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Ciao e Bentornati nel Progetto Migliori Libri.
In questo articolo andremo a vedere insieme i migliori libri di Pirandello, oltre ad analizzarne insieme pensiero e stile di scrittura.
La fama di Pirandello è giustificata dal suo essere riuscito a rinnovare la letteratura italiana in forma e genere, tracciando una linea netta tra il prima e dopo di romanzi, novelle e opere teatrali.
Come e perché lo vedremo a breve in questo articolo.
Se non sai cosa sia il progetto migliori libri, sappi che è un archivio online di contenuti inerenti il mondo dei libri, nel quale i lettori possono tornare in cerca di ispirazione per nuove letture.
La vita di Pirandello
Pirandello nacque durante un’epidemia di colera nel 1867 nell’attuale Agrigento.
Trovandosi in una famiglia agiata, proprietaria di una miniera di zolfo, pirandello godette di un’ottima formazione scolastica e di un’infanzia relativamente felice, che lo vide autore della sua prima opera, “Barbaro”, già all’età di 11 anni.
Prosegui i suoi studi fino alla laurea, ed ebbe modo di conoscere importanti agganci che lo avrebbero fatto entrare nei salotti intellettuali frequentati solo da chi contava davvero qualcosa.
Si sposò con una benestante e mise su una famiglia numerosa, ma il dramma era dietro l’angolo.
Infatti nel 1903, l’allagamento della miniera di zolfo del padre fece da colpo di grazia sia per le entrate economiche della sua famiglia, sia per la moglie antonietta, che convertì le sue già note scenate di gelosia in vera malattia mentale, costringendola prima a un lungo ricovero in ospedale psichiatrico, e poi alla morte.
La morte di pirandello invece avvenne nel 1936, non prima però di essersi reso immortale grazie alle sue opere, e di aver aggiunto al suo arredamento un bel premio nobel per la letteratura, datato 1934.
Influenze sulla scrittura
Tre ambienti diversi influirono sulla scrittura dei libri di Pirandello e sulla sua formazione psicologica e culturale: quello tedesco e quello romano.
Allo stesso tempo è possibile distinguere cinque fasi della vita e della produzione letteraria e teatrale di Pirandello:
- La formazione (1867-1892)
- La coscienza della crisi (1892-1903) e del primo affiorare delle tematiche relativistiche
- Il periodo della narrativa umoristica (1904-1915)
- Il periodo del teatro umoristico e del successo internazionale (1926-1925)
- La stagione surrealistica (1926-1936) dei “miti teatrali” e delle ultime novelle
Pirandello è lo scrittore italiano del Novecento più famoso del mondo.
Con i libri di Pirandello entrano nella letteratura italiana alcuni caratteri fondamentali della ricerca dell’avanguardia europea nel primo Novecento: la crisi delle ideologie e il conseguente relativismo, il gusto per il paradosso, la tendenza alla scomposizione e alla deformazione grottesca ed espressionistica, la scelta della dissonanza, dell’ironia, dell’umorismo, dell’allegoria.
Con Svevo, Musil, Kafka e Joyce egli contribuisce a fondare in Europa un nuovo tipo di letteratura.
Opere e stile di scrittura di Pirandello
Pirandello ci ha lasciato romanzi, poesie, saggi (come umorismo, che vedremo a breve), ma anche centinaia di novelle, e soprattutto decine di opere teatrali.
Ho detto soprattutto perché seppur i romanzi di Pirandello ottennero grande diffusione in Italia, fu il suo teatro a portarlo al successo internazionale.
Le opere di pirandello sono un classico della letteratura italiana e quindi spesso associate al noioso ambito scolastico.
Lette da grandi però, dove si legge per riflettere e crescere, piuttosto che per prendere un buon voto, queste opere riescono a stupire con sfumature di colore che occhi più giovani non potevano vedere, e non ti abbandonano più.
Molto più del MIUR riesce a spronare alla lettura Mondadori con queste bellissime copertine, che oltre ad acculturarti ti arredano casa.
clap clap Brava Mondadori.
