Questa è la pagina dedicata a Andrea Camilleri.
In questa pagina troverai 10 prodotti, tra cui “Km 123”.
Questo autore può essere considerato uno dei migliori scrittori siciliani che la storia sia stata in grado di regalarci.
Originario di Porto Empedocle, Girgenti, Sicilia, Camilleri inizia gli studi universitari presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, ma non completa la laurea; durante questo periodo pubblica poesie e racconti. Dal 1948 al 1950 studia regia teatrale e cinematografica all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e inizia a lavorare come regista e sceneggiatore, dirigendo soprattutto opere di Pirandello e Beckett. I suoi genitori conoscevano e, a quanto pare, erano “lontani amici” di Pirandello, come racconta nel suo saggio su Pirandello, Biografia del figlio cambiato. Le sue opere più famose, la serie di Montalbano, presentano molti elementi pirandelliani: ad esempio, l’ulivo selvatico che aiuta Montalbano a pensare è in scena nell’ultima opera I giganti della montagna. Con la RAI, Camilleri lavora a diverse produzioni televisive, come Le inchieste del commissario Maigret con Gino Cervi. Nel 1977 torna all’Accademia d’Arte Drammatica, dove ricopre la cattedra di regia cinematografica per 20 anni. Nel 1978 Camilleri scrive il suo primo romanzo Il Corso Delle Cose. A questo segue Un Filo di Fumo nel 1980. Nessuna di queste opere ha goduto di una popolarità significativa. Nel 1992, dopo una lunga pausa di 12 anni, Camilleri riprende a scrivere romanzi. Un nuovo libro, La Stagione della Caccia, diventa un best-seller. Nel 1994 Camilleri pubblica La forma dell’Acqua, il primo di una lunga serie di romanzi che hanno come protagonista il commissario Montalbano, un investigatore litigioso della polizia di Vigàta, un’immaginaria cittadina siciliana. La serie è scritta in italiano, ma con una consistente spruzzata di frasi e grammatica siciliana. Il nome Montalbano è un omaggio allo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán; le somiglianze tra il Pepe Carvalho di Montalban e il detective immaginario di Camilleri sono notevoli. Entrambi gli scrittori fanno uso delle preferenze gastronomiche dei loro protagonisti. Questa interessante stranezza è diventata una specie di moda tra i suoi lettori, anche nell’Italia continentale. L’adattamento televisivo delle avventure di Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, ha accresciuto ulteriormente la popolarità di Camilleri al punto che nel 2003 la città natale di Camilleri, Porto Empedocle – su cui Vigàta è modellata – ha compiuto lo straordinario passo di cambiare il suo nome ufficiale in quello di Porto Empedocle Vigàta, senza dubbio con l’intento di capitalizzare le possibilità turistiche offerte dall’opera dell’autore. Sul suo sito web, Camilleri definisce l’avvincente e sfaccettato personaggio di Montalbano come un “serial killer di personaggi”, nel senso che ha sviluppato una vita propria e richiede grande attenzione da parte dell’autore, a scapito di altri potenziali libri e personaggi. Camilleri ha aggiunto che ogni tanto scriveva un romanzo su Montalbano solo per placare il personaggio e permettergli di lavorare su altre storie. Nel 2012, Il campo del vasaio di Camilleri (tradotto da Stephen Sartarelli) è stato annunciato come vincitore del Crime Writers’ Association International Dagger 2012. L’annuncio è stato dato il 5 luglio 2012 durante la cerimonia di premiazione tenutasi al One Birdcage Walk di Londra. Negli ultimi anni Camilleri ha vissuto a Roma dove ha lavorato come regista televisivo e teatrale. Ad oggi sono state vendute circa 10 milioni di copie dei suoi romanzi, che stanno diventando sempre più popolari nel Regno Unito (dove BBC Four ha trasmesso la serie televisiva Montalbano a partire dalla metà del 2011), in Australia e in Nord America. Oltre al grado di popolarità che gli hanno portato i romanzi, Andrea Camilleri è diventato ancor più un’icona mediatica grazie alle parodie andate in onda in un programma radiofonico della RAI, dove il popolare comico, conduttore televisivo e impressionista Fiorello lo presenta come un personaggio dalla voce rauca e caustica, follemente innamorato delle sigarette e del fumo, dato che in Italia Camilleri era noto per essere un accanito fumatore di sigarette. Si considerava un “ateo non militante”. Il 17 giugno 2019, Camilleri ha subito un infarto. Ricoverato in ospedale in condizioni critiche, è morto il 17 luglio 2019. È stato sepolto nel Cimitero protestante di Roma.
