Questa è la pagina dedicata a Oriana Fallaci.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Niente e così sia”.
Un uomo
“Un uomo” è il romanzo della vita di Alekos Panagulis, che nel 1968 è condannato a morte nella Grecia dei colonnelli per l’attentato a Georgios Papadopulos, il militare a capo del regime. Segregato per cinque anni in un carcere dove subisce le più atroci torture, restituito brevemente alla libertà, conosce l’esilio, torna in patria quando la dittatura si sgretola, è eletto deputato in Parlamento e inutilmente cerca di dimostrare che gli stessi uomini della deposta Giunta continuano a occupare posizioni di potere. Perde la vita in un misterioso incidente d’auto nel 1976. Oriana Fallaci incontra Panagulis nel 1973 quando, graziato di una grazia che non aveva chiesto ma che il mondo intero reclamava per lui, esce dal carcere. I due si innamorano di un amore profondo, complice, battagliero. Lei lo affianca e ne condivide una lotta mai paga. “Il poeta ribelle, l’eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca le rivoluzioni. Però le prepara. Anche se non combina nulla di immediato e di pratico, anche se si esprime attraverso bravate o follie, anche se viene respinto e offeso, egli muove le acque dello stagno che tace, incrina le dighe del conformismo che frena, disturba il potere che opprime.” (Prefazione di Domenico Procacci)
Il sesso inutile. Viaggio intorno alla donna
“Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico.” Così Oriana Fallaci nella premessa a “Il sesso mutile”, il primo libro che pubblica con Rizzoli, nel 1961. L’anno precedente, inviata de “L’Europeo”, è in Oriente insieme al fotografo Duilio Pallottelli per un’inchiesta sulla condizione delle donne. È partita alla ricerca di tracce di felicità e nel libro racconta la sua esperienza: a Karachi in Pakistan assiste al matrimonio di una sposa bambina e si ribella all’idea delle donne velate; a New Delhi incontra Rajkumari Amrit Kaur, figura di grande potere in India, e le sembra che assomigli a sua nonna; in Malesia conosce le matriarche che vivono nella giungla; a Singapore c’è la scrittrice Han Suyin, che sente subito amica; a Hong Kong le cinesi non hanno più i piedi fasciati ma le intoccabili abitano ancora sulle barche, senza mai scendere a terra; a Tokio è smarrita di fronte all’impenetrabilità delle giapponesi e a Kyoto affronta il mistero delle geishe; alle Hawaii cerca invano i segni di un’esistenza originaria intatta. Il viaggio si conclude a New York, dove il progresso ha reso più facile la vita delle donne a confrontarsi con “un mondo di uomini deboli, incatenati a una schiavitù che essi stessi alimentano e di cui non sanno liberarsi”.
Pasolini, un uomo scomodo
“Diventammo subito amici, noi amici impossibili. Cioè io donna normale e tu uomo anormale, almeno secondo i canoni ipocriti della cosiddetta civiltà, io innamorata della vita e tu innamorato della morte. Io così dura e tu così dolce.” Quella tra Oriana Fallaci e Pier Paolo Pasolini è una delle più affascinanti e intense storie di amore-odio della letteratura e del costume italiani del ‘900. Scrittori di primissimo livello, polemisti spietati, personaggi venerati e attaccati dall’opinione pubblica del tempo, le loro personalità contrapposte non potevano far altro che incrociarsi. Tra gli anni ’60 e i primi ’70 si incontrano e si scontrano, si cercano e si negano: lei ammira e detesta il suo essere sempre bastian contrario, lui adora e disprezza la sua intensa visceralità. Fino a quando il brutale omicidio di Pasolini, strappato alla vita il 2 novembre 1975, spinge la giornalista a un’inchiesta che, dalle pagine dell'”Europeo”, smentisce e ribalta la versione delle autorità e mette alle strette l’unico indiziato: Pino Pelosi, un minorenne che – pur di coprire gli effettivi responsabili – si è maldestramente autoaccusato dell’omicidio. Un’altra battaglia di giornalismo e coerenza di Oriana Fallaci, un libro che rende finalmente giustizia al suo ruolo nella risoluzione di uno dei delitti più misteriosi e controversi della storia d’Italia.
Niente e così sia
“La vita cos’è?” Alla vigilia della partenza per il Vietnam come inviata de “L’Europeo”, nell’autunno del 1967, Oriana Fallaci tenta di rispondere alla domanda della sorellina Elisabetta: “La vita è il tempo che passa tra il momento in cui si nasce e il momento in cui si muore”. Ma la risposta le sembra incompleta e l’interrogativo la accompagna durante il lungo viaggio. All’arrivo a Saigon l’atmosfera è sospesa, surreale. L’agenzia France Press diretta da Francois Pelou sembra l’unico tramite con il resto del Paese ed è da quella base che la Fallaci si muove per testimoniare l’insensatezza della guerra: dalla battaglia di Dak To all’offensiva del Tet e all’assedio di Saigon, gli orrori del conflitto sono annotati giorno dopo giorno nel suo diario. C’è il rifiuto: “Perché quasi niente quanto la guerra, e niente quanto una guerra ingiusta, frantuma la dignità dell’uomo”. Quando, dopo un anno, la Fallaci torna nella sua Toscana e ritrova la piccola Elisabetta, una risposta per lei ce l’ha. “La vita è una condanna a morte. E proprio perché siamo condannati a morte bisogna attraversarla bene, riempirla senza sprecare un passo, senza addormentarci un secondo, senza temer di sbagliare, di romperci, noi che siamo uomini, né angeli né bestie, ma uomini.” Pubblicato nel 1969, “Niente e così sia” è considerato un classico della letteratura, un romanzo di guerra che è un inno alla vita. (Prefazione di Lorenzo Cremonesi)
Intervista con il potere
Nel 1974 Oriana Fallaci pubblica “Intervista con la storia”. È un libro che fa epoca, viene tradotto nel mondo, studiato nelle università, continuamente ristampato. Con quelle interviste Oriana ci consegna “una indimenticabile galleria di protagonisti internazionali del suo tempo: statisti di governo e di opposizione, leader democratici e dittatori, pacifisti umanitari e guerrieri, capi spirituali, ideologi, uomini d’azione…”. Così Federico Rampini, nella Prefazione alla riedizione nella nuova collana Bur delle “Opere della Fallaci”. Da anni i lettori attendevano le nuove interviste, e lei stessa aveva lavorato alle bozze, lasciando note e appunti, e un testo che partiva dai famosi incontri con Khomeini e Gheddafi per lanciarsi in una riflessione appassionata sul potere. Nessuno, come lei, era riuscito ad avere accesso a personaggi di quel calibro, quelli che potevano realmente decidere del destino dell’umanità. La vita privata della Fallaci e quella professionale si sono sempre intrecciate: la scomparsa di due persone profondamente amate la spinge a un totale isolamento, “i miei tre inverni nel tunnel” li definisce; ma poi, dopo la pubblicazione di “Un uomo” nel 1979, mette a segno per il “Corriere della Sera” i due straordinari reportage dall’Iran di Khomeini e dalla Libia di Gheddafi, che compongono la prima parte di questa “Intervista con il potere”. Nella seconda parte, dal 1964 al 1982 sfilano davanti al lettore i nomi che hanno fatto la storia della seconda metà del Novecento.
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