Questa è la pagina dedicata a saggi sul design . In questa pagina troverai 5 prodotti, tra cui “Non chiamateli libri! Sul filo degli albi illustrati”.
Critica portatile al visual designDürer era un visual designer come Steve Jobs? Perché Eva Longoria, di Desperate Housewives, apprezza Photoshop come regalo di Natale? Scopo del catalogo Ikea è informare o incantare? Walter Benjamin ha sbagliato previsioni? E il visual designer è un pericoloso rivoluzionario, un puro esperto di grafica o un progettista di futuro? Mentre scrive la nuova guida a un mestiere che ha cinquecento anni alle spalle, e tutto il futuro davanti, Falcinelli mette ogni lettore di fronte ai due nodi fondamentali di oggi: la consapevolezza e la responsabilità. Un manuale per chi non vuole limitarsi a riconoscere e usare le forme, ma capire chi davvero sta parlando. Quasi cinquant’anni dopo “Il medium è il massaggio” di McLuhan e Fiore, un racconto che aggiorna la mappa di un mondo sempre più governato dalle immagini. Non chiamateli libri! Sul filo degli albi illustratiPerché sensibilizzare i lettori al valore formativo degli Albi illustrati? Gli Albi illustrati vengono presentati nel loro contenuto con l’intento di stimolare nel lettore e in chi ascolta la curiosità e l’immaginazione volte alla ricerca del vero, attraverso scenari sempre diversi. L’albo illustrato ci porta a porci delle domande e cercare delle risposte, ci invita a pensare, a chiedere e a confrontarsi, ci guida e ci accompagna in un viaggio di emozioni nuove o già provate, ci lega ai personaggi della storia e del nostro mondo reale, ci riporta a ricordi ed esperienze sospese. Un albo illustrato soprattutto coinvolge il bambino che si immedesima nei personaggi del racconto: il bambino entra nella storia, sente quei personaggi come reali, riesce a toccare con mano gli eventi narrati, per poi domandarsi in quale figura si riconosce di più. Attraverso l’albo illustrato, il bambino tira fuori se stesso, si mette in gioco perché si confronta con se stesso e con l’altro, scopre le diverse interpretazioni, chiavi di lettura e decodificazioni del reale che lo circonda, in un “ecosistema” di relazioni che talvolta riecheggiano per poi rivelarsi uniche. L’albo diventa per lui un “rifugio”, qualcosa in cui credere perché con lui ha fiducia nell’intraprendere il meraviglioso viaggio che lo porterà alla consapevolezza del proprio essere nel mondo, essere diverso agli altri, essere se stesso. Sul mio corpoUn’opera sorprendente e consapevole che tocca i temi più attuali del dibattito pubblico, riguardo le donne, il femminismo (o neo-femminismo) e il potere degli uomini. Emily Ratajkowski è una modella famosissima, un’attrice, un’attivista politica di sinistra, una formidabile imprenditrice, un fenomeno mediatico e social internazionale tra i più seguiti. Sul mio corpo è un’autobiografia sincera che racconta l’ascesa della protagonista nel jet set americano e allo stesso tempo una esplorazione profonda sul femminismo, sul ruolo della donna nelle nostre società, sulla sessualità, sul potere che essa determina, sulla maniera in cui gli uomini trattano le donne e sulle donne vittime dei comportamenti che gli uomini riservano loro. Partendo dal suo vissuto e da alcune traumatiche esperienze personali nel corso dell’adolescenza e poi della sua prima vita adulta – uomini che l’hanno delusa, offesa, umiliata, amata, oggettivizzata -, Emily ci offre una riflessione mai banale su che cosa sia oggi la bellezza femminile e quali siano i feticci che crea, sulle ossessioni del corpo, sulle dinamiche pericolose e manipolatorie del mondo della moda e del cinema, sulla linea di confine tra consenso e abuso che molti “maschi” fanno finta di ignorare.Cromorama. Come il colore ha cambiato il nostro sguardo. Ediz. a coloriNella società delle immagini il colore informa, come nelle mappe. Seduce, come in pubblicità. Narra, come al cinema. Gerarchizza, come nelle previsioni del tempo. Organizza, come nell’infografica. Valorizza, come nei cosmetici. Distingue, come negli alimenti. Oppone, come nella segnaletica stradale. Si mostra, come nei campionari. Nasconde, come nelle tute mimetiche. Si ammira, come nelle opere d’arte. Infine, nell’esperienza di ciascuno, piace. Tutto questo accade grazie a qualche tecnologia. In primis quella dei mass media, che comunicano e amplificano le abitudini cromatiche. Il pubblico osserva, sceglie, impara; finché queste consuetudini non standardizzano la percezione e il colore comincia a parlare da solo, al punto da sembrare un fatto naturale. Intrecciando storie su storie, e con l’aiuto di 400 illustrazioni, Falcinelli narra come si è formato lo sguardo moderno, attingendo all’intero universo delle immagini: non solo la pittura, ma anche la letteratura, il cinema, i fumetti e soprattutto gli oggetti quotidiani, che per la prima volta ci fa vedere in maniera nuova e inconsueta. Tutte le società hanno costruito sistemi simbolici in cui il colore aveva un ruolo centrale: pensiamo al nero del lutto, al rosso del comunismo o all’azzurro del manto della Madonna. Ciò che di straordinario è accaduto nel mondo moderno è che la tecnologia e il mercato hanno cambiato il modo in cui guardiamo le cose, abituandoci a nuove percezioni. Visto su uno smartphone, un affresco risulta luminoso come una foto digitale. Le tinte cariche e brillanti dello schermo sono ormai il parametro con cui valutiamo la purezza di ogni fenomeno cromatico. Chi ha conosciuto il colore della televisione, insomma, non può piú vedere il mondo con gli occhi del passato. Magari non ne siamo consapevoli, ma abbiamo in mente il giallo dei Simpson anche di fronte a un quadro del Rinascimento. Cromorama ci racconta come oggi il colore sia diventato un filtro con cui pensiamo la realtà. Perché le matite gialle vendono di piú delle altre? Perché Flaubert veste di blu Emma Bovary? Perché nei dipinti di Mondrian il verde non c’è mai? E perché invece Hitchcock lo usa in abbondanza? Opinioni:Perché le matite gialle vendono di più delle altre? Perché Flaubert veste di blu Emma Bovary? Perché nei dipinti di Mondrian il verde non c’è mai? E perché invece Hitchcock lo usa in abbondanza? – LaFeltrinelli L’anno del giardiniereIl mestiere del giardiniere, le mani sempre immerse nella terra, in costante contatto con la natura, potrebbe apparire idilliaco se rapportato agli affanni della vita sull’asfalto; ma niente, secondo Karel Capek, e più lontano dalla realtà. Autore acclamato e prolifico (e giardiniere), Capek tratteggia una memorabile psicologia di questo tipo umano, infestata da problemi e tribolazioni, manie di grandezza in angusti giardinetti cittadini, gelo e siccità che si ripresentano mese dopo mese con la quieta inesorabilità dell’eterno ritorno. Un acuto resoconto, scritto meravigliosamente e pervaso di ironia e comicità, che tramite la descrizione della lotta eroica contro temibili nemici (come la pompa per annaffiare o i pidocchi delle rose) costruisce una riflessione utile a giardinieri e non, perché per comprendere cosa sia il giardinaggio occorre interrogarsi, senza prendersi troppo sul serio, sulla complessità della natura umana. Se volessi saperne di più, dai un’occhiata al nostro canale Youtube! |
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