensare, cioè dell’unico tesoro rimastoci in mezzo a tutte le imposizioni sociali, il solo che ancora può consentirci di trovare rimedio ai mali di questa condizione» Kant giunse a questa formulazione di sovrana lucidità nel corso di una vibrante polemica sul panteismo avviata da Jacobi nel 1785. Si trattava di difendere il significato, pur sempre misterioso, della ragione, accusata di sfociare necessariamente, se abbandonata a se stessa, in una visione atea del mondo. In gioco era dunque tutto l’assetto della filosofia critica. Così Kant volle dimostrare, con l’ausilio di felici metafore, che la ragione non ha solo una funzione dissolvitrice di ogni precedente credenza, ma può valere come preziosa bussola per orientarci nel buio della vita in ogni momento e in ogni situazione.
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