È difficile stabilire quali siano i migliori libri di Montale.
Ma possiamo di certo dire che Montale è fra i poeti più grandi del secolo: probabilmente il maggiore in Italia e, certo, tra i più importanti della letteratura europea del Novecento.
I libri di Montale e la sua esperienza poetica coprono circa sessant’anni, dal 1920, quando scrisse le sue prime poesie, al 1980. Ha accompagnato quindi buona parte del secolo.
Possiamo distinguere la vita e la scrittura di libri di Montale in cinque periodi ben distinti.
Il primo Montale: La Liguria e gli Ossi di seppia (1896 – 1926)
Ossi di seppia è un grande classico, una tappa esistenziale nel cammino della poesia europea del Novecento, un’opera in cui la tensione ininterrotta del pensiero si esprime nella sintesi di uscite folgoranti, ma anche nell’articolarsi per immagini della meditazione lirica. Il libro si propone come strumento non solo di lettura ma anche di approfondimento e studio degli Ossi di seppia. Il testo, corredato da un cappello introduttivo e da un commento a cura di Pietro Cataldi e Floriana d’Amely, è infatti accompagnato dall’importante saggio di uno dei nostri maggiori critici, Pier Vincenzo Mengaldo da un profilo biografico dell’autore, da una bibliografia sull’opera e da un intervento di un poeta e critico come Sergio Solmi.
«Codesto solo oggi possiamo dirti, | ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.»
–
LaFeltrinelli
Ossi di seppia
Opinioni:
Il secondo Montale: Le Occasioni e il periodo fiorentino (1927-1948)
Dopo il grande esordio di Ossi di seppia, con Le occasioni (1939) Eugenio Montale compiva un altro passo decisivo nel movimento della poesia novecentesca, introducendo modalità espressive capaci di imporsi come esempio imprescindibile, quasi come una nuova grammatica della ricerca poetica. Lo scrive Luigi Blasucci: «con Montale si assiste non solo a un arricchimento del lessico poetico nell’ambito della realtà naturale, ma a un’estensione di quel lessico al mondo degli oggetti, artigianali, meccanici o tecnologici; quegli oggetti, grandi e piccoli, che popolano la nostra quotidianità di moderni e che Montale è riuscito per primo a guadagnare alla dicibilità poetica: dal rimorchiatore alla petroliera, dalla matita delle labbra all’orologio da polso» Il poeta realizza dunque un’operazione potentemente inclusiva, e cioè quella «immissione del reale anche umile nel lessico aristocratico e schivo della nostra poesia, e più propriamente della nostra poesia lirica: un processo iniziatosi con la letteratura romantica e proseguito con varietà di motivazioni letterarie, ma con continuità di direzione, nella poesia del secondo Ottocento e del primo Novecento» Eppure, e a segnalarlo è Vittorio Sereni, l’eco delle sue parole lascia in noi «una memoria d’assoluto. Montale è il primo poeta nostro che abbia saputo rivelare, attraverso la propria intima problematicità, tutte le risorse di poesia che il nostro mondo moderno racchiude» Capolavoro della poesia mondiale, Le occasioni è qui accompagnato da un ampio commento di Tiziana de Rogatis, che ci consente di entrare nel vivo del dettaglio, di perlustrare a fondo il testo, ricavandone sempre nuove scoperte di senso, sempre più aperte emozioni. Con un saggio di Luigi Blasucci e uno scritto di Vittorio Sereni.
