Questa è la pagina dedicata a Pascal Chabot.
In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Burnout globale. La malattia del secolo”.
L’epoca delle transizioni. Pensare il mondo a venire
La transizione è il cambiamento desiderato. Le transizioni energetiche, democratiche e demografiche sono spazi in cui si inventa un nuovo rapporto con il futuro, si disegnano preferenze. Il “progresso sottile”, ben più profondo dell’ordinario progresso utile, si afferma. Il pianeta, piuttosto che una somma di risorse da sfruttare, diventa il luogo in cui gli uomini si confrontano con il mistero dell’esistenza e si imbattono in questioni fondamentali: quale presa può avere sull’evoluzione umana? Cosa occorre cambiare affinché nulla cambi a nostro discapito? Pascal Chabot tratteggia in questo libro un’inedita mappatura delle transizioni in corso con cui le società partecipano a un nuovo immaginario del cambiamento, e interroga così il divenire della mondializzazione tecnocapitalista.
Avoir le temps: Essai de chronosophie
Traité des libres qualités
Burnout globale. La malattia del secolo
“La malattia del secolo” è il burnout, quel “bruciarsi”, “esaurirsi”, dovuto all’eccessiva spersonalizzazione soprattutto nel mondo del lavoro. Malattia del troppo, tipica degli eccessi del sistema di consumo, produzione e lavoro occidentale; malattia che porta alla spersonalizzazione e all’annientamento della parte umana di ciascuno di noi: prima di essere un problema individuale, il burnout è una patologia della nostra società. “Quando l’equilibrio di una persona si rompe e prendere la metropolitana per andare a lavorare sembra un ostacolo insormontabile, sorgono delle domande. Quello che funzionava da sé diventa subito problematico. Consacrare la propria esistenza a un’azienda non ha più il senso di un tempo, accettare orari di lavoro assurdi non è più sopportabile. Ma come ritrovare un nuovo equilibrio, dato che il precedente si era costruito senza che neanche ci si dovesse pensare, e che lavorare era tanto naturale quanto camminare?”.
Dopo il progresso: Si può ancora credere al nostro mito più concreto?
Il progresso non ha senso in sé: spetta all’umanità dotarlo di valore, a ciascun individuo il compito di interrogarsi sul suo significato. Da qui parte la riflessione di Pascal Chabot: l’eccessiva fiducia nel progresso è stata denunciata come un’utopia pericolosa, ma le criticità dell’evoluzione della tecnica non possono dare luogo a una condanna definitiva, soprattutto se emessa da chi ne trae benefici ogni giorno. Per rispondere a questa complessità, l’autore propone un approccio filosofico serrato, interpella Bacone, Bergson, Simondon, e tramite la singolare percezione di grandi scrittori – come Defoe, Baudelaire, Rimbaud e Reverdy – crea un’idea di tecnica emancipata dalla mera sopravvivenza e cerca una nuova relazione tra senso, vita e progresso.
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