Questa pagina è dedicata ai migliori scrittori italiani contemporanei!
Vedremo insieme gli autori italiani che per un motivo o per l’altro sono ad oggi in carrieri e degni di nota nel panorama letterario italiano.
Questa classifica degli scrittori italiani contemporanei è stata realizzata sul nostro gruppo Telegram a seguendo i pareri, le recensioni e i consigli di lettori come te.
Ricorda inoltre di leggere l’articolo relativo alle migliori scrittrici italiane contemporanee.
Migliori Scrittori Italiani Contemporanei
Vediamo quindi chi sono gli scrittori italiani contemporanei da tenere d’occhio a .
Antonio Manzini
Ha pubblicato diversi racconti e romanzi gialli: Sangue marcio e La giostra dei criceti sono i suoi primi lavori. Con Sellerio editore Palermo, Antonio Manzini dà alla stampa racconti e romanzi che hanno come protagonista il Vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto fuori dagli schemi.
La mala erba
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Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell’ordine dell’universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall’alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l’amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest’apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
Opinioni:
Un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo. – LaFeltrinelli
Nel buio non riusciva a vedere buche, radici e rocce che spuntavano dal terreno. Cadde per tre volte con la faccia nel fango, e per tre volte si rialzò per continuare a correre, col vestito lacero e ricoperto di terra, il viso nero e incrostato di fango e sangue. – Anonimo
Le ossa parlano
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Un medico in pensione scopre nel bosco delle ossa umane. È il cadavere di un bambino. Michela Gambino della scientifica di Aosta, nel privato tanto fantasiosamente paranoica da far sentire Rocco Schiavone spesso e volentieri in un reparto psichiatrico, ma straordinariamente competente, riesce a determinare i principali dettagli: circa dieci anni, morte per strangolamento, probabile violenza. L’esame dei reperti, un’indagine complessa e piena di ostacoli, permette infine di arrivare a un nome e a una data: Mirko, scomparso sei anni prima. La madre, una donna sola, non si era mai rassegnata. L’ultima volta era stato visto seduto su un muretto, vicino alla scuola dopo le lezioni, in attesa apparentemente di qualcuno. Un cold case per il vicequestore Schiavone, che lo prende non come la solita rottura di decimo livello, ma con dolente compassione, e con il disgusto di dover avere a che fare con i codici segreti di un mondo disumano. Un’indagine che lo costringe alla logica, a un procedere sistematico, a decifrare messaggi e indizi provenienti da ambienti sotterra-nei. E a collaborare strettamente con i colleghi e i sottoposti, dei quali conosce sempre più da vicino le vite private: gli amori spericolati di Antonio, il naufragio di Italo, le recenti sistemazioni senti-mentali di Casella e di Deruta, persino l’inattesa sensibilità di D’Intino, le fissazioni in fondo comiche dei due del laboratorio. Lo circondano gli echi del passato di cui il fantasma di Marina, la moglie uccisa, è il palpitante commento. Si accorge sempre più di essere inadeguato ad altri amori. È come se la solitudine stesse diventando l’esigente compagna di cui non si può fare a meno. Questa è l’indagine forse più crudele di Rocco Schiavone. La solitudine del bambino vittima è totale, perenne, metafisica, e aleggia sulle affaccendate vicende di tutti quanti i personaggi facendoli sentire del tutto futili a Rocco, confermandolo nel suo radicato pessimismo.
Opinioni:
Ne Le ossa parlano, Antonio Manzini procede di un altro capitolo nel grande romanzo del suo personaggio: Rocco Schiavone. Un romanzo unico composto da più gialli intricati che esplorano le complessità della natura umana. – LaFeltrinelli
Il mio Rocco Schiavone è tornato, sempre infelice. – Antonio Manzini, intervista a La Stampa
Manzini traccia la personalità del suo protagonista introducendo i temi più caldi dell’attualità, denunciando, esprimendo sdegno. E come sempre coinvolgendo il lettore nelle sue trame ben congegnate. – Giulia Mozzato per Maremosso
7-7-2007
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«Antonio Manzini disegna un personaggio straordinario» – Andrea Camilleri “Lo sai cosa lasciamo di noi? Una matassa ingarbugliata di capelli bianchi da spazzare via da un appartamento vuoto”. Rocco Schiavone è il solito scorbutico, maleducato, sgualcito sbirro che abbiamo conosciuto nei precedenti romanzi che raccontano le sue indagini. Ma in questo è anche, a modo suo, felice. E infatti qui siamo alcuni anni prima, quando la moglie Marina non è ancora diventata il fantasma del rimorso di Rocco: è viva, impegnata nel lavoro e con gli amici, e capace di coinvolgerlo in tutti gli aspetti dell’esistenza. Prima di cadere uccisa. E qui siamo quando tutto è cominciato. Nel luglio del 2007 Roma è flagellata da acquazzoni tropicali e proprio nei giorni in cui Marina se ne è andata di casa perché ha scoperto i “conti sporchi” di Rocco, al vicequestore capita un caso di bravi ragazzi. Giovanni Ferri, figlio ventenne di un giornalista, ottimo studente di giurisprudenza, è trovato in una cava di marmo, pestato e poi accoltellato. Schiavone comincia a indagare nella vita ordinata e ordinaria dell’assassinato. Giorni dopo il corpo senza vita di un amico di Giovanni è scoperto, in una coincidenza raccapricciante, per strada. Matteo Livolsi, questo il suo nome, è stato finito anche lui in modo violento ma stavolta una strana circostanza consente di agganciarci una pista: non c’è sangue sul cadavere. Adesso, l’animale da fiuto che c’è dentro Rocco Schiavone può mettersi, con la spregiudicatezza e la sete di giustizia di sempre, sulle tracce “del figlio di puttana”…
Opinioni:
Una rilettura della tradizione del giallo all’italiana, capace di coniugare crimine e passione, lo sguardo più dolente alla risata più sfrontata. In autunno su Rai Due la serie televisiva tratta dai romanzi di Rocco Schiavone. Con Marco Giallini e Isabella Ragonese. – LaFeltrinelli
Manzini ha fatto di Rocco Schiavone un personaggio di cui non possiamo fare a meno – Antonio D’Orrico, Corriere della Sera
Vecchie conoscenze
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Schiavone non ci crede. Tutti gli elementi indicano un solo colpevole: movente, tempi, luogo, tracce materiali e informatiche, psicologia. Ma lui non ci crede a pelle. «L’archeologa, Sara, ha detto che nei miei occhi non vede niente. Di solito è la stessa impressione che ho quando guardo un omicida» E invece negli occhi del sospettato numero uno qualcosa ha visto: «Paura» È morta nel suo appartamento Sofia Martinet, colpita alla testa con un oggetto pesante. Unici indizi una «J» ripetuta nella sua agenda, e una striscia pallida attorno a un dito, segno di un anello sempre portato e rimosso a freddo dal cadavere. Sui settant’anni, una casa piena di libri, di cui parecchi antichità di valore, un nome celebre a livello internazionale nel suo campo accademico, storica dell’arte specialista in Leonardo da Vinci. L’inchiesta portata avanti da Rocco Schiavone, con il suo stile inconfondibile di lavoro e di vita, ha due snodi. Il primo riguarda la condotta del figlio della vittima; il secondo è una scoperta che questa aveva fatto scavando nelle opere scientifiche del genio del Rinascimento. «Una svolta nel mondo degli studi leonardeschi» Improvvisamente, una scossa tellurica complica anche emotivamente le giornate inquiete di Rocco: rispunta Sebastiano, l’amico di infanzia, e di imprese al limite della legalità, che era scomparso da un bel po’ di tempo, inabissato nella sua caccia segreta appresso al carnefice della giovane moglie. Vecchie conoscenze. E non è l’unico, sconvolgente ritorno proveniente dal passato, per trasformare in spettri le vecchie care conoscenze. Un Rocco Schiavone forse più solo, ma a momenti autocritico, che si sorprende quasi quasi a pentirsi della propria scorza di durezza: forse perché aleggia dappertutto un’invitante allusione alla forza emancipatrice dell’amore. Amore di qualunque tipo.
Opinioni:
Antonio Manzini continua il suo romanzo sul vicequestore scontroso, malinconico, ruvido e pieno di contraddizioni che i lettori ormai conoscono e apprezzano. – LaFeltrinelli
Toglieteci tutti i commissari, ma non Rocco Schiavone. – Rolling Stone
Quando aspetti il momento perfetto per finire le ultime 20 pagine, vuol dire che hai fra le mani un libro che desideri gustare fino all’ultima riga. Rocco Schiavone, vicequestore nichilista con la sindrome di Atlante, ti è entrato proprio in testa, con tutto il suo peso. – Riccardo Cirignoni per Maremosso
Omero, Iliade
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Questo volume nasce da un progetto di rilettura del poema omerico destinato alla scena teatrale. Baricco smonta e rimonta l’Iliade creando ventun monologhi, corrispondenti ad altrettanti personaggi del poema e al personaggio di un aedo che racconta, in chiusura, l’assedio e la caduta di Troia. L’autore “rinuncia” agli dei e punta sulle figure che si muovono sulla terra, sui campi di battaglia, nei palazzi achei, dietro le mura della città assediata. Tema nodale di questa sequenza di monologhi è la guerra, la guerra come desiderio, destino, fascinazione, condanna. Un’operazione teatrale e letteraria insieme, dalla quale emerge un intenso sapore di attualizzazione, riviviscenza, urgenza, anche morale e civile.
The Game
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Quella che stiamo vivendo non è solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un’insurrezione mentale. Chi l’ha innescata – dai pionieri di Internet all’inventore dell’iPhone – non aveva in mente un progetto preciso se non questo, affascinante e selvaggio: rendere impossibile la ripetizione di una tragedia come quella del Novecento. Niente più confini, niente più élite, niente più caste sacerdotali, politiche, intellettuali. Uno dei concetti più cari all’uomo analogico, la verità, diventa improvvisamente sfocato, mobile, instabile. I problemi sono tradotti in partite da vincere in un gioco per adulti-bambini. Perché questo è The Game.
Opinioni:
Ci sono libri che quando cadono nel mondo fanno un rumore assordante, che in un attimo però svanisce. E poi ci sono libri, pochi libri, che invece emettono una radiazione, un ultrasuono, che persiste e nel tempo si amplifica, generando cerchi concentrici. Da quando sappiamo come funziona il Game, ci piaccia o no, abbiamo imparato a guardare la realtà con occhi nuovi. – LaFeltrinelli
Baricco si mette nei panni dello storico, dell’antropologo e del cartografo, il suo è un lavoro di ricostruzione e ricerca profondissimo e di rara brillantezza – Wired
Chi ci può guidare in questo territorio con il giusto mix di astuzia e magistrale destrezza, di delizia e terrore, tenendoci inchiodati fino all’ultimo paragrafo con considerazioni disturbanti e argute? La risposta sarebbe nessuno, non fosse per Alessandro Baricco – The New Yorker
Un libro profondo, dallo sguardo obliquo, che traccia una mappa per orientarci e muoverci nel nuovo mondo digitale – El País
Ecco l’intuizione fondamentale: il mondo numerico non è la causa dei cambiamenti della mente ma ne è la conseguenza – Le Monde
Oceano mare
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“Oceano mare” racconta del naufragio di una fregata della marina francese, molto tempo fa, in un oceano. Gli uomini a bordo cercheranno di salvarsi su una zattera. Sul mare si incontreranno le vicende di strani personaggi. Come il professore Bartleboom che cerca di stabilire dove finisce il mare, o il pittore Plasson che dipinge solo con acqua marina, e tanti altri individui in cerca di sé, sospesi sul bordo dell’oceano, col destino segnato dal mare. E sul mare si affaccia anche la locanda Almayer, dove le tante storie confluiscono. Usando il mare come metafora esistenziale, Baricco narra dei suoi surreali personaggi, spaziando in vari registri stilistici.
Seta
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La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto. “Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L’uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa.”
Le otto montagne
Vincitore Premio Strega 2017 Vincitore Premio Strega Giovani 2017 Vincitore del Premio ITAS del Libro di Montagna 2017. Sezione Migliore opera narrativa. La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura. Lo ha imparato Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi.
Opinioni:
La storia di Pietro, del suo amico Bruno e del loro amore per la montagna. Un caso editoriale internazionale. – LaFeltrinelli
Il raffinato racconto di quanto può essere profondo l’amore che lega gli esseri umani – Annie Proulx
Un libro speciale. Non sorprende che facciano il nome di Cognetti insieme a quelli di Ernest Hemingway, Jack London e Mark Twain – Die Zeit
Un libro di vita potente, universale e sempre umile, che non è la meno rilevante delle sue qualità – Philippe Claudel, membro dell’académie Goncourt
La felicità del lupo
Arrivato alla fine di una lunga relazione, Fausto cerca rifugio tra i sentieri dove camminava da bambino. A Fontana Fredda incontra Babette, anche lei fuggita da Milano molto tempo prima, che gli propone di fare il cuoco nel suo ristorante, tra gli sciatori della piccola pista e gli operai della seggiovia. Silvia è lí che serve ai tavoli, e non sa ancora se la montagna è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo, se prima o poi riuscirà a trovare il suo passo e se è pronta ad accordarlo a quello di Fausto. E poi c’è Santorso, che vede lungo e beve troppo, e scopre di essersi affezionato a quel forestiero dai modi spicci, capace di camminare in silenzio come un montanaro. Mentre cucina per i gattisti che d’inverno battono la pista e per i boscaioli che d’estate profumano il bosco impilando cataste di tronchi, Fausto ritrova il gusto per le cose e per la cura degli altri, assapora il desiderio del corpo e l’abbandono. Che esista o no, il luogo della felicità, lui sente di essere esattamente dove deve stare. Di Paolo Cognetti conosciamo lo sguardo luminoso e la voce limpida, il dono di osservare le relazioni umane nel loro dialogo ininterrotto con la natura, che siano i boschi di larici dei duemila metri o il paesaggio di roccia e ghiaccio dei tremila. Con le loro ferite e irrequietezze, quando scappano e quando poi fanno ritorno, i suoi personaggi ci sembrano amici che conosciamo da sempre, di quelli rari. È per questo, forse, che tra le pagine vive di questo libro purificatore abbiamo l’impressione di attraversare non le stagioni di un anno, ma di una vita intera.
Opinioni:
Fausto si è rifugiato in montagna perché voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sé per poi ripartire verso chissà dove. Lui ha quarant’anni, lei ventisette: provano a toccarsi, una notte, mentre Fontana Fredda si prepara per l’inverno. Intorno a loro ci sono Babette e il suo ristorante, e poi un rifugio a piú di tremila metri, Santorso che sa tutto della valle, distese di nevi e d’erba che allargano il respiro. Persino il lupo, che mancava da un secolo, sembra aver fatto ritorno. Anche lui in cerca della sua felicità. – LaFeltrinelli
Un libro che sta racchiuso nei silenzi. Negli spartiti dei fiati, per esempio, è la virgola a dare il respiro, in poesia invece è l’andare a capo, mentre nei passi di montagna il respiro è una regola non scritta. Fiato, poesia, montagna, silenzi: è in questi elementi che si può riassumere l’ultimo libro di Paolo Cognetti. – Eugenio Giannetta, Avvenire
Non è un romanzo sulla solitudine e non è un romanzo sulla montagna. La solitudine e la montagna sono parti fondamentali e vive di un racconto terso sugli incontri fra esseri umani. – Annalena Benini, Il Foglio
Silvia rise. E di cosa sa gennaio? Di cosa sapeva gennaio? Fumo di stufa. Prati secchi e gelati in attesa della neve. Il corpo nudo di una ragazza dopo una lunga solitudine. Sapeva di miracolo. – Anonimo
Il ragazzo selvatico. Quaderno di montagna
Trent’anni, un inverno difficile e la sensazione di non andare da nessuna parte: “Mi sentivo senza forze, sperduto e sfiduciato. Soprattutto non scrivevo, che per me è come non dormire o non mangiare”. Così Paolo Cognetti ricorda la crisi che l’ha portato a lasciare Milano e trasferirsi per una lunga stagione in una baita di montagna, in cerca di un nuovo inizio. Le letture di Thoreau e Rigoni Stern, l’esplorazione del mondo selvatico, il rapporto con la solitudine, l’incontro e poi l’amicizia con i montanari, nel diario di un’autentica avventura esistenziale che ha ispirato tanti lettori.
Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya
Che cos’è l’andare in montagna senza la conquista della cima? Un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare. Questo libro è un taccuino di viaggio, ma anche il racconto illustrato, caldo, dettagliato, di come vacillano le certezze col mal di montagna, di come si dialoga con un cane tibetano, di come il paesaggio diventa trama del corpo e dello spirito. Perché l’Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è una montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra. Per affrontarla serve una vera spedizione, con guide, portatori, muli, un campo da montare ogni sera e smontare ogni mattina, e soprattutto buoni compagni di viaggio. Se è vero che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, il senso di lontananza e di esplorazione rinsalda le amicizie. Le notti infinite in tenda con Nicola, l’assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il saliscendi del cammino in alta quota, l’alterità dei luoghi e delle persone incontrate. Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza. «Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. Volevo vedere se da qualche parte nel mondo esiste ancora una montagna integra, vederla coi miei occhi prima che scompaia. Sono partito dalle Alpi abbandonate e urbanizzate e sono finito nel piú remoto angolo di Nepal, un piccolo Tibet che sopravvive all’ombra di quello grande e ormai perduto. Ho camminato per 300 chilometri e superato 8 passi oltre i 5000 metri, senza raggiungere nessuna cima. Mi accompagnavano un libro di culto, un cane incontrato lungo la strada, alcuni amici: al ritorno mi sono rimasti gli amici»
Opinioni:
Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza. – LaFeltrinelli
“Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya” ci riconsegna quei luoghi nello spirito di una esplorazione e di una immedesimazione autentiche in cui sono la natura e l’oltre a plasmare la psiche del viaggiatore che le contempla, ne subisce il fascino, finanche la forza invincibile – Andrea Velardi, Il Messaggero
Cognetti, tra pecore azzurre e leopardi invisibili, ha fatto un viaggio nell’aspra poesia della natura – Paolo Mauri, la Repubblica
Paolo Cognetti riprende il passo fisico e letterario – lento, costante, classico – col quale ci aveva lasciati – Stefania Chiale, Sette – Corriere della Sera
Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. (…) Ho camminato per 300 chilometri e superato 8 passi oltre i 5000 metri, senza raggiungere nessuna cima. Mi accompagnavano un libro di culto, un cane incontrato lungo la strada, alcuni amici: al ritorno mi sono rimasti gli amici – Anonimo
L’infinito viaggiare
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Il viaggio come “persuasione” ovvero come capacità di possedere la propria vita essendo capaci di goderne con pienezza ogni istante. Il viaggio al di là delle colonne d’Ercole e il viaggio attorno alla propria stanza. Il viaggio di formazione alla ricerca dell’identità e il viaggio che fa scoprire al viaggiatore la propria fragilità. Claudio Magris racconta vent’anni di viaggi, dalla Mancia di Don Chisciotte alla Pietroburgo di Raskolnikov, dai castelli di Ludwig di Baviera alla scrivania di Arnold Schönberg, dal Grande Nord al Grande Sud, e offre un affascinante percorso tra terre, popoli, libri, uomini.
Traduzioni teatrali
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«È difficile imbrogliare un traduttore, che è insieme uno scrittore e un vivisezionatore del testo» In questa definizione, che eleva a forma d’arte e a esercizio critico la sfida di ricreare un’opera letteraria in una lingua diversa da quella d’origine, è racchiuso il senso profondo dell’esperienza di Claudio Magris come traduttore. Ad affascinare lo scrittore triestino è stata soprattutto la versione di classici del teatro, con testi nati quasi sempre in funzione di un allestimento, attenti alla dimensione fisica della scena, alla recitazione e alla gestualità degli attori. La battuta teatrale, diretta, immediata, esige un cortocircuito fra l’originale e la traduzione, un confronto ravvicinato, inevitabilmente spietato. Dall’adorato Ibsen, spartiacque della drammaturgia moderna, al caustico Schnitzler, critico impietoso della finis Austriae, alla Medea di Grillparzer, che fonde trame arcaiche e atmosfere borghesi, passando per ilWoyzeck di Büchner, con le sue sciabolate che tagliano la parola e l’esistenza, il lavoro di Magris sui testi teatrali si è rivelato un autentico laboratorio creativo in cui sperimentare nuove forme di scrittura. Da questa esperienza è scaturita anche una messa a fuoco del ruolo del traduttore: un po’ complice e un po’ rivale, disposto a piccole infedeltà materiali in nome di una fedeltà di sostanza capace di restituire il ritmo e l’essenza più vera di un’opera. Per la prima volta raccolte in un unico volume, le versioni per il teatro del grande germanista costituiscono un appassionato omaggio a un’arte impossibile ma necessaria, un’arte che in fondo, nel suo inesauribile tentativo di afferrare un senso sempre sfuggente, assomiglia molto alla vita.
Opinioni:
Per la prima volta raccolte in un unico volume, le versioni per il teatro del grande germanista costituiscono un appassionato omaggio a un’arte impossibile ma necessaria, un’arte che in fondo, nel suo inesauribile tentativo di afferrare un senso sempre sfuggente, assomiglia molto alla vita. – LaFeltrinelli
Il Conde. Alla foce
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«Lo spunto è nato dalla realtà. Mentre mi trovavo in Portogallo ho letto per caso su un giornale la notiziola dei festeggiamenti a un vecchio che da molti anni ripescava i morti da un fiume.» Così Claudio Magris presenta Il Conde, pubblicato per la prima volta il 23 dicembre 1990 sul «Corriere della Sera», con il titolo “Io, pescatore di anime morte”. In questo malinconico racconto ritornano alcuni dei temi più cari all’autore – l’indifferenza, l’amore, l’oblio -, personificati dalla figura di un uomo, a metà tra «un angelo custode» e «un controllore al mattatoio», che ricerca sé stesso nelle acque paludose del fiume Douro.
Utopia e disincanto. Saggi 1974-1998
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“Utopia e disincanto” raccoglie un’ampia scelta della produzione saggistica di Claudio Magris. Il lettore incontrerà scritti che analizzano la nostra attuale condizione umana e storica, ma anche fulminei commenti alle bizzarrie della Grande Storia o della cronaca spicciola, riscoperte di libri dimenticati e incontri con destini randagi. Ci sono Borges e Jünger, Goethe e Hugo, Mann e Dostoevskij, Nievo e Hesse, Broch e Andric, Tagore e Primo Levi… Ma anche i libri di viaggio e d’avventura e le opere di “non scrittori”, di marginali della letteratura come il lappone Turi, lo sciamano groenlandese Qippingi o l’anonimo poeta amazzonico. Non mancano, infine, alcune riflessioni sull’attualità, a volte su problemi di rilevanza morale e politica, a volte su situazioni quotidiane.
La primavera della mantide (Riccardo Ranieri Vol. 8)
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Il labirinto dei vizi capitali (Riccardo Ranieri Vol. 7)
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Il pasto dell’iguana: 5
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Tra uragani e stelle (Riccardo Ranieri Vol. 9)
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Last Love Parade
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Romanzo di un’epoca in bilico, Last Love Parade racconta un ritmo che ha fatto pulsare il mondo e incarnato i sentimenti collettivi degli ultimi decenni. Fine anni ottanta: la società sta cambiando e due ragazzi della provincia italiana si incontrano su una pista da ballo. Nasce un gemellaggio di carne, sudore e fasci di nervi. Un’amicizia fatta di meraviglia, di faticosi viaggi verso Amsterdam, Londra, Berlino, Bangkok. A guidarli sono le onde della musica – di una musica nuova, artificiale ma urgentemente fisica. Il club, la festa perfetta, il dj. Il richiamo eterno di un suono che li attende da sempre. Al viaggio dei due protagonisti si intreccia la storia della cultura dance e del suo assorbire gli umori della società, della politica che entra nei corpi. Un momento – l’ultimo scorcio del Novecento – in cui l’euforia edonista si trasforma in lutto, e così si giunge alla tragedia dell’ultima Love Parade: grande rito generazionale di un’Europa ormai non più festosa, e di un’inquietudine che lascia posto, infine, a una nostalgia senza più barriere.
Opinioni:
Fusione di storia musicale e memoir, Last Love Parade ritorna in edizione aggiornata, con tre «code» che scandiscono le evoluzioni più recenti dell’elettronica. – LaFeltrinelli
Il ventisettesimo anno. Due racconti sul sopravvivere
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Il primo racconto è un microromanzo di formazione in cui il protagonista ripercorre il periodo della sua adolescenza (gli anni Ottanta): un’educazione etica, erotica e sentimentale segnata dalla scomparsa del fratello maggiore stroncato dall’Aids. Nel secondo racconto un semplice incontro notturno tra due amici al pub diventa l’occasione per una inaspettata e vertiginosa discesa agli inferi. Due racconti intensi e struggenti, due storie d’amore, amicizia e morte, cui si affiancano le fotografie in bianco e nero di Pierantonio Tanzola. Titoli precedenti di Mancassola sono stati pubblicati da Pequod e Mondadori.
Gli amici del deserto
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Sulle remote colline della costa californiana, vive una singolare comunità di monaci: il luogo adatto per ritrovare se stessi. Così almeno si illude il narratore. L’oceano, la contemplazione, il riparo dal mondo, non era questo il suo obiettivo? E invece dall’Italia arriva l’amico Danilo, un comico senza successo sfuggito da un mondo dello spettacolo senza prospettive. Tanto depresso quanto vitale, provocatore, insofferente, sognatore senza sogni, Danilo ha un altro obiettivo, che non può essere conquistato in solitudine: da qualche parte nell’entroterra, nel profondo del deserto, sta un misterioso guaritore che bisogna raggiungere. Comincia così un viaggio dentro il viaggio, dentro un deserto pieno di sorprese, di emozioni ventose, di paesaggi infuocati, alla rincorsa avventurosa di un senso dell’esistenza. Se mai è veramente possibile trovarlo.
Last love parade. Storia della cultura dance, della musica elettronica e dei miei anni (Narrativa)
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La casa delle luci
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Nella grande casa spenta in cima alla collina, vive sempre sola una bambina… Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, Maja Salo. Dei genitori nessuna traccia. È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini. Da qualche tempo Eva non è più davvero sola. Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo. Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva. O meglio, con il suo amico immaginario. È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipnosi, non gli è sconosciuta. E, soprattutto, quella voce conosce Pietro. Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino. Perché a undici anni Pietro Gerber è morto. E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.
Opinioni:
Dal maestro del thriller italiano, un nuovo, oscuro enigma da decifrare. – LaFeltrinelli
La casa senza ricordi
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Ascolterai ciò che ho da dire… fino in fondo. Un bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno, quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una casa buia e in apparenza inviolabile. L’unico in grado di risvegliarlo è l’addormentatore di bambini. Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua storia. E per quanto sembri impossibile, Gerber ce la fa. Riesce a individuare un innesco – un gesto, una combinazione di parole – che fa scattare qualcosa dentro Nico. Ma quando la voce del bambino inizia a raccontare una storia, Pietro Gerber comprende di aver spalancato le porte di una stanza dimenticata. L’ipnotista capisce di non aver molto tempo per salvare Nico, e presto si trova intrappolato in una selva di illusioni e inganni. Perché la voce sotto ipnosi è quella del bambino. Ma la storia che racconta non appartiene a lui.
Opinioni:
Dopo il successo internazionale della Casa delle voci, il nuovo romanzo di Donato Carrisi: imprevedibile, ipnotico, potente. – LaFeltrinelli
Magistrale. Mette i brividi. – The Times
La casa delle voci
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Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l’ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l’addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall’altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un’adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. Hanna è un’adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci» Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l’assassina è proprio lei.
Opinioni:
Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà. – LaFeltrinelli
Carrisi ridefinisce qui lo statuto del thriller psicologico: porta il male e la paura un gradino più in là, fa un passo dentro il buio profondo dell’animo umano. – Severino Colombo, Corriere della Sera
La ragazza nella nebbia
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La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia… La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro. E io le do quello che vuole. La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia ad Avechot. Forse è stata proprio colpa della nebbia se l’auto dell’agente speciale Vogel è finita in un fosso. Vogel è illeso, ma sotto shock. Non ricorda perché è lì e come ci è arrivato. Eppure una cosa è certa: l’agente speciale Vogel dovrebbe trovarsi da tutt’altra parte, lontano da Avechot. Infatti, sono ormai passati due mesi da quando una ragazzina del paese è scomparsa nella nebbia. Due mesi da quando Vogel si è occupato di quello che, da semplice caso di allontanamento volontario, si è trasformato prima in un caso di rapimento e, da lì, in un colossale caso mediatico. Sono passati due mesi da tutto questo, e l’agente speciale Vogel dovrebbe essere lontano, ormai, da quelle montagne inospitali. Ma allora, cosa ci fa ancora lì? Perché quell’incidente? E soprattutto, visto che è illeso, a chi appartiene il sangue che ha sui vestiti?
Palermo. Un’autobiografia nella luce. Ediz. illustrata
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Cos’è la luce? O meglio: che cosa c’è dentro la luce? C’è il tempo? La nostra storia? Quella della nostra città d’origine, così insopportabile e magnetica? Oppure nella luce si nasconde il linguaggio, un’infilata di parole in fuga che provano a illuminare le cose, addirittura il mistero di una vita umana? Certo è che per Giorgio Vasta e per Ramak Fazel la luce è un’ossessione che nutre una stralunata avventura nello spazio e nel tempo. In questo vortice di immagini Fazel inventa con il suo sguardo una Palermo sospesa, una città fatta di penombra dove, nel bel mezzo di una sterpaglia, è possibile imbattersi in un dinosauro. Ritratto di Palermo in soggettiva selvaggia, resa dei conti con il passato, nella rara bellezza della lingua esatta di Vasta si compone un’autobiografia paradossale, sulle tracce di un’archeologia di memorie e visioni: la fuga si dissolve in un’immagine nitidissima, irreale e struggente, in cui possiamo riconoscere la forma di ciò che per ciascuno di noi ha nome mancanza.
Absolutely nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani
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Restano pagine fitte di appunti raccolti in ottomila chilometri costellati di imprevisti e digressioni attraverso California, Arizona, Nevada, New Mexico, Texas e Louisiana. A percorrerli, con Giorgio Vasta, ci sono il fotografo Ramak – camicia hawaiana, sorriso cordiale, e una spiccata attitudine a complicarsi la vita – e Silva, pianificatrice e baricentro razionale del viaggio. Doveva essere un reportage, una guida letteraria; ma quando ciò che accade nel deserto – per eccellenza luogo di miraggi e sparizioni – si rivela il preludio di quello che succederà nella vita dello scrittore al suo ritorno, l’asse del libro si modifica: le persone diventano personaggi, e per Vasta il viaggio negli spazi americani diventa un viaggio nella propria immaginazione. A fare da contrappunto, le fotografie di Ramak Fazel, che del racconto sono espansione, verifica e, allo stesso tempo, smentita.