Capolavoro della poesia mondiale, Le occasioni è qui accompagnato da un ampio commento di Tiziana de Rogatis, che ci consente di entrare nel vivo del dettaglio, di perlustrare a fondo il testo, ricavandone sempre nuove scoperte di senso, sempre più aperte emozioni
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LaFeltrinelli
Le occasioni
Opinioni:
Il terzo Montale: La bufera e altro e il lavoro giornalistico a Milano (1948-1964)
«Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amore mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbacini nell’Antro e si distrugga
in Lui, per tutti»
«Un libro straordinariamente ricco per architettura compositiva, varietà tematica, riferimenti storici ed esistenziali, registri espressivi ma anche soprattutto per la presenza di sensi simbolici e allegorici» – Il Venerdì Nel 1956, diciassette anni dopo “Le occasioni”, Eugenio Montale pubblica il terzo grande capitolo della sua opera in versi, “La bufera e altro”, che ne conferma la piena, esemplare centralità nel panorama della poesia del Novecento. La “bufera” del titolo è da riferirsi alla guerra, e dunque all’attraversamento di una tragedia storica, ma, come lo stesso autore chiarì, «è anche guerra cosmica, di sempre e di tutti». E dunque il libro si caratterizza per una aperta tematica vertiginosa, che oltrepassa l’epoca stessa della sua composizione. In questo quadro straordinariamente complesso trovano spazio le figure femminili di interlocutrici privilegiate come Clizia e Volpe, ma anche l’ardua meditazione a ridosso delle ombre degli scomparsi, spinta fino a quella che Gianfranco Contini definì «l’abolizione della barriera fra vita e morte». Montale si muove in un ampio territorio, insieme reale e allegorico, quotidiano e apocalittico, variando i toni, passando dagli accenti più alti a soluzioni epigrammatiche in una lingua di più prosastica e meno lirica eleganza. La bufera e altro si impose subito come un nuovo capolavoro, che oggi possiamo finalmente leggere con l’ausilio di un innovativo, attesissimo commento e di importanti contributi saggistici, tra cui quello di Franco Fortini, che di questi testi ebbe a scrivere: «Rattrappite e indistruttibili, le poesie di Montale sono state per me il paragone stesso della poesia intesa come veglia d’armi e arte regia. Non le rileggo: ma in certe ore si aprono nella memoria, rompendo grumi e cartilagini dell’età sanguinosa che con noi hanno attraversata».
La bufera e altro. Ediz. commentata
Il quarto Montale: le poesie di Satura e la nomina a senatore a vita (1964-1971)
Quindici anni dopo La bufera, Satura – il quarto libro di Eugenio Montale – contribuì nel 1971 a dare alla voce del grande poeta una sorprendente nuova fisionomia. Una novità costruita su due diversi movimenti: il primo, più breve, Xenia I e II, si fonda sulle emozioni legate alla scomparsa della moglie; il secondo, Satura I e II, si rifà alla “satura” latina, ed è articolato con caustica ironia nell’osservazione critica di una realtà in vistoso mutamento. Netta, quindi, la distanza dal precedente capolavoro; infatti, scrive Romano Luperini, qui l’ormai classica pronuncia di Montale «tende decisamente alla discesa, l’abbassamento è costante, la direzione prosastica e desublimante prevalente. Nel linguaggio, nel tono, nella metrica si riprende la linea prosastica già affiorante negli Ossi. […] L’allegorismo persiste, ma non è più propositivo, bensì apocalittico e giudicante: non canta il valore, ma prende atto del disvalore dilagante e attesta ormai solo un coraggio di vivere ridotto ad atto privato. Luci e barbagli del vecchio splendore s’illuminano solo a intermittenza, sempre più affievoliti» Su certi aspetti, essenziali in questo nuovo, e fortemente comunicativo percorso montaliano, insiste anche Franco Fortini, che sottolinea «il dimesso quotidiano» del tono che avvolge e coinvolge la figura della moglie, evidenzia la felice tendenza di Montale a creare personaggi, ma considera anche la sua necessità di farsi «poeta “comico” di un mondo» ormai «già toccato di senilità» Grazie all’ampio commento di Riccardo Castellana possiamo tornare ad apprezzare questa importante fase montaliana, fertile di ulteriori sviluppi nel successivo percorso diaristico. Con un saggio di Romano Luperini e uno scritto di Franco Fortini.