Il ladro di merendine
Terzo giallo di Andrea Camilleri che vede come protagonista Salvo Montalbano, il commissario di stanza a Vigàta, immaginaria cittadina siciliana. Questa volta il commissario, sospetta l’esistenza di un collegamento tra due morti violente: quella di un tunisino imbarcato su di un peschereccio di Mazara del Vallo e quella di un commerciante di Vigàta accoltellato dentro un ascensore. Per Camilleri la Sicilia di oggi è fonte continua di ispirazione e scoperta, di intrecci di romanzo poliziesco e di osservazione su di un costume magari inquietante ma certamente non statico, che gli suggerisce un linguaggio, una parlata mai banale nè risaputa.
La forma dell’acqua
Il primo omicidio letterario in terra di mafia della seconda repubblica – un omicidio eccellente seguito da un altro, secondo il decorso cui hanno abituato le cronache della criminalità organizzata – ha la forma dell’acqua (“”Che fai?” gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. “Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma!” dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”). Prende la forma del recipiente che lo contiene. E la morte dell’ingegnere Luparello si spande tra gli alambicchi ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato affaristico politico-mafioso che domina la cittadina di Vigàta, anche dopo il crollo apparente del vecchio ceto dirigente. Questa è la sua forma. Ma la sua sostanza (il colpevole, il movente, le circostanze dell’assassinio) è più antica, più resistente, forse di maggior pessimismo: più appassionante per un perfetto racconto poliziesco. L’autore del quale, Andrea Camilleri, è uno scrittore e uno sceneggiatore che pratica il giallo e l’intreccio con una facilità e una felicità d’inventiva, un’ironia e un’intelligenza di scrittura che – oltre il divertimento severo del genere giallo – appartengono all’arte del raccontare. Cioè all’ingegno paradossale di far vedere all’occhio del lettore ciò che si racconta, e di contemporaneamente stringere con la sua mente la rete delle sottili intese.
Opinioni:
Scelto da IBS per la Libreria ideale perché Camilleri, con il suo Montalbano, ha rimescolato i canoni del giallo italiano e questo è il primo romanzo di una serie di straordinario successo. – LaFeltrinelli
Magarìa. Oscar Junior
A Lullina piace moltissimo passeggiare con il nonno e ascoltarlo mentre racconta storie incredibili inventate apposta per lei. Ma un giorno il nonno si accorge che la sua picciliddra è distratta e pensierosa e quando le chiede cosa non va lei confessa: tutto dipende da un sogno, il più bizzarro e stravagante che abbia mai fatto. Un omino minuscolo, tutto vestito di giallo, le ha rivelato la formula magica per far scomparire le persone, e Lullina muore dalla voglia di fare una prova! Fi ri ri ri, borerò, parupazio, stonibò, qua non sto: appena le sette parole misteriose escono dalla sua bocca la bambina scompare. Prima incredulo e poi disperato, il nonno si mette a cercarla dappertutto, invano. Possibile che quelle sette parole mammalucchigne abbiano sprigionato una magia tanto potente? Provare per credere! In questa favola sorprendente, con tre possibili finali, il maestro Andrea Camilleri celebra la fantasia e la curiosità dei bambini. Nelle illustrazioni di Giulia Orecchia risplendono i colori di una Sicilia piena di fascino e magia. Età di lettura: da 7 anni.