Opinioni:
Cosa resta di un viaggio nei deserti americani? La luce accecante, la polvere, le ghost town e altre reliquie dell’abbandono – un ippodromo-astronave, le rive di un lago fossile, un cimitero di aeroplani. – LaFeltrinelli
È uno dei libri più belli della stagione – IL Sole 24 Ore
Leggendo troviamo tre energie che ci colpiscono: la forza della lingua di Vasta, la potenza di una nazione, tanto monolitica quanto sfaccettata, divisa, e le fotografie folgoranti di Ramak Fazel. – L’Unità
Realtà e finzione si mischiano così bene che non è più possibile per il lettore distinguere con certezza ciò che accaduto veramente da ciò che è solo raccontato – Touringclub.it
Tre orfani
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È l’alba di un giorno nuovo. Per il protagonista di questo racconto – così come per il suo autore – è la data che segna il cinquantesimo compleanno. Confinato nel suo appartamento, l’io narrante si trova a fare i conti con i propri fantasmi letterari, che hanno la familiarità di coinquilini ma i gesti insondabili del destino.
Opinioni:
Gran parte dell’efficacia di Tre orfani si deve alla lingua, distillato allucinogeno di eleganza, ricercatezza e stordimento, ineguagliabile sia per effetti che per esclusività – Nicola H. Cosentino, la Lettura
Il tempo materiale
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Nel 1978, in una Palermo preistorica e selvaggia, tre ragazzini pieni di passione e ideologia si affacciano al mondo per la prima volta. Tra loro c’è Nimbo – precoce, impaziente, ferino – che attraversa il geroglifico della città convinto di essere un eletto. Da Palermo, Nimbo e i suoi amici sentono il vento di Roma nell’annus horribilis della storia repubblicana – le Brigate Rosse e il sequestro Moro – e, disgustati dal provincialismo senza scampo dell’Italia, si scollano lentamente dalla realtà fondando una loro cellula terrorista. Per Nimbo è l’inizio di una discesa notturna che porterà lui e il suo gruppo a progettare attentati con una disperante lucidità, riproducendo in scala tutto il peso tragico di quegli anni. “Il tempo materiale” è un romanzo crudele e commovente, che fotografa il nostro paese nell’attimo in cui perse definitivamente l’innocenza; il racconto di una generazione che, nell’incessante rielaborare la propria esperienza, ha sempre rinviato il momento del dolore. Perché il tempo materiale è anche il tempo mancante, quello in cui si sarebbe dovuto amare, e non lo si è fatto.
L’appello
E se l’appello non fosse un semplice elenco? Se pronunciare un nome significasse far esistere un po’ di più chi lo porta? Allora la risposta “presente!” conterrebbe il segreto per un’adesione coraggiosa alla vita. Questa è la scuola che Omero Romeo sogna. Quarantacinque anni, gli occhiali da sole sempre sul naso, Omero viene chiamato come supplente di Scienze in una classe che affronterà gli esami di maturità. Una classe-ghetto, in cui sono stati confinati i casi disperati della scuola. La sfida sembra impossibile per lui, che è diventato cieco e non sa se sarà mai più capace di insegnare, e forse persino di vivere. Non potendo vedere i volti degli alunni, inventa un nuovo modo di fare l’appello, convinto che per salvare il mondo occorra salvare ogni nome, anche se a portarlo sono una ragazza che nasconde una ferita inconfessabile, un rapper che vive in una casa famiglia, un nerd che entra in contatto con gli altri solo da dietro uno schermo, una figlia abbandonata, un aspirante pugile che sogna di diventare come Rocky… Nessuno li vedeva, eppure il professore che non ci vede ce la fa. A dieci anni dalla rivelazione di Bianca come il latte, rossa come il sangue, Alessandro D’Avenia torna a raccontare la scuola come solo chi ci vive dentro può fare. E nella vicenda di Omero e dei suoi ragazzi distilla l’essenza del rapporto tra maestro e discepolo, una relazione dinamica in cui entrambi insegnano e imparano, disponibili a mettersi in gioco e a guardare il mondo con occhi nuovi. È l’inizio di una rivoluzione? L’Appello è un romanzo dirompente che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. Proprio lui, costretto ad accogliere le voci stonate del mondo, scoprirà che sono tutte legate da un unico respiro.
Opinioni:
Un romanzo dirompente che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. – LaFeltrinelli
L’insegnante ha imparato, fallimento dopo fallimento, che per insegnare qualcosa deve prima imparare da quel rapporto misterioso che c’è tra maestro e allievo. Deve imparare a guardare quegli occhi giovani che, come nella relazione tra i marinai e il mare, “fanno la vita e dalla vita son fatti” – Giancristiano Desiderio, la Lettura
Il protagonista del romanzo è un prof: si chiama Omero, è diventato cieco a causa di una rara malattia ma ha deciso di tornare dietro la cattedra come supplente di scienze (la sua passione) in una classe di alunni ufficialmente marchiati come quelli della “Quinta D, come disperati” per portarli alla maturità. In tutti i sensi – Eleonora Barbieri, il Giornale
Una lezione tanto luminosa da liberare gli studenti da una caverna, quella abitata dalle ombre dell’apparenza e della menzogna, e tanto viva da generare una rivoluzione – Il Foglio
Cose che nessuno sa
Margherita ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l’inizio del liceo. Un mondo nuovo da esplorare e conquistare, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica: è di suo padre, che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell’ostrica per l’attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino vivace e sensibile e l’irriverente nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più cupo e affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell'”Odissea”: così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino.
Ogni storia è una storia d’amore
L’amore salva? Quante volte ce lo siamo chiesti, avvertendo al tempo stesso l’urgenza della domanda e la difficoltà di dare una risposta definitiva? Ed è proprio l’interrogativo fondante che Alessandro D’Avenia si pone in apertura di queste pagine, invitandoci a incamminarci con lui alla ricerca di risposte. In questo libro incontriamo anzitutto una serie di donne, accomunate dal fatto di essere state compagne di vita di grandi artisti: muse, specchi della loro inquietudine e spesso scrittrici, pittrici e scultrici loro stesse, argini all’istinto di autodistruzione, devote assistenti, o invece avversarie, anime inquiete incapaci di trovare pace. Ascoltiamo la frustrazione di Fanny, che Keats magnificava in versi ma con la quale non seppe condividere nemmeno un giorno di quotidianità, ci commuove la caparbietà di Tess Gallagher, poetessa che di Raymond Carver amava tutto e riuscì a portare un po’ di luce nei giorni della sua malattia, ci sconvolge la disperazione di Jeanne Modigliani, ammiriamo i segreti e amorevoli interventi di Alma Hitchcock, condividiamo l’energia quieta e solida di Edith Tolkien. Alessandro D’Avenia cerca di dipanare il gomitolo di tante diversissime storie d’amore, e di intrecciare il filo narrativo che le unisce, in un ordito ricco e cangiante. Per farlo, come un filomito, un “filosofo del mito”, si rivolge all’archetipo di ogni storia d’amore: Euridice e Orfeo. Un mito che svolge la sua funzione di filo (e in greco antico per indicare “filo” e “racconto” si usavano due parole molto simili, mitos e mythos) perché contempla tutte le tappe di una storia d’amore, tra i due poli opposti del disamore (l’egoismo del poeta che alla donna preferisce il proprio canto) e dell’amore stesso (il sacrificio di sé in nome dell’altro). Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che muove dalla meraviglia e sa restituire meraviglia al lettore.
Opinioni:
Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che incanta e sorprende, riuscendo nell’impresa di coniugare il godimento puro del racconto e il piacere della scoperta. – LaFeltrinelli
Un libro ambiziosissimo – Giuseppe Conte, La Lettura
Le storie sono come barche. Non c’è storia di lotta o ricerca che non porti il nome di una donna inciso sullo scafo. La donna è il viaggio e la meta. E quale amore riesce a farsi storia? Solo l’amore che non smette mai di avanzare, qualunque sia la tempesta che incontra – Anonimo
L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita
“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?” Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. Nella sua vita e nei suoi versi, D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese… Domande che non hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza.
Opinioni:
Viviamo in un’epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Ma c’è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire, come te, Giacomo, un’altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili. – LaFeltrinelli
Vi sarà dolce naufragar nell’infinito di D’Avenia – Gabriele Vacis, Tuttolibri
Cosa c’entra la felicità? Una parola e quattro storie
Felicità è una parola di cristallo, la più soggettiva del vocabolario. Cambia a seconda dei valori, delle condizioni di salute, delle idee, della fede, dell’età, del rapporto con il tempo e con la morte. Muta svariate volte nel corso della vita poiché a cambiare siamo prima di tutto noi con il nostro orizzonte di desiderio. Definirla, quindi, non è impresa da poco, ma può rivelarsi un’avventura avvincente. Il suo significato, infatti, apre mille strade e mille orizzonti. Per me è uno stato di estasi, per te un momento di inconsapevolezza. Il luogo dove si trasforma di più è proprio la lingua, con i suoi labirinti etimologici perché le parole contengono immagini originarie, miniere di storie e di misteri, che nei sotterranei della nostra mente agiscono e danno forma ai pensieri e alle emozioni di ogni giorno. Marco Balzano varca la soglia della felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro. Sono quelle in cui la civiltà occidentale affonda le sue radici: il greco e il latino della tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese, lingua universale del nostro tempo. In ognuno di questi idiomi la parola felicità dischiude immagini e significati molto differenti che illuminano valori etici e morali, questioni politiche, atteggiamenti psicologici e, più genericamente, maniere di guardare alla vita e alla morte, al futuro e alla memoria, agli altri e a noi stessi. L’etimologia restituisce alle parole la loro complessità e, così facendo, ci mette in condizione di prenderci cura della lingua: per praticarla liberamente, evitarle il deterioramento a cui la sottopongono i social, la pubblicità o la propaganda, e proiettarla nel tempo. Capire da dove vengono e come sono arrivate a noi le parole ci mostra quanto influiscano sulla nostra vita e come ci plasmino. Al punto da poterci indicare nuovi modi di essere felici.
Opinioni:
Marco Balzano varca la soglia della felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro: il greco e il latino della tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese, lingua universale del nostro tempo. – LaFeltrinelli
L’estate della neve
Martino Pozzi fa il traduttore, è un uomo ironico e malinconico. È nato ad Ampezzo, ma si è trasferito presto a Milano. Un giorno gli arriva la telefonata della Polizia stradale: i suoi genitori sono morti in un incidente. Martino parte con l’intenzione di stare lì il tempo strettamente necessario. In realtà quel viaggio si rivelerà una discesa nella memoria di luoghi ed esperienze familiari insabbiate dall’età adulta. Quella scomparsa improvvisa lo obbligherà a rileggere il nodo emotivo che lo lega ancora ai suoi genitori e alla Carnia.
Resto qui
«Attraverso una scrittura molto semplice, questo bellissimo romanzo rivela una parte sconosciuta delle lotte di un popolo intrappolato tra fascismo e nazismo. E dipinge allo stesso tempo il magnifico ritratto di una donna tanto sensibile quanto coraggiosa» – L’Express «Marco Balzano ha un dono per la caratterizzazione dei personaggi femminili; le voci delle sue donne sono sincere e allo stesso tempo poetiche» – El Mundo «Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare» Quando arriva la guerra o l’inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come Curon, il piccolo paese del Sudtirolo in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che hanno messo al bando la lingua tedesca e le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole. Marco Balzano ha la sapienza dei grandi narratori: accorda la scrittura al respiro dei suoi personaggi.
Opinioni:
Con una voce intima che restituisce vita alla Storia, Marco Balzano ritrae la forza di una comunità nell’attimo in cui, aggrappandosi alla rabbia, sceglie di resistere. – LaFeltrinelli
Una storia di sperdimento e di provvisorietà ben radicata nell’oggi. La letteratura resta qui, come il campanile di Curon – La Lettura – Corriere della Sera
Le parole sono importanti. Dove nascono e cosa raccontano
Quando ci raccontano l’etimologia di una parola proviamo spesso una sensazione di meraviglia, perché riconosciamo qualcosa che non sapevamo di sapere, un universo di elementi che era sotto i nostri occhi ma che non avevamo mai notato. Allora come è possibile che l’etimologia, cosí carica di fascino, non riceva la considerazione che merita? Eppure padroneggiare le parole nella loro storicità e non possederne solamente la scorza ha dei vantaggi. Per esempio, chi acquisisce una forma mentis etimologica sa che attribuire a qualsiasi vocabolo un solo significato è limitativo. Da questo punto di vista l’etimologia è come la poesia, perché sa offrire sempre un’immagine o un gesto che danno tridimensionalità alla parola. Inoltre, quando ne conosciamo l’archeologia, possiamo chiederci se l’uso odierno dei vocaboli conservi ancora qualcosa del significato originale e, nel caso non sia cosí, indagarne le ragioni. Attraverso dieci appassionanti scavi etimologici, Balzano ci dice non solo che ogni parola ha un corpo da rispettare, ma anche che non è un contenitore da riempire a piacimento. Perché ogni parola ha una sua indipendenza e una sua vita.
Opinioni:
Ogni parola ha una voce. Ascoltarla vuol dire conoscere gli incontri, i misteri, le disgrazie e le fortune che ne hanno segnato la strada. Perché ogni parola ha una storia da raccontare. – LaFeltrinelli
Dieci capitoli in cui l’autore toglie i panni di romanziere e rimette quelli di insegnante per accompagnarci nei meandri della lingua e “scongiurare il rischio, oggi così concreto, di rimanere in balia di un linguaggio superstizioso, che ci abbaglia e ci impressiona ma che non comprendiamo davvero” – Annachiara Sacchi, Corriere della Sera
Rancore
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Un barone universitario ricco e potente muore all’improvviso; cause naturali, certifica il medico. La figlia però non ci crede e si rivolge a Penelope Spada, ex Pm con un mistero alle spalle e un presente di quieta disperazione. L’indagine, che sulle prime appare senza prospettive, diventa una drammatica resa dei conti con il passato, un appuntamento col destino e con l’inattesa possibilità di cambiarlo. Nelle pieghe di una narrazione tesa fino all’ultima pagina, Gianrico Carofiglio ci consegna un’avventura umana che va ben oltre gli stilemi del genere; e un personaggio epico, dolente, magnifico.
Opinioni:
Come è morto, davvero, Vittorio Leonardi? Perché Penelope Spada ha dovuto lasciare la magistratura? Un’investigazione su un delitto e nei meandri della coscienza. Un folgorante romanzo sulla colpa e sulla redenzione. – LaFeltrinelli
Cosa vogliono le vittime dei reati? Le persone ingiuriate dal crimine, quelle che hanno perso i propri cari o la propria dignità? La punizione dei colpevoli? Certo, anche questo. Ma la punizione – la vendetta piú o meno regolata dalle leggi – è in gran parte un’illusione ottica. Ciò che le vittime vogliono davvero è la verità. L’unica cosa che nel lungo periodo è capace di guarire le ferite, di placare il dolore – Anonimo
La disciplina di Penelope
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Le tre del mattino
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«E mi sembrava di scoprire qualcosa che in realtà era sempre stato lí» Un padre e un figlio. La storia di un incontro che li cambierà per sempre. Antonio è un liceale solitario e risentito, suo padre un matematico dal passato brillante; i rapporti fra i due non sono mai stati facili. Un pomeriggio di giugno dei primi anni Ottanta atterrano a Marsiglia, dove una serie di circostanze inattese li costringerà a trascorrere insieme due giorni e due notti senza sonno. È cosí che il ragazzo e l’uomo si conoscono davvero, per la prima volta; si specchiano l’uno nell’altro e si misurano con la figura della madre ed ex moglie, donna bellissima ed elusiva. La loro sarà una corsa turbinosa, a tratti allucinata a tratti allegra, fra quartieri malfamati, spettacolari paesaggi di mare, luoghi nascosti e popolati da creature notturne. Con una lingua netta, di precisione geometrica eppure capace di cogliere le sfumature piú delicate,
Opinioni:
Gianrico Carofiglio costruisce un indimenticabile racconto sulle illusioni e sul rimpianto, sul passare del tempo, dell’amore, del talento. – LaFeltrinelli
La cronaca di un itinerario di formazione che sa essere lucida e toccante – Leonetta Bentivoglio, la Repubblica
La nuova manomissione delle parole
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Rosa Luxemburg diceva che chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario. In un’epoca come la nostra, quando la democrazia vacilla e la sfera pubblica deve contenere i canali labirintici dei social, l’uso delle parole può produrre trasformazioni drastiche della realtà. Attraverso il linguaggio si esercita il potere della manipolazione e della mistificazione. Perciò le parole devono tornare a aderire alle cose. Manomissione, certo, significa danneggiamento. Ma nel diritto romano indicava la liberazione degli schiavi. Questo libro si misura con tale ambivalenza: del nostro linguaggio indica le deformazioni, ma anche la possibilità delle parole di ritrovare il loro significato autentico. È la condizione necessaria per un discorso pubblico che sia aperto e inclusivo. La manomissione delle parole era apparso nella sua prima edizione undici anni fa. Era un’altra epoca e, allo stesso tempo, era l’inizio di questa epoca. Il linguaggio era quello dell’ascesa di Berlusconi, che è divenuta la premessa di nuove manomissioni. Perciò il testo è stato storicizzato e aggiornato, con le nuove torsioni della lingua prodotte dall’avanzata populista. Sono sei i pilastri del lessico civile che questa guida anarchica e coraggiosa riscopre: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelta, popolo. A partire da queste parole chiave Gianrico Carofiglio costruisce un itinerario profondo e rivelatore attraverso i meandri della lingua e del suo uso pubblico. In un viaggio libero e rigoroso nella letteratura, nell’etica e nella politica, da Aristotele a Bob Marley, scopriamo gli strumenti per restituire alle parole il loro significato e la loro potenza originaria. Salvare le parole dalla loro manomissione, oggi, significa essere cittadini liberi.
Opinioni:
Le parole, nel loro uso pubblico e privato, sono spesso sfigurate, a volte in modo doloso, altre volte per inconsapevolezza. Un insostituibile libro politico che segnala le ferite del nostro linguaggio, ma indica anche le strade possibili della sua liberazione. – LaFeltrinelli
Io e te
Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca, Lorenzo, un quattordicenne introverso e un po’ nevrotico, si prepara a vivere il suo sogno solipsistico di felicità: niente conflitti, niente fastidiosi compagni di scuola, niente commedie e finzioni. Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori della porta e lui stravaccato su un divano, circondato di Coca-Cola, scatolette di tonno e romanzi horror. Sarà Olivia, che piomba all’improvviso nel bunker con la sua ruvida e cagionevole vitalità, a far varcare a Lorenzo la linea d’ombra, a fargli gettare la maschera di adolescente difficile e accettare il gioco caotico della vita là fuori. Con questo racconto di formazione Ammaniti aggiunge un nuovo, lancinante scorcio a quel paesaggio dell’adolescenza di cui è impareggiabile ritrattista. E ci dà con Olivia una figura femminile di fugace e struggente bellezza.
Opinioni:
Con una manciata di ingredienti Ammaniti costruisce un racconto di fulminea precisione sul piú semplice e imperscrutabile dei misteri: come diventare grandi. – LaFeltrinelli
Anna
In una Sicilia diventata un’immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un’isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono più, dovrà inventarne di nuove. Con “Anna” Niccolò Ammaniti ha scritto il suo romanzo più struggente. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la “vita non ci appartiene, ci attraversa”.
Ti prendo e ti porto via
A Ischiano Scalo il mare c’è ma non si vede. In questa periferica maremma di paludi e zanzare, di bar e casette affacciate sul nulla di una strada provinciale si svolgono due storie d’amore. Pietro e Gloria sono due ragazzini. Lei è la figlia di un direttore di banca, è sveglia, bella e sicura di sé. Lui è figlio di un pastore psicopatico, è introverso, sognatore, e la vittima preferita dei bulli del paese. Graziano Briglia è tornato a Ischiano, con la sua fama di chitarrista sciupafemmine e il cuore spezzato da una cubista. Qui conosce la professoressa Flora Palmieri, una donna sola e misteriosa che ha rinunciato alla propria vita per prendersi cura della madre. E tra i due, in apparenza lontani come i pianeti di due galassie, nasce un’attrazione. Una folla di creature strambe e grottesche si muove attorno ai protagonisti, come nella scia di un vento elettrico e vorticoso. Nessuno come Niccolò Ammaniti sa raccontare l’innocenza e la crudeltà della scoperta del mondo, mescolando comicità, paura e tenerezza.
Opinioni:
Con il suo furore affabulatorio e un’irresistibile schiera di personaggi, tutti alla ricerca di un’oscura felicità, Ammaniti intreccia le vicende di due coppie di amanti. Una storia di speranze interrotte e desideri perduti, che cambierà il destino dei protagonisti di questa feroce, sentimentale commedia nera. – LaFeltrinelli
Come Dio comanda
Rino e Cristiano Zena sono padre e figlio. Rino ha trentasei anni ma ne dimostra cinquanta, è ostinato, violento e xenofobo, ma adora suo figlio. Cristiano ha tredici anni, è timido, alto e sottile, e sa che quel padre ubriacone e “buono a nulla” è la sola persona su cui può contare. Vivono in una periferia del nord-est, tra desolazione e centri commerciali. Soli contro il mondo, hanno per amici due tipi strani, Quattro Formaggi e Danilo. È con questi che Rino organizza la rapina che dovrà riscattare le loro vite. La notte del colpo, però, si scatena un furioso temporale, e una ragazzina bionda apparsa dalle tenebre e dal fango fa deviare i destini di tutti.
Opinioni:
Vincitore premio Strega 2007 – LaFeltrinelli
Fai qualcosa!
Una città sul mare, la primavera che avanza, la scuola. Questo è il mondo di Matteo, Anita, Zahira e Luca, quattordicenni che, all’improvviso, capiscono che il modo in cui si gestiscono le cose, lì in mensa, a loro proprio non piace: è la plastica, il problema. È troppa, inquina e sembra che a nessuno importi. Così decidono di mettere in piedi una protesta, ma chi avrebbe l’autorità di ascoltarli non muove un dito e, anzi, qualcuno prova a sabotarli, tanto tra i compagni quanto tra gli insegnanti. E poi c’è lei, la professoressa di Storia con una misteriosa cicatrice sulla fronte, che un giorno racconta di quando aveva vent’anni e protestava al G8 di Genova, nel 2001. E se quella cicatrice arrivasse da lì? Forse lei avrà voglia di ascoltarli e di capire quello che, per i ragazzi come loro, conta come non mai: agire subito, perché un altro mondo è ancora possibile.
Opinioni:
A vent’anni dai fatti di Genova, un romanzo che stimola riflessioni sullo stare al mondo, sull’essere parte di una comunità, sul diventare cittadine e cittadini con diritti e doveri, tra cui quello di interessarsi tanto del pianeta quanto della propria scuola. – LaFeltrinelli
Non è solo una questione di risultati. Ma di rapporto con noi stessi. Alzarsi la mattina e guardarsi allo specchio e poi assicurare alle persone cui vogliamo bene che stiamo facendo ciò che siamo in grado di fare. Ognuno come può. – Anonimo
Anime scalze
Ercole è asserragliato sul tetto di un capannone, armato e circondato dalla polizia. Con lui c’è Luca, che ha sei anni. Come sono finiti lassú? Ercole Santià trascorre l’infanzia ricucendo gli strappi quotidiani della vita. Lui e sua sorella Asia tirano avanti a stento – con fantasia e caparbietà – insieme al padre, un personaggio tanto inadeguato quanto innocente; eppure, come tutti, crescono, vanno a scuola, s’innamorano. Finché, all’improvviso, ogni cosa attorno a Ercole inizia a crollare. Niente sembra in grado di fermare la slavina che lo sta travolgendo, nemmeno Viola, la ragazza che da qualche tempo illumina i suoi giorni. Convinto che quello di incasinarsi sia un destino scritto nel sangue della propria famiglia, è sul punto di arrendersi quando viene a sapere che la madre, di cui non ha notizie da anni, abita non lontano da lui. L’incontro con la donna lo metterà di fronte alla necessità di reagire compiendo una scelta drammatica. L’unica possibile, forse, se vuole cambiare il proprio destino e proteggere le persone che ama.
Opinioni:
Anime scalze è stato votato miglior libro per adolescenti e giovani adulti 2018 dall’associazione librerie indipendenti per ragazzi che gli ha conferito il Premio Orbil. – LaFeltrinelli
Muovendo le pagine addosso ai pensieri di Ercole, Geda riesce a farci vedere e sentire la soglia pericolosa che separa la confusione dalla disperazione – Paolo di Paolo
Con gli occhi di un ragazzino che non può piú aggrapparsi a niente, Fabio Geda racconta l’adolescenza nuda, straniera alle regole del mondo – Nadia Terranova
L’estate alla fine del secolo
Nell’estate del 1999 un nonno e un nipote si incontrano per la prima volta, dopo che una lunga serie di incomprensioni li ha tenuti distanti. Il nonno, ebreo, nato il diciassette novembre 1938, giorno in cui in Italia vengono promulgate le leggi razziali, ha trascorso la propria vita senza sentirsi autorizzato a esistere. Andato in pensione al termine di una brillante carriera come consulente, si ritira nella borgata di montagna dove durante la guerra si era rifugiato con la sua famiglia e dove vuole morire. Il ragazzino, un preadolescente sensibile ed estroverso, appassionato di fumetti, che viene affidato a lui perché il padre, malato, deve sottoporsi a una delicata terapia, entra in quella che potrebbe essere la sua ultima stagione in modo perentorio e imprevisto. Così, mentre sulle rive del lago artificiale in cui si specchia il paesino il giovane verrà in contatto con il proprio passato e con il proprio futuro, il nonno riceverà, tramite lui, quell’iniziazione gioiosa alla vita che la Storia gli aveva negato, riuscendo, forse, al crepuscolo del secolo, a non essere più un fantasma.
Delitto al lago. I segreti di Acquamorta: Vol. 1
Riva del Lago è sempre piena di turisti, ma è anche il posto in cui vivono Edoardo, Nadia, Liaqat e Rachele, dodicenni diversissimi gli uni dagli altri, con un segreto in comune: le visioni che li colgono nei momenti più inaspettati e non possono fermare. Le hanno tutti nello stesso istante e rivelano sempre indizi fondamentali legati a crimini che accadono attorno a loro. È il modo di comunicare di Orfeo, un ragazzo scomparso la cui morte resta irrisolta: così tenta di continuare a riparare torti e combattere ingiustizie, come faceva quando era vivo. Un giorno, dalla visione di una donna che affoga, Edoardo, Nadia, Rachele e Liaqat si ritrovano al centro di un fitto mistero, che solo loro possono risolvere…
Opinioni:
Dagli autori della saga di successo Berlin, un giallo avvincente e originale, che mescola la suspense del thriller ad atmosfere sovrannaturali e lascia il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. – LaFeltrinelli
Come il lago, come l’acqua, esistono creature che possono essere entrambe le cose. Benevole o maligne. – Anonimo
Il sogno di un’altra scuola. Don Lorenzo Milani raccontato ai ragazzi
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Per raccontare ai ragazzi la vita di don Lorenzo Milani, sacerdote e grande maestro, Eraldo Affinati si è fatto aiutare da sei adolescenti davvero speciali: Tao, Amina, Mohamed, Romoletto, Manuela e Sofia. Ognuno di loro scopre così il famoso priore di Barbiana, dai giorni lontani in cui era solo un bambino ricco e privilegiato, fino a quando, schierandosi dalla parte dei poveri, è diventato uno dei più importanti personaggi dei nostri tempi: araldo e messaggero di un modo assolutamente nuovo di concepire la scuola, la religione, la politica e perfino la maniera di stare insieme. I capitoli, brevi e concisi, diventano validi esempi di lezioni interattive, utilizzabili in classe, dove gli studenti, con la freschezza e l’entusiasmo che li contraddistingue, fanno domande e commenti per approfondire le varie fasi di una straordinaria avventura umana. Alla fine anche l’autore, da sempre appassionato alla dimensione pedagogica della scrittura, riconosce di aver composto il libro insieme agli scolari, un po’ come fece don Milani nella sua opera più nota: “Lettera a una professoressa”. Età di lettura: da 11 anni.
Italiani anche noi. Il libro degli esercizi della scuola di Penny Wirton. Nuova ediz. Con aggiornamento online
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“Questo libro nasce da un sogno: insegnare la lingua italiana agli stranieri, come se parlare, leggere e scrivere fossero acqua, pane e vino. Senza voti. Senza registri. Senza burocrazie. Cercando di dare a ognuno ciò di cui lui, o lei, ha bisogno. “Italiani anche noi”, in una nuova edizione, si basa sulla concreta esperienza didattica compiuta dallo scrittore Eraldo Affinati e da Anna Luce Lenzi nella scuola Penny Wirton da loro fondata a Roma, frequentata soprattutto da giovani immigrati di ogni parte del mondo, che spesso non conoscono una sola parola di italiano. Questo libro si presenta come un ricco eserciziario a corredo del libro di grammatica (Erickson, 2019) per allenare i ragazzi (ma anche gli adulti) stranieri nell’acquisizione e/o nel consolidamento delle competenze di base della lingua italiana. Sono proposti moltissimi esercizi su: gli elementi base della fonetica e della morfologia (alfabeto, gruppi consonantici, ecc.); le principali funzioni linguistiche (analisi logica e grammaticale); l’oralità nella narrazione, nella descrizione e nella conversazione (vocabolario, modi di dire più comuni, ecc.); lettura e comprensione di brani originali, che è possibile ascoltare dalla voce dello scrittore tramite le Risorse online. “Italiani anche noi”, utile anche per chi vuole soltanto ripassare la grammatica italiana, si rivela uno strumento funzionale e prezioso di didattica e di integrazione sociale.
Italiani anche noi. Corso di italiano per stranieri. Il libro della scuola di Penny Wirton. Nuova ediz. Con aggiornamento online
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Peregrin d’amore
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Cosa significa essere italiani? Eraldo Affinati lo chiede a Dante e Petrarca, Boccaccio e Leopardi, Campana e Fenoglio; ma, partito da Castel del Monte, non si limita a interrogare le loro pagine. Pellegrino nei luoghi della nostra letteratura, trasformati e resi quasi irriconoscibili dalla modernità, gli accadono le avventure più incredibili: spiega San Francesco a una giovane prostituta nigeriana, Marco Polo agli adolescenti afghani della Città dei Ragazzi, crede di riconoscere Laura fra i ciclisti che scalano il Monte Ventoso e uno dei giganti di Giambattista Vico nei bassi napoletani. Eraldo Affinati diventa Renzo in fuga nei boschi lombardi. In Sicilia scopre che Ranocchio, il famoso personaggio di Giovanni Verga, si chiama Jonut. Nelle contrade romagnole ripercorre il cammino della cavallina storna. Insegue Gozzano fino in India. Ritrova il fantasma di Cesare Pavese nel deserto di Yuma e quello di Bassani in Israele. Sosta pensieroso davanti alla casa di Primo Levi. Sprofonda nella trincea che fu di Ungaretti. Va in Albania sulle tracce di Mario Rigoni Stern. Incontra per strada Accattone di Pasolini. Finché, raggiunta la tomba di Mazzini a Genova e quella di Garibaldi a Caprera, lascia intendere che senza i nostri grandi autori, troppe volte dimenticati, ma altrettanto spesso ancora ben vivi, dichiararsi italiani non avrebbe senso.