Un’importante fase montaliana, fertile di ulteriori sviluppi nel successivo percorso diaristico
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LaFeltrinelli
Satura
Opinioni:
Il quinto Montale: il Premio Nobel e la stagione dei Diari e di Altri versi (1964-1971)
Antologia da «Altri versi»
L’ultima raccolta di Eugenio Montale, “Altri versi”, costituisce un imprescindibile tassello per comprendere l’opera del Premio Nobel ligure, una lettura che saprà catturare l’interesse non soltanto degli studiosi, ma di tutti gli appassionati della poesia del Novecento. In questa fase conclusiva e riepilogativa dell’intera produzione in versi, l’autore recupera alcuni dei suoi temi fondamentali: luoghi e persone del passato ritornano protagonisti di un rinnovato mito poetico. Il risultato è, secondo la definizione di Montale stesso, «qualcosa che è a mezza strada tra un commento ai libri precedenti e un libro nuovo», inatteso frutto di un’ultima stagione creativa che sorprende per la vivacità dell’ispirazione e la freschezza stilistica. In questa antologia sono proposte dieci tra le poesie più significative di Altri versi, un piccolo assaggio di un’opera ancora poco conosciuta e priva di un apparato esegetico integrale. Oltre a una prefazione di Alberto Casadei, il volume comprende introduzione, commento ai testi e bibliografia a cura di Ida Duretto. A illustrazione delle liriche sono stati scelti alcuni quadri di importanti pittori italiani dell’epoca insieme alle fotografie dei luoghi e dei personaggi che hanno ispirato questi versi.
Perchè leggere i Libri di Montale?
L’originalità dei libri di Montale sta nel modo in cui ha conciliato, nei primi tre libri, classicismo e modernismo, stile elevato e confronto con la realtà, e negli ultimi, dopo la svolta di Satura, prosasticità e impegno filosofico, gioco e protesta.
Per questo sforzo di congiungere classicità e modernit, per la tenacia con cui ha perseguito un rapporto con la storia, con la dimensione etica, con il mondo fisico e con l’esperienza concreta, Montale ha fondato un canone poetico che appare oggi centrale e comunque diverso da quelli che hanno come capostipiti Ungaretti e Saba.
La linea di Montale è centrale non solo perchè si pone in posizione intermedia fra quella di Ungaretti e di Saba, ma anche e soprattutto perchè condiziona profondamente tutte le più importanti esperienze poetiche successive.
Oltre ai libri di Montale che abbiamo indicato sopra si segnaliamo quelli più venduti su amazon in una classifica qui sotto.
Tutte le poesie
«La mia poesia va letta insieme, come una poesia sola. Non voglio fare il paragone con la “Divina Commedia”, ma i miei tre libri li considero come tre cantiche, tre fasi di una vita umana» dichiarò Montale nel 1966; e ancora nel 1977 affermò di aver scritto, in tutta la vita, «un solo libro» Un libro in cui ciascuna delle otto raccolte appare come un capitolo dell’opera unitaria, all’interno della quale trova il suo pieno significato. Dagli «Ossi di seppia» del 1925, fino al «Diario del ’71 e del ’72», oltre alle traduzioni e alle poesie disperse, questo volume offre una panoramica completa della produzione di un poeta che ha esercitato un’azione profonda e duratura sulla letteratura di tutto il Novecento, e ne è stato indiscusso protagonista.
Ossi di seppia
Ossi di seppia è un grande classico, una tappa esistenziale nel cammino della poesia europea del Novecento, un’opera in cui la tensione ininterrotta del pensiero si esprime nella sintesi di uscite folgoranti, ma anche nell’articolarsi per immagini della meditazione lirica. Il libro si propone come strumento non solo di lettura ma anche di approfondimento e studio degli Ossi di seppia. Il testo, corredato da un cappello introduttivo e da un commento a cura di Pietro Cataldi e Floriana d’Amely, è infatti accompagnato dall’importante saggio di uno dei nostri maggiori critici, Pier Vincenzo Mengaldo da un profilo biografico dell’autore, da una bibliografia sull’opera e da un intervento di un poeta e critico come Sergio Solmi.
