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Le conseguenze economiche delle leggi razziali
La persecuzione degli ebrei in Italia è seconda per durata nell’Europa occidentale solo a quella tedesca: anche questo spiega la gravità delle sue conseguenze. Lo Stato fascista applicò con zelo leggi razziali che prevedevano l’esproprio di case, imprese e terreni, la perdita dell’impiego, l’esclusione dalle professioni; poi nei due anni della guerra civile, nazisti e fascisti della Repubblica sociale italiana arrivarono alla confisca e al saccheggio. Ma questa è solo una metà della storia affrontata in queste pagine da Ilaria Pavan; l’altra metà è quella non meno grave di uno Stato repubblicano che ignora o non favorisce il legittimo tentativo degli ebrei sopravvissuti di tornare in possesso di quanto era stato loro sottratto. Una vicenda non ancora del tutto conclusa a quasi ottant’anni dalla fine della guerra.
Opinioni:
Un silenzio vischioso, legato ad atteggiamenti di omertà e collusione, cominciò velocemente ad avvolgere la vicenda dei beni sottratti agli ebrei. – LaFeltrinelli
Un antichista di fronte alle leggi razziali. Mario Segre 1904-1944
Una storia normale in tempi di criminale anormalità. Questa, in estrema sintesi, la tragica vicenda di Mario Segre, uno dei più promettenti studiosi italiani di epigrafia greca, scomparso ad Auschwitz, assieme alla moglie e al figlio, nella primavera del 1944. Nato trentanove anni prima a Torino in una famiglia di religione ebraica, nel corso degli anni Trenta aveva condotto numerose campagne di studio epigrafico nelle isole italiane dell’Egeo, guadagnandosi la stima e l’apprezzamento di alcuni tra i più illustri antichisti del suo tempo: Gaetano De Sanctis, Alessandro Della Seta, Arnaldo Momigliano, per citare solo i nomi maggiori. Poi, le leggi antisemite volute dal regime fascista sconvolsero la sua vita lavorativa e privata. La storia di questo uomo mite e gentile viene per la prima volta ricostruita integralmente, calandola nel contesto storico in cui Segre si trovò, suo malgrado, a vivere: un punto d’osservazione privilegiato in grado di farci cogliere tutta l’assurda tragicità della persecuzione antisemita.
1938. Francamente razzisti. Le leggi razziali in Italia
Settembre-novembre 1938: il regime fascista promulga le «leggi razziali» contro la minoranza ebraica. Sottoscritte dalla monarchia, applicate con solerzia dalla pubblica amministrazione, segnano la radicalizzazione del regime e stravolgono la vita di migliaia di italiani, contribuendo al loro sterminio. E tuttavia il significato di quei provvedimenti va oltre il genocidio che ne fu l’esito finale: la loro ragion d’essere riposava nella distruzione delle esistenze civili e sociali, nella stigmatizzazione, nella persecuzione di una parte degli italiani, ai quali venivano revocati i diritti di cittadinanza. Qui si trova il loro cuore pulsante. Un cuore nero e feroce, che questo libro descrive senza indulgenze, senza dare spazio ad alibi (come quello, spesso evocato, delle supposte concessioni al «camerata germanico») o ad attenuanti. Anzi, del razzismo di Stato il libro ricostruisce il progetto politico e i precedenti ideologici, chiarendo, una volta per tutte, che la discriminazione (spesso l’assassinio) di migliaia di donne e uomini indifesi si alimentò della volontaria compartecipazione di un gran numero di corresponsabili. Senza di loro, ben poco si sarebbe potuto fare. E una parte dell’Italia, non solo quella fascista, vi concorse in maniera diretta o indiretta.
Le leggi razziali del 1938
La Shoah è un capitolo della storia recente che oggi, ormai scomparsi quasi tutti coloro che ne furono testimoni diretti, rinnova l’esigenza di una rigorosa e documentata comprensione dei fatti. In questo libro dall’approccio multidisciplinare si approfondisce quanto accadde in Italia dopo il fatidico 1938: il coinvolgimento delle istituzioni della società civile nell’attuare la legislazione antiebraica nel campo dell’istruzione, della magistratura, dell’avvocatura; le risposte della Chiesa cattolica; le reazioni negli ambienti accademici, in generale acquiescenti se non conniventi; la scarsa efficacia dei procedimenti di epurazione al termine della guerra civile; l’amnistia del 1946, che permise a molti funzionari fascisti di rimanere nelle varie amministrazioni dello Stato. Oggi, in un’epoca in cui il razzismo è tornato prepotentemente alla ribalta, non è più sufficiente riaffermare che le razze non esistono: paradossalmente, una delle attuali rappresentazioni dell’ideologia razzista prende a prestito dalla scienza l’esperienza della diversità biologica per riproporla, in termini perentori, sul terreno molto più infido della diversità culturale. È dunque più che mai necessario spiegare con le parole della scienza l’infondatezza delle teorie che furono alla base dell’antisemitismo della propaganda fascista, nonché coltivare la memoria di quelle che furono le sue terribili conseguenze.
Sguardi sull’antisemitismo. Dalle origini alle leggi razziali europee
“Gli scritti raccolti in questa antologia affrontano una delle problematiche più drammatiche e – aggiungo – assurde che hanno caratterizzato la storia della civiltà e Cultura europea sin dal suo sorgere: l’antisemitismo. Un fenomeno che si è riprodotto sistematicamente di epoca in epoca sino ai nostri giorni. Infatti, gli autori del libro, tutti appartenenti all’ateneo pisano, cercano di rispondere all’interrogativo di fondo: perché l’odio contro gli ebrei? Sono otto saggi che si distinguono per argomento trattato pur in una visione organica e complessiva…” (Dalla presentazione di Enrico Taliani) “Non importa: anzi, c’è un terreno di dibattito. Potrebbe addirittura diventare una discussione essenziale e fondamentale, perché ebreo sono anch’io, e lei no: sono io l’impurezza che fa reagire lo zinco, sono io il granello di sale e di senape. L’impurezza, certo: poiché proprio in quei mesi iniziava la pubblicazione di «La Difesa della Razza», e di purezza si faceva un gran parlare, ed io cominciavo ad essere fiero di essere impuro. Secondo la rivista sopra citata, un ebreo è avaro ed astuto: ma io non ero particolarmente avaro né astuto, e neppure mio padre lo era stato.” (da Primo Levi, “Il sistema periodico”)
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