Serial killer. Storie di ossessione omicida
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Chi sono i serial killer e perché la nostra immaginazione è così colpita da queste terribili figure? Perché ci fanno paura, certo. Ma anche, e soprattutto, perché sono la personificazione di quanto c’è ancora di irrazionale, di ferino, di primordiale in noi e nella nostra vita apparentemente logica e ordinata. “Serial killer” è un’esplorazione della psicologia di questi mostri efferati, ma è anche un’indagine su tutti gli strumenti di cui oggi dispongono detective e magistrati per mettersi sulle tracce di questi omicidi ossessivi, sempre in bilico tra normalità e follia.
Léon
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Bologna, Ospedale Maggiore. Grazia Negro è ancora stordita dall’anestesia per il cesareo eppure sorride. Finalmente, a dispetto di tutto, è quello che ha scoperto di voler essere: una madre. Basta con le indagini, basta con i morti, basta con la caccia ai mostri. È felice. Ma un attimo dopo capisce che qualcosa non va. Un’infermiera le porta via la culla con le gemelle appena partorite, mentre un agente spinge il suo letto fuori dalla stanza. L’Iguana, il pazzo assassino che anni prima aveva preso di mira gli studenti dell’università, è scomparso dalla struttura psichiatrica in cui era detenuto, lasciando due morti dietro di sé. Era stata Grazia a catturarlo. Per questo trasferiscono lei e le bambine in un luogo segreto. E per questo conducono lí anche Simone, il suo ex compagno, il giovane non vedente che l’aveva aiutata nell’indagine. Però non è sufficiente. Ci sono zone buie, in questa storia, che nascondono sorprese molto pericolose. Nessuna fra le persone coinvolte nel caso è al sicuro.
Opinioni:
L’Iguana, il piú feroce fra i serial killer, è scappato. La notizia è di quelle che fanno davvero paura: ora la sua ossessione potrebbe essere vendicarsi della poliziotta che lo aveva arrestato. Torna Grazia Negro. E con lei Simone, il ragazzo cieco di Almost Blue. – LaFeltrinelli
In questo thriller ho cercato di mettere insieme tanti colpi di scena che si rincorrono e accavallano aumentando la tenzione. C’è parecchia azione e si è sempre vicini all’orlo del burrone. Sono partito dall’idea che non abbiamo tesi precostituite e non esistono delle grammatiche definite, e scrivere un giallo è come ritrovarsi in un posto in cui usi tutte le lingue che conosci per farti capire. – Da un’intervista di Carlo Lucarelli a Il Mattino
Il romanzo è costruito come una rigorosa partitura teatrale. Ambienti definiti, spesso chiusi; personaggi ricorrenti; entrate e uscite, colpi di scena. La storia è divisa in tre parti: ognuna uno snodo dall’azione, il punto in cui il cerchio si stringe e la tensione aumenta. La verità resta una, ma l’abilità dello scrittore sta nel dosarla, nel farla arrivare aipersonaggi e al lettore in momenti diversi. – Severino Colombo, Corriere della Sera
Credo di aver sentito un rumore. È come quando ti accorgi che qualcuno sta parlando da un po’ ma non hai capito cos’ha detto perché non stavi ascoltando. Da qualche parte, perso nella memoria, ho il ricordo di un suono, sempre piú lontano e indistinto, come un sogno dopo il risveglio. Ma c’era, l’ho sentito. C’è qualcuno qui con me. – Anonimo
Carta bianca. Un’indagine del commissario De Luca
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Aprile 1945. Col finire della guerra il commissario De Luca vuol prendere le distanze dal proprio passato nella polizia politica e adesso indaga proprio su quei crimini comuni, che in tempi di dissoluzione di un regime passano senz’altro in secondo piano. Ma le cose non vanno come ci si aspetta. Nulla è scontato, nulla obbedisce al modello di una trama ben confezionata di cui l’autore sa già tutto. Sembra anzi che Lucarelli sia lí, appena un passo davanti a noi, ansioso quanto noi di scoprire dove diavolo lo porti il suo personaggio, a quale rivelazione di sé. Può darsi che l’indagine porti lontano, proprio in quel mondo febbrile di corruzione e traffici loschi che ben si sposa con la fine di una dittatura. Può darsi che porti a scoprire qualcosa che ci appartiene profondamente come italiani, e che forse non è mai passato, forse è ancora lí che aspetta. E anche De Luca è con noi, con la sua malinconia, con quello che può apparire perfino cinismo, e invece è solo la consapevolezza che, nella vita come in un’indagine degna del suo nome, arriva sempre il tempo di scegliere. Con uno scritto di Lucarelli sull’origine del suo personaggio, e del suo cammino di scrittore.
Opinioni:
L’ esordio letterario di Carlo Lucarelli, che dà inizio al ciclo del commissario De Luca. – LaFeltrinelli
Scena del crimine. Storie di delitti efferati e di investigazioni scientifiche
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Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi raccontano i più celebri casi di cronaca nera che hanno insanguinato questi ultimi anni e descrivono il modo in cui inquirenti e scienziati ne sono venuti a capo. Da Marta Russo alla contessa Vacca Agusta, dallo schianto di Luigi Fasulo sul grattacielo Pirelli all’attentato al palazzo dell’Fbi a Oklahoma City: in tutti i delitti o gli attentati c’è sempre una traccia che lega la vittima all’assassino. Quella traccia bisogna trovarla, bisogna saperla riconoscere. Perché è proprio lì, sulla scena del crimine.
Io sono l’Indiano
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Capelli lunghi legati con un codino, impulsivo, insofferente alle gerarchie e alle ingiustizie, l’ispettore Massimo Valeri è conosciuto da tutti come l’Indiano. Abita in una barca ormeggiata nel Porto turistico di Roma e le sue uniche compagne di vita sono una moto Guzzi California EV e Lorena, gatta dal portamento aristocratico che si presenta ogni giorno per reclamare cibo. Nel suo passato c’è Giulia, la sola donna che abbia mai amato davvero. Nel suo presente, un intricato caso da risolvere. Da una settimana una ragazza eritrea staziona davanti al commissariato del XVII distretto e chiede giustizia per la scomparsa del suo compagno Jemal, uno dei tanti fantasmi sbarcati in Italia. I giornalisti sono attirati dalla protesta e la polizia non ha risposte: per il sostituto commissario Bruno Tognozzi, detto il Cane, la faccenda è spinosa e l’Indiano, da poco entrato nella squadra ma già in rotta con il superiore, è la persona giusta su cui scaricare il problema. In una Roma sferzata dalla pioggia che si prepara alla piena del Tevere, tra disperati, potenti e faccendieri di ogni sorta, l’ispettore Valeri si troverà implicato in un’indagine ben più delicata del previsto. Da quella scomparsa infatti parte un filo sottile e invisibile che lega i destini e gli interessi di individui insospettabili. Antonio Fusco dà vita a un nuovo imperdibile protagonista del noir italiano: irregolare, scomodo e solitario, non vi dimenticherete facilmente dell’Indiano.
Opinioni:
Antonio Fusco dà vita a un nuovo imperdibile protagonista del noir italiano: irregolare, scomodo e solitario, non vi dimenticherete facilmente dell’Indiano. – LaFeltrinelli
La pietà dell’acqua. Una nuova indagine del commissario Casabona
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È un Ferragosto rovente e sulle colline toscane viene trovato il corpo di un uomo, ucciso con una revolverata alla nuca, sotto quello che in paese tutti chiamano “il castagno dell’impiccato”. Una vera e propria esecuzione, come risulta subito evidente all’occhio esperto del commissario Casabona. Il caso, però, gli viene subito sottratto dalla direzione antimafia. Strano, molto strano. Come l’atmosfera di quei luoghi: dopo lo svuotamento della diga costruita nel dopoguerra, dalle acque del lago è riemerso il vecchio borgo fantasma di Torre Ghibellina, con le sue casupole di pietra, l’antico campanile e il piccolo cimitero. E fra le centinaia di turisti accorsi per l’evento, Casabona si imbatte in Monique, un’affascinante giornalista francese. O almeno, questo è ciò che dice di essere. Perché in realtà la donna sta indagando su un misterioso dossier che denuncia una strage nazista avvenuta proprio nel paesino sommerso. Un dossier scottante, passato di mano in mano come una sentenza di morte, portandosi dietro un’inspiegabile catena di omicidi. Che cosa nascondono da decenni le acque torbide del lago di Bali? Qual è il prezzo della verità?
Il metodo della fenice. La terza indagine del commissario Casabona
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L’odio più feroce è spesso il rantolo velenoso di un amore ferito, oppure l’urlo di rabbia di un desiderio selvaggio e inappagato. L’amore è l’origine di ogni tragedia, l’ingrediente essenziale del bene e del male. Novembre, il mese dei morti e della pioggia. Una telefonata anonima sveglia la centrale di Valdenza alle prime luci dell’alba. Il commissario Casabona è il primo a precipitarsi sul posto: sotto il vecchio ponte di Campanelle, ai confini del bosco dove vive appartata la misteriosa comunità degli Elfi, viene rinvenuto il corpo di una giovane donna, nudo e parzialmente carbonizzato. Un compito facile per la Scientifica, perché nelle vicinanze emergono subito indizi utili all’indagine. Troppi e troppo in fretta, pensa Casabona. Tanto più che il presunto colpevole viene trovato di lì a poco: in fondo al lago, al volante della sua auto; annegato in seguito a quello che risulta un banale incidente. Ma Casabona non ci sta: il suo istinto gli dice che dietro la storia delle due vittime – lei entraîneuse in un night club, lui pornoattore di fama locale – si nasconde qualcosa di molto più torbido. Qualcuno sta cercando di insabbiare verità scomode che premono per venire alla luce. E qualcuno vuole vedere il fuoco della vendetta ardere sino in fondo, perché è solo dalle ceneri che si rinasce a nuova vita. Per sciogliere il mistero, Casabona vivrà un’esperienza così sconvolgente e accecante da indurlo a dubitare persino dei suoi affetti più cari.
Opinioni:
Umano, cinico, duro. Casabona è uno dei commissari più amati dai lettori italiani. – LaFeltrinelli
Le vite parallele (Le indagini del commissario Casabona Vol. 4)
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Non è mai notte quando muori
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Tutto comincia con una piccola barca che appare all’orizzonte sul mare dei Caraibi. Ne scende un bizzarro avvocato inglese vestito di bianco, latore di una proposta impossibile da rifiutare per l’ex poliziotto violento e politicamente scorretto Sergio Stokar. Dopo due anni passati su un’isola che da prigione è diventata un rifugio durante la pandemia, Stokar deve rimettersi di nuovo in gioco. È il suo avversario di sempre, il potente Alemanno Ferrari, a farlo arruolare di forza in un’impresa pericolosa, ai limiti del suicidio: riportare a casa vivo il figlio di un oligarca russo, scomparso in un paese nordafricano in preda al caos e dominato da una feroce dittatura. Per compiere la sua missione, Sergio dovrà mettere in campo tutta la sua rabbia e la sua intelligenza, in una ricerca che lo porterà dal Belize a Mosca e a Pechino, fino al cuore di tenebra dell’Ard Alshams. Gli anni passati fuori dal mondo l’hanno cambiato, ma non troppo. Rimane un rullo compressore fatto uomo, un insolito connubio di muscoli e cervello, con molti dubbi e una sola certezza: il Male va combattuto a ogni costo. Lungo un viaggio costellato di minacce e imprevisti, Stokar incontrerà nuovi amici e soprattutto nuovi nemici, scoprendo che non sempre è facile distinguere gli uni dagli altri… Aprendosi di forza la strada in un mondo segnato dalle conseguenze del contagio e da nuovi e insospettabili equilibri di potere, Stokar ritroverà le tracce di Elena, il suo amore perduto, dovrà fare i conti con nuovi dolorosi tradimenti e capirà che comunque, anche in un tempo in cui tutto è apparenza e inganno, la vita può ancora offrire rifugi e approdi inaspettati.
Opinioni:
Aprendosi di forza la strada in un mondo segnato dalle conseguenze del contagio e da nuovi e insospettabili equilibri di potere, Sergio ritroverà le tracce di Elena, il suo amore perduto, e dovrà fare i conti con nuovi dolorosi tradimenti, scoprendo che anche in un tempo dove tutto è apparenza e inganno la vita può ancora offrire rifugi e approdi inaspettati. – LaFeltrinelli
Nero come la notte
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Come navi nella notte
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Marco Ferrari è un ex poliziotto che per aver creduto nella giustizia ha dovuto lasciare l’Italia rifugiandosi in Germania, dov’è diventato uno scrittore di gialli di successo. Costretto a tornare nel suo paese d’origine per mettere in vendita la casa al mare in cui ha trascorso le estati della sua infanzia, diventa testimone involontario di un rapimento sulla spiaggia deserta. Imbarcatosi di slancio in un’ostinata indagine personale che si dipana tra una Trieste oscura e una località balneare friulana meta dell’invasione giovanile della Pentecoste, Marco si districa in uno slalom mortale tra misteriosi antiquari e inquietanti balli in maschera, politicanti corrotti e agenti nazisti. Lungo la strada, costellata di ostacoli e minacce, lo accompagna una galleria di personaggi affascinanti e ambigui – una bellissima e fatale veterinaria, un enigmatico poliziotto cinese e un giovane seminarista ucraino in possesso di un documento per cui qualcuno è disposto a uccidere -, fino al drammatico epilogo, che costringerà Ferrari a sostenere lo scontro che ha sempre cercato di evitare, quello con il suo passato.
Opinioni:
In Come navi nella notte, ambientato in una cupa Italia postpandemica dove la penetrazione – ormai non più solo economica – della Cina sembra aver assunto i tratti di un vero e proprio assoggettamento, Tullio Avoledo combina sfrenata fantasia e feroce realismo, mettendo in scena un futuro molto prossimo capace di far risaltare meglio le ombre che incombono sul nostro presente. – LaFeltrinelli
Ogni suo romanzo è un salto nel vuoto, il lettore deve accettare di muoversi in un terreno sconosciuto e non abbassare mai la guardia: ciò che sembra rassicurante può scivolare verso la catastrofe – Stefania Parmeggiani, Robinson
L’elenco telefonico di Atlantide
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La vita di Giulio Rovedo viene sconvolta quando la piccola banca di provincia per cui lavora come responsabile dell’ufficio legale viene acquisita da un giorno all’altro da Bancalleanza, un aggressivo colosso finanziario. La fusione però appare fin da subito tutt’altro che un’ordinaria questione burocratica; portata avanti da una strana serie di personaggi ambigui – tra cui Amon Gottman, la mente spietata che si cela dietro l’operazione, e Cecilia Mazzi, il nuovo capo del personale che, seducendo lo stesso Rovedo, gli stravolge la vita -, cela un mistero: il suo vero scopo, infatti, è la ricerca dell’Arca dell’Alleanza, grazie alla quale un gruppo di esoteristi incattiviti mira a riportare in vita – e al potere – gli dèi dell’Antico Egitto, e che pare essere nascosta proprio nel condominio dove vive Giulio…
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Antonio Manzini nell’articolo dedicato.
Alessandro Baricco
Alessandro Baricco (Torino, 25 gennaio 1958) è uno scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, autore televisivo, critico musicale, conduttore televisivo e conduttore radiofonico italiano, vincitore del Premio Viareggio nel 1993. Dopo aver frequentato il Liceo classico statale Vittorio Alfieri, si è laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi in Estetica (con relatore Gianni Vattimo). Ha iniziato la propria carriera di scrittore pubblicando alcuni saggi di critica musicale, come Il genio in fuga (1988), su Rossini, e L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin (1992), sul rapporto tra musica e modernità. Collabora come critico musicale per la Repubblica e sulla pagina culturale per La Stampa. Fu tra i primi conduttori della trasmissione Radio Tre Suite su Rai Radio Tre.
Omero, Iliade
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Questo volume nasce da un progetto di rilettura del poema omerico destinato alla scena teatrale. Baricco smonta e rimonta l’Iliade creando ventun monologhi, corrispondenti ad altrettanti personaggi del poema e al personaggio di un aedo che racconta, in chiusura, l’assedio e la caduta di Troia. L’autore “rinuncia” agli dei e punta sulle figure che si muovono sulla terra, sui campi di battaglia, nei palazzi achei, dietro le mura della città assediata. Tema nodale di questa sequenza di monologhi è la guerra, la guerra come desiderio, destino, fascinazione, condanna. Un’operazione teatrale e letteraria insieme, dalla quale emerge un intenso sapore di attualizzazione, riviviscenza, urgenza, anche morale e civile.
The Game
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Quella che stiamo vivendo non è solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un’insurrezione mentale. Chi l’ha innescata – dai pionieri di Internet all’inventore dell’iPhone – non aveva in mente un progetto preciso se non questo, affascinante e selvaggio: rendere impossibile la ripetizione di una tragedia come quella del Novecento. Niente più confini, niente più élite, niente più caste sacerdotali, politiche, intellettuali. Uno dei concetti più cari all’uomo analogico, la verità, diventa improvvisamente sfocato, mobile, instabile. I problemi sono tradotti in partite da vincere in un gioco per adulti-bambini. Perché questo è The Game.
Opinioni:
Ci sono libri che quando cadono nel mondo fanno un rumore assordante, che in un attimo però svanisce. E poi ci sono libri, pochi libri, che invece emettono una radiazione, un ultrasuono, che persiste e nel tempo si amplifica, generando cerchi concentrici. Da quando sappiamo come funziona il Game, ci piaccia o no, abbiamo imparato a guardare la realtà con occhi nuovi. – LaFeltrinelli
Baricco si mette nei panni dello storico, dell’antropologo e del cartografo, il suo è un lavoro di ricostruzione e ricerca profondissimo e di rara brillantezza – Wired
Chi ci può guidare in questo territorio con il giusto mix di astuzia e magistrale destrezza, di delizia e terrore, tenendoci inchiodati fino all’ultimo paragrafo con considerazioni disturbanti e argute? La risposta sarebbe nessuno, non fosse per Alessandro Baricco – The New Yorker
Un libro profondo, dallo sguardo obliquo, che traccia una mappa per orientarci e muoverci nel nuovo mondo digitale – El País
Ecco l’intuizione fondamentale: il mondo numerico non è la causa dei cambiamenti della mente ma ne è la conseguenza – Le Monde
Oceano mare
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“Oceano mare” racconta del naufragio di una fregata della marina francese, molto tempo fa, in un oceano. Gli uomini a bordo cercheranno di salvarsi su una zattera. Sul mare si incontreranno le vicende di strani personaggi. Come il professore Bartleboom che cerca di stabilire dove finisce il mare, o il pittore Plasson che dipinge solo con acqua marina, e tanti altri individui in cerca di sé, sospesi sul bordo dell’oceano, col destino segnato dal mare. E sul mare si affaccia anche la locanda Almayer, dove le tante storie confluiscono. Usando il mare come metafora esistenziale, Baricco narra dei suoi surreali personaggi, spaziando in vari registri stilistici.
Seta
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La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto. “Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L’uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa.”
L’appello
E se l’appello non fosse un semplice elenco? Se pronunciare un nome significasse far esistere un po’ di più chi lo porta? Allora la risposta “presente!” conterrebbe il segreto per un’adesione coraggiosa alla vita. Questa è la scuola che Omero Romeo sogna. Quarantacinque anni, gli occhiali da sole sempre sul naso, Omero viene chiamato come supplente di Scienze in una classe che affronterà gli esami di maturità. Una classe-ghetto, in cui sono stati confinati i casi disperati della scuola. La sfida sembra impossibile per lui, che è diventato cieco e non sa se sarà mai più capace di insegnare, e forse persino di vivere. Non potendo vedere i volti degli alunni, inventa un nuovo modo di fare l’appello, convinto che per salvare il mondo occorra salvare ogni nome, anche se a portarlo sono una ragazza che nasconde una ferita inconfessabile, un rapper che vive in una casa famiglia, un nerd che entra in contatto con gli altri solo da dietro uno schermo, una figlia abbandonata, un aspirante pugile che sogna di diventare come Rocky… Nessuno li vedeva, eppure il professore che non ci vede ce la fa. A dieci anni dalla rivelazione di Bianca come il latte, rossa come il sangue, Alessandro D’Avenia torna a raccontare la scuola come solo chi ci vive dentro può fare. E nella vicenda di Omero e dei suoi ragazzi distilla l’essenza del rapporto tra maestro e discepolo, una relazione dinamica in cui entrambi insegnano e imparano, disponibili a mettersi in gioco e a guardare il mondo con occhi nuovi. È l’inizio di una rivoluzione? L’Appello è un romanzo dirompente che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. Proprio lui, costretto ad accogliere le voci stonate del mondo, scoprirà che sono tutte legate da un unico respiro.
Opinioni:
Un romanzo dirompente che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. – LaFeltrinelli
L’insegnante ha imparato, fallimento dopo fallimento, che per insegnare qualcosa deve prima imparare da quel rapporto misterioso che c’è tra maestro e allievo. Deve imparare a guardare quegli occhi giovani che, come nella relazione tra i marinai e il mare, “fanno la vita e dalla vita son fatti” – Giancristiano Desiderio, la Lettura
Il protagonista del romanzo è un prof: si chiama Omero, è diventato cieco a causa di una rara malattia ma ha deciso di tornare dietro la cattedra come supplente di scienze (la sua passione) in una classe di alunni ufficialmente marchiati come quelli della “Quinta D, come disperati” per portarli alla maturità. In tutti i sensi – Eleonora Barbieri, il Giornale
Una lezione tanto luminosa da liberare gli studenti da una caverna, quella abitata dalle ombre dell’apparenza e della menzogna, e tanto viva da generare una rivoluzione – Il Foglio
Cose che nessuno sa
Margherita ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l’inizio del liceo. Un mondo nuovo da esplorare e conquistare, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica: è di suo padre, che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell’ostrica per l’attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino vivace e sensibile e l’irriverente nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più cupo e affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell'”Odissea”: così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino.
Ogni storia è una storia d’amore
L’amore salva? Quante volte ce lo siamo chiesti, avvertendo al tempo stesso l’urgenza della domanda e la difficoltà di dare una risposta definitiva? Ed è proprio l’interrogativo fondante che Alessandro D’Avenia si pone in apertura di queste pagine, invitandoci a incamminarci con lui alla ricerca di risposte. In questo libro incontriamo anzitutto una serie di donne, accomunate dal fatto di essere state compagne di vita di grandi artisti: muse, specchi della loro inquietudine e spesso scrittrici, pittrici e scultrici loro stesse, argini all’istinto di autodistruzione, devote assistenti, o invece avversarie, anime inquiete incapaci di trovare pace. Ascoltiamo la frustrazione di Fanny, che Keats magnificava in versi ma con la quale non seppe condividere nemmeno un giorno di quotidianità, ci commuove la caparbietà di Tess Gallagher, poetessa che di Raymond Carver amava tutto e riuscì a portare un po’ di luce nei giorni della sua malattia, ci sconvolge la disperazione di Jeanne Modigliani, ammiriamo i segreti e amorevoli interventi di Alma Hitchcock, condividiamo l’energia quieta e solida di Edith Tolkien. Alessandro D’Avenia cerca di dipanare il gomitolo di tante diversissime storie d’amore, e di intrecciare il filo narrativo che le unisce, in un ordito ricco e cangiante. Per farlo, come un filomito, un “filosofo del mito”, si rivolge all’archetipo di ogni storia d’amore: Euridice e Orfeo. Un mito che svolge la sua funzione di filo (e in greco antico per indicare “filo” e “racconto” si usavano due parole molto simili, mitos e mythos) perché contempla tutte le tappe di una storia d’amore, tra i due poli opposti del disamore (l’egoismo del poeta che alla donna preferisce il proprio canto) e dell’amore stesso (il sacrificio di sé in nome dell’altro). Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che muove dalla meraviglia e sa restituire meraviglia al lettore.
Opinioni:
Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che incanta e sorprende, riuscendo nell’impresa di coniugare il godimento puro del racconto e il piacere della scoperta. – LaFeltrinelli
Un libro ambiziosissimo – Giuseppe Conte, La Lettura
Le storie sono come barche. Non c’è storia di lotta o ricerca che non porti il nome di una donna inciso sullo scafo. La donna è il viaggio e la meta. E quale amore riesce a farsi storia? Solo l’amore che non smette mai di avanzare, qualunque sia la tempesta che incontra – Anonimo
L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita
“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?” Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. Nella sua vita e nei suoi versi, D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese… Domande che non hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza.
Opinioni:
Viviamo in un’epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Ma c’è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire, come te, Giacomo, un’altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili. – LaFeltrinelli
Vi sarà dolce naufragar nell’infinito di D’Avenia – Gabriele Vacis, Tuttolibri
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Alessandro Baricco nell’articolo dedicato.
Paolo Cognetti
Paolo Cognetti (Milano, 27 gennaio 1978) è uno scrittore italiano. Ha vinto il Premio Strega 2017 col romanzo Le otto montagne. Nato a Milano nel 1978, ha studiato matematica all’Università degli Studi di Milano prima di cambiare strada e diplomarsi, nel 1999, alla Civica Scuola di Cinema di Milano. Nel decennio successivo si è dedicato alla realizzazione di documentari a carattere sociale, politico e letterario.
Le otto montagne
Vincitore Premio Strega 2017 Vincitore Premio Strega Giovani 2017 Vincitore del Premio ITAS del Libro di Montagna 2017. Sezione Migliore opera narrativa. La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura. Lo ha imparato Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi.
Opinioni:
La storia di Pietro, del suo amico Bruno e del loro amore per la montagna. Un caso editoriale internazionale. – LaFeltrinelli
Il raffinato racconto di quanto può essere profondo l’amore che lega gli esseri umani – Annie Proulx
Un libro speciale. Non sorprende che facciano il nome di Cognetti insieme a quelli di Ernest Hemingway, Jack London e Mark Twain – Die Zeit
Un libro di vita potente, universale e sempre umile, che non è la meno rilevante delle sue qualità – Philippe Claudel, membro dell’académie Goncourt
La felicità del lupo
Arrivato alla fine di una lunga relazione, Fausto cerca rifugio tra i sentieri dove camminava da bambino. A Fontana Fredda incontra Babette, anche lei fuggita da Milano molto tempo prima, che gli propone di fare il cuoco nel suo ristorante, tra gli sciatori della piccola pista e gli operai della seggiovia. Silvia è lí che serve ai tavoli, e non sa ancora se la montagna è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo, se prima o poi riuscirà a trovare il suo passo e se è pronta ad accordarlo a quello di Fausto. E poi c’è Santorso, che vede lungo e beve troppo, e scopre di essersi affezionato a quel forestiero dai modi spicci, capace di camminare in silenzio come un montanaro. Mentre cucina per i gattisti che d’inverno battono la pista e per i boscaioli che d’estate profumano il bosco impilando cataste di tronchi, Fausto ritrova il gusto per le cose e per la cura degli altri, assapora il desiderio del corpo e l’abbandono. Che esista o no, il luogo della felicità, lui sente di essere esattamente dove deve stare. Di Paolo Cognetti conosciamo lo sguardo luminoso e la voce limpida, il dono di osservare le relazioni umane nel loro dialogo ininterrotto con la natura, che siano i boschi di larici dei duemila metri o il paesaggio di roccia e ghiaccio dei tremila. Con le loro ferite e irrequietezze, quando scappano e quando poi fanno ritorno, i suoi personaggi ci sembrano amici che conosciamo da sempre, di quelli rari. È per questo, forse, che tra le pagine vive di questo libro purificatore abbiamo l’impressione di attraversare non le stagioni di un anno, ma di una vita intera.
Opinioni:
Fausto si è rifugiato in montagna perché voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sé per poi ripartire verso chissà dove. Lui ha quarant’anni, lei ventisette: provano a toccarsi, una notte, mentre Fontana Fredda si prepara per l’inverno. Intorno a loro ci sono Babette e il suo ristorante, e poi un rifugio a piú di tremila metri, Santorso che sa tutto della valle, distese di nevi e d’erba che allargano il respiro. Persino il lupo, che mancava da un secolo, sembra aver fatto ritorno. Anche lui in cerca della sua felicità. – LaFeltrinelli
Un libro che sta racchiuso nei silenzi. Negli spartiti dei fiati, per esempio, è la virgola a dare il respiro, in poesia invece è l’andare a capo, mentre nei passi di montagna il respiro è una regola non scritta. Fiato, poesia, montagna, silenzi: è in questi elementi che si può riassumere l’ultimo libro di Paolo Cognetti. – Eugenio Giannetta, Avvenire
Non è un romanzo sulla solitudine e non è un romanzo sulla montagna. La solitudine e la montagna sono parti fondamentali e vive di un racconto terso sugli incontri fra esseri umani. – Annalena Benini, Il Foglio
Silvia rise. E di cosa sa gennaio? Di cosa sapeva gennaio? Fumo di stufa. Prati secchi e gelati in attesa della neve. Il corpo nudo di una ragazza dopo una lunga solitudine. Sapeva di miracolo. – Anonimo
Il ragazzo selvatico. Quaderno di montagna
Trent’anni, un inverno difficile e la sensazione di non andare da nessuna parte: “Mi sentivo senza forze, sperduto e sfiduciato. Soprattutto non scrivevo, che per me è come non dormire o non mangiare”. Così Paolo Cognetti ricorda la crisi che l’ha portato a lasciare Milano e trasferirsi per una lunga stagione in una baita di montagna, in cerca di un nuovo inizio. Le letture di Thoreau e Rigoni Stern, l’esplorazione del mondo selvatico, il rapporto con la solitudine, l’incontro e poi l’amicizia con i montanari, nel diario di un’autentica avventura esistenziale che ha ispirato tanti lettori.
Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya
Che cos’è l’andare in montagna senza la conquista della cima? Un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare. Questo libro è un taccuino di viaggio, ma anche il racconto illustrato, caldo, dettagliato, di come vacillano le certezze col mal di montagna, di come si dialoga con un cane tibetano, di come il paesaggio diventa trama del corpo e dello spirito. Perché l’Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è una montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra. Per affrontarla serve una vera spedizione, con guide, portatori, muli, un campo da montare ogni sera e smontare ogni mattina, e soprattutto buoni compagni di viaggio. Se è vero che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, il senso di lontananza e di esplorazione rinsalda le amicizie. Le notti infinite in tenda con Nicola, l’assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il saliscendi del cammino in alta quota, l’alterità dei luoghi e delle persone incontrate. Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza. «Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. Volevo vedere se da qualche parte nel mondo esiste ancora una montagna integra, vederla coi miei occhi prima che scompaia. Sono partito dalle Alpi abbandonate e urbanizzate e sono finito nel piú remoto angolo di Nepal, un piccolo Tibet che sopravvive all’ombra di quello grande e ormai perduto. Ho camminato per 300 chilometri e superato 8 passi oltre i 5000 metri, senza raggiungere nessuna cima. Mi accompagnavano un libro di culto, un cane incontrato lungo la strada, alcuni amici: al ritorno mi sono rimasti gli amici»
Opinioni:
Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza. – LaFeltrinelli
“Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya” ci riconsegna quei luoghi nello spirito di una esplorazione e di una immedesimazione autentiche in cui sono la natura e l’oltre a plasmare la psiche del viaggiatore che le contempla, ne subisce il fascino, finanche la forza invincibile – Andrea Velardi, Il Messaggero
Cognetti, tra pecore azzurre e leopardi invisibili, ha fatto un viaggio nell’aspra poesia della natura – Paolo Mauri, la Repubblica
Paolo Cognetti riprende il passo fisico e letterario – lento, costante, classico – col quale ci aveva lasciati – Stefania Chiale, Sette – Corriere della Sera
Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. (…) Ho camminato per 300 chilometri e superato 8 passi oltre i 5000 metri, senza raggiungere nessuna cima. Mi accompagnavano un libro di culto, un cane incontrato lungo la strada, alcuni amici: al ritorno mi sono rimasti gli amici – Anonimo
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Paolo Cognetti nell’articolo dedicato.