In ogni caso, più che i titoli delle singole opere (che almeno di quelle più famose già conoscerete proprio dai tempi della scuola), di Pirandello è importante conoscere il tema centrale, al quale (come vedremo) le sue opere hanno dato sfogo.
Il tema centrale di Pirandello
La visione del mondo Pirandelliana è claustrofobica e paradossale.
Una realtà che di fatto è sempre multipla, dove l’uomo non può mai davvero essere sé stesso, perché tutto è oggetto di interpretazione personale.
Al centro della concezione pirandelliana c’è il contrasto tra apparenza e realtà.
Se la realtà di per sé è un’illusione, in quanto varia in base all’apparenza, è quindi un’illusione anche l’identità della propria coscienza individuale, soggetta a modifiche da parte tua al fine di adattarti alle diverse situazioni.
Per pirandello l’uomo è quindi destinato alla solitudine, perché se è impossibile conoscere sé stessi, lo è ancor di più fidarsi di altri individui altrettanto mutevoli.
E gli è andata bene che non è vissuto ai tempi di internet…
L’essere umano è costantemente costretto a indossare una maschera corrispondente alla forma assegnatagli da altri, o autonomamente imposta al fine di sopravvivere in una società nata dal caos.
L’individuo potrà anche illudersi d’essere “uno”, ma considerando le centomila maschere che ognuno porta non sarà possibile identificarsi in un solo individuo unico, e quindi in sostanza non sarà nessuno.
L’unico modo per evitare l’isolamento, appunto, è il mantenere la maschera.
Chiunque capisse il giochino e cercasse di rompere la propria forma, diventerebbe un punto di disturbo, e verrebbe allontanato e rifiutato dalla massa.
Quale strada scegliere?
L’ipocrisia e l’adeguamento passivo, o una convivenza consapevole passata a compatire se stesso e gli altri?
Se non riesci a deciderti, forse troverai la risposta nelle opere di Pirandello più rappresentative di questa tematica, ovvero il “fu mattia Pascal”, “Uno, Nessuno e centomila”, e “Sei personaggi in cerca d’autore”.
Migliori libri di Pirandello
Veniamo ai libri di Pirandello consigliati.
Come sempre non elenchiamo i libri dell’autore in base ai nostri gusti o ai gusti del pubblico, ma cerchiamo di inserire quelli che oggettivamente esprimono al meglio il pensiero dell’autore.
Partiamo dal principio.
Il fu Mattia Pascal
Il tragicomico conflitto tra “forma” e “vita” fa da sottofondo alla storia del romanzo “Il fu mattia pascal”.
La trama vede il protagonista Mattia allontanarsi da casa dopo un litigio con la moglie; fuga dal quotidiano durante la quale vince per caso una grande somma di denaro al casinò.
Ma tornando a casa dopo qualche giorno scopre dalla cronaca di essere stato considerato morto a causa dell’errata identificazione di un cadavere.
Subito Mattia vede in questo l’occasione di cominciare una nuova vita, libera dai problemi precedenti, e che gli consenta finalmente di realizzare il vero sé stesso.
È qui che nasce Adriano Meis, la sua nuova identità.
Ce la farà Adriano a vivere libero fuori dalla gabbia delle apparenze? Oppure si accorgerà che combattere il sistema è impossibile e controproducente?
Vedremo.
Il fu Mattia Pascal. Oscar Moderni
Allo sfaccendato bibliotecario Mattia Pascal il caso offre una possibilità clamorosa: azzerare il proprio passato e ricominciare da capo. Moglie, suocera e amici lo riconoscono nel cadavere di un suicida e lo credono morto. Ricco grazie a una vincita al gioco, può inventarsi la nuova identità di Adriano Meis. Ma la libertà appena acquisita si rivela in realtà una ferrea prigione. Umoristico e grottesco scandaglio della realtà piccolo-borghese, il capolavoro di Pirandello evidenzia l’impossibilità per l’uomo di essere davvero artefice del proprio destino.