Opinioni:
«Codesto solo oggi possiamo dirti, | ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.» – LaFeltrinelli
Satura
Quindici anni dopo La bufera, Satura – il quarto libro di Eugenio Montale – contribuì nel 1971 a dare alla voce del grande poeta una sorprendente nuova fisionomia. Una novità costruita su due diversi movimenti: il primo, più breve, Xenia I e II, si fonda sulle emozioni legate alla scomparsa della moglie; il secondo, Satura I e II, si rifà alla “satura” latina, ed è articolato con caustica ironia nell’osservazione critica di una realtà in vistoso mutamento. Netta, quindi, la distanza dal precedente capolavoro; infatti, scrive Romano Luperini, qui l’ormai classica pronuncia di Montale «tende decisamente alla discesa, l’abbassamento è costante, la direzione prosastica e desublimante prevalente. Nel linguaggio, nel tono, nella metrica si riprende la linea prosastica già affiorante negli Ossi. […] L’allegorismo persiste, ma non è più propositivo, bensì apocalittico e giudicante: non canta il valore, ma prende atto del disvalore dilagante e attesta ormai solo un coraggio di vivere ridotto ad atto privato. Luci e barbagli del vecchio splendore s’illuminano solo a intermittenza, sempre più affievoliti» Su certi aspetti, essenziali in questo nuovo, e fortemente comunicativo percorso montaliano, insiste anche Franco Fortini, che sottolinea «il dimesso quotidiano» del tono che avvolge e coinvolge la figura della moglie, evidenzia la felice tendenza di Montale a creare personaggi, ma considera anche la sua necessità di farsi «poeta “comico” di un mondo» ormai «già toccato di senilità» Grazie all’ampio commento di Riccardo Castellana possiamo tornare ad apprezzare questa importante fase montaliana, fertile di ulteriori sviluppi nel successivo percorso diaristico. Con un saggio di Romano Luperini e uno scritto di Franco Fortini.
Opinioni:
Un’importante fase montaliana, fertile di ulteriori sviluppi nel successivo percorso diaristico – LaFeltrinelli
Fuori di casa
Secondo libro di prose dopo “Fartalla di Dinard”, “Fuori di casa” raccoglie scritti di viaggio che risalgono agli anni dal 1946 al 1964: un vero e proprio diario di esperienze di vita composto di servizi giornalistici, appunti, ritratti o racconti minimi. I luoghi visitati vanno dalle natie Cinque Terre ai Paesi europei fino al Medio Oriente; che sia inviato dal suo giornale o in vacanza, Montale osserva il mondo con sguardo curioso e attento: un occhio alle “cose”, l’altro sempre teso a seguire, nelle “cose” stesse, la nascita della propria poesia. Vera miniera di commenti e suggestioni utili per comprendere la poesia montaliana dalla “Bufera” a “Satura”, pur nella varietà delle occasioni che lo hanno generato “Fuori di casa” è un libro di esemplare compiutezza formale.
Le occasioni
Dopo il grande esordio di Ossi di seppia, con Le occasioni (1939) Eugenio Montale compiva un altro passo decisivo nel movimento della poesia novecentesca, introducendo modalità espressive capaci di imporsi come esempio imprescindibile, quasi come una nuova grammatica della ricerca poetica. Lo scrive Luigi Blasucci: «con Montale si assiste non solo a un arricchimento del lessico poetico nell’ambito della realtà naturale, ma a un’estensione di quel lessico al mondo degli oggetti, artigianali, meccanici o tecnologici; quegli oggetti, grandi e piccoli, che popolano la nostra quotidianità di moderni e che Montale è riuscito per primo a guadagnare alla dicibilità poetica: dal rimorchiatore alla petroliera, dalla matita delle labbra all’orologio da polso» Il poeta realizza dunque un’operazione potentemente inclusiva, e cioè quella «immissione del reale anche umile nel lessico aristocratico e schivo della nostra poesia, e più propriamente della nostra poesia lirica: un processo iniziatosi con la letteratura romantica e proseguito con varietà di motivazioni letterarie, ma con continuità di direzione, nella poesia del secondo Ottocento e del primo Novecento» Eppure, e a segnalarlo è Vittorio Sereni, l’eco delle sue parole lascia in noi «una memoria d’assoluto. Montale è il primo poeta nostro che abbia saputo rivelare, attraverso la propria intima problematicità, tutte le risorse di poesia che il nostro mondo moderno racchiude» Capolavoro della poesia mondiale, Le occasioni è qui accompagnato da un ampio commento di Tiziana de Rogatis, che ci consente di entrare nel vivo del dettaglio, di perlustrare a fondo il testo, ricavandone sempre nuove scoperte di senso, sempre più aperte emozioni. Con un saggio di Luigi Blasucci e uno scritto di Vittorio Sereni.