Claudio Magris
Claudio Magris (Trieste, 10 aprile 1939) è uno scrittore, saggista, traduttore e accademico italiano, senatore della XII legislatura (1994-1996). Per quasi quarant’anni ha insegnato letteratura tedesca all’Università di Trieste ed è stato tra i primi studiosi ad occuparsi di autori ebraici nella letteratura mitteleuropea. Con Danubio ha vinto il Premio Bagutta nel 1986, mentre nel 1997 ha vinto il Premio Strega con Microcosmi. Collabora con il Corriere della Sera da oltre cinquant’anni.
L’infinito viaggiare
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Il viaggio come “persuasione” ovvero come capacità di possedere la propria vita essendo capaci di goderne con pienezza ogni istante. Il viaggio al di là delle colonne d’Ercole e il viaggio attorno alla propria stanza. Il viaggio di formazione alla ricerca dell’identità e il viaggio che fa scoprire al viaggiatore la propria fragilità. Claudio Magris racconta vent’anni di viaggi, dalla Mancia di Don Chisciotte alla Pietroburgo di Raskolnikov, dai castelli di Ludwig di Baviera alla scrivania di Arnold Schönberg, dal Grande Nord al Grande Sud, e offre un affascinante percorso tra terre, popoli, libri, uomini.
Traduzioni teatrali
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«È difficile imbrogliare un traduttore, che è insieme uno scrittore e un vivisezionatore del testo» In questa definizione, che eleva a forma d’arte e a esercizio critico la sfida di ricreare un’opera letteraria in una lingua diversa da quella d’origine, è racchiuso il senso profondo dell’esperienza di Claudio Magris come traduttore. Ad affascinare lo scrittore triestino è stata soprattutto la versione di classici del teatro, con testi nati quasi sempre in funzione di un allestimento, attenti alla dimensione fisica della scena, alla recitazione e alla gestualità degli attori. La battuta teatrale, diretta, immediata, esige un cortocircuito fra l’originale e la traduzione, un confronto ravvicinato, inevitabilmente spietato. Dall’adorato Ibsen, spartiacque della drammaturgia moderna, al caustico Schnitzler, critico impietoso della finis Austriae, alla Medea di Grillparzer, che fonde trame arcaiche e atmosfere borghesi, passando per ilWoyzeck di Büchner, con le sue sciabolate che tagliano la parola e l’esistenza, il lavoro di Magris sui testi teatrali si è rivelato un autentico laboratorio creativo in cui sperimentare nuove forme di scrittura. Da questa esperienza è scaturita anche una messa a fuoco del ruolo del traduttore: un po’ complice e un po’ rivale, disposto a piccole infedeltà materiali in nome di una fedeltà di sostanza capace di restituire il ritmo e l’essenza più vera di un’opera. Per la prima volta raccolte in un unico volume, le versioni per il teatro del grande germanista costituiscono un appassionato omaggio a un’arte impossibile ma necessaria, un’arte che in fondo, nel suo inesauribile tentativo di afferrare un senso sempre sfuggente, assomiglia molto alla vita.
Opinioni:
Per la prima volta raccolte in un unico volume, le versioni per il teatro del grande germanista costituiscono un appassionato omaggio a un’arte impossibile ma necessaria, un’arte che in fondo, nel suo inesauribile tentativo di afferrare un senso sempre sfuggente, assomiglia molto alla vita. – LaFeltrinelli
Il Conde. Alla foce
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«Lo spunto è nato dalla realtà. Mentre mi trovavo in Portogallo ho letto per caso su un giornale la notiziola dei festeggiamenti a un vecchio che da molti anni ripescava i morti da un fiume.» Così Claudio Magris presenta Il Conde, pubblicato per la prima volta il 23 dicembre 1990 sul «Corriere della Sera», con il titolo “Io, pescatore di anime morte”. In questo malinconico racconto ritornano alcuni dei temi più cari all’autore – l’indifferenza, l’amore, l’oblio -, personificati dalla figura di un uomo, a metà tra «un angelo custode» e «un controllore al mattatoio», che ricerca sé stesso nelle acque paludose del fiume Douro.
Utopia e disincanto. Saggi 1974-1998
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“Utopia e disincanto” raccoglie un’ampia scelta della produzione saggistica di Claudio Magris. Il lettore incontrerà scritti che analizzano la nostra attuale condizione umana e storica, ma anche fulminei commenti alle bizzarrie della Grande Storia o della cronaca spicciola, riscoperte di libri dimenticati e incontri con destini randagi. Ci sono Borges e Jünger, Goethe e Hugo, Mann e Dostoevskij, Nievo e Hesse, Broch e Andric, Tagore e Primo Levi… Ma anche i libri di viaggio e d’avventura e le opere di “non scrittori”, di marginali della letteratura come il lappone Turi, lo sciamano groenlandese Qippingi o l’anonimo poeta amazzonico. Non mancano, infine, alcune riflessioni sull’attualità, a volte su problemi di rilevanza morale e politica, a volte su situazioni quotidiane.
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Claudio Magris nell’articolo dedicato.
Federico Maria Rivalta
Federico Maria Rivalta è nato a Milano il 24 maggio del 1959. Laureato in Economia e Commercio, ha vissuto nel capoluogo lombardo per quarantasei anni prima di trasferirsi in Veneto, sui Colli Euganei, dove ha scritto e autopubblicato su Amazon Direct Publishing il suo primo romanzo “Un ristretto in tazza grande”. Come tracce sulla sabbia è il secondo della serie di gialli che vede protagonista il giornalista Riccardo Ranieri. Come il suo personaggio, Rivalta non può vivere senza i suoi pastori tedeschi, ama il golf ed è appassionato di thriller, meglio se con un tocco di comicità. Fonte.
La primavera della mantide (Riccardo Ranieri Vol. 8)
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Il labirinto dei vizi capitali (Riccardo Ranieri Vol. 7)
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Il pasto dell’iguana: 5
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Tra uragani e stelle (Riccardo Ranieri Vol. 9)
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Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Federico Maria Rivalta nell’articolo dedicato.
Marco Mancassola
Scrittore italiano contemporaneo nato in Veneto, e che vive a Londra. Esordisce nel 2001 con il romanzo Il mondo senza di me, pubblicato dalla piccola casa editrice Pequod, e quindi ripubblicato nella collana Oscar Mondadori. In seguito pubblica il romanzo breve Qualcuno ha mentito (Arnoldo Mondadori Editore 2004), uscito in Francia con la traduzione di Vincent Raynaud in una versione ampliata con il titolo Les limbes: Trois récits visionnaires (Gallimard 2010).
Last Love Parade
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Romanzo di un’epoca in bilico, Last Love Parade racconta un ritmo che ha fatto pulsare il mondo e incarnato i sentimenti collettivi degli ultimi decenni. Fine anni ottanta: la società sta cambiando e due ragazzi della provincia italiana si incontrano su una pista da ballo. Nasce un gemellaggio di carne, sudore e fasci di nervi. Un’amicizia fatta di meraviglia, di faticosi viaggi verso Amsterdam, Londra, Berlino, Bangkok. A guidarli sono le onde della musica – di una musica nuova, artificiale ma urgentemente fisica. Il club, la festa perfetta, il dj. Il richiamo eterno di un suono che li attende da sempre. Al viaggio dei due protagonisti si intreccia la storia della cultura dance e del suo assorbire gli umori della società, della politica che entra nei corpi. Un momento – l’ultimo scorcio del Novecento – in cui l’euforia edonista si trasforma in lutto, e così si giunge alla tragedia dell’ultima Love Parade: grande rito generazionale di un’Europa ormai non più festosa, e di un’inquietudine che lascia posto, infine, a una nostalgia senza più barriere.
Opinioni:
Fusione di storia musicale e memoir, Last Love Parade ritorna in edizione aggiornata, con tre «code» che scandiscono le evoluzioni più recenti dell’elettronica. – LaFeltrinelli
Il ventisettesimo anno. Due racconti sul sopravvivere
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Il primo racconto è un microromanzo di formazione in cui il protagonista ripercorre il periodo della sua adolescenza (gli anni Ottanta): un’educazione etica, erotica e sentimentale segnata dalla scomparsa del fratello maggiore stroncato dall’Aids. Nel secondo racconto un semplice incontro notturno tra due amici al pub diventa l’occasione per una inaspettata e vertiginosa discesa agli inferi. Due racconti intensi e struggenti, due storie d’amore, amicizia e morte, cui si affiancano le fotografie in bianco e nero di Pierantonio Tanzola. Titoli precedenti di Mancassola sono stati pubblicati da Pequod e Mondadori.
Gli amici del deserto
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Sulle remote colline della costa californiana, vive una singolare comunità di monaci: il luogo adatto per ritrovare se stessi. Così almeno si illude il narratore. L’oceano, la contemplazione, il riparo dal mondo, non era questo il suo obiettivo? E invece dall’Italia arriva l’amico Danilo, un comico senza successo sfuggito da un mondo dello spettacolo senza prospettive. Tanto depresso quanto vitale, provocatore, insofferente, sognatore senza sogni, Danilo ha un altro obiettivo, che non può essere conquistato in solitudine: da qualche parte nell’entroterra, nel profondo del deserto, sta un misterioso guaritore che bisogna raggiungere. Comincia così un viaggio dentro il viaggio, dentro un deserto pieno di sorprese, di emozioni ventose, di paesaggi infuocati, alla rincorsa avventurosa di un senso dell’esistenza. Se mai è veramente possibile trovarlo.
Last love parade. Storia della cultura dance, della musica elettronica e dei miei anni (Narrativa)
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Cosa c’entra la felicità? Una parola e quattro storie
Felicità è una parola di cristallo, la più soggettiva del vocabolario. Cambia a seconda dei valori, delle condizioni di salute, delle idee, della fede, dell’età, del rapporto con il tempo e con la morte. Muta svariate volte nel corso della vita poiché a cambiare siamo prima di tutto noi con il nostro orizzonte di desiderio. Definirla, quindi, non è impresa da poco, ma può rivelarsi un’avventura avvincente. Il suo significato, infatti, apre mille strade e mille orizzonti. Per me è uno stato di estasi, per te un momento di inconsapevolezza. Il luogo dove si trasforma di più è proprio la lingua, con i suoi labirinti etimologici perché le parole contengono immagini originarie, miniere di storie e di misteri, che nei sotterranei della nostra mente agiscono e danno forma ai pensieri e alle emozioni di ogni giorno. Marco Balzano varca la soglia della felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro. Sono quelle in cui la civiltà occidentale affonda le sue radici: il greco e il latino della tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese, lingua universale del nostro tempo. In ognuno di questi idiomi la parola felicità dischiude immagini e significati molto differenti che illuminano valori etici e morali, questioni politiche, atteggiamenti psicologici e, più genericamente, maniere di guardare alla vita e alla morte, al futuro e alla memoria, agli altri e a noi stessi. L’etimologia restituisce alle parole la loro complessità e, così facendo, ci mette in condizione di prenderci cura della lingua: per praticarla liberamente, evitarle il deterioramento a cui la sottopongono i social, la pubblicità o la propaganda, e proiettarla nel tempo. Capire da dove vengono e come sono arrivate a noi le parole ci mostra quanto influiscano sulla nostra vita e come ci plasmino. Al punto da poterci indicare nuovi modi di essere felici.
Opinioni:
Marco Balzano varca la soglia della felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro: il greco e il latino della tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese, lingua universale del nostro tempo. – LaFeltrinelli
L’estate della neve
Martino Pozzi fa il traduttore, è un uomo ironico e malinconico. È nato ad Ampezzo, ma si è trasferito presto a Milano. Un giorno gli arriva la telefonata della Polizia stradale: i suoi genitori sono morti in un incidente. Martino parte con l’intenzione di stare lì il tempo strettamente necessario. In realtà quel viaggio si rivelerà una discesa nella memoria di luoghi ed esperienze familiari insabbiate dall’età adulta. Quella scomparsa improvvisa lo obbligherà a rileggere il nodo emotivo che lo lega ancora ai suoi genitori e alla Carnia.
Resto qui
«Attraverso una scrittura molto semplice, questo bellissimo romanzo rivela una parte sconosciuta delle lotte di un popolo intrappolato tra fascismo e nazismo. E dipinge allo stesso tempo il magnifico ritratto di una donna tanto sensibile quanto coraggiosa» – L’Express «Marco Balzano ha un dono per la caratterizzazione dei personaggi femminili; le voci delle sue donne sono sincere e allo stesso tempo poetiche» – El Mundo «Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare» Quando arriva la guerra o l’inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come Curon, il piccolo paese del Sudtirolo in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che hanno messo al bando la lingua tedesca e le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole. Marco Balzano ha la sapienza dei grandi narratori: accorda la scrittura al respiro dei suoi personaggi.
Opinioni:
Con una voce intima che restituisce vita alla Storia, Marco Balzano ritrae la forza di una comunità nell’attimo in cui, aggrappandosi alla rabbia, sceglie di resistere. – LaFeltrinelli
Una storia di sperdimento e di provvisorietà ben radicata nell’oggi. La letteratura resta qui, come il campanile di Curon – La Lettura – Corriere della Sera
Le parole sono importanti. Dove nascono e cosa raccontano
Quando ci raccontano l’etimologia di una parola proviamo spesso una sensazione di meraviglia, perché riconosciamo qualcosa che non sapevamo di sapere, un universo di elementi che era sotto i nostri occhi ma che non avevamo mai notato. Allora come è possibile che l’etimologia, cosí carica di fascino, non riceva la considerazione che merita? Eppure padroneggiare le parole nella loro storicità e non possederne solamente la scorza ha dei vantaggi. Per esempio, chi acquisisce una forma mentis etimologica sa che attribuire a qualsiasi vocabolo un solo significato è limitativo. Da questo punto di vista l’etimologia è come la poesia, perché sa offrire sempre un’immagine o un gesto che danno tridimensionalità alla parola. Inoltre, quando ne conosciamo l’archeologia, possiamo chiederci se l’uso odierno dei vocaboli conservi ancora qualcosa del significato originale e, nel caso non sia cosí, indagarne le ragioni. Attraverso dieci appassionanti scavi etimologici, Balzano ci dice non solo che ogni parola ha un corpo da rispettare, ma anche che non è un contenitore da riempire a piacimento. Perché ogni parola ha una sua indipendenza e una sua vita.
Opinioni:
Ogni parola ha una voce. Ascoltarla vuol dire conoscere gli incontri, i misteri, le disgrazie e le fortune che ne hanno segnato la strada. Perché ogni parola ha una storia da raccontare. – LaFeltrinelli
Dieci capitoli in cui l’autore toglie i panni di romanziere e rimette quelli di insegnante per accompagnarci nei meandri della lingua e “scongiurare il rischio, oggi così concreto, di rimanere in balia di un linguaggio superstizioso, che ci abbaglia e ci impressiona ma che non comprendiamo davvero” – Annachiara Sacchi, Corriere della Sera
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Marco Mancassola nell’articolo dedicato.
Donato Carrisi
Donato Carrisi (nato il 25 marzo 1973 a Martina Franca in Puglia) è uno scrittore, regista e sceneggiatore italiano. Ha esordito alla regia con il film La ragazza nella nebbia (2017), tratto dal suo omonimo romanzo. Ha vinto un David di Donatello 2018 come miglior regista esordiente. È stata una delle caratteristiche del Festival del cinema italiano 2019 negli Stati Uniti, promuovendo il cinema italiano in diverse città.
La casa delle luci
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Nella grande casa spenta in cima alla collina, vive sempre sola una bambina… Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, Maja Salo. Dei genitori nessuna traccia. È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini. Da qualche tempo Eva non è più davvero sola. Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo. Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva. O meglio, con il suo amico immaginario. È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipnosi, non gli è sconosciuta. E, soprattutto, quella voce conosce Pietro. Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino. Perché a undici anni Pietro Gerber è morto. E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.
Opinioni:
Dal maestro del thriller italiano, un nuovo, oscuro enigma da decifrare. – LaFeltrinelli
La casa senza ricordi
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Ascolterai ciò che ho da dire… fino in fondo. Un bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno, quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una casa buia e in apparenza inviolabile. L’unico in grado di risvegliarlo è l’addormentatore di bambini. Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua storia. E per quanto sembri impossibile, Gerber ce la fa. Riesce a individuare un innesco – un gesto, una combinazione di parole – che fa scattare qualcosa dentro Nico. Ma quando la voce del bambino inizia a raccontare una storia, Pietro Gerber comprende di aver spalancato le porte di una stanza dimenticata. L’ipnotista capisce di non aver molto tempo per salvare Nico, e presto si trova intrappolato in una selva di illusioni e inganni. Perché la voce sotto ipnosi è quella del bambino. Ma la storia che racconta non appartiene a lui.
Opinioni:
Dopo il successo internazionale della Casa delle voci, il nuovo romanzo di Donato Carrisi: imprevedibile, ipnotico, potente. – LaFeltrinelli
Magistrale. Mette i brividi. – The Times
La casa delle voci
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Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l’ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l’addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall’altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un’adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. Hanna è un’adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci» Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l’assassina è proprio lei.
Opinioni:
Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà. – LaFeltrinelli
Carrisi ridefinisce qui lo statuto del thriller psicologico: porta il male e la paura un gradino più in là, fa un passo dentro il buio profondo dell’animo umano. – Severino Colombo, Corriere della Sera
La ragazza nella nebbia
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La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia… La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro. E io le do quello che vuole. La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia ad Avechot. Forse è stata proprio colpa della nebbia se l’auto dell’agente speciale Vogel è finita in un fosso. Vogel è illeso, ma sotto shock. Non ricorda perché è lì e come ci è arrivato. Eppure una cosa è certa: l’agente speciale Vogel dovrebbe trovarsi da tutt’altra parte, lontano da Avechot. Infatti, sono ormai passati due mesi da quando una ragazzina del paese è scomparsa nella nebbia. Due mesi da quando Vogel si è occupato di quello che, da semplice caso di allontanamento volontario, si è trasformato prima in un caso di rapimento e, da lì, in un colossale caso mediatico. Sono passati due mesi da tutto questo, e l’agente speciale Vogel dovrebbe essere lontano, ormai, da quelle montagne inospitali. Ma allora, cosa ci fa ancora lì? Perché quell’incidente? E soprattutto, visto che è illeso, a chi appartiene il sangue che ha sui vestiti?
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Donato Carrisi nell’articolo dedicato.
Giorgio Vasta
Giorgio Vasta (Palermo, 12 marzo 1970) è uno scrittore italiano contemporaneo. Ha esordito nel 2008 con il romanzo Il tempo materiale minimum fax, Premio Città di Viagrande 2010, Prix Ulysse du Premier Roman 2011, pubblicato in Francia, Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Spagna, Ungheria, Repubblica Ceca, Stati Uniti e Inghilterra. Nel 2010 ha pubblicato Spaesamento (Laterza, finalista al Premio Bergamo,[3] pubblicato in Francia) e nel 2012 Presente (Einaudi, con Andrea Bajani, Michela Murgia, Paolo Nori), di cui è stato anche curatore. Absolutely Nothing, del 2016, è stato a sua volta finalista al Premio Bergamo. Ha inoltre curato diverse antologie tra le quali, sempre per minimum fax, Anteprima nazionale. Nove visioni del nostro futuro invisibile (2009).
Palermo. Un’autobiografia nella luce. Ediz. illustrata

Cos’è la luce? O meglio: che cosa c’è dentro la luce? C’è il tempo? La nostra storia? Quella della nostra città d’origine, così insopportabile e magnetica? Oppure nella luce si nasconde il linguaggio, un’infilata di parole in fuga che provano a illuminare le cose, addirittura il mistero di una vita umana? Certo è che per Giorgio Vasta e per Ramak Fazel la luce è un’ossessione che nutre una stralunata avventura nello spazio e nel tempo. In questo vortice di immagini Fazel inventa con il suo sguardo una Palermo sospesa, una città fatta di penombra dove, nel bel mezzo di una sterpaglia, è possibile imbattersi in un dinosauro. Ritratto di Palermo in soggettiva selvaggia, resa dei conti con il passato, nella rara bellezza della lingua esatta di Vasta si compone un’autobiografia paradossale, sulle tracce di un’archeologia di memorie e visioni: la fuga si dissolve in un’immagine nitidissima, irreale e struggente, in cui possiamo riconoscere la forma di ciò che per ciascuno di noi ha nome mancanza.
Absolutely nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani
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Restano pagine fitte di appunti raccolti in ottomila chilometri costellati di imprevisti e digressioni attraverso California, Arizona, Nevada, New Mexico, Texas e Louisiana. A percorrerli, con Giorgio Vasta, ci sono il fotografo Ramak – camicia hawaiana, sorriso cordiale, e una spiccata attitudine a complicarsi la vita – e Silva, pianificatrice e baricentro razionale del viaggio. Doveva essere un reportage, una guida letteraria; ma quando ciò che accade nel deserto – per eccellenza luogo di miraggi e sparizioni – si rivela il preludio di quello che succederà nella vita dello scrittore al suo ritorno, l’asse del libro si modifica: le persone diventano personaggi, e per Vasta il viaggio negli spazi americani diventa un viaggio nella propria immaginazione. A fare da contrappunto, le fotografie di Ramak Fazel, che del racconto sono espansione, verifica e, allo stesso tempo, smentita.
Opinioni:
Cosa resta di un viaggio nei deserti americani? La luce accecante, la polvere, le ghost town e altre reliquie dell’abbandono – un ippodromo-astronave, le rive di un lago fossile, un cimitero di aeroplani. – LaFeltrinelli
È uno dei libri più belli della stagione – IL Sole 24 Ore
Leggendo troviamo tre energie che ci colpiscono: la forza della lingua di Vasta, la potenza di una nazione, tanto monolitica quanto sfaccettata, divisa, e le fotografie folgoranti di Ramak Fazel. – L’Unità
Realtà e finzione si mischiano così bene che non è più possibile per il lettore distinguere con certezza ciò che accaduto veramente da ciò che è solo raccontato – Touringclub.it
Tre orfani
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È l’alba di un giorno nuovo. Per il protagonista di questo racconto – così come per il suo autore – è la data che segna il cinquantesimo compleanno. Confinato nel suo appartamento, l’io narrante si trova a fare i conti con i propri fantasmi letterari, che hanno la familiarità di coinquilini ma i gesti insondabili del destino.
Opinioni:
Gran parte dell’efficacia di Tre orfani si deve alla lingua, distillato allucinogeno di eleganza, ricercatezza e stordimento, ineguagliabile sia per effetti che per esclusività – Nicola H. Cosentino, la Lettura
Il tempo materiale

Nel 1978, in una Palermo preistorica e selvaggia, tre ragazzini pieni di passione e ideologia si affacciano al mondo per la prima volta. Tra loro c’è Nimbo – precoce, impaziente, ferino – che attraversa il geroglifico della città convinto di essere un eletto. Da Palermo, Nimbo e i suoi amici sentono il vento di Roma nell’annus horribilis della storia repubblicana – le Brigate Rosse e il sequestro Moro – e, disgustati dal provincialismo senza scampo dell’Italia, si scollano lentamente dalla realtà fondando una loro cellula terrorista. Per Nimbo è l’inizio di una discesa notturna che porterà lui e il suo gruppo a progettare attentati con una disperante lucidità, riproducendo in scala tutto il peso tragico di quegli anni. “Il tempo materiale” è un romanzo crudele e commovente, che fotografa il nostro paese nell’attimo in cui perse definitivamente l’innocenza; il racconto di una generazione che, nell’incessante rielaborare la propria esperienza, ha sempre rinviato il momento del dolore. Perché il tempo materiale è anche il tempo mancante, quello in cui si sarebbe dovuto amare, e non lo si è fatto.
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Giorgio Vasta nell’articolo dedicato.
Alessandro D’Avenia
Alessandro D’Avenia (nato il 2 maggio 1977) è uno scrittore, insegnante e sceneggiatore italiano nato nella città di Palermo. All’età di 14 anni frequenta il Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Palermo dove conosce Pino Puglisi, suo insegnante. Dopo il diploma, Alessandro D’Avenia si trasferisce a Roma per frequentare l’Università Sapienza di Roma dove si laurea in Lettere Classiche. Nel 2010, D’Avenia ha pubblicato il suo primo libro best-seller, Bianca come il latte, rossa come il sangue.
Omero, Iliade
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Questo volume nasce da un progetto di rilettura del poema omerico destinato alla scena teatrale. Baricco smonta e rimonta l’Iliade creando ventun monologhi, corrispondenti ad altrettanti personaggi del poema e al personaggio di un aedo che racconta, in chiusura, l’assedio e la caduta di Troia. L’autore “rinuncia” agli dei e punta sulle figure che si muovono sulla terra, sui campi di battaglia, nei palazzi achei, dietro le mura della città assediata. Tema nodale di questa sequenza di monologhi è la guerra, la guerra come desiderio, destino, fascinazione, condanna. Un’operazione teatrale e letteraria insieme, dalla quale emerge un intenso sapore di attualizzazione, riviviscenza, urgenza, anche morale e civile.
The Game
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Quella che stiamo vivendo non è solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un’insurrezione mentale. Chi l’ha innescata – dai pionieri di Internet all’inventore dell’iPhone – non aveva in mente un progetto preciso se non questo, affascinante e selvaggio: rendere impossibile la ripetizione di una tragedia come quella del Novecento. Niente più confini, niente più élite, niente più caste sacerdotali, politiche, intellettuali. Uno dei concetti più cari all’uomo analogico, la verità, diventa improvvisamente sfocato, mobile, instabile. I problemi sono tradotti in partite da vincere in un gioco per adulti-bambini. Perché questo è The Game.
Opinioni:
Ci sono libri che quando cadono nel mondo fanno un rumore assordante, che in un attimo però svanisce. E poi ci sono libri, pochi libri, che invece emettono una radiazione, un ultrasuono, che persiste e nel tempo si amplifica, generando cerchi concentrici. Da quando sappiamo come funziona il Game, ci piaccia o no, abbiamo imparato a guardare la realtà con occhi nuovi. – LaFeltrinelli
Baricco si mette nei panni dello storico, dell’antropologo e del cartografo, il suo è un lavoro di ricostruzione e ricerca profondissimo e di rara brillantezza – Wired
Chi ci può guidare in questo territorio con il giusto mix di astuzia e magistrale destrezza, di delizia e terrore, tenendoci inchiodati fino all’ultimo paragrafo con considerazioni disturbanti e argute? La risposta sarebbe nessuno, non fosse per Alessandro Baricco – The New Yorker
Un libro profondo, dallo sguardo obliquo, che traccia una mappa per orientarci e muoverci nel nuovo mondo digitale – El País
Ecco l’intuizione fondamentale: il mondo numerico non è la causa dei cambiamenti della mente ma ne è la conseguenza – Le Monde
Oceano mare
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“Oceano mare” racconta del naufragio di una fregata della marina francese, molto tempo fa, in un oceano. Gli uomini a bordo cercheranno di salvarsi su una zattera. Sul mare si incontreranno le vicende di strani personaggi. Come il professore Bartleboom che cerca di stabilire dove finisce il mare, o il pittore Plasson che dipinge solo con acqua marina, e tanti altri individui in cerca di sé, sospesi sul bordo dell’oceano, col destino segnato dal mare. E sul mare si affaccia anche la locanda Almayer, dove le tante storie confluiscono. Usando il mare come metafora esistenziale, Baricco narra dei suoi surreali personaggi, spaziando in vari registri stilistici.
Seta
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La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto. “Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L’uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa.”
L’appello
E se l’appello non fosse un semplice elenco? Se pronunciare un nome significasse far esistere un po’ di più chi lo porta? Allora la risposta “presente!” conterrebbe il segreto per un’adesione coraggiosa alla vita. Questa è la scuola che Omero Romeo sogna. Quarantacinque anni, gli occhiali da sole sempre sul naso, Omero viene chiamato come supplente di Scienze in una classe che affronterà gli esami di maturità. Una classe-ghetto, in cui sono stati confinati i casi disperati della scuola. La sfida sembra impossibile per lui, che è diventato cieco e non sa se sarà mai più capace di insegnare, e forse persino di vivere. Non potendo vedere i volti degli alunni, inventa un nuovo modo di fare l’appello, convinto che per salvare il mondo occorra salvare ogni nome, anche se a portarlo sono una ragazza che nasconde una ferita inconfessabile, un rapper che vive in una casa famiglia, un nerd che entra in contatto con gli altri solo da dietro uno schermo, una figlia abbandonata, un aspirante pugile che sogna di diventare come Rocky… Nessuno li vedeva, eppure il professore che non ci vede ce la fa. A dieci anni dalla rivelazione di Bianca come il latte, rossa come il sangue, Alessandro D’Avenia torna a raccontare la scuola come solo chi ci vive dentro può fare. E nella vicenda di Omero e dei suoi ragazzi distilla l’essenza del rapporto tra maestro e discepolo, una relazione dinamica in cui entrambi insegnano e imparano, disponibili a mettersi in gioco e a guardare il mondo con occhi nuovi. È l’inizio di una rivoluzione? L’Appello è un romanzo dirompente che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. Proprio lui, costretto ad accogliere le voci stonate del mondo, scoprirà che sono tutte legate da un unico respiro.
Opinioni:
Un romanzo dirompente che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. – LaFeltrinelli
L’insegnante ha imparato, fallimento dopo fallimento, che per insegnare qualcosa deve prima imparare da quel rapporto misterioso che c’è tra maestro e allievo. Deve imparare a guardare quegli occhi giovani che, come nella relazione tra i marinai e il mare, “fanno la vita e dalla vita son fatti” – Giancristiano Desiderio, la Lettura
Il protagonista del romanzo è un prof: si chiama Omero, è diventato cieco a causa di una rara malattia ma ha deciso di tornare dietro la cattedra come supplente di scienze (la sua passione) in una classe di alunni ufficialmente marchiati come quelli della “Quinta D, come disperati” per portarli alla maturità. In tutti i sensi – Eleonora Barbieri, il Giornale
Una lezione tanto luminosa da liberare gli studenti da una caverna, quella abitata dalle ombre dell’apparenza e della menzogna, e tanto viva da generare una rivoluzione – Il Foglio
Cose che nessuno sa
Margherita ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l’inizio del liceo. Un mondo nuovo da esplorare e conquistare, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica: è di suo padre, che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell’ostrica per l’attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino vivace e sensibile e l’irriverente nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più cupo e affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell'”Odissea”: così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino.
