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Populismo sovrano
Di fronte a problemi che nessun governo nazionale è in grado di risolvere, elettori e politici, sfiduciati verso la globalizzazione, inseguono le sirene del populismo. Spaventati dai fantasmi di una sovranità che sembra svanire, stiamo cosí distruggendo proprio quegli strumenti che ci consentirebbero di ricostruirla in un mondo che non è piú quello dominato dagli Stati nazionali. Frustrati per l’impressione di non riuscire a far sentire la nostra voce e di non avere piú il controllo sulle nostre vite, ci rassegniamo a uno stato di natura del tutti contro tutti, incapaci di quella fiducia reciproca – tra persone e nazioni – che ci permetterebbe di riprendere in mano il nostro destino. Si è rotto il compromesso della delega, nemica giurata dei populismi, travolta da referendum, progetti di uscita dall’euro e ostilità a ogni élite politica e tecnocratica. L’errore finora è stato cercare di preservare il patto sociale che ha retto l’Europa nel lungo Dopoguerra – integrazione come garanzia di pace e di prosperità – invece che dare alla sovranità condivisa una base di legittimità piú attuale. Che può essere soltanto protezione e identità, sicurezza e difesa dalle conseguenze della globalizzazione.
Opinioni:
I populismi si alimentano di un’illusione, che può essere pericolosa: il recupero della sovranità. Ma si tratta di una promessa che non si può mantenere, perché le leve del potere sono, ormai, inesorabilmente altrove. – LaFeltrinelli
Populismo digitale. La crisi, la rete e la nuova destra
L’ascesa della rete come ambiente globale ha cambiato le prospettive politiche. Da una parte, crea l’illusione di una sfera comunicativa senza controlli, in cui si realizzerebbe pienamente la libertà dei cittadini. Dall’altra, consente a leader spregiudicati di contattare senza mediazioni i cittadini stessi, attraverso i social oppure organizzando consultazioni politiche online. La tesi di questo libro è che a trarne vantaggio siano solo i nuovi leader autoritari – Trump, Erdogan, Putin, Orbán – o gli aspiranti tali – Le Pen, Grillo, Salvini, Petry, Wilders, Farage. Tutta gente che si vuole disfare dei partiti e persegue una relazione diretta con i cittadini, soddisfacendo le loro paranoie in tema di sicurezza, immigrazione, protezionismo economico. Ecco perché l’ascesa della nuova destra può essere definita populismo digitale. Populismo, perché il popolo non è concepito da questi leader che come un gregge da vezzeggiare. E digitale, perché senza il trionfo del web tutto ciò non sarebbe pensabile.
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