Opinioni:
Quando i bambini raccontano una storia ai grandi… – LaFeltrinelli
La gita a Tindari
Premio Bancarella 2001. Camilleri inaugura l’anno da poco iniziato con un nuovo romanzo che riporta sulla scena il “suo” Montalbano, il detective ormai più famoso d’Italia, protagonista di complessi casi investigativi e di un fortunatissimo successo letterario. Questa volta le vicende del simpatico poliziotto si svolgono tra Vigàta e Tindari, suggestivo promontorio carico di riminescenze storiche arcaiche, alla ricerca del misterioso legame che ha accomunato nella medesima morte violenta tre persone tra di loro estranee. Grazie al suo inconfondibile intuito professionale e ancor più forse della sua sensibilità di uomo, Montalbano concluderà con successo le indagini, muovendosi al confine tra il mondo della tradizione e il mondo della modernità; lui, cinquantenne, in vena di bilanci e previsioni sulla vita e sul futuro, alle prese con la realtà attuale della tecnologia avanzata e di Internet, che rendono superflua ogni appartenenza, confine o distanza geografica. Un confronto che lo porterà a dubitare persino di non essere adeguato ai tempi. Al di là di questi riflessioni e incertezze che accrescono l’umanità del personaggio, rendendolo una figura ancor più vera e familiare, questo quinto romanzo della “saga” di Montalbano riconferma intatto la sapienza della narrazione di Camilleri, in cui si mescolano il fascino di una lingua costantemente protesa al dialetto, la suggestione dell’intreccio, la vivacità dei personaggi.
Il birraio di Preston
Si capisce, leggendo Camilleri, che il suo piacere letterario maggiore, raccontando vicende della provincia siciliana (fatti veri su cui trama e ordisce la finzione, e quindi in sé semplici se non fossero intricate dall’essere appunto siciliane), è quello di riportare il dialogo vivo. È un piacere che si comunica immediatamente al lettore, per la particolare forza comica dell’arte di Camilleri; ma assieme al piacere, poiché il linguaggio è la casa dell’essere, e con la stessa forza e immediatezza, si comunica una specie di nucleo di verità dell’essere siciliano. L’iperbole e il paradosso della battuta, cui corrispondono l’amara coscienza dell’assurdo in cui siamo e il dolore sordo per l’immutabilità di questa condizione. Camilleri inventa poco delle vicende che trasforma sulla pagina in vorticosi caroselli di persone e fatti – qui il fatto vero, conosciuto dalla celebre Inchiesta sulle condizioni della Sicilia del 1875-76, è il susseguirsi di intrighi, delitti e tumulti seguiti alla incomprensibile determinazione del prefetto di Caltanissetta, il toscano Bortuzzi, di inaugurare il teatro di Caltanissetta con una sconosciuta opera lirica, Il birraio di Preston. E anche in questo attenersi al fondo di verità storica c’è probabilmente un senso preciso: in Sicilia non serve attendere che la storia si ripeta per avere la farsa. La storia, per i siciliani, si presenta subito, al suo primo apparire, con la smorfia violenta e assurda della farsa.
Opinioni:
La storia, per i siciliani, si presenta subito, al suo primo apparire, con la smorfia violenta e assurda della farsa. – LaFeltrinelli
La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta
Questo volume comprende i racconti inediti “La prova” e “La guerra privata di Samuele, detto Leli”. Le altre storie sono state pubblicate in tempi diversi: “L’uomo è forte” in Articolo 1. “Racconti sul lavoro”, Sellerio, 2009; “I quattro Natali di Tridicino” in Storie di Natale, Sellerio, 2016; “La tripla vita di Michele Sparacino” in allegato al «Corriere della Sera», 2008 e Rizzoli, 2009; “La targa” in allegato al «Corriere della Sera», 2011 e Rizzoli, 2015. Una rete di storie, ovvero una proliferazione di intrecci sorprendenti, è questo libro di racconti. La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità, e il talento umoristico, consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi, come