Ogni storia è una storia d’amore
L’amore salva? Quante volte ce lo siamo chiesti, avvertendo al tempo stesso l’urgenza della domanda e la difficoltà di dare una risposta definitiva? Ed è proprio l’interrogativo fondante che Alessandro D’Avenia si pone in apertura di queste pagine, invitandoci a incamminarci con lui alla ricerca di risposte. In questo libro incontriamo anzitutto una serie di donne, accomunate dal fatto di essere state compagne di vita di grandi artisti: muse, specchi della loro inquietudine e spesso scrittrici, pittrici e scultrici loro stesse, argini all’istinto di autodistruzione, devote assistenti, o invece avversarie, anime inquiete incapaci di trovare pace. Ascoltiamo la frustrazione di Fanny, che Keats magnificava in versi ma con la quale non seppe condividere nemmeno un giorno di quotidianità, ci commuove la caparbietà di Tess Gallagher, poetessa che di Raymond Carver amava tutto e riuscì a portare un po’ di luce nei giorni della sua malattia, ci sconvolge la disperazione di Jeanne Modigliani, ammiriamo i segreti e amorevoli interventi di Alma Hitchcock, condividiamo l’energia quieta e solida di Edith Tolkien. Alessandro D’Avenia cerca di dipanare il gomitolo di tante diversissime storie d’amore, e di intrecciare il filo narrativo che le unisce, in un ordito ricco e cangiante. Per farlo, come un filomito, un “filosofo del mito”, si rivolge all’archetipo di ogni storia d’amore: Euridice e Orfeo. Un mito che svolge la sua funzione di filo (e in greco antico per indicare “filo” e “racconto” si usavano due parole molto simili, mitos e mythos) perché contempla tutte le tappe di una storia d’amore, tra i due poli opposti del disamore (l’egoismo del poeta che alla donna preferisce il proprio canto) e dell’amore stesso (il sacrificio di sé in nome dell’altro). Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che muove dalla meraviglia e sa restituire meraviglia al lettore.
Opinioni:
Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che incanta e sorprende, riuscendo nell’impresa di coniugare il godimento puro del racconto e il piacere della scoperta. – LaFeltrinelli
Un libro ambiziosissimo – Giuseppe Conte, La Lettura
Le storie sono come barche. Non c’è storia di lotta o ricerca che non porti il nome di una donna inciso sullo scafo. La donna è il viaggio e la meta. E quale amore riesce a farsi storia? Solo l’amore che non smette mai di avanzare, qualunque sia la tempesta che incontra – Anonimo
L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita
“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?” Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. Nella sua vita e nei suoi versi, D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese… Domande che non hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza.
Opinioni:
Viviamo in un’epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Ma c’è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire, come te, Giacomo, un’altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili. – LaFeltrinelli
Vi sarà dolce naufragar nell’infinito di D’Avenia – Gabriele Vacis, Tuttolibri
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Alessandro D’Avenia nell’articolo dedicato.
Marco Balzano
Marco Balzano è nato a Milano, dove lavora come insegnante di lettere. È sposato e ha due figli. Dottore di ricerca con una tesi su Giacomo Leopardi, vincitore del Premio Centro Nazionale di Studi Leopardiani, esordisce nel 2007 con la raccolta di poesie Particolari in controsenso. Ha pubblicato su varie riviste (tra cui: Rivista di storia della filosofia, Rivista pascoliana, Lettere italiane, Giornale storico della letteratura italiana) articoli e saggi su Leopardi, Belli, Pascoli. Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo, Il figlio del figlio (Avagliano). Il libro viene tradotto in tedesco nel 2011.
Last Love Parade
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Romanzo di un’epoca in bilico, Last Love Parade racconta un ritmo che ha fatto pulsare il mondo e incarnato i sentimenti collettivi degli ultimi decenni. Fine anni ottanta: la società sta cambiando e due ragazzi della provincia italiana si incontrano su una pista da ballo. Nasce un gemellaggio di carne, sudore e fasci di nervi. Un’amicizia fatta di meraviglia, di faticosi viaggi verso Amsterdam, Londra, Berlino, Bangkok. A guidarli sono le onde della musica – di una musica nuova, artificiale ma urgentemente fisica. Il club, la festa perfetta, il dj. Il richiamo eterno di un suono che li attende da sempre. Al viaggio dei due protagonisti si intreccia la storia della cultura dance e del suo assorbire gli umori della società, della politica che entra nei corpi. Un momento – l’ultimo scorcio del Novecento – in cui l’euforia edonista si trasforma in lutto, e così si giunge alla tragedia dell’ultima Love Parade: grande rito generazionale di un’Europa ormai non più festosa, e di un’inquietudine che lascia posto, infine, a una nostalgia senza più barriere.
Opinioni:
Fusione di storia musicale e memoir, Last Love Parade ritorna in edizione aggiornata, con tre «code» che scandiscono le evoluzioni più recenti dell’elettronica. – LaFeltrinelli
Il ventisettesimo anno. Due racconti sul sopravvivere
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Il primo racconto è un microromanzo di formazione in cui il protagonista ripercorre il periodo della sua adolescenza (gli anni Ottanta): un’educazione etica, erotica e sentimentale segnata dalla scomparsa del fratello maggiore stroncato dall’Aids. Nel secondo racconto un semplice incontro notturno tra due amici al pub diventa l’occasione per una inaspettata e vertiginosa discesa agli inferi. Due racconti intensi e struggenti, due storie d’amore, amicizia e morte, cui si affiancano le fotografie in bianco e nero di Pierantonio Tanzola. Titoli precedenti di Mancassola sono stati pubblicati da Pequod e Mondadori.
Gli amici del deserto
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Sulle remote colline della costa californiana, vive una singolare comunità di monaci: il luogo adatto per ritrovare se stessi. Così almeno si illude il narratore. L’oceano, la contemplazione, il riparo dal mondo, non era questo il suo obiettivo? E invece dall’Italia arriva l’amico Danilo, un comico senza successo sfuggito da un mondo dello spettacolo senza prospettive. Tanto depresso quanto vitale, provocatore, insofferente, sognatore senza sogni, Danilo ha un altro obiettivo, che non può essere conquistato in solitudine: da qualche parte nell’entroterra, nel profondo del deserto, sta un misterioso guaritore che bisogna raggiungere. Comincia così un viaggio dentro il viaggio, dentro un deserto pieno di sorprese, di emozioni ventose, di paesaggi infuocati, alla rincorsa avventurosa di un senso dell’esistenza. Se mai è veramente possibile trovarlo.
Cosa c’entra la felicità? Una parola e quattro storie
Felicità è una parola di cristallo, la più soggettiva del vocabolario. Cambia a seconda dei valori, delle condizioni di salute, delle idee, della fede, dell’età, del rapporto con il tempo e con la morte. Muta svariate volte nel corso della vita poiché a cambiare siamo prima di tutto noi con il nostro orizzonte di desiderio. Definirla, quindi, non è impresa da poco, ma può rivelarsi un’avventura avvincente. Il suo significato, infatti, apre mille strade e mille orizzonti. Per me è uno stato di estasi, per te un momento di inconsapevolezza. Il luogo dove si trasforma di più è proprio la lingua, con i suoi labirinti etimologici perché le parole contengono immagini originarie, miniere di storie e di misteri, che nei sotterranei della nostra mente agiscono e danno forma ai pensieri e alle emozioni di ogni giorno. Marco Balzano varca la soglia della felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro. Sono quelle in cui la civiltà occidentale affonda le sue radici: il greco e il latino della tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese, lingua universale del nostro tempo. In ognuno di questi idiomi la parola felicità dischiude immagini e significati molto differenti che illuminano valori etici e morali, questioni politiche, atteggiamenti psicologici e, più genericamente, maniere di guardare alla vita e alla morte, al futuro e alla memoria, agli altri e a noi stessi. L’etimologia restituisce alle parole la loro complessità e, così facendo, ci mette in condizione di prenderci cura della lingua: per praticarla liberamente, evitarle il deterioramento a cui la sottopongono i social, la pubblicità o la propaganda, e proiettarla nel tempo. Capire da dove vengono e come sono arrivate a noi le parole ci mostra quanto influiscano sulla nostra vita e come ci plasmino. Al punto da poterci indicare nuovi modi di essere felici.
Opinioni:
Marco Balzano varca la soglia della felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro: il greco e il latino della tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese, lingua universale del nostro tempo. – LaFeltrinelli
L’estate della neve
Martino Pozzi fa il traduttore, è un uomo ironico e malinconico. È nato ad Ampezzo, ma si è trasferito presto a Milano. Un giorno gli arriva la telefonata della Polizia stradale: i suoi genitori sono morti in un incidente. Martino parte con l’intenzione di stare lì il tempo strettamente necessario. In realtà quel viaggio si rivelerà una discesa nella memoria di luoghi ed esperienze familiari insabbiate dall’età adulta. Quella scomparsa improvvisa lo obbligherà a rileggere il nodo emotivo che lo lega ancora ai suoi genitori e alla Carnia.
Resto qui
«Attraverso una scrittura molto semplice, questo bellissimo romanzo rivela una parte sconosciuta delle lotte di un popolo intrappolato tra fascismo e nazismo. E dipinge allo stesso tempo il magnifico ritratto di una donna tanto sensibile quanto coraggiosa» – L’Express «Marco Balzano ha un dono per la caratterizzazione dei personaggi femminili; le voci delle sue donne sono sincere e allo stesso tempo poetiche» – El Mundo «Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare» Quando arriva la guerra o l’inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come Curon, il piccolo paese del Sudtirolo in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che hanno messo al bando la lingua tedesca e le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole. Marco Balzano ha la sapienza dei grandi narratori: accorda la scrittura al respiro dei suoi personaggi.
Opinioni:
Con una voce intima che restituisce vita alla Storia, Marco Balzano ritrae la forza di una comunità nell’attimo in cui, aggrappandosi alla rabbia, sceglie di resistere. – LaFeltrinelli
Una storia di sperdimento e di provvisorietà ben radicata nell’oggi. La letteratura resta qui, come il campanile di Curon – La Lettura – Corriere della Sera
Le parole sono importanti. Dove nascono e cosa raccontano
Quando ci raccontano l’etimologia di una parola proviamo spesso una sensazione di meraviglia, perché riconosciamo qualcosa che non sapevamo di sapere, un universo di elementi che era sotto i nostri occhi ma che non avevamo mai notato. Allora come è possibile che l’etimologia, cosí carica di fascino, non riceva la considerazione che merita? Eppure padroneggiare le parole nella loro storicità e non possederne solamente la scorza ha dei vantaggi. Per esempio, chi acquisisce una forma mentis etimologica sa che attribuire a qualsiasi vocabolo un solo significato è limitativo. Da questo punto di vista l’etimologia è come la poesia, perché sa offrire sempre un’immagine o un gesto che danno tridimensionalità alla parola. Inoltre, quando ne conosciamo l’archeologia, possiamo chiederci se l’uso odierno dei vocaboli conservi ancora qualcosa del significato originale e, nel caso non sia cosí, indagarne le ragioni. Attraverso dieci appassionanti scavi etimologici, Balzano ci dice non solo che ogni parola ha un corpo da rispettare, ma anche che non è un contenitore da riempire a piacimento. Perché ogni parola ha una sua indipendenza e una sua vita.
Opinioni:
Ogni parola ha una voce. Ascoltarla vuol dire conoscere gli incontri, i misteri, le disgrazie e le fortune che ne hanno segnato la strada. Perché ogni parola ha una storia da raccontare. – LaFeltrinelli
Dieci capitoli in cui l’autore toglie i panni di romanziere e rimette quelli di insegnante per accompagnarci nei meandri della lingua e “scongiurare il rischio, oggi così concreto, di rimanere in balia di un linguaggio superstizioso, che ci abbaglia e ci impressiona ma che non comprendiamo davvero” – Annachiara Sacchi, Corriere della Sera
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Marco Balzano nell’articolo dedicato.
Gianrico Carofiglio
Gianrico Carofiglio (Bari, 30 maggio 1961) è uno scrittore, ex magistrato ed ex politico italiano. Nato a Bari, è figlio della scrittrice Enza Buono e fratello dell’architetto, scrittore e illustratore Francesco Carofiglio. Studia al liceo classico “Quinto Orazio Flacco” della propria città e successivamente si laurea in giurisprudenza.
Rancore
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Un barone universitario ricco e potente muore all’improvviso; cause naturali, certifica il medico. La figlia però non ci crede e si rivolge a Penelope Spada, ex Pm con un mistero alle spalle e un presente di quieta disperazione. L’indagine, che sulle prime appare senza prospettive, diventa una drammatica resa dei conti con il passato, un appuntamento col destino e con l’inattesa possibilità di cambiarlo. Nelle pieghe di una narrazione tesa fino all’ultima pagina, Gianrico Carofiglio ci consegna un’avventura umana che va ben oltre gli stilemi del genere; e un personaggio epico, dolente, magnifico.
Opinioni:
Come è morto, davvero, Vittorio Leonardi? Perché Penelope Spada ha dovuto lasciare la magistratura? Un’investigazione su un delitto e nei meandri della coscienza. Un folgorante romanzo sulla colpa e sulla redenzione. – LaFeltrinelli
Cosa vogliono le vittime dei reati? Le persone ingiuriate dal crimine, quelle che hanno perso i propri cari o la propria dignità? La punizione dei colpevoli? Certo, anche questo. Ma la punizione – la vendetta piú o meno regolata dalle leggi – è in gran parte un’illusione ottica. Ciò che le vittime vogliono davvero è la verità. L’unica cosa che nel lungo periodo è capace di guarire le ferite, di placare il dolore – Anonimo
La disciplina di Penelope
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Le tre del mattino
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«E mi sembrava di scoprire qualcosa che in realtà era sempre stato lí» Un padre e un figlio. La storia di un incontro che li cambierà per sempre. Antonio è un liceale solitario e risentito, suo padre un matematico dal passato brillante; i rapporti fra i due non sono mai stati facili. Un pomeriggio di giugno dei primi anni Ottanta atterrano a Marsiglia, dove una serie di circostanze inattese li costringerà a trascorrere insieme due giorni e due notti senza sonno. È cosí che il ragazzo e l’uomo si conoscono davvero, per la prima volta; si specchiano l’uno nell’altro e si misurano con la figura della madre ed ex moglie, donna bellissima ed elusiva. La loro sarà una corsa turbinosa, a tratti allucinata a tratti allegra, fra quartieri malfamati, spettacolari paesaggi di mare, luoghi nascosti e popolati da creature notturne. Con una lingua netta, di precisione geometrica eppure capace di cogliere le sfumature piú delicate,
Opinioni:
Gianrico Carofiglio costruisce un indimenticabile racconto sulle illusioni e sul rimpianto, sul passare del tempo, dell’amore, del talento. – LaFeltrinelli
La cronaca di un itinerario di formazione che sa essere lucida e toccante – Leonetta Bentivoglio, la Repubblica
La nuova manomissione delle parole
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Rosa Luxemburg diceva che chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario. In un’epoca come la nostra, quando la democrazia vacilla e la sfera pubblica deve contenere i canali labirintici dei social, l’uso delle parole può produrre trasformazioni drastiche della realtà. Attraverso il linguaggio si esercita il potere della manipolazione e della mistificazione. Perciò le parole devono tornare a aderire alle cose. Manomissione, certo, significa danneggiamento. Ma nel diritto romano indicava la liberazione degli schiavi. Questo libro si misura con tale ambivalenza: del nostro linguaggio indica le deformazioni, ma anche la possibilità delle parole di ritrovare il loro significato autentico. È la condizione necessaria per un discorso pubblico che sia aperto e inclusivo. La manomissione delle parole era apparso nella sua prima edizione undici anni fa. Era un’altra epoca e, allo stesso tempo, era l’inizio di questa epoca. Il linguaggio era quello dell’ascesa di Berlusconi, che è divenuta la premessa di nuove manomissioni. Perciò il testo è stato storicizzato e aggiornato, con le nuove torsioni della lingua prodotte dall’avanzata populista. Sono sei i pilastri del lessico civile che questa guida anarchica e coraggiosa riscopre: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelta, popolo. A partire da queste parole chiave Gianrico Carofiglio costruisce un itinerario profondo e rivelatore attraverso i meandri della lingua e del suo uso pubblico. In un viaggio libero e rigoroso nella letteratura, nell’etica e nella politica, da Aristotele a Bob Marley, scopriamo gli strumenti per restituire alle parole il loro significato e la loro potenza originaria. Salvare le parole dalla loro manomissione, oggi, significa essere cittadini liberi.
Opinioni:
Le parole, nel loro uso pubblico e privato, sono spesso sfigurate, a volte in modo doloso, altre volte per inconsapevolezza. Un insostituibile libro politico che segnala le ferite del nostro linguaggio, ma indica anche le strade possibili della sua liberazione. – LaFeltrinelli
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Gianrico Carofiglio nell’articolo dedicato.
Niccolò Ammaniti
Niccolò Ammaniti è uno scrittore italiano, vincitore del Premio Strega nel 2007 per il romanzo “Come Dio comanda”. Si è fatto notare nel 2001 con la pubblicazione di “Io non ho paura”, romanzo da cui è stato poi tratto un film diretto da Gabriele Salvatores.
Io e te
Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca, Lorenzo, un quattordicenne introverso e un po’ nevrotico, si prepara a vivere il suo sogno solipsistico di felicità: niente conflitti, niente fastidiosi compagni di scuola, niente commedie e finzioni. Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori della porta e lui stravaccato su un divano, circondato di Coca-Cola, scatolette di tonno e romanzi horror. Sarà Olivia, che piomba all’improvviso nel bunker con la sua ruvida e cagionevole vitalità, a far varcare a Lorenzo la linea d’ombra, a fargli gettare la maschera di adolescente difficile e accettare il gioco caotico della vita là fuori. Con questo racconto di formazione Ammaniti aggiunge un nuovo, lancinante scorcio a quel paesaggio dell’adolescenza di cui è impareggiabile ritrattista. E ci dà con Olivia una figura femminile di fugace e struggente bellezza.
Opinioni:
Con una manciata di ingredienti Ammaniti costruisce un racconto di fulminea precisione sul piú semplice e imperscrutabile dei misteri: come diventare grandi. – LaFeltrinelli
Anna
In una Sicilia diventata un’immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un’isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono più, dovrà inventarne di nuove. Con “Anna” Niccolò Ammaniti ha scritto il suo romanzo più struggente. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la “vita non ci appartiene, ci attraversa”.
Ti prendo e ti porto via
A Ischiano Scalo il mare c’è ma non si vede. In questa periferica maremma di paludi e zanzare, di bar e casette affacciate sul nulla di una strada provinciale si svolgono due storie d’amore. Pietro e Gloria sono due ragazzini. Lei è la figlia di un direttore di banca, è sveglia, bella e sicura di sé. Lui è figlio di un pastore psicopatico, è introverso, sognatore, e la vittima preferita dei bulli del paese. Graziano Briglia è tornato a Ischiano, con la sua fama di chitarrista sciupafemmine e il cuore spezzato da una cubista. Qui conosce la professoressa Flora Palmieri, una donna sola e misteriosa che ha rinunciato alla propria vita per prendersi cura della madre. E tra i due, in apparenza lontani come i pianeti di due galassie, nasce un’attrazione. Una folla di creature strambe e grottesche si muove attorno ai protagonisti, come nella scia di un vento elettrico e vorticoso. Nessuno come Niccolò Ammaniti sa raccontare l’innocenza e la crudeltà della scoperta del mondo, mescolando comicità, paura e tenerezza.
Opinioni:
Con il suo furore affabulatorio e un’irresistibile schiera di personaggi, tutti alla ricerca di un’oscura felicità, Ammaniti intreccia le vicende di due coppie di amanti. Una storia di speranze interrotte e desideri perduti, che cambierà il destino dei protagonisti di questa feroce, sentimentale commedia nera. – LaFeltrinelli
Come Dio comanda
Rino e Cristiano Zena sono padre e figlio. Rino ha trentasei anni ma ne dimostra cinquanta, è ostinato, violento e xenofobo, ma adora suo figlio. Cristiano ha tredici anni, è timido, alto e sottile, e sa che quel padre ubriacone e “buono a nulla” è la sola persona su cui può contare. Vivono in una periferia del nord-est, tra desolazione e centri commerciali. Soli contro il mondo, hanno per amici due tipi strani, Quattro Formaggi e Danilo. È con questi che Rino organizza la rapina che dovrà riscattare le loro vite. La notte del colpo, però, si scatena un furioso temporale, e una ragazzina bionda apparsa dalle tenebre e dal fango fa deviare i destini di tutti.
Opinioni:
Vincitore premio Strega 2007 – LaFeltrinelli
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Niccolò Ammaniti nell’articolo dedicato.
Fabio Geda
Fabio Geda (Torino, 1º marzo 1972) è uno scrittore e educatore italiano. Fabio Geda è nato nel 1972 a Torino; dopo una laurea in Scienze della comunicazione ha lavorato per un decennio come educatore dei servizi sociali. Un’esperienza che ha riversato nella sua produzione letteraria. Sin dal suo esordio nel 2007 con Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani, Geda mette al centro della narrazione, infatti, i ragazzi. Il suo debutto racconta di un ragazzino rumeno che attraversa l’Europa alla ricerca del nonno, artista di strada, e del padre, carcerato in Romania. È tradotto in francese, in tedesco e in rumeno.
Fai qualcosa!
Una città sul mare, la primavera che avanza, la scuola. Questo è il mondo di Matteo, Anita, Zahira e Luca, quattordicenni che, all’improvviso, capiscono che il modo in cui si gestiscono le cose, lì in mensa, a loro proprio non piace: è la plastica, il problema. È troppa, inquina e sembra che a nessuno importi. Così decidono di mettere in piedi una protesta, ma chi avrebbe l’autorità di ascoltarli non muove un dito e, anzi, qualcuno prova a sabotarli, tanto tra i compagni quanto tra gli insegnanti. E poi c’è lei, la professoressa di Storia con una misteriosa cicatrice sulla fronte, che un giorno racconta di quando aveva vent’anni e protestava al G8 di Genova, nel 2001. E se quella cicatrice arrivasse da lì? Forse lei avrà voglia di ascoltarli e di capire quello che, per i ragazzi come loro, conta come non mai: agire subito, perché un altro mondo è ancora possibile.
Opinioni:
A vent’anni dai fatti di Genova, un romanzo che stimola riflessioni sullo stare al mondo, sull’essere parte di una comunità, sul diventare cittadine e cittadini con diritti e doveri, tra cui quello di interessarsi tanto del pianeta quanto della propria scuola. – LaFeltrinelli
Non è solo una questione di risultati. Ma di rapporto con noi stessi. Alzarsi la mattina e guardarsi allo specchio e poi assicurare alle persone cui vogliamo bene che stiamo facendo ciò che siamo in grado di fare. Ognuno come può. – Anonimo
Anime scalze
Ercole è asserragliato sul tetto di un capannone, armato e circondato dalla polizia. Con lui c’è Luca, che ha sei anni. Come sono finiti lassú? Ercole Santià trascorre l’infanzia ricucendo gli strappi quotidiani della vita. Lui e sua sorella Asia tirano avanti a stento – con fantasia e caparbietà – insieme al padre, un personaggio tanto inadeguato quanto innocente; eppure, come tutti, crescono, vanno a scuola, s’innamorano. Finché, all’improvviso, ogni cosa attorno a Ercole inizia a crollare. Niente sembra in grado di fermare la slavina che lo sta travolgendo, nemmeno Viola, la ragazza che da qualche tempo illumina i suoi giorni. Convinto che quello di incasinarsi sia un destino scritto nel sangue della propria famiglia, è sul punto di arrendersi quando viene a sapere che la madre, di cui non ha notizie da anni, abita non lontano da lui. L’incontro con la donna lo metterà di fronte alla necessità di reagire compiendo una scelta drammatica. L’unica possibile, forse, se vuole cambiare il proprio destino e proteggere le persone che ama.
Opinioni:
Anime scalze è stato votato miglior libro per adolescenti e giovani adulti 2018 dall’associazione librerie indipendenti per ragazzi che gli ha conferito il Premio Orbil. – LaFeltrinelli
Muovendo le pagine addosso ai pensieri di Ercole, Geda riesce a farci vedere e sentire la soglia pericolosa che separa la confusione dalla disperazione – Paolo di Paolo
Con gli occhi di un ragazzino che non può piú aggrapparsi a niente, Fabio Geda racconta l’adolescenza nuda, straniera alle regole del mondo – Nadia Terranova
L’estate alla fine del secolo
Nell’estate del 1999 un nonno e un nipote si incontrano per la prima volta, dopo che una lunga serie di incomprensioni li ha tenuti distanti. Il nonno, ebreo, nato il diciassette novembre 1938, giorno in cui in Italia vengono promulgate le leggi razziali, ha trascorso la propria vita senza sentirsi autorizzato a esistere. Andato in pensione al termine di una brillante carriera come consulente, si ritira nella borgata di montagna dove durante la guerra si era rifugiato con la sua famiglia e dove vuole morire. Il ragazzino, un preadolescente sensibile ed estroverso, appassionato di fumetti, che viene affidato a lui perché il padre, malato, deve sottoporsi a una delicata terapia, entra in quella che potrebbe essere la sua ultima stagione in modo perentorio e imprevisto. Così, mentre sulle rive del lago artificiale in cui si specchia il paesino il giovane verrà in contatto con il proprio passato e con il proprio futuro, il nonno riceverà, tramite lui, quell’iniziazione gioiosa alla vita che la Storia gli aveva negato, riuscendo, forse, al crepuscolo del secolo, a non essere più un fantasma.
Delitto al lago. I segreti di Acquamorta: Vol. 1
Riva del Lago è sempre piena di turisti, ma è anche il posto in cui vivono Edoardo, Nadia, Liaqat e Rachele, dodicenni diversissimi gli uni dagli altri, con un segreto in comune: le visioni che li colgono nei momenti più inaspettati e non possono fermare. Le hanno tutti nello stesso istante e rivelano sempre indizi fondamentali legati a crimini che accadono attorno a loro. È il modo di comunicare di Orfeo, un ragazzo scomparso la cui morte resta irrisolta: così tenta di continuare a riparare torti e combattere ingiustizie, come faceva quando era vivo. Un giorno, dalla visione di una donna che affoga, Edoardo, Nadia, Rachele e Liaqat si ritrovano al centro di un fitto mistero, che solo loro possono risolvere…
Opinioni:
Dagli autori della saga di successo Berlin, un giallo avvincente e originale, che mescola la suspense del thriller ad atmosfere sovrannaturali e lascia il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. – LaFeltrinelli
Come il lago, come l’acqua, esistono creature che possono essere entrambe le cose. Benevole o maligne. – Anonimo
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Fabio Geda nell’articolo dedicato.
Eraldo Affinati
Eraldo Affinati (Roma, 21 febbraio 1956) è uno scrittore e insegnante italiano. Vive nella città natale e insegna letteratura alla Città dei Ragazzi, pubblica articoli su svariati quotidiani e settimanali. Ha pubblicato opere di narrativa anche tradotte all’estero, saggistica letteraria e storica, curato l’edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern Storie dall’Altipiano. Con la sua produzione ha vinto numerosi premi.
Il sogno di un’altra scuola. Don Lorenzo Milani raccontato ai ragazzi
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Per raccontare ai ragazzi la vita di don Lorenzo Milani, sacerdote e grande maestro, Eraldo Affinati si è fatto aiutare da sei adolescenti davvero speciali: Tao, Amina, Mohamed, Romoletto, Manuela e Sofia. Ognuno di loro scopre così il famoso priore di Barbiana, dai giorni lontani in cui era solo un bambino ricco e privilegiato, fino a quando, schierandosi dalla parte dei poveri, è diventato uno dei più importanti personaggi dei nostri tempi: araldo e messaggero di un modo assolutamente nuovo di concepire la scuola, la religione, la politica e perfino la maniera di stare insieme. I capitoli, brevi e concisi, diventano validi esempi di lezioni interattive, utilizzabili in classe, dove gli studenti, con la freschezza e l’entusiasmo che li contraddistingue, fanno domande e commenti per approfondire le varie fasi di una straordinaria avventura umana. Alla fine anche l’autore, da sempre appassionato alla dimensione pedagogica della scrittura, riconosce di aver composto il libro insieme agli scolari, un po’ come fece don Milani nella sua opera più nota: “Lettera a una professoressa”. Età di lettura: da 11 anni.
Italiani anche noi. Il libro degli esercizi della scuola di Penny Wirton. Nuova ediz. Con aggiornamento online
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“Questo libro nasce da un sogno: insegnare la lingua italiana agli stranieri, come se parlare, leggere e scrivere fossero acqua, pane e vino. Senza voti. Senza registri. Senza burocrazie. Cercando di dare a ognuno ciò di cui lui, o lei, ha bisogno. “Italiani anche noi”, in una nuova edizione, si basa sulla concreta esperienza didattica compiuta dallo scrittore Eraldo Affinati e da Anna Luce Lenzi nella scuola Penny Wirton da loro fondata a Roma, frequentata soprattutto da giovani immigrati di ogni parte del mondo, che spesso non conoscono una sola parola di italiano. Questo libro si presenta come un ricco eserciziario a corredo del libro di grammatica (Erickson, 2019) per allenare i ragazzi (ma anche gli adulti) stranieri nell’acquisizione e/o nel consolidamento delle competenze di base della lingua italiana. Sono proposti moltissimi esercizi su: gli elementi base della fonetica e della morfologia (alfabeto, gruppi consonantici, ecc.); le principali funzioni linguistiche (analisi logica e grammaticale); l’oralità nella narrazione, nella descrizione e nella conversazione (vocabolario, modi di dire più comuni, ecc.); lettura e comprensione di brani originali, che è possibile ascoltare dalla voce dello scrittore tramite le Risorse online. “Italiani anche noi”, utile anche per chi vuole soltanto ripassare la grammatica italiana, si rivela uno strumento funzionale e prezioso di didattica e di integrazione sociale.
Italiani anche noi. Corso di italiano per stranieri. Il libro della scuola di Penny Wirton. Nuova ediz. Con aggiornamento online
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Peregrin d’amore
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Cosa significa essere italiani? Eraldo Affinati lo chiede a Dante e Petrarca, Boccaccio e Leopardi, Campana e Fenoglio; ma, partito da Castel del Monte, non si limita a interrogare le loro pagine. Pellegrino nei luoghi della nostra letteratura, trasformati e resi quasi irriconoscibili dalla modernità, gli accadono le avventure più incredibili: spiega San Francesco a una giovane prostituta nigeriana, Marco Polo agli adolescenti afghani della Città dei Ragazzi, crede di riconoscere Laura fra i ciclisti che scalano il Monte Ventoso e uno dei giganti di Giambattista Vico nei bassi napoletani. Eraldo Affinati diventa Renzo in fuga nei boschi lombardi. In Sicilia scopre che Ranocchio, il famoso personaggio di Giovanni Verga, si chiama Jonut. Nelle contrade romagnole ripercorre il cammino della cavallina storna. Insegue Gozzano fino in India. Ritrova il fantasma di Cesare Pavese nel deserto di Yuma e quello di Bassani in Israele. Sosta pensieroso davanti alla casa di Primo Levi. Sprofonda nella trincea che fu di Ungaretti. Va in Albania sulle tracce di Mario Rigoni Stern. Incontra per strada Accattone di Pasolini. Finché, raggiunta la tomba di Mazzini a Genova e quella di Garibaldi a Caprera, lascia intendere che senza i nostri grandi autori, troppe volte dimenticati, ma altrettanto spesso ancora ben vivi, dichiararsi italiani non avrebbe senso.