Opinioni:
«Mi vidi per un momento, lì nell’acqua verdastra della gora, fradicio, gonfio, orribile, galleggiante.» – LaFeltrinelli
6 personaggi in cerca d’Autore
Veniamo a lui, 6 personaggi in cerca d’autore. Anzi lei, perché non si tratta di un romanzo ma bensì di un’opera teatrale, quindi aspettatevi di trovar scritti dialoghi tra i vari personaggi preceduti dal loro nome.
Un’opera tanto rivoluzionaria a quei tempi che fu inizialmente incompresa da parte di un pubblico non abituato ad una situazione così contorta, nella quale troviamo gli attori dell’opera che interpretano la parte di attori dell’opera.
A questi attori che interpretano attori si uniscono improvvisamente 6 personaggi, interpretati a loro volta da attori, che chiedono insistentemente che vada in scena la loro opera, piuttosto che quella che sarebbe dovuta andare in scena, tra l’altro altra opera di Pirandello.
La scena è la loro unica ragione di esistere, e non possono accettare che non sia compiuta.
Il direttore, stordito dal tutto, cede e chiede agli attori della propria compagnia di interpretare questi 6 personaggi, ma i risultati sono scarsi.
Nessuno riesce ad interpretare nel modo giusto l’identà delle 6 figure, tant’è che alla fine saranno costretti a interpretarsi da soli, dimostrando come nessuno possa vivere o comprendere a pieno la nostra vita, se non appunto noi stessi.
A parte il groviglio di identità, la storia è leggera quanto profonda. I dialoghi sono intensi e il ritmo incalzante.
Questo libro può essere letto gratuitamente su pc o smartphone dagli iscritti ad amazon prime. Se non sei ancora iscritto puoi farlo dal link in descrizione in 5 secondi.
Sei personaggi in cerca d’autore
Sei personaggi, componenti di una famiglia, si presentano a un Capocomico lamentando di essere stati abbandonati dall’Autore che li ha inventati. Non ha voluto concludere il racconto delle loro vicende, così scabrose e drammatiche da meritare il palcoscenico. Ed eccoli che provano a esibirsi in uno spettacolo spudorato e spietato, dove genitori e figli si accusano a vicenda, senza rispettare né le convenzioni sociali né, tanto meno, quelle teatrali. Culmine della vocazione al teatro che Pirandello coltivò sin dall’adolescenza, strettamente connesso al vissuto personale (la crisi famigliare che Annamaria Andreoli ricostruisce nell’introduzione), Sei personaggi è un testo capitale della drammaturgia universale, per l’ardita tecnica scenica e lo scavo desolato dell’animo umano.
Uno, nessuno e centomila
Uno, nessuno e centomila… lungo monologo filosofico in prima persona, narrato dal protagonista, vitangelo Moscarda.
Un testo leggero nella forma, ma profondo e complesso nei ragionamenti che propone al lettore.
Il fattore scatenante di tutta la storia avviene nella prima pagina, dove la moglie fa notare al marito una cosa che lui non aveva mai notato in 28 anni.
Ha il naso storto.
Il fatto che gli altri lo vedevano diversamente da come si era sempre visto lui, creerà un effetto domino che sfocierà in una una malata ossessione del protagonista, che si troverà a compiere gesti che mai avrebbe compiuto altrimenti, con ripercussioni su famiglia, amici, e pure sulla sua stessa identità.
Se volete toccare la più alta critica dell’identità pirandelliana, questo è il vostro libro.
Uno, nessuno e centomila
Guardandosi come ogni mattina allo specchio, Vitangelo Moscarda, detto Gengè, nota un particolare di cui non si è mai accorto: il maso pende verso destra. Improvvisamente si sente sdoppiato in un altro se stesso, conosciuto solo dallo sguardo altrui. Le cose poi si complicano: Moscarda non è più alle prese con un solo estraneo, bensì con centomila estranei che convivono in lui, secondo la realtà che gli altri gli danno. Nello sfuggire alle proprie centomila realtà, Gengè si troverà a rinnegare perfino se stesso. Con Uno, nessuno e centomila, il suo ultimo romanzo (1925), Pirandello porta all’estremo il processo di scomposizione del personaggio caratteristico della sua narrativa.