nel racconto “I quattro Natali di Tridicino”. La raccolta si apre con una «commedia» di equivoci e tradimenti, dai guizzi sornionamente maliziosi. Si chiude con un racconto di mare di potente nervatura verghiana, calato in un mondo soffuso di antica e dolorosa saggezza: «La vita è come la risacca: un jorno porta a riva un filo d’alga e il jorno appresso se lo ripiglia. […] Ora che aviva portato ‘sto gran rigalo, cosa si sarebbi ripigliata in cangio l’onda di risacca?» Nella montatura centrale, tra varie coloriture sarcastiche, si ingaglioffa nell’abnorme e nell’irragionevole. Ora è la vita da cane di un poveruomo, che si araldizza nel gesto finale, nella desolazione estrema di una autoironia catartica sorvegliata dalla moglie: «C’è luna piena, fa ‘na luci che pare jorno. E allura vidi a sò marito, ‘n mezzo allo spiazzo, mittuto a quattro zampi, che abbaia alla luna. Come un cani. “Sfogati, marito mè, sfogati” pensa. E torna a corcarisi» Ora è la stolidità ilarotragica del fascismo, in due episodi: sull’impostura di un falso eroe patriottico, al quale non si sa come dedicare una targa di pelosa commemorazione; e sulla discriminazione razziale, in un ginnasio, nei confronti di uno studente ebreo che sa però come boicottare e sbeffeggiare, fino alla allegra e fracassosa rivalsa, la persecuzione quotidiana di professori istupiditi dal regime. Si arriva al grottesco di un eccesso di esistenza. All’ignaro Michele Sparacino vengono cucite addosso più vite fasulle. I giornali lo raccontano come «sovversivo», «sobillatore», «agitatore» e infine «disfattista» durante la guerra. È sempre «scangiato per un altro» Ed è ricercato da tutte le autorità. Il vero Michele Sparacino morirà al fronte. Gli verrà dedicata, con tanti onori, una tomba monumentale al milite ignoto. E verrà «scangiato» anche da morto. Un giornalista scriverà infatti: «Avremmo voluto avere oggi davanti a noi i traditori, i vili, i rinnegati, i disertori come Michele Sparacino, per costringerli a inginocchiarsi davanti al sacro sacello…»
Opinioni:
Le storie di Vigàta non finiscono mai di sorprendere, nascono tutte da suggestioni letterarie, tracce del passato, cronache, molte attingono alla vita vera di Camilleri, attraversano la Storia. Sei racconti perfetti e compiuti tanto da costituire quasi un romanzo. – LaFeltrinelli
La consueta concentrazione espressiva, la scrittura scenica di geniale lucidità e il talento umoristico consentono a Camilleri di tradurre con spigliatezza il ludico nel satirico, facendo giocare il tragico con il comico: senza però escludere momenti d’incanti emotivi. – Salvatore Silvano Nigro
Certi momenti
Quasi una vita, momento per momento, quelli più intensi che nel tempo acquistano ancora più vigore e ritornano in tutta la loro vividezza. Tanti incontri qui offerti nella forma del racconto, ognuno dei quali ha una luce, un’atmosfera e dei personaggi indimenticabili che hanno segnato soprattutto la giovinezza e l’adolescenza di Camilleri. Alcuni conosciuti negli anni più maturi, durante la sua carriera di regista teatrale e televisivo, molti altri sconosciuti, che ci riportano ai tempi del fascismo, della guerra, momenti segnati da storie che nei loro risvolti più umani e sinceri acquistano un tratto epico e la magia del ricordo assoluto perché unico nel costituire una tappa, una svolta nella formazione dello scrittore. L’anarchica, invincibile indifferenza di Antonio, insensibile ai richiami militari e agli orrori della guerra; la bellezza sorprendente dell’incontro con un vescovo libero nella mente e nel cuore; l’indelebile ricordo di quella notte di burrasca quando il padre di Camilleri andò a salvare l’eroico comandante Campanella, dato per disperso; il coraggio della “Sarduzza” e la determinazione nel difenderla dal tenente tedesco; l’ultimo saluto a “Foffa”, prostituta per necessità, sola nella vita e negli affetti. Intermezzati gli uni con gli altri ecco l’incontro con Primo Levi e i suoi silenzi, la stravaganza di Gadda e la suscettibilità di D’Arrigo, il franco scontro con Pasolini riguardo alla regia di una sua opera teatrale, poco prima della sua morte…