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Eraldo Affinati nell’articolo dedicato.
Carlo Lucarelli
Carlo Lucarelli (nato il 26 ottobre 1960) è uno scrittore di gialli italiano, presentatore televisivo ed editore di riviste. È stato selezionato per il Gold Dagger nel 2003 per il romanzo Almost Blue. In Italia è diventato ben presto noto grazie a questi due libri, ed è stata solo una questione di tempo prima che lasciasse le sue attività accademiche per dedicarsi alla sua carriera di autore e ad ogni altro tipo di attività letteraria. Per un certo periodo è stato il presentatore di un popolare programma televisivo italiano sul crimine (Blu notte misteri d’Italia)
Serial killer. Storie di ossessione omicida
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Chi sono i serial killer e perché la nostra immaginazione è così colpita da queste terribili figure? Perché ci fanno paura, certo. Ma anche, e soprattutto, perché sono la personificazione di quanto c’è ancora di irrazionale, di ferino, di primordiale in noi e nella nostra vita apparentemente logica e ordinata. “Serial killer” è un’esplorazione della psicologia di questi mostri efferati, ma è anche un’indagine su tutti gli strumenti di cui oggi dispongono detective e magistrati per mettersi sulle tracce di questi omicidi ossessivi, sempre in bilico tra normalità e follia.
Léon
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Bologna, Ospedale Maggiore. Grazia Negro è ancora stordita dall’anestesia per il cesareo eppure sorride. Finalmente, a dispetto di tutto, è quello che ha scoperto di voler essere: una madre. Basta con le indagini, basta con i morti, basta con la caccia ai mostri. È felice. Ma un attimo dopo capisce che qualcosa non va. Un’infermiera le porta via la culla con le gemelle appena partorite, mentre un agente spinge il suo letto fuori dalla stanza. L’Iguana, il pazzo assassino che anni prima aveva preso di mira gli studenti dell’università, è scomparso dalla struttura psichiatrica in cui era detenuto, lasciando due morti dietro di sé. Era stata Grazia a catturarlo. Per questo trasferiscono lei e le bambine in un luogo segreto. E per questo conducono lí anche Simone, il suo ex compagno, il giovane non vedente che l’aveva aiutata nell’indagine. Però non è sufficiente. Ci sono zone buie, in questa storia, che nascondono sorprese molto pericolose. Nessuna fra le persone coinvolte nel caso è al sicuro.
Opinioni:
L’Iguana, il piú feroce fra i serial killer, è scappato. La notizia è di quelle che fanno davvero paura: ora la sua ossessione potrebbe essere vendicarsi della poliziotta che lo aveva arrestato. Torna Grazia Negro. E con lei Simone, il ragazzo cieco di Almost Blue. – LaFeltrinelli
In questo thriller ho cercato di mettere insieme tanti colpi di scena che si rincorrono e accavallano aumentando la tenzione. C’è parecchia azione e si è sempre vicini all’orlo del burrone. Sono partito dall’idea che non abbiamo tesi precostituite e non esistono delle grammatiche definite, e scrivere un giallo è come ritrovarsi in un posto in cui usi tutte le lingue che conosci per farti capire. – Da un’intervista di Carlo Lucarelli a Il Mattino
Il romanzo è costruito come una rigorosa partitura teatrale. Ambienti definiti, spesso chiusi; personaggi ricorrenti; entrate e uscite, colpi di scena. La storia è divisa in tre parti: ognuna uno snodo dall’azione, il punto in cui il cerchio si stringe e la tensione aumenta. La verità resta una, ma l’abilità dello scrittore sta nel dosarla, nel farla arrivare aipersonaggi e al lettore in momenti diversi. – Severino Colombo, Corriere della Sera
Credo di aver sentito un rumore. È come quando ti accorgi che qualcuno sta parlando da un po’ ma non hai capito cos’ha detto perché non stavi ascoltando. Da qualche parte, perso nella memoria, ho il ricordo di un suono, sempre piú lontano e indistinto, come un sogno dopo il risveglio. Ma c’era, l’ho sentito. C’è qualcuno qui con me. – Anonimo
Carta bianca. Un’indagine del commissario De Luca
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Aprile 1945. Col finire della guerra il commissario De Luca vuol prendere le distanze dal proprio passato nella polizia politica e adesso indaga proprio su quei crimini comuni, che in tempi di dissoluzione di un regime passano senz’altro in secondo piano. Ma le cose non vanno come ci si aspetta. Nulla è scontato, nulla obbedisce al modello di una trama ben confezionata di cui l’autore sa già tutto. Sembra anzi che Lucarelli sia lí, appena un passo davanti a noi, ansioso quanto noi di scoprire dove diavolo lo porti il suo personaggio, a quale rivelazione di sé. Può darsi che l’indagine porti lontano, proprio in quel mondo febbrile di corruzione e traffici loschi che ben si sposa con la fine di una dittatura. Può darsi che porti a scoprire qualcosa che ci appartiene profondamente come italiani, e che forse non è mai passato, forse è ancora lí che aspetta. E anche De Luca è con noi, con la sua malinconia, con quello che può apparire perfino cinismo, e invece è solo la consapevolezza che, nella vita come in un’indagine degna del suo nome, arriva sempre il tempo di scegliere. Con uno scritto di Lucarelli sull’origine del suo personaggio, e del suo cammino di scrittore.
Opinioni:
L’ esordio letterario di Carlo Lucarelli, che dà inizio al ciclo del commissario De Luca. – LaFeltrinelli
Scena del crimine. Storie di delitti efferati e di investigazioni scientifiche
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Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi raccontano i più celebri casi di cronaca nera che hanno insanguinato questi ultimi anni e descrivono il modo in cui inquirenti e scienziati ne sono venuti a capo. Da Marta Russo alla contessa Vacca Agusta, dallo schianto di Luigi Fasulo sul grattacielo Pirelli all’attentato al palazzo dell’Fbi a Oklahoma City: in tutti i delitti o gli attentati c’è sempre una traccia che lega la vittima all’assassino. Quella traccia bisogna trovarla, bisogna saperla riconoscere. Perché è proprio lì, sulla scena del crimine.
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Carlo Lucarelli nell’articolo dedicato.
Antonio Fusco
Nato a Napoli nel 1964, vive a Pistoia dove è funzionario della Polizia di Stato. Laureato in Giurisprudenza e Scienze delle pubbliche amministrazioni, si occupa dal 2000 di casi di polizia giudiziaria in Toscana ed è criminologo forense. Ha esordito nella narrativa nel 2014 con il romanzo noir Ogni giorno ha il suo male introducendo il personaggio del commissario Tommaso Casabona protagonista al 2020 di sei indagini. Con La pietà dell’acqua ha vinto nel 2016 la quinta edizione del Premio Mariano Romiti.
La mala erba
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Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell’ordine dell’universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall’alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l’amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest’apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
Opinioni:
Un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell’oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l’immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo. – LaFeltrinelli
Nel buio non riusciva a vedere buche, radici e rocce che spuntavano dal terreno. Cadde per tre volte con la faccia nel fango, e per tre volte si rialzò per continuare a correre, col vestito lacero e ricoperto di terra, il viso nero e incrostato di fango e sangue. – Anonimo
Le ossa parlano
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Un medico in pensione scopre nel bosco delle ossa umane. È il cadavere di un bambino. Michela Gambino della scientifica di Aosta, nel privato tanto fantasiosamente paranoica da far sentire Rocco Schiavone spesso e volentieri in un reparto psichiatrico, ma straordinariamente competente, riesce a determinare i principali dettagli: circa dieci anni, morte per strangolamento, probabile violenza. L’esame dei reperti, un’indagine complessa e piena di ostacoli, permette infine di arrivare a un nome e a una data: Mirko, scomparso sei anni prima. La madre, una donna sola, non si era mai rassegnata. L’ultima volta era stato visto seduto su un muretto, vicino alla scuola dopo le lezioni, in attesa apparentemente di qualcuno. Un cold case per il vicequestore Schiavone, che lo prende non come la solita rottura di decimo livello, ma con dolente compassione, e con il disgusto di dover avere a che fare con i codici segreti di un mondo disumano. Un’indagine che lo costringe alla logica, a un procedere sistematico, a decifrare messaggi e indizi provenienti da ambienti sotterra-nei. E a collaborare strettamente con i colleghi e i sottoposti, dei quali conosce sempre più da vicino le vite private: gli amori spericolati di Antonio, il naufragio di Italo, le recenti sistemazioni senti-mentali di Casella e di Deruta, persino l’inattesa sensibilità di D’Intino, le fissazioni in fondo comiche dei due del laboratorio. Lo circondano gli echi del passato di cui il fantasma di Marina, la moglie uccisa, è il palpitante commento. Si accorge sempre più di essere inadeguato ad altri amori. È come se la solitudine stesse diventando l’esigente compagna di cui non si può fare a meno. Questa è l’indagine forse più crudele di Rocco Schiavone. La solitudine del bambino vittima è totale, perenne, metafisica, e aleggia sulle affaccendate vicende di tutti quanti i personaggi facendoli sentire del tutto futili a Rocco, confermandolo nel suo radicato pessimismo.
Opinioni:
Ne Le ossa parlano, Antonio Manzini procede di un altro capitolo nel grande romanzo del suo personaggio: Rocco Schiavone. Un romanzo unico composto da più gialli intricati che esplorano le complessità della natura umana. – LaFeltrinelli
Il mio Rocco Schiavone è tornato, sempre infelice. – Antonio Manzini, intervista a La Stampa
Manzini traccia la personalità del suo protagonista introducendo i temi più caldi dell’attualità, denunciando, esprimendo sdegno. E come sempre coinvolgendo il lettore nelle sue trame ben congegnate. – Giulia Mozzato per Maremosso
7-7-2007
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«Antonio Manzini disegna un personaggio straordinario» – Andrea Camilleri “Lo sai cosa lasciamo di noi? Una matassa ingarbugliata di capelli bianchi da spazzare via da un appartamento vuoto”. Rocco Schiavone è il solito scorbutico, maleducato, sgualcito sbirro che abbiamo conosciuto nei precedenti romanzi che raccontano le sue indagini. Ma in questo è anche, a modo suo, felice. E infatti qui siamo alcuni anni prima, quando la moglie Marina non è ancora diventata il fantasma del rimorso di Rocco: è viva, impegnata nel lavoro e con gli amici, e capace di coinvolgerlo in tutti gli aspetti dell’esistenza. Prima di cadere uccisa. E qui siamo quando tutto è cominciato. Nel luglio del 2007 Roma è flagellata da acquazzoni tropicali e proprio nei giorni in cui Marina se ne è andata di casa perché ha scoperto i “conti sporchi” di Rocco, al vicequestore capita un caso di bravi ragazzi. Giovanni Ferri, figlio ventenne di un giornalista, ottimo studente di giurisprudenza, è trovato in una cava di marmo, pestato e poi accoltellato. Schiavone comincia a indagare nella vita ordinata e ordinaria dell’assassinato. Giorni dopo il corpo senza vita di un amico di Giovanni è scoperto, in una coincidenza raccapricciante, per strada. Matteo Livolsi, questo il suo nome, è stato finito anche lui in modo violento ma stavolta una strana circostanza consente di agganciarci una pista: non c’è sangue sul cadavere. Adesso, l’animale da fiuto che c’è dentro Rocco Schiavone può mettersi, con la spregiudicatezza e la sete di giustizia di sempre, sulle tracce “del figlio di puttana”…
Opinioni:
Una rilettura della tradizione del giallo all’italiana, capace di coniugare crimine e passione, lo sguardo più dolente alla risata più sfrontata. In autunno su Rai Due la serie televisiva tratta dai romanzi di Rocco Schiavone. Con Marco Giallini e Isabella Ragonese. – LaFeltrinelli
Manzini ha fatto di Rocco Schiavone un personaggio di cui non possiamo fare a meno – Antonio D’Orrico, Corriere della Sera
Vecchie conoscenze
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Schiavone non ci crede. Tutti gli elementi indicano un solo colpevole: movente, tempi, luogo, tracce materiali e informatiche, psicologia. Ma lui non ci crede a pelle. «L’archeologa, Sara, ha detto che nei miei occhi non vede niente. Di solito è la stessa impressione che ho quando guardo un omicida» E invece negli occhi del sospettato numero uno qualcosa ha visto: «Paura» È morta nel suo appartamento Sofia Martinet, colpita alla testa con un oggetto pesante. Unici indizi una «J» ripetuta nella sua agenda, e una striscia pallida attorno a un dito, segno di un anello sempre portato e rimosso a freddo dal cadavere. Sui settant’anni, una casa piena di libri, di cui parecchi antichità di valore, un nome celebre a livello internazionale nel suo campo accademico, storica dell’arte specialista in Leonardo da Vinci. L’inchiesta portata avanti da Rocco Schiavone, con il suo stile inconfondibile di lavoro e di vita, ha due snodi. Il primo riguarda la condotta del figlio della vittima; il secondo è una scoperta che questa aveva fatto scavando nelle opere scientifiche del genio del Rinascimento. «Una svolta nel mondo degli studi leonardeschi» Improvvisamente, una scossa tellurica complica anche emotivamente le giornate inquiete di Rocco: rispunta Sebastiano, l’amico di infanzia, e di imprese al limite della legalità, che era scomparso da un bel po’ di tempo, inabissato nella sua caccia segreta appresso al carnefice della giovane moglie. Vecchie conoscenze. E non è l’unico, sconvolgente ritorno proveniente dal passato, per trasformare in spettri le vecchie care conoscenze. Un Rocco Schiavone forse più solo, ma a momenti autocritico, che si sorprende quasi quasi a pentirsi della propria scorza di durezza: forse perché aleggia dappertutto un’invitante allusione alla forza emancipatrice dell’amore. Amore di qualunque tipo.
Opinioni:
Antonio Manzini continua il suo romanzo sul vicequestore scontroso, malinconico, ruvido e pieno di contraddizioni che i lettori ormai conoscono e apprezzano. – LaFeltrinelli
Toglieteci tutti i commissari, ma non Rocco Schiavone. – Rolling Stone
Quando aspetti il momento perfetto per finire le ultime 20 pagine, vuol dire che hai fra le mani un libro che desideri gustare fino all’ultima riga. Rocco Schiavone, vicequestore nichilista con la sindrome di Atlante, ti è entrato proprio in testa, con tutto il suo peso. – Riccardo Cirignoni per Maremosso
Omero, Iliade
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Questo volume nasce da un progetto di rilettura del poema omerico destinato alla scena teatrale. Baricco smonta e rimonta l’Iliade creando ventun monologhi, corrispondenti ad altrettanti personaggi del poema e al personaggio di un aedo che racconta, in chiusura, l’assedio e la caduta di Troia. L’autore “rinuncia” agli dei e punta sulle figure che si muovono sulla terra, sui campi di battaglia, nei palazzi achei, dietro le mura della città assediata. Tema nodale di questa sequenza di monologhi è la guerra, la guerra come desiderio, destino, fascinazione, condanna. Un’operazione teatrale e letteraria insieme, dalla quale emerge un intenso sapore di attualizzazione, riviviscenza, urgenza, anche morale e civile.
The Game
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Quella che stiamo vivendo non è solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un’insurrezione mentale. Chi l’ha innescata – dai pionieri di Internet all’inventore dell’iPhone – non aveva in mente un progetto preciso se non questo, affascinante e selvaggio: rendere impossibile la ripetizione di una tragedia come quella del Novecento. Niente più confini, niente più élite, niente più caste sacerdotali, politiche, intellettuali. Uno dei concetti più cari all’uomo analogico, la verità, diventa improvvisamente sfocato, mobile, instabile. I problemi sono tradotti in partite da vincere in un gioco per adulti-bambini. Perché questo è The Game.
Opinioni:
Ci sono libri che quando cadono nel mondo fanno un rumore assordante, che in un attimo però svanisce. E poi ci sono libri, pochi libri, che invece emettono una radiazione, un ultrasuono, che persiste e nel tempo si amplifica, generando cerchi concentrici. Da quando sappiamo come funziona il Game, ci piaccia o no, abbiamo imparato a guardare la realtà con occhi nuovi. – LaFeltrinelli
Baricco si mette nei panni dello storico, dell’antropologo e del cartografo, il suo è un lavoro di ricostruzione e ricerca profondissimo e di rara brillantezza – Wired
Chi ci può guidare in questo territorio con il giusto mix di astuzia e magistrale destrezza, di delizia e terrore, tenendoci inchiodati fino all’ultimo paragrafo con considerazioni disturbanti e argute? La risposta sarebbe nessuno, non fosse per Alessandro Baricco – The New Yorker
Un libro profondo, dallo sguardo obliquo, che traccia una mappa per orientarci e muoverci nel nuovo mondo digitale – El País
Ecco l’intuizione fondamentale: il mondo numerico non è la causa dei cambiamenti della mente ma ne è la conseguenza – Le Monde
Oceano mare
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“Oceano mare” racconta del naufragio di una fregata della marina francese, molto tempo fa, in un oceano. Gli uomini a bordo cercheranno di salvarsi su una zattera. Sul mare si incontreranno le vicende di strani personaggi. Come il professore Bartleboom che cerca di stabilire dove finisce il mare, o il pittore Plasson che dipinge solo con acqua marina, e tanti altri individui in cerca di sé, sospesi sul bordo dell’oceano, col destino segnato dal mare. E sul mare si affaccia anche la locanda Almayer, dove le tante storie confluiscono. Usando il mare come metafora esistenziale, Baricco narra dei suoi surreali personaggi, spaziando in vari registri stilistici.
Seta
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La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto. “Questo non è un romanzo. E neppure un racconto. Questa è una storia. Inizia con un uomo che attraversa il mondo, e finisce con un lago che se ne sta lì, in una giornata di vento. L’uomo si chiama Hervé Joncour. Il lago non si sa.”
Le otto montagne
Vincitore Premio Strega 2017 Vincitore Premio Strega Giovani 2017 Vincitore del Premio ITAS del Libro di Montagna 2017. Sezione Migliore opera narrativa. La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura. Lo ha imparato Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi.
Opinioni:
La storia di Pietro, del suo amico Bruno e del loro amore per la montagna. Un caso editoriale internazionale. – LaFeltrinelli
Il raffinato racconto di quanto può essere profondo l’amore che lega gli esseri umani – Annie Proulx
Un libro speciale. Non sorprende che facciano il nome di Cognetti insieme a quelli di Ernest Hemingway, Jack London e Mark Twain – Die Zeit
Un libro di vita potente, universale e sempre umile, che non è la meno rilevante delle sue qualità – Philippe Claudel, membro dell’académie Goncourt
La felicità del lupo
Arrivato alla fine di una lunga relazione, Fausto cerca rifugio tra i sentieri dove camminava da bambino. A Fontana Fredda incontra Babette, anche lei fuggita da Milano molto tempo prima, che gli propone di fare il cuoco nel suo ristorante, tra gli sciatori della piccola pista e gli operai della seggiovia. Silvia è lí che serve ai tavoli, e non sa ancora se la montagna è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo, se prima o poi riuscirà a trovare il suo passo e se è pronta ad accordarlo a quello di Fausto. E poi c’è Santorso, che vede lungo e beve troppo, e scopre di essersi affezionato a quel forestiero dai modi spicci, capace di camminare in silenzio come un montanaro. Mentre cucina per i gattisti che d’inverno battono la pista e per i boscaioli che d’estate profumano il bosco impilando cataste di tronchi, Fausto ritrova il gusto per le cose e per la cura degli altri, assapora il desiderio del corpo e l’abbandono. Che esista o no, il luogo della felicità, lui sente di essere esattamente dove deve stare. Di Paolo Cognetti conosciamo lo sguardo luminoso e la voce limpida, il dono di osservare le relazioni umane nel loro dialogo ininterrotto con la natura, che siano i boschi di larici dei duemila metri o il paesaggio di roccia e ghiaccio dei tremila. Con le loro ferite e irrequietezze, quando scappano e quando poi fanno ritorno, i suoi personaggi ci sembrano amici che conosciamo da sempre, di quelli rari. È per questo, forse, che tra le pagine vive di questo libro purificatore abbiamo l’impressione di attraversare non le stagioni di un anno, ma di una vita intera.
Opinioni:
Fausto si è rifugiato in montagna perché voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sé per poi ripartire verso chissà dove. Lui ha quarant’anni, lei ventisette: provano a toccarsi, una notte, mentre Fontana Fredda si prepara per l’inverno. Intorno a loro ci sono Babette e il suo ristorante, e poi un rifugio a piú di tremila metri, Santorso che sa tutto della valle, distese di nevi e d’erba che allargano il respiro. Persino il lupo, che mancava da un secolo, sembra aver fatto ritorno. Anche lui in cerca della sua felicità. – LaFeltrinelli
Un libro che sta racchiuso nei silenzi. Negli spartiti dei fiati, per esempio, è la virgola a dare il respiro, in poesia invece è l’andare a capo, mentre nei passi di montagna il respiro è una regola non scritta. Fiato, poesia, montagna, silenzi: è in questi elementi che si può riassumere l’ultimo libro di Paolo Cognetti. – Eugenio Giannetta, Avvenire
Non è un romanzo sulla solitudine e non è un romanzo sulla montagna. La solitudine e la montagna sono parti fondamentali e vive di un racconto terso sugli incontri fra esseri umani. – Annalena Benini, Il Foglio
Silvia rise. E di cosa sa gennaio? Di cosa sapeva gennaio? Fumo di stufa. Prati secchi e gelati in attesa della neve. Il corpo nudo di una ragazza dopo una lunga solitudine. Sapeva di miracolo. – Anonimo
Il ragazzo selvatico. Quaderno di montagna
Trent’anni, un inverno difficile e la sensazione di non andare da nessuna parte: “Mi sentivo senza forze, sperduto e sfiduciato. Soprattutto non scrivevo, che per me è come non dormire o non mangiare”. Così Paolo Cognetti ricorda la crisi che l’ha portato a lasciare Milano e trasferirsi per una lunga stagione in una baita di montagna, in cerca di un nuovo inizio. Le letture di Thoreau e Rigoni Stern, l’esplorazione del mondo selvatico, il rapporto con la solitudine, l’incontro e poi l’amicizia con i montanari, nel diario di un’autentica avventura esistenziale che ha ispirato tanti lettori.
Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya
Che cos’è l’andare in montagna senza la conquista della cima? Un atto di non violenza, un desiderio di comprensione, un girare intorno al senso del proprio camminare. Questo libro è un taccuino di viaggio, ma anche il racconto illustrato, caldo, dettagliato, di come vacillano le certezze col mal di montagna, di come si dialoga con un cane tibetano, di come il paesaggio diventa trama del corpo e dello spirito. Perché l’Himalaya non è una terra in cui addentrarsi alla leggera: è una montagna viva, abitata, usata, a volte subita, molto lontana dalla nostra. Per affrontarla serve una vera spedizione, con guide, portatori, muli, un campo da montare ogni sera e smontare ogni mattina, e soprattutto buoni compagni di viaggio. Se è vero che in montagna si cammina da soli anche quando si cammina con qualcuno, il senso di lontananza e di esplorazione rinsalda le amicizie. Le notti infinite in tenda con Nicola, l’assoluta magnificenza della montagna contemplata con Remigio, il saliscendi del cammino in alta quota, l’alterità dei luoghi e delle persone incontrate. Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza. «Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. Volevo vedere se da qualche parte nel mondo esiste ancora una montagna integra, vederla coi miei occhi prima che scompaia. Sono partito dalle Alpi abbandonate e urbanizzate e sono finito nel piú remoto angolo di Nepal, un piccolo Tibet che sopravvive all’ombra di quello grande e ormai perduto. Ho camminato per 300 chilometri e superato 8 passi oltre i 5000 metri, senza raggiungere nessuna cima. Mi accompagnavano un libro di culto, un cane incontrato lungo la strada, alcuni amici: al ritorno mi sono rimasti gli amici»
Opinioni:
Questo è il viaggio che Paolo Cognetti intraprende sul finire del suo quarantesimo anno, poco prima di superare il crinale della giovinezza. – LaFeltrinelli
“Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya” ci riconsegna quei luoghi nello spirito di una esplorazione e di una immedesimazione autentiche in cui sono la natura e l’oltre a plasmare la psiche del viaggiatore che le contempla, ne subisce il fascino, finanche la forza invincibile – Andrea Velardi, Il Messaggero
Cognetti, tra pecore azzurre e leopardi invisibili, ha fatto un viaggio nell’aspra poesia della natura – Paolo Mauri, la Repubblica
Paolo Cognetti riprende il passo fisico e letterario – lento, costante, classico – col quale ci aveva lasciati – Stefania Chiale, Sette – Corriere della Sera
Alla fine ci sono andato davvero, in Himalaya. Non per scalare le cime, come sognavo da bambino, ma per esplorare le valli. (…) Ho camminato per 300 chilometri e superato 8 passi oltre i 5000 metri, senza raggiungere nessuna cima. Mi accompagnavano un libro di culto, un cane incontrato lungo la strada, alcuni amici: al ritorno mi sono rimasti gli amici – Anonimo
L’infinito viaggiare
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Il viaggio come “persuasione” ovvero come capacità di possedere la propria vita essendo capaci di goderne con pienezza ogni istante. Il viaggio al di là delle colonne d’Ercole e il viaggio attorno alla propria stanza. Il viaggio di formazione alla ricerca dell’identità e il viaggio che fa scoprire al viaggiatore la propria fragilità. Claudio Magris racconta vent’anni di viaggi, dalla Mancia di Don Chisciotte alla Pietroburgo di Raskolnikov, dai castelli di Ludwig di Baviera alla scrivania di Arnold Schönberg, dal Grande Nord al Grande Sud, e offre un affascinante percorso tra terre, popoli, libri, uomini.
Traduzioni teatrali
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«È difficile imbrogliare un traduttore, che è insieme uno scrittore e un vivisezionatore del testo» In questa definizione, che eleva a forma d’arte e a esercizio critico la sfida di ricreare un’opera letteraria in una lingua diversa da quella d’origine, è racchiuso il senso profondo dell’esperienza di Claudio Magris come traduttore. Ad affascinare lo scrittore triestino è stata soprattutto la versione di classici del teatro, con testi nati quasi sempre in funzione di un allestimento, attenti alla dimensione fisica della scena, alla recitazione e alla gestualità degli attori. La battuta teatrale, diretta, immediata, esige un cortocircuito fra l’originale e la traduzione, un confronto ravvicinato, inevitabilmente spietato. Dall’adorato Ibsen, spartiacque della drammaturgia moderna, al caustico Schnitzler, critico impietoso della finis Austriae, alla Medea di Grillparzer, che fonde trame arcaiche e atmosfere borghesi, passando per ilWoyzeck di Büchner, con le sue sciabolate che tagliano la parola e l’esistenza, il lavoro di Magris sui testi teatrali si è rivelato un autentico laboratorio creativo in cui sperimentare nuove forme di scrittura. Da questa esperienza è scaturita anche una messa a fuoco del ruolo del traduttore: un po’ complice e un po’ rivale, disposto a piccole infedeltà materiali in nome di una fedeltà di sostanza capace di restituire il ritmo e l’essenza più vera di un’opera. Per la prima volta raccolte in un unico volume, le versioni per il teatro del grande germanista costituiscono un appassionato omaggio a un’arte impossibile ma necessaria, un’arte che in fondo, nel suo inesauribile tentativo di afferrare un senso sempre sfuggente, assomiglia molto alla vita.
Opinioni:
Per la prima volta raccolte in un unico volume, le versioni per il teatro del grande germanista costituiscono un appassionato omaggio a un’arte impossibile ma necessaria, un’arte che in fondo, nel suo inesauribile tentativo di afferrare un senso sempre sfuggente, assomiglia molto alla vita. – LaFeltrinelli
Il Conde. Alla foce
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«Lo spunto è nato dalla realtà. Mentre mi trovavo in Portogallo ho letto per caso su un giornale la notiziola dei festeggiamenti a un vecchio che da molti anni ripescava i morti da un fiume.» Così Claudio Magris presenta Il Conde, pubblicato per la prima volta il 23 dicembre 1990 sul «Corriere della Sera», con il titolo “Io, pescatore di anime morte”. In questo malinconico racconto ritornano alcuni dei temi più cari all’autore – l’indifferenza, l’amore, l’oblio -, personificati dalla figura di un uomo, a metà tra «un angelo custode» e «un controllore al mattatoio», che ricerca sé stesso nelle acque paludose del fiume Douro.
Utopia e disincanto. Saggi 1974-1998
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“Utopia e disincanto” raccoglie un’ampia scelta della produzione saggistica di Claudio Magris. Il lettore incontrerà scritti che analizzano la nostra attuale condizione umana e storica, ma anche fulminei commenti alle bizzarrie della Grande Storia o della cronaca spicciola, riscoperte di libri dimenticati e incontri con destini randagi. Ci sono Borges e Jünger, Goethe e Hugo, Mann e Dostoevskij, Nievo e Hesse, Broch e Andric, Tagore e Primo Levi… Ma anche i libri di viaggio e d’avventura e le opere di “non scrittori”, di marginali della letteratura come il lappone Turi, lo sciamano groenlandese Qippingi o l’anonimo poeta amazzonico. Non mancano, infine, alcune riflessioni sull’attualità, a volte su problemi di rilevanza morale e politica, a volte su situazioni quotidiane.
La primavera della mantide (Riccardo Ranieri Vol. 8)
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Il labirinto dei vizi capitali (Riccardo Ranieri Vol. 7)
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Il pasto dell’iguana: 5
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Tra uragani e stelle (Riccardo Ranieri Vol. 9)
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Last Love Parade
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Romanzo di un’epoca in bilico, Last Love Parade racconta un ritmo che ha fatto pulsare il mondo e incarnato i sentimenti collettivi degli ultimi decenni. Fine anni ottanta: la società sta cambiando e due ragazzi della provincia italiana si incontrano su una pista da ballo. Nasce un gemellaggio di carne, sudore e fasci di nervi. Un’amicizia fatta di meraviglia, di faticosi viaggi verso Amsterdam, Londra, Berlino, Bangkok. A guidarli sono le onde della musica – di una musica nuova, artificiale ma urgentemente fisica. Il club, la festa perfetta, il dj. Il richiamo eterno di un suono che li attende da sempre. Al viaggio dei due protagonisti si intreccia la storia della cultura dance e del suo assorbire gli umori della società, della politica che entra nei corpi. Un momento – l’ultimo scorcio del Novecento – in cui l’euforia edonista si trasforma in lutto, e così si giunge alla tragedia dell’ultima Love Parade: grande rito generazionale di un’Europa ormai non più festosa, e di un’inquietudine che lascia posto, infine, a una nostalgia senza più barriere.
