Questa è la pagina dedicata a Daniele Capezzone.
In questa pagina troverai 4 prodotti, tra cui “Likecrazia. Lo show della politica in tempo di pace e di Coronavirus”.
Brexit. La sfida. Il ritorno delle nazioni e della questione tedesca
Il volume ha l’obiettivo di illuminare, attraverso opinioni originali e controcorrente, l’altro lato possibile del voto per la Brexit, dopo il quale in Europa è prevalsa un’opinione ostile e di condanna delle scelte del popolo e del governo britannico. Su tutto questo, la distanza tra popolo ed “esperti”, tra cittadini ed establishment, appare sempre più marcata. In sottofondo, c’è l’antica e mai risolta antinomia tra un mondo anglosassone storicamente capace di scommettere sulla libertà, sulla competizione, sul confronto, e una consolidata tendenza dell’Europa continentale a costruire sistemi politici ed economici consociativi, bloccati e rigidi. In palio non c’è solo il nuovo equilibrio che si verrà a creare tra Londra e Bruxelles, ma anche la capacità di cogliere l’occasione per ridiscutere le regole europee, per costruire alleanze dinamiche e intelligenti, salvo altrimenti accettare come destino irreversibile il predominio franco-tedesco.
Bomba a orologeria. L’autunno rovente della politica italiana
L’AUTUNNO ROVENTE DELLA POLITICA ITALIANA La caduta del governo Draghi e le elezioni del 25 settembre segnano indubbiamente l’apertura di una pagina nuova. Dopo il fallimento di un ciclo politico, fallisce pure la surroga commissariale: e allora, come in un perpetuo gioco dell’oca, si torna (forse) verso la politica, cioè verso governi che siano frutto più diretto della scelta degli elettori. La stagione in cui stiamo entrando è carica di incognite, sia globali sia nazionali: una nuova guerra fredda dalla durata e dagli esiti incertissimi; l’ombra lunga della crisi energetica; l’impennata del costo della vita; e una bassa crescita che, sommata a cicatrici e fragilità antiche, mette a rischio l’economia reale. I nodi restano aggrovigliati, la sfiducia cresce, sale una nuova rabbia. Rischiamo di misurarci con una società spaccata come una mela: da un lato, gli obbedienti e i rassegnati al perpetuarsi di soluzioni emergenziali; dall’altro, una galassia ribellista e arrabbiata. Con uno stile lucido e appassionato, con argomentazioni coraggiose e sempre controcorrente, Daniele Capezzone prova a raccontare la fase rovente verso cui si avvia la nostra politica, e anche a disegnare una pars construens: per capire come ridare all’Italia obiettivi realizzabili e desiderabili sia in politica estera sia in economia. Provarci è difficile; ma il costo del non provarci rischia di essere devastante.
Per una nuova destra. Antitasse, pro libertà, dalla parte dei dimenticati dalla sinistra
La fine del 2021 e il 2022 porteranno inevitabilmente sorprese e potenziali trasformazioni in tutto il mondo: il “post pandemia” sarà una terra incognita, un territorio non mappato. In uno scenario tanto mutevole, occorre porsi subito alcune domande. È finita o no la stagione “sovranista”? Cosa si può ereditare in positivo e cosa va invece corretto e ripensato? La destra ama da anni attaccare il politicamente corretto. Ma, oltre a questo, c’è una pars construens, c’è una volontà di ricostruire? E su che basi? Che cosa intende fare la destra per creare una sua autorevolezza nelle istituzioni, negli apparati dello stato, nella cultura? Avere grande forza elettorale è una precondizione per vincere, ma non basta per governare. Esiste il pericolo che i partiti di destra (governativi e non) risultino marginalizzati, commissariati, percepiti come esclusi dalle decisioni vere e ridotti solo a battaglie di propaganda? Chi sono i forgotten men italiani? Possibile che non si riesca a creare protagonismo sociale e politico di piccole imprese, partite iva, lavoratori autonomi? La destra, retorica a parte, spesso non è stata all’altezza di dare una rappresentanza efficace a questi elettori che pure guardano da quella parte. E ancora, come finirà il testa a testa annunciato dai sondaggi tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni? E che futuro avrà una federazione tra Lega e Forza Italia?
Likecrazia. Lo show della politica in tempo di pace e di Coronavirus
Le guerre rappresentano da sempre uno spartiacque tra un «prima» e un «dopo» Da un lato le attività umane che decrescono in termini di importanza e dall’altro tendenze che subiscono un ingigantimento e una crescita esponenziale. Ed è esattamente ciò che il Coronavirus ha prodotto su un sistema informativo già dominato dall’emozione e dall’istantaneità. In tutto il mondo, da decenni, l’arena politica era stata potentemente trasformata: prima dalla televisione generalista, poi dai social network, e infine dal mix tra vecchi e nuovi media. L’informazione h24, mescolata con l’intrattenimento, ha travolto partiti, linguaggi, classi dirigenti. Da tempo, volenti o nolenti, siamo tutti dentro un immenso talent show, in una chiassosa e permanente diretta multimediale. Questo talent show perenne porta con sé evidenti rischi di superficialità e dilettantismo, con una propensione a votare per la persona con cui si vorrebbe bere un caffè, anziché per l’opzione politica più razionale. E agli eletti può mancare la forza di scegliere soluzioni difficili o programmi impopolari. Ma «è la democrazia, bellezza» Sbaglia un vecchio establishment presuntuoso e spocchioso, più propenso a giudicare il popolo che ad ascoltarlo, a capirlo, a comprenderlo. Questo è il gioco, questa è la nuova agorà e queste sono le sue regole. Daniele Capezzone, che ha conosciuto (e ha lasciato) la trincea della politica attiva, esplora il palco e il retropalco di questo «grande spettacolo» e lo presenta per quello che è, senza pregiudizi, in modo realista e disincantato, tra aneddoti e riflessioni politicamente scorrettissime. Provando a suggerire qualche trucco per proteggerci da tutte le armi di distrazione di massa.
Opinioni:
Politicamente scorrettissimo e con uno stile chiaro e pungente, Daniele Capezzone ci racconta il “grande spettacolo” della politica – LaFeltrinelli
Si può essere d’accordo o in disaccordo con le tesi di questo navigato polemista, ma non si può negargli la capacità di portare argomenti al proprio mulino anziché insultare e diffamare l’avversario dialettico, secondo un abito sempre più diffuso – Stefano Folli, Robinson
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