Questa è la pagina dedicata a Patrizia Cavalli.
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Patrizia Cavalli (Todi, 17 aprile 1947 – Roma, 21 giugno 2022) è stata una poetessa e scrittrice italiana. Biografia Nata in Umbria, nel 1968 si trasferì a Roma, dove conobbe Elsa Morante, dalla cui frequentazione scaturì, nel 1974, la sua prima raccolta di poesie, a lei dedicate. Nel 1976 venne inserita nell’antologia Donne in poesia – Antologia della poesia femminile in Italia dal dopoguerra ad oggi, insieme ad autrici come Maria Luisa Spaziani, Vivian Lamarque Amelia Rosselli, Anna Maria Ortese. Pubblicò per la Collezione di poesia di Einaudi alcune raccolte di successo: Le mie poesie non cambieranno il mondo (1974), Il cielo (1981), L’io singolare proprio mio (1992). Queste tre sillogi verranno riunite nel volume Poesie (1974-1992) (1992). Pubblica, sempre con Einaudi: Sempre aperto teatro (1999, Premio Letterario Viareggio-Repaci), Pigre divinità e pigra sorte (2006, Premio Dessì), Datura (2013), Vita meravigliosa (2020). La sua unica prova narrativa fu Con passi giapponesi (2019), romanzo vincitore del Premio Campiello – selezione Giuria dei Letterati. Sempre per l’editore Einaudi tradusse Anfitrione di Molière e il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare; dello stesso autore tradusse inoltre Otello, messo in scena dal regista e attore Arturo Cirillo nel 2009. Insieme alla cantautrice Diana Tejera realizzò nel 2013 il libro/disco Al cuore fa bene far le scale edito da Voland/Bideri. Con lei e la cantautrice jazz Chiara Civello scrisse il brano E se. Premio Betocchi – Città di Firenze 2017. Patrizia Cavalli è morta nel 2022 a Roma, dopo lunga malattia.
Pigre divinità e pigra sorte
Fare scienza di tutto ciò che la scienza trascura o ignora: sembra questa la vocazione più forte e costante che si manifesta (o si nasconde) nella poesia più recente di Patrizia Cavalli. Che pur somigliando sempre a se stessa, sviluppa ora un’attitudine riflessiva di genere filosofico intorno ai misteri di ciò che solo in apparenza è chiaro: le ragioni e le condizioni del piacere e del dolore, i mutamenti impercettibili e decisivi che confondono o che intensificano quello che sentiamo e siamo.
Poesie (1974-1992)
Questo libro riunisce i due precdenti volumetti di Patrizia Cavalli (Le mie poesie non cambieranno il mondo, 1974, e Il cielo, 1981) ai quali si aggiunge una nuova, più ampia raccolta intitolata L’io singolare proprio mio. Autrice lodevolmente parca, Patrizia Cavalli, dunque, rende conto della sua poesia una volta per decennio evitando l’inflazione dello sfogo lirico. Anche se così distanziate nel tempo, o forse proprio per questo, queste tre sillogi testimoniano un’esperienza poetica di ampia portata, segnata da un forte filo di continuità e da un marchio di stile inconfondibile, fatto di ironia e di musicalità, ma anche di velocissima concentrazione di pensiero e di arguzia epigrammatica.
Opinioni:
«Se ora tu bussassi alla mia porta | e ti togliessi gli occhiali | e io togliessi i miei che sono uguali | e poi tu entrassi dentro la mia bocca | senza temere baci disuguali | e mi dicessi: «Amore mio, | ma che è successo?», sarebbe un pezzo | di teatro di successo.» – LaFeltrinelli
Sempre aperto teatro
“Eccomi qua. Qui torno. Qui esco e entro qui, senza saperlo, senza volerlo davvero trascorro./Le scale sudicie, per ogni gradino un orizzonte/mi si ferma lo sguardo e penso/tenuta alla ringhiera ‘ma io gliel’ho mai detto?’/E scioccamente irrompe un motore notturno/che mi toglie al silenzio/e rende quel cortile puzzolente/nuovo e ridicolo, fermo./E che ci fa lì quella tendina sgonfia?”
Vita meravigliosa
Cosa non devo fare/per togliermi di torno/la mia nemica mente:/ostilità perenne/alla felice colpa di esser quel che sono,/il mio felice niente.