Opinioni:
Fusione di storia musicale e memoir, Last Love Parade ritorna in edizione aggiornata, con tre «code» che scandiscono le evoluzioni più recenti dell’elettronica. – LaFeltrinelli
Il ventisettesimo anno. Due racconti sul sopravvivere
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Il primo racconto è un microromanzo di formazione in cui il protagonista ripercorre il periodo della sua adolescenza (gli anni Ottanta): un’educazione etica, erotica e sentimentale segnata dalla scomparsa del fratello maggiore stroncato dall’Aids. Nel secondo racconto un semplice incontro notturno tra due amici al pub diventa l’occasione per una inaspettata e vertiginosa discesa agli inferi. Due racconti intensi e struggenti, due storie d’amore, amicizia e morte, cui si affiancano le fotografie in bianco e nero di Pierantonio Tanzola. Titoli precedenti di Mancassola sono stati pubblicati da Pequod e Mondadori.
Gli amici del deserto
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Sulle remote colline della costa californiana, vive una singolare comunità di monaci: il luogo adatto per ritrovare se stessi. Così almeno si illude il narratore. L’oceano, la contemplazione, il riparo dal mondo, non era questo il suo obiettivo? E invece dall’Italia arriva l’amico Danilo, un comico senza successo sfuggito da un mondo dello spettacolo senza prospettive. Tanto depresso quanto vitale, provocatore, insofferente, sognatore senza sogni, Danilo ha un altro obiettivo, che non può essere conquistato in solitudine: da qualche parte nell’entroterra, nel profondo del deserto, sta un misterioso guaritore che bisogna raggiungere. Comincia così un viaggio dentro il viaggio, dentro un deserto pieno di sorprese, di emozioni ventose, di paesaggi infuocati, alla rincorsa avventurosa di un senso dell’esistenza. Se mai è veramente possibile trovarlo.
Last love parade. Storia della cultura dance, della musica elettronica e dei miei anni (Narrativa)
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La casa delle luci
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Nella grande casa spenta in cima alla collina, vive sempre sola una bambina… Si chiama Eva, ha dieci anni, e con lei ci sono soltanto una governante e una ragazza finlandese au pair, Maja Salo. Dei genitori nessuna traccia. È proprio Maja a cercare disperatamente l’aiuto di Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, l’addormentatore di bambini. Da qualche tempo Eva non è più davvero sola. Con lei c’è un amichetto immaginario, senza nome e senza volto. E a causa di questa presenza, forse Eva è in pericolo. Ma la reputazione di Pietro Gerber è in rovina e, per certi versi, lo è lui stesso. Confuso e incerto sul proprio destino, Pietro accetta, pur con mille riserve, di confrontarsi con Eva. O meglio, con il suo amico immaginario. È in quel momento che si spalanca una porta invisibile davanti a lui. La voce del bambino perduto che parla attraverso Eva, quando lei è sotto ipnosi, non gli è sconosciuta. E, soprattutto, quella voce conosce Pietro. Conosce il suo passato, e sembra possedere una verità rimasta celata troppo a lungo su qualcosa che è avvenuto in una calda estate di quando lui era un bambino. Perché a undici anni Pietro Gerber è morto. E il misterioso fatto accaduto dopo la sua morte ancora lo tormenta.
Opinioni:
Dal maestro del thriller italiano, un nuovo, oscuro enigma da decifrare. – LaFeltrinelli
La casa senza ricordi
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Ascolterai ciò che ho da dire… fino in fondo. Un bambino senza memoria viene ritrovato in un bosco della Valle dell’Inferno, quando tutti ormai avevano perso le speranze. Nico ha dodici anni e sembra stare bene: qualcuno l’ha nutrito, l’ha vestito, si è preso cura di lui. Ma è impossibile capire chi sia stato, perché Nico non parla. La sua coscienza è una casa buia e in apparenza inviolabile. L’unico in grado di risvegliarlo è l’addormentatore di bambini. Pietro Gerber, il miglior ipnotista di Firenze, viene chiamato a esplorare la mente di Nico, per scoprire quale sia la sua storia. E per quanto sembri impossibile, Gerber ce la fa. Riesce a individuare un innesco – un gesto, una combinazione di parole – che fa scattare qualcosa dentro Nico. Ma quando la voce del bambino inizia a raccontare una storia, Pietro Gerber comprende di aver spalancato le porte di una stanza dimenticata. L’ipnotista capisce di non aver molto tempo per salvare Nico, e presto si trova intrappolato in una selva di illusioni e inganni. Perché la voce sotto ipnosi è quella del bambino. Ma la storia che racconta non appartiene a lui.
Opinioni:
Dopo il successo internazionale della Casa delle voci, il nuovo romanzo di Donato Carrisi: imprevedibile, ipnotico, potente. – LaFeltrinelli
Magistrale. Mette i brividi. – The Times
La casa delle voci
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Pietro Gerber non è uno psicologo come gli altri. La sua specializzazione è l’ipnosi e i suoi pazienti hanno una cosa in comune: sono bambini. Pietro è il migliore di tutta Firenze, dove è conosciuto come l’addormentatore di bambini. Ma quando riceve una telefonata dall’altro capo del mondo da parte di una collega australiana che gli raccomanda una paziente, Pietro reagisce con perplessità e diffidenza. Perché Hanna Hall è un’adulta. Hanna è tormentata da un ricordo vivido, ma che potrebbe non essere reale: un omicidio. Hanna è un’adulta oggi, ma quel ricordo risale alla sua infanzia. E Pietro dovrà aiutarla a far riemergere la bambina che è ancora dentro di lei. Una bambina dai molti nomi, tenuta sempre lontana dagli estranei e che, con la sua famiglia, viveva felice in un luogo incantato: la «casa delle voci» Quella bambina, a dieci anni, ha assistito a un omicidio. O forse non ha semplicemente visto. Forse l’assassina è proprio lei.
Opinioni:
Gli estranei sono il pericolo. Fidati soltanto di mamma e papà. – LaFeltrinelli
Carrisi ridefinisce qui lo statuto del thriller psicologico: porta il male e la paura un gradino più in là, fa un passo dentro il buio profondo dell’animo umano. – Severino Colombo, Corriere della Sera
La ragazza nella nebbia
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La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia… La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno. La gente vuole un mostro. E io le do quello che vuole. La notte in cui tutto cambia per sempre è una notte di ghiaccio e nebbia ad Avechot. Forse è stata proprio colpa della nebbia se l’auto dell’agente speciale Vogel è finita in un fosso. Vogel è illeso, ma sotto shock. Non ricorda perché è lì e come ci è arrivato. Eppure una cosa è certa: l’agente speciale Vogel dovrebbe trovarsi da tutt’altra parte, lontano da Avechot. Infatti, sono ormai passati due mesi da quando una ragazzina del paese è scomparsa nella nebbia. Due mesi da quando Vogel si è occupato di quello che, da semplice caso di allontanamento volontario, si è trasformato prima in un caso di rapimento e, da lì, in un colossale caso mediatico. Sono passati due mesi da tutto questo, e l’agente speciale Vogel dovrebbe essere lontano, ormai, da quelle montagne inospitali. Ma allora, cosa ci fa ancora lì? Perché quell’incidente? E soprattutto, visto che è illeso, a chi appartiene il sangue che ha sui vestiti?
Palermo. Un’autobiografia nella luce. Ediz. illustrata

Cos’è la luce? O meglio: che cosa c’è dentro la luce? C’è il tempo? La nostra storia? Quella della nostra città d’origine, così insopportabile e magnetica? Oppure nella luce si nasconde il linguaggio, un’infilata di parole in fuga che provano a illuminare le cose, addirittura il mistero di una vita umana? Certo è che per Giorgio Vasta e per Ramak Fazel la luce è un’ossessione che nutre una stralunata avventura nello spazio e nel tempo. In questo vortice di immagini Fazel inventa con il suo sguardo una Palermo sospesa, una città fatta di penombra dove, nel bel mezzo di una sterpaglia, è possibile imbattersi in un dinosauro. Ritratto di Palermo in soggettiva selvaggia, resa dei conti con il passato, nella rara bellezza della lingua esatta di Vasta si compone un’autobiografia paradossale, sulle tracce di un’archeologia di memorie e visioni: la fuga si dissolve in un’immagine nitidissima, irreale e struggente, in cui possiamo riconoscere la forma di ciò che per ciascuno di noi ha nome mancanza.
Absolutely nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani

Restano pagine fitte di appunti raccolti in ottomila chilometri costellati di imprevisti e digressioni attraverso California, Arizona, Nevada, New Mexico, Texas e Louisiana. A percorrerli, con Giorgio Vasta, ci sono il fotografo Ramak – camicia hawaiana, sorriso cordiale, e una spiccata attitudine a complicarsi la vita – e Silva, pianificatrice e baricentro razionale del viaggio. Doveva essere un reportage, una guida letteraria; ma quando ciò che accade nel deserto – per eccellenza luogo di miraggi e sparizioni – si rivela il preludio di quello che succederà nella vita dello scrittore al suo ritorno, l’asse del libro si modifica: le persone diventano personaggi, e per Vasta il viaggio negli spazi americani diventa un viaggio nella propria immaginazione. A fare da contrappunto, le fotografie di Ramak Fazel, che del racconto sono espansione, verifica e, allo stesso tempo, smentita.
Opinioni:
Cosa resta di un viaggio nei deserti americani? La luce accecante, la polvere, le ghost town e altre reliquie dell’abbandono – un ippodromo-astronave, le rive di un lago fossile, un cimitero di aeroplani. – LaFeltrinelli
È uno dei libri più belli della stagione – IL Sole 24 Ore
Leggendo troviamo tre energie che ci colpiscono: la forza della lingua di Vasta, la potenza di una nazione, tanto monolitica quanto sfaccettata, divisa, e le fotografie folgoranti di Ramak Fazel. – L’Unità
Realtà e finzione si mischiano così bene che non è più possibile per il lettore distinguere con certezza ciò che accaduto veramente da ciò che è solo raccontato – Touringclub.it
Tre orfani
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È l’alba di un giorno nuovo. Per il protagonista di questo racconto – così come per il suo autore – è la data che segna il cinquantesimo compleanno. Confinato nel suo appartamento, l’io narrante si trova a fare i conti con i propri fantasmi letterari, che hanno la familiarità di coinquilini ma i gesti insondabili del destino.
Opinioni:
Gran parte dell’efficacia di Tre orfani si deve alla lingua, distillato allucinogeno di eleganza, ricercatezza e stordimento, ineguagliabile sia per effetti che per esclusività – Nicola H. Cosentino, la Lettura
Il tempo materiale

Nel 1978, in una Palermo preistorica e selvaggia, tre ragazzini pieni di passione e ideologia si affacciano al mondo per la prima volta. Tra loro c’è Nimbo – precoce, impaziente, ferino – che attraversa il geroglifico della città convinto di essere un eletto. Da Palermo, Nimbo e i suoi amici sentono il vento di Roma nell’annus horribilis della storia repubblicana – le Brigate Rosse e il sequestro Moro – e, disgustati dal provincialismo senza scampo dell’Italia, si scollano lentamente dalla realtà fondando una loro cellula terrorista. Per Nimbo è l’inizio di una discesa notturna che porterà lui e il suo gruppo a progettare attentati con una disperante lucidità, riproducendo in scala tutto il peso tragico di quegli anni. “Il tempo materiale” è un romanzo crudele e commovente, che fotografa il nostro paese nell’attimo in cui perse definitivamente l’innocenza; il racconto di una generazione che, nell’incessante rielaborare la propria esperienza, ha sempre rinviato il momento del dolore. Perché il tempo materiale è anche il tempo mancante, quello in cui si sarebbe dovuto amare, e non lo si è fatto.
L’appello
E se l’appello non fosse un semplice elenco? Se pronunciare un nome significasse far esistere un po’ di più chi lo porta? Allora la risposta “presente!” conterrebbe il segreto per un’adesione coraggiosa alla vita. Questa è la scuola che Omero Romeo sogna. Quarantacinque anni, gli occhiali da sole sempre sul naso, Omero viene chiamato come supplente di Scienze in una classe che affronterà gli esami di maturità. Una classe-ghetto, in cui sono stati confinati i casi disperati della scuola. La sfida sembra impossibile per lui, che è diventato cieco e non sa se sarà mai più capace di insegnare, e forse persino di vivere. Non potendo vedere i volti degli alunni, inventa un nuovo modo di fare l’appello, convinto che per salvare il mondo occorra salvare ogni nome, anche se a portarlo sono una ragazza che nasconde una ferita inconfessabile, un rapper che vive in una casa famiglia, un nerd che entra in contatto con gli altri solo da dietro uno schermo, una figlia abbandonata, un aspirante pugile che sogna di diventare come Rocky… Nessuno li vedeva, eppure il professore che non ci vede ce la fa. A dieci anni dalla rivelazione di Bianca come il latte, rossa come il sangue, Alessandro D’Avenia torna a raccontare la scuola come solo chi ci vive dentro può fare. E nella vicenda di Omero e dei suoi ragazzi distilla l’essenza del rapporto tra maestro e discepolo, una relazione dinamica in cui entrambi insegnano e imparano, disponibili a mettersi in gioco e a guardare il mondo con occhi nuovi. È l’inizio di una rivoluzione? L’Appello è un romanzo dirompente che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. Proprio lui, costretto ad accogliere le voci stonate del mondo, scoprirà che sono tutte legate da un unico respiro.
Opinioni:
Un romanzo dirompente che, attingendo a forme letterarie e linguaggi diversi – dalla rappresentazione scenica alla meditazione filosofica, dal diario all’allegoria politico-sociale e alla storia di formazione -, racconta di una classe che da accozzaglia di strumenti isolati diventa un’orchestra diretta da un maestro cieco. – LaFeltrinelli
L’insegnante ha imparato, fallimento dopo fallimento, che per insegnare qualcosa deve prima imparare da quel rapporto misterioso che c’è tra maestro e allievo. Deve imparare a guardare quegli occhi giovani che, come nella relazione tra i marinai e il mare, “fanno la vita e dalla vita son fatti” – Giancristiano Desiderio, la Lettura
Il protagonista del romanzo è un prof: si chiama Omero, è diventato cieco a causa di una rara malattia ma ha deciso di tornare dietro la cattedra come supplente di scienze (la sua passione) in una classe di alunni ufficialmente marchiati come quelli della “Quinta D, come disperati” per portarli alla maturità. In tutti i sensi – Eleonora Barbieri, il Giornale
Una lezione tanto luminosa da liberare gli studenti da una caverna, quella abitata dalle ombre dell’apparenza e della menzogna, e tanto viva da generare una rivoluzione – Il Foglio
Cose che nessuno sa
Margherita ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l’inizio del liceo. Un mondo nuovo da esplorare e conquistare, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica: è di suo padre, che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell’ostrica per l’attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino vivace e sensibile e l’irriverente nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più cupo e affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell'”Odissea”: così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino.
Ogni storia è una storia d’amore
L’amore salva? Quante volte ce lo siamo chiesti, avvertendo al tempo stesso l’urgenza della domanda e la difficoltà di dare una risposta definitiva? Ed è proprio l’interrogativo fondante che Alessandro D’Avenia si pone in apertura di queste pagine, invitandoci a incamminarci con lui alla ricerca di risposte. In questo libro incontriamo anzitutto una serie di donne, accomunate dal fatto di essere state compagne di vita di grandi artisti: muse, specchi della loro inquietudine e spesso scrittrici, pittrici e scultrici loro stesse, argini all’istinto di autodistruzione, devote assistenti, o invece avversarie, anime inquiete incapaci di trovare pace. Ascoltiamo la frustrazione di Fanny, che Keats magnificava in versi ma con la quale non seppe condividere nemmeno un giorno di quotidianità, ci commuove la caparbietà di Tess Gallagher, poetessa che di Raymond Carver amava tutto e riuscì a portare un po’ di luce nei giorni della sua malattia, ci sconvolge la disperazione di Jeanne Modigliani, ammiriamo i segreti e amorevoli interventi di Alma Hitchcock, condividiamo l’energia quieta e solida di Edith Tolkien. Alessandro D’Avenia cerca di dipanare il gomitolo di tante diversissime storie d’amore, e di intrecciare il filo narrativo che le unisce, in un ordito ricco e cangiante. Per farlo, come un filomito, un “filosofo del mito”, si rivolge all’archetipo di ogni storia d’amore: Euridice e Orfeo. Un mito che svolge la sua funzione di filo (e in greco antico per indicare “filo” e “racconto” si usavano due parole molto simili, mitos e mythos) perché contempla tutte le tappe di una storia d’amore, tra i due poli opposti del disamore (l’egoismo del poeta che alla donna preferisce il proprio canto) e dell’amore stesso (il sacrificio di sé in nome dell’altro). Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che muove dalla meraviglia e sa restituire meraviglia al lettore.
Opinioni:
Ogni storia è una storia d’amore è così un libro che incanta e sorprende, riuscendo nell’impresa di coniugare il godimento puro del racconto e il piacere della scoperta. – LaFeltrinelli
Un libro ambiziosissimo – Giuseppe Conte, La Lettura
Le storie sono come barche. Non c’è storia di lotta o ricerca che non porti il nome di una donna inciso sullo scafo. La donna è il viaggio e la meta. E quale amore riesce a farsi storia? Solo l’amore che non smette mai di avanzare, qualunque sia la tempesta che incontra – Anonimo
L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita
“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?” Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. Nella sua vita e nei suoi versi, D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese… Domande che non hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza.
Opinioni:
Viviamo in un’epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Ma c’è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire, come te, Giacomo, un’altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili. – LaFeltrinelli
Vi sarà dolce naufragar nell’infinito di D’Avenia – Gabriele Vacis, Tuttolibri
Cosa c’entra la felicità? Una parola e quattro storie
Felicità è una parola di cristallo, la più soggettiva del vocabolario. Cambia a seconda dei valori, delle condizioni di salute, delle idee, della fede, dell’età, del rapporto con il tempo e con la morte. Muta svariate volte nel corso della vita poiché a cambiare siamo prima di tutto noi con il nostro orizzonte di desiderio. Definirla, quindi, non è impresa da poco, ma può rivelarsi un’avventura avvincente. Il suo significato, infatti, apre mille strade e mille orizzonti. Per me è uno stato di estasi, per te un momento di inconsapevolezza. Il luogo dove si trasforma di più è proprio la lingua, con i suoi labirinti etimologici perché le parole contengono immagini originarie, miniere di storie e di misteri, che nei sotterranei della nostra mente agiscono e danno forma ai pensieri e alle emozioni di ogni giorno. Marco Balzano varca la soglia della felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro. Sono quelle in cui la civiltà occidentale affonda le sue radici: il greco e il latino della tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese, lingua universale del nostro tempo. In ognuno di questi idiomi la parola felicità dischiude immagini e significati molto differenti che illuminano valori etici e morali, questioni politiche, atteggiamenti psicologici e, più genericamente, maniere di guardare alla vita e alla morte, al futuro e alla memoria, agli altri e a noi stessi. L’etimologia restituisce alle parole la loro complessità e, così facendo, ci mette in condizione di prenderci cura della lingua: per praticarla liberamente, evitarle il deterioramento a cui la sottopongono i social, la pubblicità o la propaganda, e proiettarla nel tempo. Capire da dove vengono e come sono arrivate a noi le parole ci mostra quanto influiscano sulla nostra vita e come ci plasmino. Al punto da poterci indicare nuovi modi di essere felici.
Opinioni:
Marco Balzano varca la soglia della felicità con le chiavi della lingua, o meglio di quattro: il greco e il latino della tradizione classica, l’ebraico di quella giudaico-cristiana e infine l’inglese, lingua universale del nostro tempo. – LaFeltrinelli
L’estate della neve
Martino Pozzi fa il traduttore, è un uomo ironico e malinconico. È nato ad Ampezzo, ma si è trasferito presto a Milano. Un giorno gli arriva la telefonata della Polizia stradale: i suoi genitori sono morti in un incidente. Martino parte con l’intenzione di stare lì il tempo strettamente necessario. In realtà quel viaggio si rivelerà una discesa nella memoria di luoghi ed esperienze familiari insabbiate dall’età adulta. Quella scomparsa improvvisa lo obbligherà a rileggere il nodo emotivo che lo lega ancora ai suoi genitori e alla Carnia.
Resto qui
«Attraverso una scrittura molto semplice, questo bellissimo romanzo rivela una parte sconosciuta delle lotte di un popolo intrappolato tra fascismo e nazismo. E dipinge allo stesso tempo il magnifico ritratto di una donna tanto sensibile quanto coraggiosa» – L’Express «Marco Balzano ha un dono per la caratterizzazione dei personaggi femminili; le voci delle sue donne sono sincere e allo stesso tempo poetiche» – El Mundo «Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare» Quando arriva la guerra o l’inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come Curon, il piccolo paese del Sudtirolo in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che hanno messo al bando la lingua tedesca e le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole. Marco Balzano ha la sapienza dei grandi narratori: accorda la scrittura al respiro dei suoi personaggi.
Opinioni:
Con una voce intima che restituisce vita alla Storia, Marco Balzano ritrae la forza di una comunità nell’attimo in cui, aggrappandosi alla rabbia, sceglie di resistere. – LaFeltrinelli
Una storia di sperdimento e di provvisorietà ben radicata nell’oggi. La letteratura resta qui, come il campanile di Curon – La Lettura – Corriere della Sera
Le parole sono importanti. Dove nascono e cosa raccontano
Quando ci raccontano l’etimologia di una parola proviamo spesso una sensazione di meraviglia, perché riconosciamo qualcosa che non sapevamo di sapere, un universo di elementi che era sotto i nostri occhi ma che non avevamo mai notato. Allora come è possibile che l’etimologia, cosí carica di fascino, non riceva la considerazione che merita? Eppure padroneggiare le parole nella loro storicità e non possederne solamente la scorza ha dei vantaggi. Per esempio, chi acquisisce una forma mentis etimologica sa che attribuire a qualsiasi vocabolo un solo significato è limitativo. Da questo punto di vista l’etimologia è come la poesia, perché sa offrire sempre un’immagine o un gesto che danno tridimensionalità alla parola. Inoltre, quando ne conosciamo l’archeologia, possiamo chiederci se l’uso odierno dei vocaboli conservi ancora qualcosa del significato originale e, nel caso non sia cosí, indagarne le ragioni. Attraverso dieci appassionanti scavi etimologici, Balzano ci dice non solo che ogni parola ha un corpo da rispettare, ma anche che non è un contenitore da riempire a piacimento. Perché ogni parola ha una sua indipendenza e una sua vita.
Opinioni:
Ogni parola ha una voce. Ascoltarla vuol dire conoscere gli incontri, i misteri, le disgrazie e le fortune che ne hanno segnato la strada. Perché ogni parola ha una storia da raccontare. – LaFeltrinelli
Dieci capitoli in cui l’autore toglie i panni di romanziere e rimette quelli di insegnante per accompagnarci nei meandri della lingua e “scongiurare il rischio, oggi così concreto, di rimanere in balia di un linguaggio superstizioso, che ci abbaglia e ci impressiona ma che non comprendiamo davvero” – Annachiara Sacchi, Corriere della Sera
Rancore
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Un barone universitario ricco e potente muore all’improvviso; cause naturali, certifica il medico. La figlia però non ci crede e si rivolge a Penelope Spada, ex Pm con un mistero alle spalle e un presente di quieta disperazione. L’indagine, che sulle prime appare senza prospettive, diventa una drammatica resa dei conti con il passato, un appuntamento col destino e con l’inattesa possibilità di cambiarlo. Nelle pieghe di una narrazione tesa fino all’ultima pagina, Gianrico Carofiglio ci consegna un’avventura umana che va ben oltre gli stilemi del genere; e un personaggio epico, dolente, magnifico.
Opinioni:
Come è morto, davvero, Vittorio Leonardi? Perché Penelope Spada ha dovuto lasciare la magistratura? Un’investigazione su un delitto e nei meandri della coscienza. Un folgorante romanzo sulla colpa e sulla redenzione. – LaFeltrinelli
Cosa vogliono le vittime dei reati? Le persone ingiuriate dal crimine, quelle che hanno perso i propri cari o la propria dignità? La punizione dei colpevoli? Certo, anche questo. Ma la punizione – la vendetta piú o meno regolata dalle leggi – è in gran parte un’illusione ottica. Ciò che le vittime vogliono davvero è la verità. L’unica cosa che nel lungo periodo è capace di guarire le ferite, di placare il dolore – Anonimo
La disciplina di Penelope
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Le tre del mattino
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«E mi sembrava di scoprire qualcosa che in realtà era sempre stato lí» Un padre e un figlio. La storia di un incontro che li cambierà per sempre. Antonio è un liceale solitario e risentito, suo padre un matematico dal passato brillante; i rapporti fra i due non sono mai stati facili. Un pomeriggio di giugno dei primi anni Ottanta atterrano a Marsiglia, dove una serie di circostanze inattese li costringerà a trascorrere insieme due giorni e due notti senza sonno. È cosí che il ragazzo e l’uomo si conoscono davvero, per la prima volta; si specchiano l’uno nell’altro e si misurano con la figura della madre ed ex moglie, donna bellissima ed elusiva. La loro sarà una corsa turbinosa, a tratti allucinata a tratti allegra, fra quartieri malfamati, spettacolari paesaggi di mare, luoghi nascosti e popolati da creature notturne. Con una lingua netta, di precisione geometrica eppure capace di cogliere le sfumature piú delicate,
Opinioni:
Gianrico Carofiglio costruisce un indimenticabile racconto sulle illusioni e sul rimpianto, sul passare del tempo, dell’amore, del talento. – LaFeltrinelli
La cronaca di un itinerario di formazione che sa essere lucida e toccante – Leonetta Bentivoglio, la Repubblica
La nuova manomissione delle parole
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Rosa Luxemburg diceva che chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario. In un’epoca come la nostra, quando la democrazia vacilla e la sfera pubblica deve contenere i canali labirintici dei social, l’uso delle parole può produrre trasformazioni drastiche della realtà. Attraverso il linguaggio si esercita il potere della manipolazione e della mistificazione. Perciò le parole devono tornare a aderire alle cose. Manomissione, certo, significa danneggiamento. Ma nel diritto romano indicava la liberazione degli schiavi. Questo libro si misura con tale ambivalenza: del nostro linguaggio indica le deformazioni, ma anche la possibilità delle parole di ritrovare il loro significato autentico. È la condizione necessaria per un discorso pubblico che sia aperto e inclusivo. La manomissione delle parole era apparso nella sua prima edizione undici anni fa. Era un’altra epoca e, allo stesso tempo, era l’inizio di questa epoca. Il linguaggio era quello dell’ascesa di Berlusconi, che è divenuta la premessa di nuove manomissioni. Perciò il testo è stato storicizzato e aggiornato, con le nuove torsioni della lingua prodotte dall’avanzata populista. Sono sei i pilastri del lessico civile che questa guida anarchica e coraggiosa riscopre: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelta, popolo. A partire da queste parole chiave Gianrico Carofiglio costruisce un itinerario profondo e rivelatore attraverso i meandri della lingua e del suo uso pubblico. In un viaggio libero e rigoroso nella letteratura, nell’etica e nella politica, da Aristotele a Bob Marley, scopriamo gli strumenti per restituire alle parole il loro significato e la loro potenza originaria. Salvare le parole dalla loro manomissione, oggi, significa essere cittadini liberi.
Opinioni:
Le parole, nel loro uso pubblico e privato, sono spesso sfigurate, a volte in modo doloso, altre volte per inconsapevolezza. Un insostituibile libro politico che segnala le ferite del nostro linguaggio, ma indica anche le strade possibili della sua liberazione. – LaFeltrinelli
Io e te
Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca, Lorenzo, un quattordicenne introverso e un po’ nevrotico, si prepara a vivere il suo sogno solipsistico di felicità: niente conflitti, niente fastidiosi compagni di scuola, niente commedie e finzioni. Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori della porta e lui stravaccato su un divano, circondato di Coca-Cola, scatolette di tonno e romanzi horror. Sarà Olivia, che piomba all’improvviso nel bunker con la sua ruvida e cagionevole vitalità, a far varcare a Lorenzo la linea d’ombra, a fargli gettare la maschera di adolescente difficile e accettare il gioco caotico della vita là fuori. Con questo racconto di formazione Ammaniti aggiunge un nuovo, lancinante scorcio a quel paesaggio dell’adolescenza di cui è impareggiabile ritrattista. E ci dà con Olivia una figura femminile di fugace e struggente bellezza.
Opinioni:
Con una manciata di ingredienti Ammaniti costruisce un racconto di fulminea precisione sul piú semplice e imperscrutabile dei misteri: come diventare grandi. – LaFeltrinelli
Anna
In una Sicilia diventata un’immensa rovina, una tredicenne cocciuta e coraggiosa parte alla ricerca del fratellino rapito. Fra campi arsi e boschi misteriosi, ruderi di centri commerciali e città abbandonate, fra i grandi spazi deserti di un’isola riconquistata dalla natura e selvagge comunità di sopravvissuti, Anna ha come guida il quaderno che le ha lasciato la mamma con le istruzioni per farcela. E giorno dopo giorno scopre che le regole del passato non valgono più, dovrà inventarne di nuove. Con “Anna” Niccolò Ammaniti ha scritto il suo romanzo più struggente. Una luce che si accende nel buio e allarga il suo raggio per rivelare le incertezze, gli slanci del cuore e la potenza incontrollabile della vita. Perché, come scopre Anna, la “vita non ci appartiene, ci attraversa”.
Ti prendo e ti porto via
A Ischiano Scalo il mare c’è ma non si vede. In questa periferica maremma di paludi e zanzare, di bar e casette affacciate sul nulla di una strada provinciale si svolgono due storie d’amore. Pietro e Gloria sono due ragazzini. Lei è la figlia di un direttore di banca, è sveglia, bella e sicura di sé. Lui è figlio di un pastore psicopatico, è introverso, sognatore, e la vittima preferita dei bulli del paese. Graziano Briglia è tornato a Ischiano, con la sua fama di chitarrista sciupafemmine e il cuore spezzato da una cubista. Qui conosce la professoressa Flora Palmieri, una donna sola e misteriosa che ha rinunciato alla propria vita per prendersi cura della madre. E tra i due, in apparenza lontani come i pianeti di due galassie, nasce un’attrazione. Una folla di creature strambe e grottesche si muove attorno ai protagonisti, come nella scia di un vento elettrico e vorticoso. Nessuno come Niccolò Ammaniti sa raccontare l’innocenza e la crudeltà della scoperta del mondo, mescolando comicità, paura e tenerezza.
