Questa è la pagina dedicata a Helena Janeczek.
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La ragazza con la Leica
Cibo
Il cibo è memoria e nostalgia, amore e ossessione, condivisione e solitudine: una storia che ci riguarda tutti. Dalla vincitrice del Premio Strega 2018. «Helena Janeczek ci ricorda che il cibarsi rimane ancora un atto ancestrale e misterioso, che il corpo può essere una goffa intercapedine tra noi e tutto il resto: un buon viatico per l’imminente prova costume» – Matteo Di Gesù, Robinson
Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo, diceva Oscar Wilde. Oggi è diventato una delle principali occupazioni, ossessioni, manie; la cucina insieme all’ordalia igienista di ciò che fa bene o fa male sono le ronzanti colonne sonore delle nostre giornate. Prendere sul serio il cibo, però, è altra questione. Di certo, senza tanto proporselo, lo fanno Elena, la donna che si racconta in questo libro, e Daniela, la massaggiatrice alla quale si rivolge per impegnarsi a fondo in una dieta dimagrante e rimodellare il proprio corpo. Perché quello che condividono durante le loro sedute è qualcosa di profondo. A ogni piatto che nominano, a ogni ricetta o tradizione rievocata, riaffiorano un ricordo, un’amicizia, un amore, un rito di famiglia, una ferita. Le creme di piselli e i krapfen delle feste di Ulrike, anoressica per desiderio di perfezione, nella Monaco dell’infanzia e dell’adolescenza di Elena; i praghesi gnocchi di pane alla prugna di Ružena, obesa per allontanare l’incubo dei carri armati sovietici e il dolore dell’esilio; i gattò di Teresa, che rivendica cucinando la sua identità; i pranzi domenicali della nonna veneta e contadina di Daniela; fino alle aringhe salate che risvegliano in Elena la memoria dei kiddush del sabato nella sua famiglia ebraica, e soprattutto del padre scomparso troppo presto. Alla fine di un romanzo che mescola e unisce, come fa il cibo, individui e culture, Helena Janeczek si riserva ancora lo spazio di una riflessione su una tragedia dei nostri anni, il crollo delle Twin Towers, attraverso le storie dei cuochi che nelle torri lavoravano. La nuova edizione di Cibo, uscito nel 2001 e ripubblicato da Guanda.Le rondini di Montecassino. Nuova ediz.
Montecassino, 1944. Per quattro mesi gli alleati tentano di sfondare le linee tedesche. Su quel fronte terribile non sono impegnati solo americani e inglesi, ma anche truppe di altri continenti che il vortice della guerra mondiale ha risputato in Ciociaria: indiani, nepalesi, magrebini e persino un battaglione di maori della Nuova Zelanda. Ci sono i polacchi, un esercito di ex deportati del Gulag che combattono in terra straniera per la libertà da Stalin e da Hitler. Fanno parte di quella strana compagine anche un migliaio di ebrei, che imbracciano le armi per il puro diritto a esistere. E ci sono i civili, tra due fuochi. Chi erano quegli uomini che, pur dalla parte dei vincitori, vanno incontro a un destino di vinti? E quali segni ha lasciato l’immenso sconvolgimento della Seconda guerra mondiale? Helena Janeczek cerca di rispondere con un affresco di storie che, ricongiungendo il passato al presente, nascono sia dall’invenzione, sia dallo scavo nella memoria più personale. Partendo con un taxi da Milano, incontriamo John Wilkins, sergente texano, Rapata Sullivan, nipote di un veterano maori, Edoardo e Anand, ragazzi cresciuti a Roma che a Cassino vanno per spirito di avventura, e ancora, Irka, fuggita dal ghetto per ritrovarsi in Siberia dove finisce anche il soldato Milek, reduce ebreo-polacco, morto a Milano senza trasmettere ai suoi figli un’esperienza fatta di orrore e di coraggio. Balena così, da una vicenda all’altra, l’idea di fondo che ciò che ci lega al passato non sia l’imperativo di trarre lezioni dalla storia, ma la stessa sostanza di cui sono tessuti i nostri rapporti più veri e più vivi: quella per cui continuano a esserci per sempre coloro che abbiamo amato.
Opinioni:
Dall’autrice di La ragazza con la Leica, Premio Strega 2018 – LaFeltrinelli
Helena Janeczek scrive un romanzo potentissimo… Montecassino diviene la guerra di tutti, il luogo da cui tutti veniamo – Roberto Saviano, la Repubblica
Cibo
Una volta il cibo poteva essere un peccato e nella Commedia di Dante i golosi marcivano all’inferno. Oggi mangiare non è più un peccato ma non è neanche un piacere banalmente lecito; è uno specchio profondo dell’anima. Il cibo è memoria, è malattia, è nostalgia, è rifugio, è volersi bene e farsi del male. Le storie raccontate in questo libro, che intreccia narrazione e riflessione, hanno per protagonisti uomini irrequieti, donne comuni e complesse, esuli o nomadi, un’umanità per cui mangiare è amare e soffrire, amarezza e dolcezza, ricordo e oblio, comunicazione e segregazione.
Lezioni di tenebra
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