Fosse vissuta sei o sette secoli fa, nelle terre umbre dov’è nata, Patrizia Cavalli sarebbe stata senz’altro una delle grandi mistiche di quel periodo. Le sue esatte visioni verbali avrebbero narrato i misteri più sensibili della divinità, e le sue estasi, i suoi terrori e le sue ebbrezze sarebbero stati registrati e trascritti con devozione dai fedeli amici intorno a lei. Nei nostri tempi, invece, Patrizia Cavalli si è proposta il compito, più arduo, di dare parola ai misteri profani di cui tutti facciamo esperienza: all’indicibile nostalgia di settembre, che ogni anno, regolarmente, ci trafigge; al pulsare frenetico della «nemica mente», quando insegue e controlla ogni lieve mutamento del corpo; alla felicità che scende, come rugiada dal cielo, se una certa luce pomeridiana si mostra all’improvviso. In ogni verso, il ragionare poetico di Patrizia Cavalli non cerca, ma trova. Il suo ardente, ostinato desiderio conoscitivo non chiede altro che arrendersi, infine, dinanzi allo stupore e all’evidenza dell’apparizione poetica. “Vita meravigliosa” rappresenta una summa della poesia di Patrizia Cavalli, attraverso le ossessioni ricorrenti, i temi e i molteplici registri stilistici che la caratterizzano. Insieme ai molti fulminei epigrammi, comici o filosofici (spesso le due cose insieme), compaiono i monologhi ipocondriaci, quasi teatrali, oltre alle tante poesie d’amore, non prive di ferocia descrittiva, e un breve poemetto, “Con Elsa in Paradiso”, dove la promessa – o la minaccia? – della vita eterna apre al poeta la possibilità terrestre di «abolire, non dico la realtà/ma ogni traccia di verosimiglianza» Poco importa che il poeta dica sempre ‘io’: quell’io è talmente dilatato, talmente elastico da includere nella sua lingua ogni cosa, purché esista e viva.Con passi giapponesi
Finalista al Premio Campiello 2020. In queste pagine, troppo a lungo rimaste inedite per distrazione editoriale dell’autrice, è scritta la storia morale parallela, a rovescio, che ha accompagnato per decenni l’opera di uno dei maggiori poeti contemporanei. “Patrizia Cavalli è uno dei piú letti e amati poeti contemporanei. Con passi giapponesi è il suo primo libro di prose” – Alfonso Berardinelli In queste pagine, troppo a lungo rimaste inedite per distrazione editoriale dell’autrice, è scritta la storia morale parallela, a rovescio, che ha accompagnato per decenni l’opera di uno dei maggiori poeti contemporanei. Non propriamente narrativa né saggistica, o le due cose insieme, la genialità analitica e visionaria, percettiva e sintattica che qui sorprende il lettore non ha precedenti nella letteratura italiana del Novecento, se non forse nella prosa di Roberto Longhi, Elsa Morante, Goffredo Parise. Si tratta comunque piú di parziali affinità che di derivazione: perché in ogni suo capitolo, ognuno a modo suo e con stile diverso, in frammenti autobiografici, parabole aneddotiche, ritratti e microfilosofie dell’amore, dell’invidia o dell’estasi sensoriale, Con passi giapponesi ubbidisce a un solo comandamento: «Devo capire» Se la poesia, come ha detto qualcuno, è la sola scienza possibile di quanto nella vita non si dà altra scienza, queste prose di poeta rivelano capacità figurative, speculative e satiriche che nei libri di versi erano comparse solo occasionalmente e soprattutto in poemetti memorabili come La Guardiana , Aria pubblica , La patria , La maestà barbarica . Fin dal primo testo che dà il titolo al volume, chi legge si trova a contemplare un mondo comico-tragico, labirintico fino alla vertigine, in cui entrano in scena passioni senza esito e disperati, coattivi manierismi sociali in cui la vita si dissangua fingendo se stessa. Credevamo di sapere tutto di Patrizia Cavalli dopo aver letto i suoi libri di versi, ma questo libro di prose è una rivelazione. La genialità visionaria e realistica che qui sorprende non ha precedenti fra gli scrittori del Novecento, se non in grandi maestri come Roberto Longhi, Elsa Morante e Goffredo Parise. Eppure sembra che questo libro di abbagliante virtuosismo letterario sia nato fuori dalla letteratura, per ubbidire a un solo personale imperativo: «Devo capire»
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