Opinioni:
«L’atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch’io ero.» – LaFeltrinelli
L’Umorismo
Veniamo adesso a un saggio, l’Umorismo, che nella prima parte elenca le diverse concezioni dell’umorismo nel tempo e nelle diverse culture.
A questi appunti teorici si affiancano esempi di umorismo nei testi dei diversi scrittori classici, italiani e internazionali.
Nella seconda parte entra invece a gamba tesa Pirandello, che finalmente definisce la propria visione dell’ umorismo, spiegando la spesso confusa linea che divide comico e umoristico attraverso la famosissima immagine della signora imbellettata, che però non ho intenzione di spoilerarvi.
Ovviamente stiamo parlando di un saggio, quindi niente storia, ma tanto ragionamento e formazione di nuove sinapsi.
L’umorismo
Composto nel 1908 e rivisto nel 1920, “L’umorismo” è un libro a doppio fondo: un saggio accademico che nasconde il nocciolo della poetica di Pirandello, come testimonia la dedica «alla buon’anima di Mattia Pascal» Il campo di applicazione dell’umorismo non è la natura, ma l’uomo, in quanto dotato di desideri e volontà: sulle sue miserie fa presa il “sentimento del contrario”, costringendo il lettore a rimanere sospeso tra riso e pianto. Pirandello rivela nel saggio come sia la compassione a guidarlo nella rappresentazione dei personaggi, allontanandosi nettamente dalle altre declinazioni del ridicolo (il comico, il grottesco, il satirico). Questa edizione dell'”Umorismo”, che propone il testo del 1908, mette in luce la vastità delle ispirazioni di Pirandello e insieme il legame tra letteratura ed esperienza umana, dimostrando che il saggio è anche un’autobiografia intellettuale, l’attraversamento appassionato dei modelli di una vita.
Chi è il lettore ideale di Pirandello?
Tempo di definire l’avatar del lettore pirandelliano ideale.
Su tutti mi vengono in mente gli appasionati di teatro, che però probabilmente già hanno in libreria gran parte di queste opere.
Il lettore ideale di pirandello è tendenzialmente appassionato di psicologia e filosofia, e sta cercando nella letteratura italiana qualcosa che non sia il calcio nei reni che ci ricordiamo dagli anni della scuola, ma che possa lasciarci qualcosa per sempre nel nostro modo di vedere il mondo che ci circonda.
Non è invece per chi stesse cercando storie avvicenti o romanzi moderni.
È indubbio che affrontino temi ancora attualissimi, ma di certo per apprezzare al meglio il genio pirandelliano, deve essere chiara la loro collocazione storica.
Però in effetti potreste prenderli anche solo per utilizzare la loro “forma” per delineare la vostra identità agli occhi altrui.
Perchè leggere i libri di Pirandello?
Uno dei caratteri principali del pensiero e dei libri di Pirandello ruota intorno al contrasto tra forma e vita, tra personaggio e persona.
L’uomo ha bisogno di autoinganni: deve credere che la vita abbia un senso e perciò organizza l’esistenza secondo convenzioni, riti, istituzioni che devono rafforzare in lui tale illusione.
Gli autoinganni individuali e sociali costituiscono la forma dell’esistenza: essa è data dagli ideali che ci poniamo, dalle leggi civili, dal meccanismo stesso della vita associata. La forma blocca la spinta anarchica delle pulsioni vitali, la tendenza a vivere alla giornata al di fuori di ogni scopo ideale e di ogni legge civile: essa cristallizza e paralizza la vita.
Quest’ultima è una forza profonda che si manifesta saltuariamente nei momenti di pausa o di difficoltà, di notte o negli intervalli di vita quotidiana in cui non siamo coinvolti nel meccanismo dell’esistenza.
Il soggetto, costretto a vivere nella forma, non è più una persona integra, coerente, formata sulla corrispondenza armonica fra desideri e realizzazione, passioni e ragione; ma si riduce ad una maschera (tema ricorrente dei libri di Pirandello) o personaggio, che recita la parte che la società esige da lui (la parte di impiegato, marito, figlio, padre ecc…) e che egli stesso si impone attraverso i propri ideali morali.
