Questa è la pagina dedicata a saggi sul romanticismo .
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Studi sul Romanticismo
L’anima romantica e il sogno. Saggio sul Romanticismo tedesco e la poesia francese
Trovando nel sogno un motivo che accomuna il primo Ottocento tedesco e la poesia simbolista francese, Albert Béguin si interroga sul ruolo dell’immaginario onirico nel Romanticismo. Da qui parte la sua indagine che assume poi dimensioni ben più ampie e diventa un viaggio nella poesia, nell’immaginario, nella filosofia di una stagione tra le più creative del nostro passato. Il suo è un percorso soggettivo, che si sviluppa per analogie e accostamenti: gli aspetti notturni della vita, il mito dell’inconscio, gli stati di estasi del poeta, la natura vengono colti nell’opera di Goethe, Holderlin, Novalis, Jean Paul, Rimbaud, Proust e dei surrealisti francesi.
Traduzioni esemplari e saggi storici sul tradurre dal Romanticismo a oggi
Traduzioni esemplari e saggi storici sul tradurre dal Romanticismo a oggi offre un insieme di contributi di studio e ricerca senza separare la teoria dalla pratica, pur, a seconda dei casi, privilegiando ora l’una ora l’altra. Da qui la decisione di strutturare il volume in due sezioni. La prima sezione – Saggi storici: tra filosofia e traduttologia – spazia dall’analisi di singoli saggi, o di una pluralità di opere fondamentali, alla formulazione teorica personale pura. La seconda sezione – Traduzioni esemplari: tra critica del tradurre e auto-commento – annovera studi distinguibili in due categorie. Da una parte contributi di traduttori che auto-commentano il proprio lavoro e dall’altra commenti di critica all’opera di alcuni autori di traduzioni ragguardevoli nel panorama europeo dell’Otto-Novecento. Questo volume vuole contribuire a comprendere quanto i gesti del tradurre, del pensare e del commentare la traduzione siano una prospettiva privilegiata da cui affrontare la complessità dell’incontro fra culture, idiomi e storie umane, utile a costruire e continuare a ricreare la relazione fra il soggetto e il mondo.
Sul Grappa dopo la vittoria
Dopo la fine della grande guerra, un ragazzo sale sul monte Grappa, per ordine del padre, a recuperare rame, piombo, viveri in scatola; il proposito è quello di aiutare la famiglia in ristrettezze economiche, in realtà le “escursioni” del giovane recuperante sono un viaggio di maturazione che gli fa conoscere profondamente la vita. Il Grappa s’impone attraverso tutto il romanzo come un gigante inerme: come orizzonte della tradizione contadina comunitaria, arcadia dei malgari, poi come campo di battaglia dove i militari distruggono e uccidono. Quindi come immenso serbatoio di raccolta e recupero di materiali, presidiato dall’esercito italiano; come monte sacro alla patria voluto dal fascismo. Infine come monte naturale al quale ritornano i gufi e i corvi reali dopo la bufera, e dove riprende la vita semplice e vera animata dallo sbocciare dei fiori di montagna.
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