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Difesa del comportamentismo
Dal comportamentismo alla terapia del comportamento
Un manuale che racconta la storia dello sviluppo del comportamentismo e della terapia del comportamento da Watson e Pavlov, Beck, Hayes, Segelman, fino alla terza ondata di terapia cognitivo comportamentale. Una ricostruzione che consente di verificare non solo quanto delle basi comportamentali vive ancora e quanto invece sia filtrato in nuovi approcci, ma anche come si sia passati dalla visione comportamentistica e cognitivista all’ACT, alla mindfulness ecc. Ma soprattutto un viaggio che permette di comprenderne il futuro. Non sono molte le psicoterapie che possono vantare una connessione con la psicologia scientifica. La terapia del comportamento è una di queste. Essa infatti affonda le sue radici nella psicologia sperimentale: da questa ha tratto ispirazione per elaborare veri e propri programmi d’intervento, impiegabili nel trattamento di disturbi psicologici di varia natura, tipici sia dell’adulto sia dei soggetti in età evolutiva. Ma, al di là dei problemi trattati, va a merito della terapia del comportamento aver introdotto nella psicoterapia tradizionale il gusto della verifica attraverso l’impiego di modelli non più basati sui gruppi ma sull’analisi scientificamente attendibile del singolo soggetto. La terapia del comportamento, come d’altro canto altre forme di psicoterapia, avrà una vita lunga ma non eterna. Quello che però resterà è la stretta alleanza con la psicologia scientifica, dalla quale ha derivato teorie, concetti e metodologia che le garantiscono un futuro e che caratterizzano ogni intrapresa scientifica.
Cent’anni di comportamentismo. Dal manifesto di Watson alla teoria della mente, dalla BT all’ACT
Le persone sensibili hanno una marcia in più
La predisposizione innata a percepire gli stimoli in modo più differenziato e intenso rispetto alla media è spesso un vantaggio, ma di frequente è vissuto con disagio. Anche perché non sempre questo dono viene apprezzato dagli altri e, nonostante l’ipersensibile tenda a rinunciare a se stesso adeguandosi alle esigenze degli altri, non mancano i rimproveri: “Devi sempre essere così emotivo?” Molti, così, soffrono per questo loro aspetto caratteriale: sono più vulnerabili, più soggetti allo stress e spesso insicuri. L’autore affronta qui questo problema, ancora ampiamente ignorato e poco trattato, aiutando gli ipersensibili a capire il motivo del loro “sentirsi diversi”. Invita e guida i lettori verso l’adozione di un nuovo atteggiamento che permetta loro di contenere gli effetti più negativi dell’ipersensibilità, insegna a smettere di acconsentire a richieste eccessive o di risentire dei troppi stimoli esterni, imparando a porre confini più netti tra sé e il mondo. Permette di valorizzare la capacità di empatia, senza esserne sopraffatti. Gli spunti di riflessione, i numerosi suggerimenti sono utili a chi vuole imparare a gestire da solo e in modo costruttivo la propria sensibilità, sia nella vita privata sia professionale, e a proteggersi in modo più efficace a livello mentale ed energetico, così che l’ipersensibilità possa tornare a essere quello che realmente è: un’incomparabile risorsa interiore.
Opinioni:
Gli spunti di riflessione, i numerosi suggerimenti sono utili a chi vuole imparare a gestire da solo e in modo costruttivo la propria sensibilità. – LaFeltrinelli
Persone altamente sensibili: Come stare in equilibrio quando il mondo ti travolge
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