È per questi che nell’umorismo dei libri di Pirandello non sono presenti nè persone nè eroi, ma solo personaggi e maschere perchè tutti recitano una parte.
Consiglio di leggere i libri di Pirandello a tutti coloro che sono appassionati di libri di sociologia e di libri di psicologia, perchè in questi scritti è possibile cogliere un aspetto del vivere umano assolutamente rivoluzionario per il tempo, ma allo stesso tempo estremamente attuale.
Libri di Pirandello più letti del momento
Il fu Mattia Pascal. Oscar Moderni
Allo sfaccendato bibliotecario Mattia Pascal il caso offre una possibilità clamorosa: azzerare il proprio passato e ricominciare da capo. Moglie, suocera e amici lo riconoscono nel cadavere di un suicida e lo credono morto. Ricco grazie a una vincita al gioco, può inventarsi la nuova identità di Adriano Meis. Ma la libertà appena acquisita si rivela in realtà una ferrea prigione. Umoristico e grottesco scandaglio della realtà piccolo-borghese, il capolavoro di Pirandello evidenzia l’impossibilità per l’uomo di essere davvero artefice del proprio destino.
Opinioni:
«Mi vidi per un momento, lì nell’acqua verdastra della gora, fradicio, gonfio, orribile, galleggiante.» – LaFeltrinelli
Sei personaggi in cerca d’autore
Sei personaggi, componenti di una famiglia, si presentano a un Capocomico lamentando di essere stati abbandonati dall’Autore che li ha inventati. Non ha voluto concludere il racconto delle loro vicende, così scabrose e drammatiche da meritare il palcoscenico. Ed eccoli che provano a esibirsi in uno spettacolo spudorato e spietato, dove genitori e figli si accusano a vicenda, senza rispettare né le convenzioni sociali né, tanto meno, quelle teatrali. Culmine della vocazione al teatro che Pirandello coltivò sin dall’adolescenza, strettamente connesso al vissuto personale (la crisi famigliare che Annamaria Andreoli ricostruisce nell’introduzione), Sei personaggi è un testo capitale della drammaturgia universale, per l’ardita tecnica scenica e lo scavo desolato dell’animo umano.
Uno, nessuno e centomila
Guardandosi come ogni mattina allo specchio, Vitangelo Moscarda, detto Gengè, nota un particolare di cui non si è mai accorto: il maso pende verso destra. Improvvisamente si sente sdoppiato in un altro se stesso, conosciuto solo dallo sguardo altrui. Le cose poi si complicano: Moscarda non è più alle prese con un solo estraneo, bensì con centomila estranei che convivono in lui, secondo la realtà che gli altri gli danno. Nello sfuggire alle proprie centomila realtà, Gengè si troverà a rinnegare perfino se stesso. Con Uno, nessuno e centomila, il suo ultimo romanzo (1925), Pirandello porta all’estremo il processo di scomposizione del personaggio caratteristico della sua narrativa.
Opinioni:
«L’atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch’io ero.» – LaFeltrinelli
L’umorismo
Composto nel 1908 e rivisto nel 1920, “L’umorismo” è un libro a doppio fondo: un saggio accademico che nasconde il nocciolo della poetica di Pirandello, come testimonia la dedica «alla buon’anima di Mattia Pascal» Il campo di applicazione dell’umorismo non è la natura, ma l’uomo, in quanto dotato di desideri e volontà: sulle sue miserie fa presa il “sentimento del contrario”, costringendo il lettore a rimanere sospeso tra riso e pianto. Pirandello rivela nel saggio come sia la compassione a guidarlo nella rappresentazione dei personaggi, allontanandosi nettamente dalle altre declinazioni del ridicolo (il comico, il grottesco, il satirico). Questa edizione dell'”Umorismo”, che propone il testo del 1908, mette in luce la vastità delle ispirazioni di Pirandello e insieme il legame tra letteratura ed esperienza umana, dimostrando che il saggio è anche un’autobiografia intellettuale, l’attraversamento appassionato dei modelli di una vita.
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