Topiopì
In quel momento il pulcino solitario si voltò, mi vide, zampettò verso di me e quando mi fu vicinissimo mi guardò e fece «Piopì» Forse si era presentato? Per il sì o per il no mi presentai anch’io: «Piacere mi chiamo Nené» Questa non è una favola, ma una storia vera… Nenè frequenta la scuola elementare e trascorre l’estate in campagna, dai nonni. Gli piace alzarsi presto per accompagnare la contadina Rosalia a dare da mangiare agli animali: la mula, il cavallo, l’asino, e poi il gallo, le galline, i conigli e le capre. Un giorno Nenè trova ad attenderlo una sorpresa: in fondo al pollaio c’è una cesta con una dozzina di pulcini appena nati, una tenera massa di piume, zampette e minuscoli becchi che pigolano. In disparte c’è un pulcino solitario, più piccolo e spelacchiato degli altri, che comincia a seguire Nenè dappertutto. La nonna dà al nipotino il permesso di tenere il pulcino con sé e, da quel momento, lui e Piopì diventano inseparabili. Finché, un pomeriggio, arriva nel baglio l’asino, carico di quattro sacchi molto pesanti, e Nenè si avvicina per fargli una carezza… Età di lettura: da 7 anni.
Opinioni:
Dal grande Maestro, un dolcissimo ricordo d’infanzia. – LaFeltrinelli
Maruzza Musumeci
La storia comincia a Vigàta nel gennaio del 1890. Gnazio ritorna dall’America dopo 25 anni di assenza. Ci era andato a lavorare giovane perché in paese era rimasto solo. Sapeva solo “arrimunnari “gli alberi, ma alla perfezione tanto da essere assunto a New York come giardiniere. Poi, una brutta caduta da un pino, i soldi dell’assicurazione e il ritorno a Vigàta con un piccolo gruzzolo, sufficiente a comprare un pezzo di terra. Se ne era innamorato subito Gnazio, perché al centro di quella terra, stretta tra ciclo e mare, troneggiava un ulivo secolare, la gente diceva che aveva più di mille anni. La terra era rinata con le sue amorevoli cure, rivoltata e bagnata, popolata di animali, abbellita da una costruzione tirata su pietra su pietra e ora a 45 anni Gnazio era desideroso di farsi una famiglia. È l’esperta di erbe e guarigioni, la vecchia Fina, a trovargli una moglie, Maruzza Musumeci, bella come il sole. Chi sa perché quella ragazza non aveva mai trovato marito. Forse per certe sue stramberie? Le nozze, poi i figli. La famiglia di Gnazio e Maruzza cresce, prima nasce Cola, poi Resina, dalla voce ammaliante, poi Calorio e Ciccina, e cresce anche la casa… Una favola in cui si intrecciano mito e storia, ma anche arte, architettura, astrologia. Una fantasia sconfinata imbrigliata nel racconto di una vita vissuta intensamente.
Km 123
Tutto inizia con un cellulare spento. A telefonare è Ester, a non rispondere è Giulio, finito in ospedale a causa di un brutto tamponamento sulla via Aurelia. A riaccendere il telefonino, invece, è Giuditta, la moglie di Giulio, che ovviamente di Ester non sa nulla. Potrebbe essere l’inizio di una commedia rosa, ma il colore di questa storia è decisamente un altro: un testimone, infatti, sostiene che quello di Giulio non sia stato un incidente, ma un tentato omicidio, e la pratica passa dagli uffici dell’assicurazione a quelli del commissariato…
Opinioni:
Andrea Camilleri, maestro indiscusso del giallo d’autore italiano, ci regala un pasticciaccio pieno di humour e altrettanto mistero, in cui tutti i personaggi – e noi che leggiamo con loro – indizio dopo indizio si convincono di aver indovinato la verità. – LaFeltrinelli
Ora ti faccio una domanda alla quale devi rispondere con un monosillabo. Chi è il capo qua dentro? Io o tu? – Anonimo
Lei. – Anonimo
Allora le mie ipotesi valgono più delle tue. E non c’è altro da dire. Chiaro, Bongioà? – Anonimo
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