Opinioni:
Con il suo furore affabulatorio e un’irresistibile schiera di personaggi, tutti alla ricerca di un’oscura felicità, Ammaniti intreccia le vicende di due coppie di amanti. Una storia di speranze interrotte e desideri perduti, che cambierà il destino dei protagonisti di questa feroce, sentimentale commedia nera. – LaFeltrinelli
Come Dio comanda
Rino e Cristiano Zena sono padre e figlio. Rino ha trentasei anni ma ne dimostra cinquanta, è ostinato, violento e xenofobo, ma adora suo figlio. Cristiano ha tredici anni, è timido, alto e sottile, e sa che quel padre ubriacone e “buono a nulla” è la sola persona su cui può contare. Vivono in una periferia del nord-est, tra desolazione e centri commerciali. Soli contro il mondo, hanno per amici due tipi strani, Quattro Formaggi e Danilo. È con questi che Rino organizza la rapina che dovrà riscattare le loro vite. La notte del colpo, però, si scatena un furioso temporale, e una ragazzina bionda apparsa dalle tenebre e dal fango fa deviare i destini di tutti.
Opinioni:
Vincitore premio Strega 2007 – LaFeltrinelli
Fai qualcosa!
Una città sul mare, la primavera che avanza, la scuola. Questo è il mondo di Matteo, Anita, Zahira e Luca, quattordicenni che, all’improvviso, capiscono che il modo in cui si gestiscono le cose, lì in mensa, a loro proprio non piace: è la plastica, il problema. È troppa, inquina e sembra che a nessuno importi. Così decidono di mettere in piedi una protesta, ma chi avrebbe l’autorità di ascoltarli non muove un dito e, anzi, qualcuno prova a sabotarli, tanto tra i compagni quanto tra gli insegnanti. E poi c’è lei, la professoressa di Storia con una misteriosa cicatrice sulla fronte, che un giorno racconta di quando aveva vent’anni e protestava al G8 di Genova, nel 2001. E se quella cicatrice arrivasse da lì? Forse lei avrà voglia di ascoltarli e di capire quello che, per i ragazzi come loro, conta come non mai: agire subito, perché un altro mondo è ancora possibile.
Opinioni:
A vent’anni dai fatti di Genova, un romanzo che stimola riflessioni sullo stare al mondo, sull’essere parte di una comunità, sul diventare cittadine e cittadini con diritti e doveri, tra cui quello di interessarsi tanto del pianeta quanto della propria scuola. – LaFeltrinelli
Non è solo una questione di risultati. Ma di rapporto con noi stessi. Alzarsi la mattina e guardarsi allo specchio e poi assicurare alle persone cui vogliamo bene che stiamo facendo ciò che siamo in grado di fare. Ognuno come può. – Anonimo
Anime scalze
Ercole è asserragliato sul tetto di un capannone, armato e circondato dalla polizia. Con lui c’è Luca, che ha sei anni. Come sono finiti lassú? Ercole Santià trascorre l’infanzia ricucendo gli strappi quotidiani della vita. Lui e sua sorella Asia tirano avanti a stento – con fantasia e caparbietà – insieme al padre, un personaggio tanto inadeguato quanto innocente; eppure, come tutti, crescono, vanno a scuola, s’innamorano. Finché, all’improvviso, ogni cosa attorno a Ercole inizia a crollare. Niente sembra in grado di fermare la slavina che lo sta travolgendo, nemmeno Viola, la ragazza che da qualche tempo illumina i suoi giorni. Convinto che quello di incasinarsi sia un destino scritto nel sangue della propria famiglia, è sul punto di arrendersi quando viene a sapere che la madre, di cui non ha notizie da anni, abita non lontano da lui. L’incontro con la donna lo metterà di fronte alla necessità di reagire compiendo una scelta drammatica. L’unica possibile, forse, se vuole cambiare il proprio destino e proteggere le persone che ama.
Opinioni:
Anime scalze è stato votato miglior libro per adolescenti e giovani adulti 2018 dall’associazione librerie indipendenti per ragazzi che gli ha conferito il Premio Orbil. – LaFeltrinelli
Muovendo le pagine addosso ai pensieri di Ercole, Geda riesce a farci vedere e sentire la soglia pericolosa che separa la confusione dalla disperazione – Paolo di Paolo
Con gli occhi di un ragazzino che non può piú aggrapparsi a niente, Fabio Geda racconta l’adolescenza nuda, straniera alle regole del mondo – Nadia Terranova
L’estate alla fine del secolo
Nell’estate del 1999 un nonno e un nipote si incontrano per la prima volta, dopo che una lunga serie di incomprensioni li ha tenuti distanti. Il nonno, ebreo, nato il diciassette novembre 1938, giorno in cui in Italia vengono promulgate le leggi razziali, ha trascorso la propria vita senza sentirsi autorizzato a esistere. Andato in pensione al termine di una brillante carriera come consulente, si ritira nella borgata di montagna dove durante la guerra si era rifugiato con la sua famiglia e dove vuole morire. Il ragazzino, un preadolescente sensibile ed estroverso, appassionato di fumetti, che viene affidato a lui perché il padre, malato, deve sottoporsi a una delicata terapia, entra in quella che potrebbe essere la sua ultima stagione in modo perentorio e imprevisto. Così, mentre sulle rive del lago artificiale in cui si specchia il paesino il giovane verrà in contatto con il proprio passato e con il proprio futuro, il nonno riceverà, tramite lui, quell’iniziazione gioiosa alla vita che la Storia gli aveva negato, riuscendo, forse, al crepuscolo del secolo, a non essere più un fantasma.
Delitto al lago. I segreti di Acquamorta: Vol. 1
Riva del Lago è sempre piena di turisti, ma è anche il posto in cui vivono Edoardo, Nadia, Liaqat e Rachele, dodicenni diversissimi gli uni dagli altri, con un segreto in comune: le visioni che li colgono nei momenti più inaspettati e non possono fermare. Le hanno tutti nello stesso istante e rivelano sempre indizi fondamentali legati a crimini che accadono attorno a loro. È il modo di comunicare di Orfeo, un ragazzo scomparso la cui morte resta irrisolta: così tenta di continuare a riparare torti e combattere ingiustizie, come faceva quando era vivo. Un giorno, dalla visione di una donna che affoga, Edoardo, Nadia, Rachele e Liaqat si ritrovano al centro di un fitto mistero, che solo loro possono risolvere…
Opinioni:
Dagli autori della saga di successo Berlin, un giallo avvincente e originale, che mescola la suspense del thriller ad atmosfere sovrannaturali e lascia il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. – LaFeltrinelli
Come il lago, come l’acqua, esistono creature che possono essere entrambe le cose. Benevole o maligne. – Anonimo
Il sogno di un’altra scuola. Don Lorenzo Milani raccontato ai ragazzi
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Per raccontare ai ragazzi la vita di don Lorenzo Milani, sacerdote e grande maestro, Eraldo Affinati si è fatto aiutare da sei adolescenti davvero speciali: Tao, Amina, Mohamed, Romoletto, Manuela e Sofia. Ognuno di loro scopre così il famoso priore di Barbiana, dai giorni lontani in cui era solo un bambino ricco e privilegiato, fino a quando, schierandosi dalla parte dei poveri, è diventato uno dei più importanti personaggi dei nostri tempi: araldo e messaggero di un modo assolutamente nuovo di concepire la scuola, la religione, la politica e perfino la maniera di stare insieme. I capitoli, brevi e concisi, diventano validi esempi di lezioni interattive, utilizzabili in classe, dove gli studenti, con la freschezza e l’entusiasmo che li contraddistingue, fanno domande e commenti per approfondire le varie fasi di una straordinaria avventura umana. Alla fine anche l’autore, da sempre appassionato alla dimensione pedagogica della scrittura, riconosce di aver composto il libro insieme agli scolari, un po’ come fece don Milani nella sua opera più nota: “Lettera a una professoressa”. Età di lettura: da 11 anni.
Italiani anche noi. Il libro degli esercizi della scuola di Penny Wirton. Nuova ediz. Con aggiornamento online
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“Questo libro nasce da un sogno: insegnare la lingua italiana agli stranieri, come se parlare, leggere e scrivere fossero acqua, pane e vino. Senza voti. Senza registri. Senza burocrazie. Cercando di dare a ognuno ciò di cui lui, o lei, ha bisogno. “Italiani anche noi”, in una nuova edizione, si basa sulla concreta esperienza didattica compiuta dallo scrittore Eraldo Affinati e da Anna Luce Lenzi nella scuola Penny Wirton da loro fondata a Roma, frequentata soprattutto da giovani immigrati di ogni parte del mondo, che spesso non conoscono una sola parola di italiano. Questo libro si presenta come un ricco eserciziario a corredo del libro di grammatica (Erickson, 2019) per allenare i ragazzi (ma anche gli adulti) stranieri nell’acquisizione e/o nel consolidamento delle competenze di base della lingua italiana. Sono proposti moltissimi esercizi su: gli elementi base della fonetica e della morfologia (alfabeto, gruppi consonantici, ecc.); le principali funzioni linguistiche (analisi logica e grammaticale); l’oralità nella narrazione, nella descrizione e nella conversazione (vocabolario, modi di dire più comuni, ecc.); lettura e comprensione di brani originali, che è possibile ascoltare dalla voce dello scrittore tramite le Risorse online. “Italiani anche noi”, utile anche per chi vuole soltanto ripassare la grammatica italiana, si rivela uno strumento funzionale e prezioso di didattica e di integrazione sociale.
Italiani anche noi. Corso di italiano per stranieri. Il libro della scuola di Penny Wirton. Nuova ediz. Con aggiornamento online
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Peregrin d’amore
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Cosa significa essere italiani? Eraldo Affinati lo chiede a Dante e Petrarca, Boccaccio e Leopardi, Campana e Fenoglio; ma, partito da Castel del Monte, non si limita a interrogare le loro pagine. Pellegrino nei luoghi della nostra letteratura, trasformati e resi quasi irriconoscibili dalla modernità, gli accadono le avventure più incredibili: spiega San Francesco a una giovane prostituta nigeriana, Marco Polo agli adolescenti afghani della Città dei Ragazzi, crede di riconoscere Laura fra i ciclisti che scalano il Monte Ventoso e uno dei giganti di Giambattista Vico nei bassi napoletani. Eraldo Affinati diventa Renzo in fuga nei boschi lombardi. In Sicilia scopre che Ranocchio, il famoso personaggio di Giovanni Verga, si chiama Jonut. Nelle contrade romagnole ripercorre il cammino della cavallina storna. Insegue Gozzano fino in India. Ritrova il fantasma di Cesare Pavese nel deserto di Yuma e quello di Bassani in Israele. Sosta pensieroso davanti alla casa di Primo Levi. Sprofonda nella trincea che fu di Ungaretti. Va in Albania sulle tracce di Mario Rigoni Stern. Incontra per strada Accattone di Pasolini. Finché, raggiunta la tomba di Mazzini a Genova e quella di Garibaldi a Caprera, lascia intendere che senza i nostri grandi autori, troppe volte dimenticati, ma altrettanto spesso ancora ben vivi, dichiararsi italiani non avrebbe senso.
Serial killer. Storie di ossessione omicida
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Chi sono i serial killer e perché la nostra immaginazione è così colpita da queste terribili figure? Perché ci fanno paura, certo. Ma anche, e soprattutto, perché sono la personificazione di quanto c’è ancora di irrazionale, di ferino, di primordiale in noi e nella nostra vita apparentemente logica e ordinata. “Serial killer” è un’esplorazione della psicologia di questi mostri efferati, ma è anche un’indagine su tutti gli strumenti di cui oggi dispongono detective e magistrati per mettersi sulle tracce di questi omicidi ossessivi, sempre in bilico tra normalità e follia.
Léon
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Bologna, Ospedale Maggiore. Grazia Negro è ancora stordita dall’anestesia per il cesareo eppure sorride. Finalmente, a dispetto di tutto, è quello che ha scoperto di voler essere: una madre. Basta con le indagini, basta con i morti, basta con la caccia ai mostri. È felice. Ma un attimo dopo capisce che qualcosa non va. Un’infermiera le porta via la culla con le gemelle appena partorite, mentre un agente spinge il suo letto fuori dalla stanza. L’Iguana, il pazzo assassino che anni prima aveva preso di mira gli studenti dell’università, è scomparso dalla struttura psichiatrica in cui era detenuto, lasciando due morti dietro di sé. Era stata Grazia a catturarlo. Per questo trasferiscono lei e le bambine in un luogo segreto. E per questo conducono lí anche Simone, il suo ex compagno, il giovane non vedente che l’aveva aiutata nell’indagine. Però non è sufficiente. Ci sono zone buie, in questa storia, che nascondono sorprese molto pericolose. Nessuna fra le persone coinvolte nel caso è al sicuro.
Opinioni:
L’Iguana, il piú feroce fra i serial killer, è scappato. La notizia è di quelle che fanno davvero paura: ora la sua ossessione potrebbe essere vendicarsi della poliziotta che lo aveva arrestato. Torna Grazia Negro. E con lei Simone, il ragazzo cieco di Almost Blue. – LaFeltrinelli
In questo thriller ho cercato di mettere insieme tanti colpi di scena che si rincorrono e accavallano aumentando la tenzione. C’è parecchia azione e si è sempre vicini all’orlo del burrone. Sono partito dall’idea che non abbiamo tesi precostituite e non esistono delle grammatiche definite, e scrivere un giallo è come ritrovarsi in un posto in cui usi tutte le lingue che conosci per farti capire. – Da un’intervista di Carlo Lucarelli a Il Mattino
Il romanzo è costruito come una rigorosa partitura teatrale. Ambienti definiti, spesso chiusi; personaggi ricorrenti; entrate e uscite, colpi di scena. La storia è divisa in tre parti: ognuna uno snodo dall’azione, il punto in cui il cerchio si stringe e la tensione aumenta. La verità resta una, ma l’abilità dello scrittore sta nel dosarla, nel farla arrivare aipersonaggi e al lettore in momenti diversi. – Severino Colombo, Corriere della Sera
Credo di aver sentito un rumore. È come quando ti accorgi che qualcuno sta parlando da un po’ ma non hai capito cos’ha detto perché non stavi ascoltando. Da qualche parte, perso nella memoria, ho il ricordo di un suono, sempre piú lontano e indistinto, come un sogno dopo il risveglio. Ma c’era, l’ho sentito. C’è qualcuno qui con me. – Anonimo
Carta bianca. Un’indagine del commissario De Luca
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Aprile 1945. Col finire della guerra il commissario De Luca vuol prendere le distanze dal proprio passato nella polizia politica e adesso indaga proprio su quei crimini comuni, che in tempi di dissoluzione di un regime passano senz’altro in secondo piano. Ma le cose non vanno come ci si aspetta. Nulla è scontato, nulla obbedisce al modello di una trama ben confezionata di cui l’autore sa già tutto. Sembra anzi che Lucarelli sia lí, appena un passo davanti a noi, ansioso quanto noi di scoprire dove diavolo lo porti il suo personaggio, a quale rivelazione di sé. Può darsi che l’indagine porti lontano, proprio in quel mondo febbrile di corruzione e traffici loschi che ben si sposa con la fine di una dittatura. Può darsi che porti a scoprire qualcosa che ci appartiene profondamente come italiani, e che forse non è mai passato, forse è ancora lí che aspetta. E anche De Luca è con noi, con la sua malinconia, con quello che può apparire perfino cinismo, e invece è solo la consapevolezza che, nella vita come in un’indagine degna del suo nome, arriva sempre il tempo di scegliere. Con uno scritto di Lucarelli sull’origine del suo personaggio, e del suo cammino di scrittore.
Opinioni:
L’ esordio letterario di Carlo Lucarelli, che dà inizio al ciclo del commissario De Luca. – LaFeltrinelli
Scena del crimine. Storie di delitti efferati e di investigazioni scientifiche
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Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi raccontano i più celebri casi di cronaca nera che hanno insanguinato questi ultimi anni e descrivono il modo in cui inquirenti e scienziati ne sono venuti a capo. Da Marta Russo alla contessa Vacca Agusta, dallo schianto di Luigi Fasulo sul grattacielo Pirelli all’attentato al palazzo dell’Fbi a Oklahoma City: in tutti i delitti o gli attentati c’è sempre una traccia che lega la vittima all’assassino. Quella traccia bisogna trovarla, bisogna saperla riconoscere. Perché è proprio lì, sulla scena del crimine.
Io sono l’Indiano
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Capelli lunghi legati con un codino, impulsivo, insofferente alle gerarchie e alle ingiustizie, l’ispettore Massimo Valeri è conosciuto da tutti come l’Indiano. Abita in una barca ormeggiata nel Porto turistico di Roma e le sue uniche compagne di vita sono una moto Guzzi California EV e Lorena, gatta dal portamento aristocratico che si presenta ogni giorno per reclamare cibo. Nel suo passato c’è Giulia, la sola donna che abbia mai amato davvero. Nel suo presente, un intricato caso da risolvere. Da una settimana una ragazza eritrea staziona davanti al commissariato del XVII distretto e chiede giustizia per la scomparsa del suo compagno Jemal, uno dei tanti fantasmi sbarcati in Italia. I giornalisti sono attirati dalla protesta e la polizia non ha risposte: per il sostituto commissario Bruno Tognozzi, detto il Cane, la faccenda è spinosa e l’Indiano, da poco entrato nella squadra ma già in rotta con il superiore, è la persona giusta su cui scaricare il problema. In una Roma sferzata dalla pioggia che si prepara alla piena del Tevere, tra disperati, potenti e faccendieri di ogni sorta, l’ispettore Valeri si troverà implicato in un’indagine ben più delicata del previsto. Da quella scomparsa infatti parte un filo sottile e invisibile che lega i destini e gli interessi di individui insospettabili. Antonio Fusco dà vita a un nuovo imperdibile protagonista del noir italiano: irregolare, scomodo e solitario, non vi dimenticherete facilmente dell’Indiano.
Opinioni:
Antonio Fusco dà vita a un nuovo imperdibile protagonista del noir italiano: irregolare, scomodo e solitario, non vi dimenticherete facilmente dell’Indiano. – LaFeltrinelli
La pietà dell’acqua. Una nuova indagine del commissario Casabona
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È un Ferragosto rovente e sulle colline toscane viene trovato il corpo di un uomo, ucciso con una revolverata alla nuca, sotto quello che in paese tutti chiamano “il castagno dell’impiccato”. Una vera e propria esecuzione, come risulta subito evidente all’occhio esperto del commissario Casabona. Il caso, però, gli viene subito sottratto dalla direzione antimafia. Strano, molto strano. Come l’atmosfera di quei luoghi: dopo lo svuotamento della diga costruita nel dopoguerra, dalle acque del lago è riemerso il vecchio borgo fantasma di Torre Ghibellina, con le sue casupole di pietra, l’antico campanile e il piccolo cimitero. E fra le centinaia di turisti accorsi per l’evento, Casabona si imbatte in Monique, un’affascinante giornalista francese. O almeno, questo è ciò che dice di essere. Perché in realtà la donna sta indagando su un misterioso dossier che denuncia una strage nazista avvenuta proprio nel paesino sommerso. Un dossier scottante, passato di mano in mano come una sentenza di morte, portandosi dietro un’inspiegabile catena di omicidi. Che cosa nascondono da decenni le acque torbide del lago di Bali? Qual è il prezzo della verità?
Il metodo della fenice. La terza indagine del commissario Casabona
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L’odio più feroce è spesso il rantolo velenoso di un amore ferito, oppure l’urlo di rabbia di un desiderio selvaggio e inappagato. L’amore è l’origine di ogni tragedia, l’ingrediente essenziale del bene e del male. Novembre, il mese dei morti e della pioggia. Una telefonata anonima sveglia la centrale di Valdenza alle prime luci dell’alba. Il commissario Casabona è il primo a precipitarsi sul posto: sotto il vecchio ponte di Campanelle, ai confini del bosco dove vive appartata la misteriosa comunità degli Elfi, viene rinvenuto il corpo di una giovane donna, nudo e parzialmente carbonizzato. Un compito facile per la Scientifica, perché nelle vicinanze emergono subito indizi utili all’indagine. Troppi e troppo in fretta, pensa Casabona. Tanto più che il presunto colpevole viene trovato di lì a poco: in fondo al lago, al volante della sua auto; annegato in seguito a quello che risulta un banale incidente. Ma Casabona non ci sta: il suo istinto gli dice che dietro la storia delle due vittime – lei entraîneuse in un night club, lui pornoattore di fama locale – si nasconde qualcosa di molto più torbido. Qualcuno sta cercando di insabbiare verità scomode che premono per venire alla luce. E qualcuno vuole vedere il fuoco della vendetta ardere sino in fondo, perché è solo dalle ceneri che si rinasce a nuova vita. Per sciogliere il mistero, Casabona vivrà un’esperienza così sconvolgente e accecante da indurlo a dubitare persino dei suoi affetti più cari.
Opinioni:
Umano, cinico, duro. Casabona è uno dei commissari più amati dai lettori italiani. – LaFeltrinelli
Le vite parallele (Le indagini del commissario Casabona Vol. 4)
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Non è mai notte quando muori
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Tutto comincia con una piccola barca che appare all’orizzonte sul mare dei Caraibi. Ne scende un bizzarro avvocato inglese vestito di bianco, latore di una proposta impossibile da rifiutare per l’ex poliziotto violento e politicamente scorretto Sergio Stokar. Dopo due anni passati su un’isola che da prigione è diventata un rifugio durante la pandemia, Stokar deve rimettersi di nuovo in gioco. È il suo avversario di sempre, il potente Alemanno Ferrari, a farlo arruolare di forza in un’impresa pericolosa, ai limiti del suicidio: riportare a casa vivo il figlio di un oligarca russo, scomparso in un paese nordafricano in preda al caos e dominato da una feroce dittatura. Per compiere la sua missione, Sergio dovrà mettere in campo tutta la sua rabbia e la sua intelligenza, in una ricerca che lo porterà dal Belize a Mosca e a Pechino, fino al cuore di tenebra dell’Ard Alshams. Gli anni passati fuori dal mondo l’hanno cambiato, ma non troppo. Rimane un rullo compressore fatto uomo, un insolito connubio di muscoli e cervello, con molti dubbi e una sola certezza: il Male va combattuto a ogni costo. Lungo un viaggio costellato di minacce e imprevisti, Stokar incontrerà nuovi amici e soprattutto nuovi nemici, scoprendo che non sempre è facile distinguere gli uni dagli altri… Aprendosi di forza la strada in un mondo segnato dalle conseguenze del contagio e da nuovi e insospettabili equilibri di potere, Stokar ritroverà le tracce di Elena, il suo amore perduto, dovrà fare i conti con nuovi dolorosi tradimenti e capirà che comunque, anche in un tempo in cui tutto è apparenza e inganno, la vita può ancora offrire rifugi e approdi inaspettati.
Opinioni:
Aprendosi di forza la strada in un mondo segnato dalle conseguenze del contagio e da nuovi e insospettabili equilibri di potere, Sergio ritroverà le tracce di Elena, il suo amore perduto, e dovrà fare i conti con nuovi dolorosi tradimenti, scoprendo che anche in un tempo dove tutto è apparenza e inganno la vita può ancora offrire rifugi e approdi inaspettati. – LaFeltrinelli
Nero come la notte
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Come navi nella notte
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Marco Ferrari è un ex poliziotto che per aver creduto nella giustizia ha dovuto lasciare l’Italia rifugiandosi in Germania, dov’è diventato uno scrittore di gialli di successo. Costretto a tornare nel suo paese d’origine per mettere in vendita la casa al mare in cui ha trascorso le estati della sua infanzia, diventa testimone involontario di un rapimento sulla spiaggia deserta. Imbarcatosi di slancio in un’ostinata indagine personale che si dipana tra una Trieste oscura e una località balneare friulana meta dell’invasione giovanile della Pentecoste, Marco si districa in uno slalom mortale tra misteriosi antiquari e inquietanti balli in maschera, politicanti corrotti e agenti nazisti. Lungo la strada, costellata di ostacoli e minacce, lo accompagna una galleria di personaggi affascinanti e ambigui – una bellissima e fatale veterinaria, un enigmatico poliziotto cinese e un giovane seminarista ucraino in possesso di un documento per cui qualcuno è disposto a uccidere -, fino al drammatico epilogo, che costringerà Ferrari a sostenere lo scontro che ha sempre cercato di evitare, quello con il suo passato.
Opinioni:
In Come navi nella notte, ambientato in una cupa Italia postpandemica dove la penetrazione – ormai non più solo economica – della Cina sembra aver assunto i tratti di un vero e proprio assoggettamento, Tullio Avoledo combina sfrenata fantasia e feroce realismo, mettendo in scena un futuro molto prossimo capace di far risaltare meglio le ombre che incombono sul nostro presente. – LaFeltrinelli
Ogni suo romanzo è un salto nel vuoto, il lettore deve accettare di muoversi in un terreno sconosciuto e non abbassare mai la guardia: ciò che sembra rassicurante può scivolare verso la catastrofe – Stefania Parmeggiani, Robinson
L’elenco telefonico di Atlantide
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La vita di Giulio Rovedo viene sconvolta quando la piccola banca di provincia per cui lavora come responsabile dell’ufficio legale viene acquisita da un giorno all’altro da Bancalleanza, un aggressivo colosso finanziario. La fusione però appare fin da subito tutt’altro che un’ordinaria questione burocratica; portata avanti da una strana serie di personaggi ambigui – tra cui Amon Gottman, la mente spietata che si cela dietro l’operazione, e Cecilia Mazzi, il nuovo capo del personale che, seducendo lo stesso Rovedo, gli stravolge la vita -, cela un mistero: il suo vero scopo, infatti, è la ricerca dell’Arca dell’Alleanza, grazie alla quale un gruppo di esoteristi incattiviti mira a riportare in vita – e al potere – gli dèi dell’Antico Egitto, e che pare essere nascosta proprio nel condominio dove vive Giulio…
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Antonio Fusco nell’articolo dedicato.
Tullio Avoledo
Nato a Valvasone, in provincia di Pordenone, il 1º giugno 1957, si è laureato in giurisprudenza, e dopo aver fatto diversi mestieri, fra cui il copywriter e il giornalista, lavora presso una banca a Pordenone. Con il suo romanzo d’esordio, L’elenco telefonico di Atlantide (gennaio 2003) pubblicato da Sironi, ha ottenuto un lusinghiero successo di critica e di pubblico e vinto il premio “Forte Village Montblanc – scrittore emergente dell’anno”.
Non è mai notte quando muori
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Tutto comincia con una piccola barca che appare all’orizzonte sul mare dei Caraibi. Ne scende un bizzarro avvocato inglese vestito di bianco, latore di una proposta impossibile da rifiutare per l’ex poliziotto violento e politicamente scorretto Sergio Stokar. Dopo due anni passati su un’isola che da prigione è diventata un rifugio durante la pandemia, Stokar deve rimettersi di nuovo in gioco. È il suo avversario di sempre, il potente Alemanno Ferrari, a farlo arruolare di forza in un’impresa pericolosa, ai limiti del suicidio: riportare a casa vivo il figlio di un oligarca russo, scomparso in un paese nordafricano in preda al caos e dominato da una feroce dittatura. Per compiere la sua missione, Sergio dovrà mettere in campo tutta la sua rabbia e la sua intelligenza, in una ricerca che lo porterà dal Belize a Mosca e a Pechino, fino al cuore di tenebra dell’Ard Alshams. Gli anni passati fuori dal mondo l’hanno cambiato, ma non troppo. Rimane un rullo compressore fatto uomo, un insolito connubio di muscoli e cervello, con molti dubbi e una sola certezza: il Male va combattuto a ogni costo. Lungo un viaggio costellato di minacce e imprevisti, Stokar incontrerà nuovi amici e soprattutto nuovi nemici, scoprendo che non sempre è facile distinguere gli uni dagli altri… Aprendosi di forza la strada in un mondo segnato dalle conseguenze del contagio e da nuovi e insospettabili equilibri di potere, Stokar ritroverà le tracce di Elena, il suo amore perduto, dovrà fare i conti con nuovi dolorosi tradimenti e capirà che comunque, anche in un tempo in cui tutto è apparenza e inganno, la vita può ancora offrire rifugi e approdi inaspettati.
Opinioni:
Aprendosi di forza la strada in un mondo segnato dalle conseguenze del contagio e da nuovi e insospettabili equilibri di potere, Sergio ritroverà le tracce di Elena, il suo amore perduto, e dovrà fare i conti con nuovi dolorosi tradimenti, scoprendo che anche in un tempo dove tutto è apparenza e inganno la vita può ancora offrire rifugi e approdi inaspettati. – LaFeltrinelli
Nero come la notte
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Come navi nella notte
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Marco Ferrari è un ex poliziotto che per aver creduto nella giustizia ha dovuto lasciare l’Italia rifugiandosi in Germania, dov’è diventato uno scrittore di gialli di successo. Costretto a tornare nel suo paese d’origine per mettere in vendita la casa al mare in cui ha trascorso le estati della sua infanzia, diventa testimone involontario di un rapimento sulla spiaggia deserta. Imbarcatosi di slancio in un’ostinata indagine personale che si dipana tra una Trieste oscura e una località balneare friulana meta dell’invasione giovanile della Pentecoste, Marco si districa in uno slalom mortale tra misteriosi antiquari e inquietanti balli in maschera, politicanti corrotti e agenti nazisti. Lungo la strada, costellata di ostacoli e minacce, lo accompagna una galleria di personaggi affascinanti e ambigui – una bellissima e fatale veterinaria, un enigmatico poliziotto cinese e un giovane seminarista ucraino in possesso di un documento per cui qualcuno è disposto a uccidere -, fino al drammatico epilogo, che costringerà Ferrari a sostenere lo scontro che ha sempre cercato di evitare, quello con il suo passato.
Opinioni:
In Come navi nella notte, ambientato in una cupa Italia postpandemica dove la penetrazione – ormai non più solo economica – della Cina sembra aver assunto i tratti di un vero e proprio assoggettamento, Tullio Avoledo combina sfrenata fantasia e feroce realismo, mettendo in scena un futuro molto prossimo capace di far risaltare meglio le ombre che incombono sul nostro presente. – LaFeltrinelli
Ogni suo romanzo è un salto nel vuoto, il lettore deve accettare di muoversi in un terreno sconosciuto e non abbassare mai la guardia: ciò che sembra rassicurante può scivolare verso la catastrofe – Stefania Parmeggiani, Robinson
L’elenco telefonico di Atlantide
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La vita di Giulio Rovedo viene sconvolta quando la piccola banca di provincia per cui lavora come responsabile dell’ufficio legale viene acquisita da un giorno all’altro da Bancalleanza, un aggressivo colosso finanziario. La fusione però appare fin da subito tutt’altro che un’ordinaria questione burocratica; portata avanti da una strana serie di personaggi ambigui – tra cui Amon Gottman, la mente spietata che si cela dietro l’operazione, e Cecilia Mazzi, il nuovo capo del personale che, seducendo lo stesso Rovedo, gli stravolge la vita -, cela un mistero: il suo vero scopo, infatti, è la ricerca dell’Arca dell’Alleanza, grazie alla quale un gruppo di esoteristi incattiviti mira a riportare in vita – e al potere – gli dèi dell’Antico Egitto, e che pare essere nascosta proprio nel condominio dove vive Giulio…
Trovi le recensioni di questi ed altri libri di Tullio Avoledo nell’articolo dedicato.
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