Opinioni:
Capolavoro della poesia mondiale, Le occasioni è qui accompagnato da un ampio commento di Tiziana de Rogatis, che ci consente di entrare nel vivo del dettaglio, di perlustrare a fondo il testo, ricavandone sempre nuove scoperte di senso, sempre più aperte emozioni – LaFeltrinelli
La bufera e altro. Ediz. commentata
«Guarda ancora in alto, Clizia, è la tua sorte, tu che il non mutato amore mutata serbi, fino a che il cieco sole che in te porti si abbacini nell’Antro e si distrugga in Lui, per tutti» «Un libro straordinariamente ricco per architettura compositiva, varietà tematica, riferimenti storici ed esistenziali, registri espressivi ma anche soprattutto per la presenza di sensi simbolici e allegorici» – Il Venerdì Nel 1956, diciassette anni dopo “Le occasioni”, Eugenio Montale pubblica il terzo grande capitolo della sua opera in versi, “La bufera e altro”, che ne conferma la piena, esemplare centralità nel panorama della poesia del Novecento. La “bufera” del titolo è da riferirsi alla guerra, e dunque all’attraversamento di una tragedia storica, ma, come lo stesso autore chiarì, «è anche guerra cosmica, di sempre e di tutti». E dunque il libro si caratterizza per una aperta tematica vertiginosa, che oltrepassa l’epoca stessa della sua composizione. In questo quadro straordinariamente complesso trovano spazio le figure femminili di interlocutrici privilegiate come Clizia e Volpe, ma anche l’ardua meditazione a ridosso delle ombre degli scomparsi, spinta fino a quella che Gianfranco Contini definì «l’abolizione della barriera fra vita e morte». Montale si muove in un ampio territorio, insieme reale e allegorico, quotidiano e apocalittico, variando i toni, passando dagli accenti più alti a soluzioni epigrammatiche in una lingua di più prosastica e meno lirica eleganza. La bufera e altro si impose subito come un nuovo capolavoro, che oggi possiamo finalmente leggere con l’ausilio di un innovativo, attesissimo commento e di importanti contributi saggistici, tra cui quello di Franco Fortini, che di questi testi ebbe a scrivere: «Rattrappite e indistruttibili, le poesie di Montale sono state per me il paragone stesso della poesia intesa come veglia d’armi e arte regia. Non le rileggo: ma in certe ore si aprono nella memoria, rompendo grumi e cartilagini dell’età sanguinosa che con noi hanno attraversata».
Antologia da «Altri versi»
L’ultima raccolta di Eugenio Montale, “Altri versi”, costituisce un imprescindibile tassello per comprendere l’opera del Premio Nobel ligure, una lettura che saprà catturare l’interesse non soltanto degli studiosi, ma di tutti gli appassionati della poesia del Novecento. In questa fase conclusiva e riepilogativa dell’intera produzione in versi, l’autore recupera alcuni dei suoi temi fondamentali: luoghi e persone del passato ritornano protagonisti di un rinnovato mito poetico. Il risultato è, secondo la definizione di Montale stesso, «qualcosa che è a mezza strada tra un commento ai libri precedenti e un libro nuovo», inatteso frutto di un’ultima stagione creativa che sorprende per la vivacità dell’ispirazione e la freschezza stilistica. In questa antologia sono proposte dieci tra le poesie più significative di Altri versi, un piccolo assaggio di un’opera ancora poco conosciuta e priva di un apparato esegetico integrale. Oltre a una prefazione di Alberto Casadei, il volume comprende introduzione, commento ai testi e bibliografia a cura di Ida Duretto. A illustrazione delle liriche sono stati scelti alcuni quadri di importanti pittori italiani dell’epoca insieme alle fotografie dei luoghi e dei personaggi che hanno ispirato questi versi.
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